Ricerca personalizzata

giovedì 29 aprile 2010

La crisi che fa paura; la Spagna non si risolleverà

Magari fosse solo demagogia facile paragonare gli stati e i popoli alla stregua di una squadra sportiva, però così non è.

In una competizione sportiva, dove siano impiegate squadre e non singoli, oltre alla demenziale logica che ci deve per forza essere un perdente, s’aggiunge il fatto che se i componenti di una singola squadra non sono affiatati fra loro, è proprio questa squadra la candidata per arrivare ultima in una competizione.

E come potrebbe risollevarsi un paese, quando i singoli individui sono in costante contrasto su tutto? Dove le varie città, province , regioni, al passo dell’ideologia dell’autonomia decisionale, legiferano e applicano regole di protezione ai propri interessi quasi sempre in contrasto con linee generali e di parte?

Un paese che non rispetta e non accetta lo straniero e lo vede sempre solo come un portafogli da svuotare. Dove conoscenze esterne sono bocciate a priori atteggiandosi a primi della classe. Arrogante e menzognero con i suoi stessi cittadini. Praticando il terrore psicologico della passata dittatura per imporre illegalità e minacciando con gli sguardi provvedimenti spiccioli agli spaventati cittadini che chiedono spiegazioni sopra palesi soprusi.

La Spagna ha permesso a speculatori privati e multinazionali, di fare il proprio porco comodo senza regolare né verificare il loro operato. Incurante di tutto e con governanti avidi del potere ai quali solo importa stare al potere senza avere la minima idea delle panzane commerciali dei vari privati che hanno approfittato per imporre regole di comodo e viziate.

Ma il cappello di tanta melma, sta alla base delle persone. Abituati che la maggior parte della sua popolazione estera sia di origine extracomunitaria, con leggi oscene che facilitino l’entrata di sudamericani perché di lingua ispanica, calcolano tutti come fossero carne da macello. Uno straniero solo per il fatto di esserlo, è un paria, poco importa se cittadino europeo. A questi va applicato il rigore della legge per gli stranieri. I suoi titoli di studio non sono legali. Le sue conoscenze limitate a prescindere. Il suo comportamento delittuoso a priori.

I privati hanno goduto di questo, facendo del paese la stalla d’Europa. Assunzioni al ribasso pagando un piatto di minestra il lavoro svolto e spesso nemmeno questo. Rivendendo poi ai suoi cittadini il prodotto a prezzo consono, facendo leva sull’avidità innescando una speculazione senza fine. Persone che con poche migliaia di euro, compravano appartamenti e residenze prima che siano costruite, e rivendendole a lavori ultimati con rialzi del 60% a cittadini comunitari. Così, senza preoccuparsi troppo della saturazione del mercato. Senza rendersi conto della inconsistenza e illegalità della cosa.

Ad aggiungere che a seguito di agevolazioni statali per cittadini sud americani che godevano di un particolare trattamento per l’inserimento nel paese, le banche elargivano prestiti facili contro l’ipoteca del bene a loro favore. Così la popolazione dell’america latina, immigrata in Spagna per guadagni rapidi (come sempre in tutti i paesi dove esista il fenomeno), accedevano a denaro facile per l’acquisto di un immobile sopravalutato dall’ente finanziario anche del 120%. Acquistando oltre all’immobile, anche la macchina e altre cose, a fronte della resa dell’immobile come garanzia. Immobile sovrastimato dalla banca stessa ma di comodo perché garantito dalle agevolazioni statali e girato a questi il debito, se non onorato. Come infatti è accaduto.

