Un effetto imprevisto delle rilevazioni effettuate da GEO600, un potente macchinario che studia il fenomeno astrofisico delle onde gravitazionali potrebbe dimostrare la teoria di Craig Hogan, direttore del Fermilab Center for Particle Astrophysics, che il nostro universo sia in realtà un ologramma.
Il concetto può sembrare assurdo e non è chiaro quali sarebbero le implicazioni di questa scoperta, eppure l’idea di un Universo che non è altro che la proiezione in 3 dimensioni di eventi che accadono su una lontanissima superficie bidimensionale potrebbe aiutare gli scienziati a risolvere molti misteri sulla composizione della fabbrica spazio-temporale.
Situato ad Hannover, in Germania, GEO600 è una specie di precissimo “righello” che si estende per oltre 600 metri e cerca di identificare le onde gravitazionali che attraversano la Terra e lo Spazio, alterandone la forma. Ogni oggetto che ha una massa, infatti, causa una piega nel “tessuto” dell’ universo. Quando due oggetti super-massicci, come possono essere due buchi neri o due stelle di neutroni, gravitano rapidamente l’uno intorno all’altro in un sistema binario, il loro effetto gravitazionale sullo spazio-tempo può dar vita a un’onda gravitazionale che attraversa l’ universo come l’onda che si forma lanciando un sasso in uno stagno. Ogni oggetto che sulla Terra viene attraversato da una di queste onde si allarga e si stringe quasi impercettibilmente (con ampiezze di 10 alla -20°). GEO600 cerca di rilevare queste fluttuazioni attraverso un sistema di specchi.
Per molti mesi gli esperimenti di GEO600 sono stati però afflitti da un inspiegabile rumore ed è qui che entra in gioco il “principio olografico”. Secondo molti moderni astrofisici, la composizione dello spazio-tempo non è continua ma è composta di microgranuli la cui grandezza è pari alla lunghezza di Planck, 10 alla -35°, cento miliardi di miliardi di volte più piccoli di un protone . È un concetto simile a una fotografia digitale che diventa pixelata quando viene ingrandita a sufficienza. Questi granuli sono impossibili da rilevare con gli esperimenti attuali.
Secondo la teoria di Hogan, come gli ologrammi presenti su carte di credito e banconote creano l’immagine tridimensionale attraverso una speciale pellicola che fa rimbalzare la luce, tutto ciò che esiste non è altro che la proiezione tridimensionale dei microgranuli che esistono sulla superficie bidimensionale della sfera che si trova ai confini dell’ Universo. Al contrario dei microgranuli stessi, le prozioni avrebbero dimensioni di circa 10 alla -16° e sarebbero potenzialmente rilevabili dagli aesperimenti attuali. Inoltre, la differenza tra i microgranuli originali e la loro proiezione olografica renderebbe l’ universo più “sfuocato”, e questa sfuocatura si tradurrebbe proprio nell’inspiegabile rumore rilevato nelle frequenze osservate da GEO600.
Non sarebbe la prima volta che un esperimento realizzato per conseguire un certo obiettivo ha portato risultati completamente diversi, ancora più eclatanti. La medesima dinamica ha caratterizzato la scoperta della radiazione cosmica di fondo (il residuo termico del Big Bang) nel 1964. Se la teoria di Hogan fosse verificata, sarebbe altresì ironico che un oggetto costruitio per studiaro un fenomeno macroscopico come le onde gravitazionali possa invece servire per dimostrare la microscopica composizone granulare dello spazio-tempo e la sua controparte olografica.
Fonte:
Fonte dell'immagine:
Vedi: ,
L'articolo continua, clicca qui per leggerlo tutto...
Il concetto può sembrare assurdo e non è chiaro quali sarebbero le implicazioni di questa scoperta, eppure l’idea di un Universo che non è altro che la proiezione in 3 dimensioni di eventi che accadono su una lontanissima superficie bidimensionale potrebbe aiutare gli scienziati a risolvere molti misteri sulla composizione della fabbrica spazio-temporale.
Situato ad Hannover, in Germania, GEO600 è una specie di precissimo “righello” che si estende per oltre 600 metri e cerca di identificare le onde gravitazionali che attraversano la Terra e lo Spazio, alterandone la forma. Ogni oggetto che ha una massa, infatti, causa una piega nel “tessuto” dell’ universo. Quando due oggetti super-massicci, come possono essere due buchi neri o due stelle di neutroni, gravitano rapidamente l’uno intorno all’altro in un sistema binario, il loro effetto gravitazionale sullo spazio-tempo può dar vita a un’onda gravitazionale che attraversa l’ universo come l’onda che si forma lanciando un sasso in uno stagno. Ogni oggetto che sulla Terra viene attraversato da una di queste onde si allarga e si stringe quasi impercettibilmente (con ampiezze di 10 alla -20°). GEO600 cerca di rilevare queste fluttuazioni attraverso un sistema di specchi.
Per molti mesi gli esperimenti di GEO600 sono stati però afflitti da un inspiegabile rumore ed è qui che entra in gioco il “principio olografico”. Secondo molti moderni astrofisici, la composizione dello spazio-tempo non è continua ma è composta di microgranuli la cui grandezza è pari alla lunghezza di Planck, 10 alla -35°, cento miliardi di miliardi di volte più piccoli di un protone . È un concetto simile a una fotografia digitale che diventa pixelata quando viene ingrandita a sufficienza. Questi granuli sono impossibili da rilevare con gli esperimenti attuali.
Secondo la teoria di Hogan, come gli ologrammi presenti su carte di credito e banconote creano l’immagine tridimensionale attraverso una speciale pellicola che fa rimbalzare la luce, tutto ciò che esiste non è altro che la proiezione tridimensionale dei microgranuli che esistono sulla superficie bidimensionale della sfera che si trova ai confini dell’ Universo. Al contrario dei microgranuli stessi, le prozioni avrebbero dimensioni di circa 10 alla -16° e sarebbero potenzialmente rilevabili dagli aesperimenti attuali. Inoltre, la differenza tra i microgranuli originali e la loro proiezione olografica renderebbe l’ universo più “sfuocato”, e questa sfuocatura si tradurrebbe proprio nell’inspiegabile rumore rilevato nelle frequenze osservate da GEO600.
Non sarebbe la prima volta che un esperimento realizzato per conseguire un certo obiettivo ha portato risultati completamente diversi, ancora più eclatanti. La medesima dinamica ha caratterizzato la scoperta della radiazione cosmica di fondo (il residuo termico del Big Bang) nel 1964. Se la teoria di Hogan fosse verificata, sarebbe altresì ironico che un oggetto costruitio per studiaro un fenomeno macroscopico come le onde gravitazionali possa invece servire per dimostrare la microscopica composizone granulare dello spazio-tempo e la sua controparte olografica.
Fonte:
Fonte dell'immagine:
Vedi: ,
L'articolo continua, clicca qui per leggerlo tutto...
Nessun commento:
Posta un commento