L'Italia si appresta a inserirsi nei paesi che per l'approvvigionamento energetico farà uso del nucleare.
Questo ha formato linee di pensiero che vedono la decisione come un ribaltamento della volontà popolare che tramite un referendum, si espresse contro questa forma d'energia.
In realtà in Italia, i referendum possono essere solo di carattere abrogativo, cioè possono eliminare una legge esistente, ma non possono dare indirizzamenti su come venga regolato un argomento.
Il referendum sul nucleare si svolse l'8 e il 9 Novembre 1987. I tre quesiti che vennero proposti agli elettori, e che si chiedeva fossero abrogati, furono:
"Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8);
"Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge);
"Volete che venga abrogata la norma che consente all'Enel (Ente nazionale energia elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero"? (questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel).
La maggioranza si espresse a favore dell'abrogazione con differenti percentuali. Rispettivamente: 80,6, 79,7, 71,9. Il Governo sospese i lavori della centrale di Trino 2 (Vercelli), chiuse la centrale di Latina, decretò la verifica della sicurezza delle centrali di Caorso (Piacenza) e di Trino 1 (Vercelli) e propose di studiare la riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo).
Come si può osservare, vennero abrogate norme che stabilivano più chi e come dovesse usare il nucleare e non il divieto di usarlo in sé. Nella formulazione dei quesiti si doveva tener conto del fatto che la tecnica nel tempo si sarebbe evoluta e quindi inserire la possibilità che sia vietato in Italia tale forma d'energia, era limitare il futuro e lo sviluppo.
Inoltre non esisteva né esiste, alcuna legge che dichiari l'uso dell'energia nucleare illegale, per cui diviene impossibile formulare un referendum che abroghi una legge che non c'è.
Il pensiero di chi formulò il referendum era mirato a raggiungere tale fine ma non potendosi attuare, si mirò a bloccare le leggi che lo regolavano e le imprese che lo curavano.
Cambiando i tempi e le diciture, ognuno in quanto sopra, può rendersi conto che il ripristino del nucleare, non va contro a nessuna volontà espressa dei cittadini, almeno non da quanto risulta scritto nero su bianco.
Se poi si vuole fare demagogia e ritenere che l'interpretazione del referendum attualmente ha cambiato rotta, ci si dovrà confrontare sui termini scritti che non prevedono ipotesi ma solo tesi.
Forse è anche per questo che, visto un tanto, i cittadini non fanno raggiungere il quorum necessario per far passare alcun referendum proposto ultimamente, essendo ormai consci che non hanno potere di decidere alcun ché se non far cambiare il modo con cui si norma una legge senza impedire che si attui.
Questo ha formato linee di pensiero che vedono la decisione come un ribaltamento della volontà popolare che tramite un referendum, si espresse contro questa forma d'energia.
In realtà in Italia, i referendum possono essere solo di carattere abrogativo, cioè possono eliminare una legge esistente, ma non possono dare indirizzamenti su come venga regolato un argomento.
Il referendum sul nucleare si svolse l'8 e il 9 Novembre 1987. I tre quesiti che vennero proposti agli elettori, e che si chiedeva fossero abrogati, furono:
"Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8);
"Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge);
"Volete che venga abrogata la norma che consente all'Enel (Ente nazionale energia elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero"? (questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel).
La maggioranza si espresse a favore dell'abrogazione con differenti percentuali. Rispettivamente: 80,6, 79,7, 71,9. Il Governo sospese i lavori della centrale di Trino 2 (Vercelli), chiuse la centrale di Latina, decretò la verifica della sicurezza delle centrali di Caorso (Piacenza) e di Trino 1 (Vercelli) e propose di studiare la riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo).
Come si può osservare, vennero abrogate norme che stabilivano più chi e come dovesse usare il nucleare e non il divieto di usarlo in sé. Nella formulazione dei quesiti si doveva tener conto del fatto che la tecnica nel tempo si sarebbe evoluta e quindi inserire la possibilità che sia vietato in Italia tale forma d'energia, era limitare il futuro e lo sviluppo.
Inoltre non esisteva né esiste, alcuna legge che dichiari l'uso dell'energia nucleare illegale, per cui diviene impossibile formulare un referendum che abroghi una legge che non c'è.
Il pensiero di chi formulò il referendum era mirato a raggiungere tale fine ma non potendosi attuare, si mirò a bloccare le leggi che lo regolavano e le imprese che lo curavano.
Cambiando i tempi e le diciture, ognuno in quanto sopra, può rendersi conto che il ripristino del nucleare, non va contro a nessuna volontà espressa dei cittadini, almeno non da quanto risulta scritto nero su bianco.
Se poi si vuole fare demagogia e ritenere che l'interpretazione del referendum attualmente ha cambiato rotta, ci si dovrà confrontare sui termini scritti che non prevedono ipotesi ma solo tesi.
Forse è anche per questo che, visto un tanto, i cittadini non fanno raggiungere il quorum necessario per far passare alcun referendum proposto ultimamente, essendo ormai consci che non hanno potere di decidere alcun ché se non far cambiare il modo con cui si norma una legge senza impedire che si attui.
1 commento:
e be...
mi pare ovvio che si ri inizino a costruire centrali nucleari, quando e' previsto un calo del combustibile nucleare (fra una decina d'anni, cioe' quando le nuove centrali saranno ultimate...)
e' normale che non si sfrutti la caduta dell'acqua piovana nelle tubature di deflusso dai tetti alle fogne? (ovviamente siamo un paese poco piovoso quindi non puo' essere economicamente produttiva sta cosa)
E' normale che un paese pieno di petrolio (arabia saudita) sfrutti in maniera intensiva l'energia solare e non quella derivata bruciando il petrolio che hanno gratis???
quindi e' normale che l'italiano dica che il nucleare va bene...
L'italiano deve essere spremuto ancora ed ancora...
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