Nel frattempo la popolazione litiga su tutto. Sul corso dei fiumi della cui acqua in mano a privati senza scrupoli, viene convogliata e rivenduta al miglio offerente, lasciando oltre che nella miseria, anche nella sete i cittadini in difficoltà finanziarie.
Sulla ristrutturazione della rete di trasporto che in mano ai soliti privati, espropria terreni nella logica del basso costo costruendo strade ed autostrade che solo collegano centri già serviti, perché di gran ritorno economico con sistemi a pedaggio, mentre restano isolate altre zone del paese calcolate di bassa rendita.
Sulle infrastrutture delle comunicazioni lasciate totalmente nelle mani delle multinazionali del settore che si litigano l’osso con contratti capestro imposti ai suoi clienti.
Sulle regole diverse dei documenti ufficiali. Un DNI (carta d’identità, Documento National de Identificacion) che viene rilasciato dopo un mese dalla sua richiesta. Da bolli e avvalli che cambiano da città in città e non sono valevoli a livello statale. Dove un comune può concedersi il lusso di rilasciare certificazioni firmate dal portiere salvo bollarle in seguito perché non riconosciute in ambiente ufficiale.
Sulla sanità che vive nelle mani del privato ma che usa risorse pubbliche per interventi operatori.

Sono divisi sulla lingua parlata. A diversità degli altri paesi dove esistono dialetti locali, la Spagna si vanta di ben 4 lingue ufficiali. La popolazione di solito, guarda con astio chi non appartiene alla propria linea etnica, cercando d’indovinare da che parte del paese provenga lo sconosciuto e applicandogli tutte le scortesie del caso.

Non spiegate ad uno spagnolo gli errori che compie in fatto di connessioni elettriche, costruzioni edili, depurazione, raccolta rifiuti, ecc. Lo farà irritare oltremodo, tanto arrogante che si crede in cima al mondo e convertendosi nel vostro peggior nemico.

Ne avrei molte da aggiungere, ma fin qui basta per far capire che questo paese non si risolleverà se non a sfavore della comunità europea, che si vedrà suo malgrado a pagarne le conseguenze. Ad ogni modo un'analisi più feconda la potete trovare qui.

Un comunità europea che vista dal nel suo insieme, si comporta come i suoi singoli paesi componenti. La legge del più furbo, la legge del più forte. Un impero fatto da privati e basato sul denaro e vissuto con le sue leggi di mercato. Aspettiamoci di peggio, dato che il mercato mondiale, ha deciso di incassare i crediti europei, e a nulla varranno le proteste dei singoli, visto che siamo solo, mucche da mungere.

Benvenuto mercato globale e grazie.

lunedì 26 aprile 2010

Nagra 3; manca poco al crack

Secondo un'informazione diffusa dalla Comunità Underground in Germania, la Dionysos-Card potrebbe essere la scheda che a breve sopporterà l'emulazione di NAGRA 3. A quanto pare si tratta di una scheda con SO basato su RSA.

Questi tipi di schede sono state ampiamente usate in passato con le codifiche Nagra2 o Nagra. Stando all'informazione il modello del SO è stato creato dall'hacker chiamato paytv23. A quanto sembra l'hack del sistema Nagra 3, è nato da una vulnerabilità della scheda N3 S02.

Questa volta si parla di un'emulazione N3 puro. Nella notizia si menziona a Duolabs, che sta lavorando in un nuovo processore DTME, capace di decifrare a quanto pare, algoritmi complessi e sofisticati ma non relazionati con N3 in nessun momento. Si parla che il nuovo processore sarà il cuore di un Qbox futuro. Ad ogni modo, la notizia potrebbe passare come un semplice "rumor" fino a che non si dimostri il contrario.

Comunque, non esiste nessuna foto della scheda, né archivio o loader.

Se la cosa si dimostrasse fondata, dopo un breve periodo nel quale i "pirati satellitari" tramite la nuova scheda, avrebbero accesso alle pay Tv, riempiendo Internet con i suoi contenuti e costruendosi aggeggi per la vendita del hack box, si passerà a nuovo sistema, con ulteriori cambi di decoder attuali e ulteriori restrizioni ai pacchetti in vendita con lievitazione dei prezzi. Come è sempre accaduto in passato.

