L'acqua è un bene prezioso, l'acqua deve essere gestita al meglio, evitate gli sprechi d'acqua, l'acqua si sta esaurendo...
Slogan, con i quali poco a poco hanno convinto che l'acqua sia un bene, quindi commerciabile e gestibile. Errore indotto con malafede. L'acqua è una necessità! Non un bene.
Cosa sta per accadere? La nuova legge in arrivo, prevede che gli enti pubblici possono essere co-titolari del solo 30% delle azioni dell'impresa privata a cui viene concesso il servizio. Inoltre stabilisce, come se fosse un garanzia, che la rete di distribuzione resta in mano al comune o ente pubblico.
Una bella mucca solo da mungere per bene, e senza dargli nessun alimento. L'acqua, che il buon Dio ha messo per permettere la vita, diviene di proprietà dell'azienda, la quale ne trae profitto distribuendola all'utente finale, mentre non è tenuta a risolvere eventuali problemi sulla rete distributiva perché non di sua proprietà. Quindi eventuali manutenzioni e danni sonno a carico del contribuente, i guadagni della distribuzione sono incamerati meno la quota in mano all'ente pubblico.
Un affare per i comuni, che già hanno delegato il servizio ristrutturazione delle tubature a qualche ben pensata cooperativa di comodo. Se poi l'acqua non arriva o è di bassa qualità, non rientra nelle loro responsabilità. Rivolgersi all'impresa che detiene il servizio. Bel rimpallo. Aggiungesi il fatto che quasi sempre, la qualità dell'acqua da bere al rubinetto, subisce aumenti anche del 30% (strano questo numero vero? assomiglia alla quota detenuta dal comune) e si abbassa come qualità rientrando però, nei limiti stabiliti dalla legge. Legge indicata e conforme alle indicazioni europee, asseriscono, che guarda caso, sono decise da privati o loro rappresentanti eletti, con lo scopo di sollevare l'economia (la loro). In realtà l'Europa a proposito dice ben altro:
”Risoluzione europea 11 marzo 2004, “Strategia per il mercato interno, priorità 2003-
Sebbene ormai gli effetti si facciano sentire, al popolo bue pare basti la tele, il frigo con qualche birra e poter lamentarsi senza conseguenze. Se poi proprio si supera i limiti, iscriversi a qualche associazione consumatori delegando a questa la lunga battaglia che è sbagliata in partenza, dato che l'acqua non è un bene di consumo, ma una necessità!
Si scriveranno ancora pagine e pagine di denunce, commenti e lamenti ma il risultato sarà che l'acqua sarà di esclusiva proprietà di qualche multi ben nascosta nei meandri delle scatole cinesi del mercato borsistico. Tanto poi, una bella guerra civile come in Colombia, risolverà eventuali problemi legali, lasciando i malviventi responsabili, liberi di perpetuare crimini contro l'umanità sicuri di non pagare mai il conto anzi, sapendo che questo verrà girato verso la vittima stessa.
Ma mi raccomando, continuate a frequentare e comprare nei centri commerciali. Bellissimi, pieni di cose luccicanti a prezzi interessanti. Poco importa se intrisi del sangue di qualche minorenne costretto a lavorare in paesi dove le leggi sono permissive. Poco vale se quanto acquistato, non vale il tempo della nostra vita.
Tutto è così "in".
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