Le immagini e i video dell'eruzione sono stati presentati al recente meeting autunnale dell'American Geophysical Association (Agu), svoltosi a San Francisco dal 14 al 18 dicembre. Il video dell'eruzione è stato ripreso da Jason, un robot automatizzato della Woods Hole Oceanographic Institution (Whoi). Alle profondità oceaniche del West Mata, la pressione dell'acqua è così alta da smorzare la violenza dell'eruzione, pertanto Jason ha potuto avvicinarsi molto al vulcano, un'impresa impossibile per le eruzioni sulla superficie terrestre. Un idrofono ha inoltre registrato i suoni dell'eruzione.
Ma non è solo spettacolo. Lo studio dei dati raccolti, infatti, sta aiutando a far luce su molti aspetti della dinamica della litosfera terrestre. “Abbiamo trovato un tipo di lava mai visto prima in un vulcano attivo, e per la prima volta abbiamo osservato lava fusa che scorre sul fondale marino dell'Oceano”, ha commentato Joseph Resing dell'Università di Washington, ricercatore a capo della spedizione.
Nell'eruzione del West Mata sono infatti state osservate lave di boninite, particolarmente ricche di magnesio e silicati. Queste lave, che si ritiene siano fra le più calde del pianeta, finora erano state osservate solo in antichi vulcani spenti da più di un milione di anni. Lo studio delle lave di boninite è di grande importanza per comprendere la formazione del magma nei vulcani e i meccanismi di riciclo dei materiali delle zone di subduzione (quelle in cui un lembo di crosta terrestre “sprofonda” sotto un altro). I campioni di acqua prelevati al di sopra del vulcano hanno inoltre mostrato un altissimo grado di acidità. Gli unici animali osservati in queste acque sono dei gamberetti, il cui Dna è attualmente sotto attenta analisi.
Oggi gli scienziati ritengono che circa l'80 per cento dell'attività eruttiva del pianeta avvenga nell'oceano, dove si troverebbe anche la maggior parte dei vulcani attivi. Le eruzioni profonde sono quindi un prezioso strumento per comprendere vari aspetti del trasporto di materia e calore dall'interno della Terra e per indagare come le forme di vita possano adattarsi a condizioni così estreme. (m.r.)
Riferimenti: American Geophysical Association
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