Viene da pensare che questi hack, siano indotti dalle stesse multi del settore, che a seguito di una lieve e momentanea perdita (chi pirata, non paga comunque una cippa né prima né dopo), trovano favorevole l'inserimento di una back door nel loro sistema al fine di accalappiare il nuovo cliente nella rete, una volta "drogato" dal servizio e che non può fare a meno una volta ristabilizzato con codici sicuri.

giovedì 22 aprile 2010

Abbellire la propria casa

Magari sarà un po' pacchiano, ma volete mettere l'effetto che si avrebbe?

lunedì 19 aprile 2010

Copertura della nube vulcanica

Devo dire che l'ho cercata parecchio. Sembra che a parte alcune animazioni, sia difficile avere un quadro che visualizzi la situazione dei cieli europei. Comunque sia eccola di seguito:

giovedì 8 aprile 2010

Iberia: i giochi (sporchi), son fatti.

Niente di nuovo. Il continuo rimpallo dei tempi nella fusione Iberia-British Airways ha avuto fine. La storia riportata da alcune testate come un matrimonio di manzoniane memorie, finalmente si è compiuto. Come se la cosa fosse un evento raro o da meraviglia.

Il tutto è iniziato tempo fa, con timidi annunci dove le due compagnie assaggiavano la possibilità di formare una nuova e rinforzata flotta. Nello svolgimento della vicenda, si sono visti poco a poco, entrare nella compagnia Ibera, assorbite e controllate, tutte le low cost spagnole. Cosa che Iberia ha approfittato a piene mani fornendo voli con quest'ultime però facendosi pagare il prezzo del suo blasonato stemma.

Scioperi e proteste, sia dei dipendenti che dei viaggiatori, sono state glissate, raggirate con la classica manovra sempre ben spiegata dalla Bigs, dove l'importante è ridurre i costi (tagli personale, tagli benefici, ristrutturazione flotta, decentralizzare a call center) ed aumentare gli utili (aumenti dei biglietti, limitazioni di trasporto, aumento clausole vessatorie, incasso anticipato del servizio, esclusione dei diritti di rimborsi).

E tutto sempre sbandierato per il bene del viaggiatore che trae benefici economici.

L'ultima sempre più applicata nuova condizione, è il pagamento del bagaglio. Inizialmente incluso nel prezzo del biglietto, poco a poco da due valigie si è passati ad una per finire al solo bagaglio a mano e continuare di pagare anche questo nel caso non rientri nelle sagome limite sempre più ridotte.

La scusante è che il peso del bagaglio risparmiato, influisce direttamente sui costi del carburante e quindi meno peso = maggior risparmio che permette un basso prezzo nel volo.

Chi viaggia spesso sa che questa è la presa per i fondelli ben congegnata ad uso e consumo dei poveri passeggeri. Infatti, dove prima un aereo portava 380 passeggeri, suddivisi in tre tipologie di classe, ecco che la ristrutturazione camuffata da benefit per la businnes class che vedono i loro posti trasformarsi in sedili/letto, si arriva ai 419 suddivisi in due classi.

Prendendo un volo ci si può accorgere di come lo spazio per le gambe, sia sempre più esiguo, e un rapido conteggio dei posti prima classe, vede che questi sono rimasti nel numero identici a prima, ma maggiorati dalle nuove e voluminose poltrone. Le quali, oltre ad essere desolatamente vuote, dato il loro costo, restringono ancor di più l'aumento forzoso dei posti utili nell'altra classe. Un rapido conto della serva, fa capire che l'aumento di n. posti aumenta il peso di pieno carico (dato che un passeggero solitamente supera i 23*2 = 46 Kg) in modo più significativo di quanto possa compensarlo la limitazione del bagaglio. In pratica il peso totale è lo stesso, ma i numero di posti a vendere sono aumentati e non solo dei 419-380=39 passeggeri, ma avendo eliminato la classe turistica dai compartimenti di classe superiore e inserendola nello stesso scompartimento della tariffa basica, i posti in più da vendere per la compagnia sono sull'ordine dell'ottantina. Dato che un volo mediamente costa sui 500 euro questo per 80 posti, porta ad un'entrata maggiore 4.000.

A ciò si aggiunga che tutti coloro che avranno necessità delle due valigie, pagheranno un surplus di altri 50 euro. In media circa 100 passeggeri, il che porta ad un totale di 9.000.

