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lunedì 19 gennaio 2009

Dolcificanti ... scomodi


La FDA (Food and Drug Administration) ha finalmente approvato l’uso di un dolcificante estratto dalla pianta della Stevia, dopo un divieto durato vent’anni.

Le grandi industrie produttrici di bevande, come la Pepsicola® e la Coca Cola® sono riuscite laddove i sostenitori di questo dolcificante naturale non hanno potuto.
Se pensiamo al gusto dolce associamo subito il bianco dello zucchero o il giallo del miele, ma a nessuno verrebbe in mente il verde di una foglia.

Si chiama Stevia la pianta che dolcifica in modo naturale a calorie zero, trecento volte più dolce dello zucchero ed ha una storia strana, oggetto di misteriosi divieti e di lodi appassionate.

La Stevia rebaudiana è originaria delle foreste tra Brasile e Paraguay, gli indios Guaranì la chiamavano erba dolce e ancora oggi la si adopera per addolcire l’infuso più bevuto in quelle zone: il Matè.

Il botanico uruguayano Moises Bertoni così scriveva nel 1899: “è veramente incredibile il potere dolcificante di questa piantina. Un frammento di foglie di pochi millimetri è sufficiente per tenere dolce la bocca per un’ora, un pezzettino di foglia basta per dolcificare una forte tazza di caffè o di tè”.

Viene spontaneo chiedersi come mai in Europa molte persone non l’hanno neanche sentita nominare, mentre in America Latina o in Giappone è ampiamente diffusa. Il problema è legato al costituente chimico principale, responsabile della dolcezza della pianta: lo stevioside, identificato negli anni Trenta del secolo scorso e considerato cancerogeno. Ma forse anche al fatto che la pianta avrebbe costo zero, basterebbe coltivare poche piantine sul balcone di casa per avere il dolce che serve.

Il suo uso nei prodotti alimentari è però vietato in Europa dove nel 1999 la Commissione sugli Additivi nei Cibi dell'OMS e il Comitato Scientifico per gli Alimenti dell'Unione Europea, segnalano la pericolosità della Stevia come additivo alimentare, poiché un suo metabolita, lo steviolo, si è rivelato cancerogeno. Conseguentemente nel febbraio 2000 la Commissione Europea, seguendo le opinioni del Comitato Scientifico per gli Alimenti - SCF, ha deciso che la Stevia rebaudiana (pianta ed estratti secchi) non può essere immessa nel mercato come alimento o come additivo alimentare.

Nel 2004 un gruppo di ricercatori belgi ha organizzato un simposio internazionale sulla sicurezza dello stevioside ed è stata accertata la sua non cancerogenicità, anche perché non viene assorbito direttamente dall’intestino ma viene degradato dai batteri del colon a steviolo, in gran parte eliminato con le urine, comunque le dosi di assunzione alimentare sono infinitamente inferiori rispetto a quelle utilizzate dagli studi. Esaminando i dati disponibili dai Paesi che ne fanno uso anche come infuso, la FAO e l'OMS hanno stabilito una dose massima giornaliera di 2 mg/kg peso corporeo di steviolo. Questo limite, nello studio della FAO, ha un fattore di sicurezza 200, ossia è 200 volte inferiore alle quantità assimilate senza rischi dai soggetti di studio.

Perchè non vengono seguiti gli stessi scrupoli quando si tratta di dolcificanti di sintesi come aspartame o saccarina?

La Stevia è una concorrente diretta dei dolcificanti di sintesi poiché come questi non contiene calorie e ha un grande potere dolcificante. I lavori scientifici che dimostrano l’assenza di tossicità e genotossicità di Stevia, estratti, stevioside e rebaudiosidi sono numerosi e documentati: non si riesce dunque a immaginare quali possano essere le ragioni che ne possano giustificare il rigetto. Gli studi effettuati su ratti e cavie, dimostrerebbero una riduzione della fertilità, ma nei paesi in cui la Stevia viene utilizzata quotidianamente da decenni non sono mai stati riscontrati tali rischi.

Non si capisce come un paese come il Giappone che ha uno dei tassi di incidenza del cancro più bassi nel mondo, nonostante lo stevioside sia largamente usato da venticinque anni.

La questione del possibile effetto cancerogeno dei dolcificanti di sintesi invece è stata più volte sollevata ed è recente uno studio della Fondazione Ramazzini di Bologna che dimostra come l’uso continuativo di aspartame aumenti il rischio di vari tipi di tumore. I risultati inquietano, perché l’incidenza di cancro dovuto all’aspartame sembrerebbe molto elevata soprattutto nel sesso femminile, e avverrebbe per dosaggi di aspartame molto vicini a quelli considerati accettabili nell’uomo.

La EFSA (European Food Safety Authority) ha già indetto una rivalutazione urgente di questi studi per capire il possibile coinvolgimento per la salute umana. Peraltro, proprio l’aspartame aveva ampiamente sostituito sul mercato la saccarina, già documentata come tossica

Studi sperimentali recenti hanno dimostrato invece che lo stevioside non provoca fermentazione, non favorisce la carie, stimola la secrezione di insulina (agendo direttamente sulle cellule beta del pancreas), ha azione antipertensiva, lenitiva per il bruciore gastrico, antifungina.

Forse il boicottaggio della Stevia è davvero solo una questione di interessi.

L’Europa è un grande produttore di barbabietola da zucchero e la Stevia minaccerebbe un mercato già in crisi da tempo, oppure sembra che si stia brevettando il principio attivo della Stevia, per farne un prodotto commerciale, magari persino più costoso dello zucchero. Staremo a vedere…per adesso chi possiede qualche pianta la coltivi con amore, sono diventate introvabili!

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