Inoltre, dato che nessuno ha tempo di controllare, i prezzi sono cresciuti di un 30% circa, in barba a quanto detto che si trattava di un risparmio per mantenerli bassi (addossando la colpa al petrolio che non smette di salire di prezzo).

A questo si aggiunga tutte le varie lamentele e varie , dei viaggiatori che non sono in grado di avere il loro bagaglio, perso non si sa dove, della cancellazione o spostamento del volo, scortesie, e lasciati all'estero senza nessun appoggio se non un numero telefonico a pagamento al quale un centralinista di un oscuro call center, vi prende per i fondelli.

Intanto, causa a questi piccoli disguidi, le azioni calano. Calano. Calano.
E quando raggiungono il limite della sopportazione aziendale superato il quale c'è il fallimento, ecco raggiunto l'accordo.

A pensar male...

Ma, un momento, ma di chi sono le azioni di Iberia?
Al secondo posto per un buon 13.15%, proprio a British Airways!

Come dire, aumento la mia quota d'influenza, comprando me stesso, ma ovviamente prima, devo far scendere più che posso il prezzo.

Adesso a cose fatte, rientrano le proteste e verranno fatte tacere le voci fuori coro dei passeggeri, mentre per salvare la facciata, così come in altre fusioni, le due compagnie eseguiranno i loro servizi in modo separato operando in modo autonomo, dato che cambiare logo e nome, costa una fortuna e non conviene. Tanto si è già formata la holding, International Airlines Group, quotata nelle rispettive borse dei due paesi, devolvendo i costi sulla compagnia controllata e assorbendo solo gli utili dell'operazione.

lunedì 5 aprile 2010

Linux... per molti ma, non per tutti

La rete è piena di articoli che osannano la potenza di Linux. Non staremo ora qui a elencare tutte le infinite possibilità di questo SO e le sue distribuzioni. Ci soffermeremo ad elencare alcuni aspetti che lo rendono difficile da digerire, a chi, giocoforza arriva da un mondo Windows e non vuole o non ha la possibilità di prendersi un post-grado in informatica e questo solo per installare ed usare programmi che fino a poco prima, usava, magari con un poco di fastidio, su Windows.

Come si sia propagato Linux non è difficile a capirsi; l'idea di avere un sistema che faccia tutto e sia gratuito e sia sicuro ecc, si autoalimenta nelle menti di chi ne ha sentito parlare o visto alcune applicazioni. A valanghe si possono trovare notizie delle incredibili possibilità seguite da tonnellate di proteste, fino a veri e propri scontri fra i sostenitori di uno o l'altro sistema. Ognuno affermando la facilità di reperibilità, della compatibilità e accentuandosi sulla robustezza e sicurezza.

Insomma da quante voci circolino su Linux, si può affermare che più che un SO, sia una specie di religione, dove diventandone adepti installandosi una distribuzione sul computer, poco a poco si diventi detentori di conoscenze e poteri informatici...

In molti hanno richiesto consigli su quale distribuzione installare, che programmi usare per poi ritornare mesti, al vecchio Windows perché la loro scheda video non andava come si deve, perchè il programma per ritoccare le loro foto non è di facile uso, perché la sospirata scheda DVB-T/S non va, perché l'audio non è della qualità voluta e comunque non funziona in supersourround 7.1, perché, perché...

La comunità Linux dal canto suo, si prodiga in sforzi di semplificazione e consigli, che mamma Microsoft solo sogna. Le distribuzioni oggi, sono quanto di più semplice si possa trovare, in fase d'installazione, con appositi CD-Live che permettono l'assaggio e la visione d'uso inoculando l'idea che il sistema è il massimo della libertà: nessuno obbliga ad installare Linux; è una scelta personale e comunque, si può sempre fare retromarcia.

Tutto rose e fiori? A sentire i fans di Linux sì! Dimenticando che nessuno obbliga a comprarsi un PC, che nessuno obbliga ad usare Windows ecc., ecc.

Le rogne arrivano quando al terminale Linux, si presenta la persona che cerca la nuova relase dell'applicazione, dato che l'attuale non è ottimizzata, per scoprire che le funzionalità della nuova applicazione, prevedono l'aggiornamento dei driver video, dato che non implementati nella vecchia edizione, e fin qui... Il problema nasce che su Linux, nessun driver video per schede accelerate odierne, è "open" ma tutti sono proprietari. Per cui la comunità Linux non può metterci mano.

Mentre su Windows, il novo driver (che poi magari darà problemi), s'installa con un click e dopo il riavvio, tutti gli altri programmi sono lì presenti, su Linux la nuova specifica deve disinstallare quanto in contrasto con il nuovo driver, dato che su Linux, le applicazioni sono installate per funzionare con il driver apposito (questo anche su Windows, ma la cosa viene messa meno pesante).

Così, le nuove feature inserite, per essere apprezzate, devono ricompilare e adattarsi alle applicazioni (oh, questo a soldoni che non ho spazio e tempo per spiegare tecnicamente, e poi ci sarà sempre qualcuno che la sa meglio), e non ultimo, il riavvio della macchina...

In barba ad una delle affermazioni di chi "adora" Linux, che sostiene di non dover come su Windows, riavviare il sistema ogni volta... (ma questa è una falsa informazione, dato che ogni SO si basa su un Kernel e che giocoforza, per caricare i driver deve farlo da boot).

Il neofita speranzoso scopre al riavvio di Linux, che qualcosa non è andata come promesso. La nuova performance c'è e sta li pronta, solo che non c'è il programma che la possa usare... e così a manina, deve reinstallarsi tutto quanto; per scoprire poi che le dipendenze dei pacchetti, non sono rispettate e quindi non può usare l'applicazione. Questa dipende da librerie che vogliono una versione anteriore o posteriore, ma comunque non compatibile.

E la cosa peggiora, non può tornare indietro. Quanto si disinstalla su Linux, è disinstallato. Non c'è l'opzione di Windows " ripristina il sistema ad uno stato precedente". Questo vuol dire che la sua scheda audio, se tolta perchñe non compatibile, o perché chi ha fatto il nuovo driver, non la prevede, e quindi toglie il modulo di caricamento, o riformatta e reinstalla tutto ( ma non doveva essere una grave pecca di Windows?), oppure ... piange o meglio, dopo aver pianto, viene a tempestare forum, blog ecc. affinché qualcuno gli risolva il problema, grave il punto quando sa che nei pressi c'è qualcuno che mastica Linux... quest'ultimo avrà alcuni grattacapi.

Alla fine... o riformatta davvero, visto che anche nei forum ufficiali si arrendono e danno questo fantastico consiglio, sperando magari che fra sei mesi, la nuova versione risolva il problema, o ritorna a Windows.

Dove nasce il problema? Presto detto. Mentre per Windows, sebbene chiuso, proprietario ecc., gli applicativi base, sono decisamente ottimizzati e nessuno che non abbia un certo livello, tempo e denaro, può divertirsi a compilare nuove versioni, su Linux la cosa ... è "open". Così, magari fatta dal giovane universitario a scopo di studio, o dal "cantinaro" in cerca di gloria, arrivano versioni non ortodosse nel proprio computer, creando il caos cui sopra.

A dir il vero, ogni distribuzione Linux, raccomanda di avvalersi dei repository ufficiali (Windows Update per i "winari"), sconsigliando aggiornamenti o installazioni da fonti esterne. Ma, non può chiudere il sistema, altrimenti va contro proprio a quanto afferma, e così, specie a chi si è rivolto ad un forum, scopre che per mettere la pezza al suo problema, poco a poco peggiora il tutto fino al completo game over.

Altro punto dolente, il fatto che mentre su Windows, non è possibile installare aggiornamenti per versioni differenti del sistema, non si può mettere driver di Xp su Win95 o Vista o Seven, tranne in alcuni casi, permessi comunque dal sistema stesso, Linux cambia tipologia di struttura, a volte in meno di 6 mesi (vantandosene pure) che però, sebbene accetti i vecchi applicativi e comandi e compilazioni, fa risultare il sistema, instabile. Caso tipico la differente gestione del sistema X-Org o Gnome 2 verso G.nome3 o Kde.x che si voglia.

Dite ad un sistema di caricare i moduli per le vostre schede hardware in un modo e poi obbligate il kernel a gestirle con un sistema differente e vedrete la goduria...

Conclusione:

Se volte Linux, o quello che installate vi va bene così come sta e dimenticate aggiornamenti tipo Windows e vi trattenete dall'installare nuove schede hardware, o rimanete su Windows.

Se il vostro utilizzo è di tipo ludico, lasciate stare Linux dov'è, fra i meandri della rete. usatelo se davvero avete voglia di istruirvi, oppure di usarlo come piattaforma di lavoro. Senza dubbio sarà ancora per un po', un SO robusto, potente e stabile.

Se pensate che Windows non sia sicuro, perché virus di qua, troyan di la, analizzate la cosa onestamente. Quante volte andate su siti dubbi per scaricarvi il programma crack non so che o il film tal dei tali? Siete fra chi cerca facili divertimenti visivi su siti osè? Il medico vi ha ordinato espressamente di infilarvi in poco chiari torrent o che si voglia? Pena la vostra salute?
Magari è vero, alcuni virus vi sono arrivati comunque (il tipico caso di Blaster di anni fa) e vi hanno dato delle noie. Ma non mi dite che non sono state risolte. Avete davvero bisogno di stare tutto il giorno connessi a siti che chiedono carta di credito e cose del genere? Vi ricordo che in questo caso, non ci sono Linux che tengano; se il sito è malevolo, i dati ve li succhiano comunque.

Come detto in un commento di un post precedente...
" in fin dei conti... bisogna vedere il computer come un mezzo di lavoro.." più o meno, e ricordate, se funziona, perchè aggiornare?

giovedì 1 aprile 2010

Storia di una trama antica...

In questo periodo, dove in molte parti del pianeta ci si appresta a festeggiare la Pasqua, viene riproposta la parola evangelica che vede la passione di Gesù di Nazaret, al centro della scena.

Oscuro dramma che doveva compiersi a sacrificio per l'umanità. Nonostante le varie pellicole hano rappresentato la vicenda in più modi, chi esaltandone il lato umano, chi la sofferenza immane, chi la potenza del Signore, rimane ancora una delle parti oscure spiegate dalla fede, nei momenti in cui le cose non sembrano avere logica.

Perchè ci doveva essere qualcun che lo tradisse? Come è stato possibile che si sia scelto un altro personaggio al posto suo, in pubblica piazza, condanandolo alla croce e ponendo in libertà un criminale?

Non sempre vengono riportati i fatti come sono e gli storici e studiosi, sembrano essere messi da parte, dando in pasto ai fedeli spiegazioni intrise di miracolismo e mistero.

Innazitutto bisogna sapere che a quei tempi, nella Giudea e Palestina, il nome Gesù era molto comune. Non c'erano i media d'oggi, dove la figura di una persona viene resa nota attraverso servizi mediatici, poster, giornali, ecc. Per cui mentre si sapeva che esisteva una persona che compiva miracoli e venivano raccontate le sue gesta, pochi avevano avuto la possibilità di vederlo di persona. Ed è per questo che serve una persona che lo indichi chiaramente affinchè possa essere riconosciuto ufficialmente.

Come sia stato possibile che il popolo, facile a commozioni d'animo, venga l'idea di liberare un tale, Barabba, al suo posto è una trama degna dei migliori polizieschi e pochi ne hanno intravisto lo svolgimento.

Riporto uno studio su il nome di Barabba, firmato Davide Donnini:
"La versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (1976) del vangelo secondo Matteo traduce quel verso nel seguente modo:
"Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba"

Mentre la Sacra Bibbia (Traduzione dai Testi Originali), edita dalle Edizioni Paoline nel 1964, traduce così:

"Egli aveva allora in carcere un detenuto famoso, detto Barabba"

Ancora, il Nuovo Testamento - Parola del Signore, pubblicato nel 1976 dalla Elle Di Ci (Leumann, Torino), traduce così:

"A quel tempo era in prigione un certo Barabba, un carcerato famoso"

E, infine, il Nuovo Testamento, Nuova Revisione 1992 sul Testo Greco, della Società Biblica di Ginevra, traduce così:

"Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba"

Innanzitutto notiamo che le traduzioni sono abbastanza diverse e che tali variazioni possono produrre importanti discordanze nei significati. Questo prigioniero famoso era "detto Barabba", "un certo Barabba" o "di nome Barabba"?
E' sicuro che "detto", da una parte, e "di nome" o "un certo", dall'altra parte, lasciano intendere due cose molto differenti. Nel primo caso Barabba sembra un soprannome, mentre nel secondo e nel terzo caso sembra trattarsi di un nome proprio: quel prigioniero si sarebbe chiamato proprio Barabba.
Naturalmente qualcuno potrebbe osservare che ci stiamo ponendo una questione abbasta irrilevante, ma non è affatto così. Infatti stiamo toccando uno dei problemi più delicati di tutta l'analisi della letteratura evangelica, perché dietro al personaggio di Barabba, alla sua vera identità e al suo ruolo nella circostanza del processo che Cristo ha subito dinanzi al procuratore romano Ponzio Pilato, si nasconde probabilmente una delle più importanti chiavi di comprensione del senso storico reale di quegli eventi.
Il testo greco usa il termine legomenon Barabban (leghomenon Barabban) che si traduce con "detto Barabba", "chiamato Barabba", "soprannominato Barabba", e ciò lascia intendere che quello non fosse il nome proprio, ma un titolo o un soprannome.
Eppure tutti conosciamo Barabba come una persona che si chiamava proprio così, e sappiamo anche che era stato messo in prigione perché era un brigante, forse un ribelle. Almeno, questo è ciò che la tradizione ci ha sempre fatto pensare di lui.
Ma torniamo al Novum Testamentum e osserviamo la nota a piè di pagina che si riferisce al verso 16 del vangelo di Matteo. In essa sono riportate le varianti che si possono trovare in alcuni antichi manoscritti evangelici. Nel nostro caso la nota è duplice e le due parti sono sepatare da una breve linea verticale.
Cominciamo dalla seconda parte. Essa ci dice che dopo il termine "Barabba" alcuni antichi testi recano una frase non breve:

"eicon de tote desmion epishmon Ihsoun Barabban, ostiV hn dia stasin tina genomenhn en th polei kai jonon beblhmenoV eiV julakhn"

"il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in città e di un omicidio"

In pratica, dai testi antichi è stata scartata una frase dalla quale si può capire abbastanza chiaramente che Barabba era stato arrestato nella circostanza di una sommossa, che si era verificata in città, durante la quale era stato commesso un omicidio. Chi aveva commesso l'omicidio? Barabba? Se consultiamo il vangelo secondo Marco (Mc 15, 7), in un passo parallelo, possiamo leggere:

"Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio"

Il verbo "avevano commesso" è coniugato al plurale, non al singolare, e si riferisce ai ribelli, non a Barabba. La frase significa semplicemente che Barabba era rinchiuso nel carcere in cui si trovavano i ribelli, non ci obbliga a credere che egli stesso fosse un ribelle e che avesse partecipato al delitto.
In fin dei conti nemmeno il vangelo secondo Matteo lo dice; anzi, affermando che costui era stato arrestato in occasione di quel tumulto e di quell'omicidio, non dà affatto l'impressione che Barabba fosse uno degli insorti né, tantomeno, l'omicida.
Il vangelo di Luca contiene una frase (Lc 23, 19) assolutamente identica a quella omessa dal testo di Matteo, di cui abbiamo già visto sopra il testo greco, ma essa (si faccia bene attenzione) viene tradotta comunemente in modo scorretto, attribuendogli così significati che essa non può e non deve avere; per esempio una versione del Nuovo Testamento, che si definisce "traduzione interconfessionale in lingua corrente", la riporta nei seguenti termini:

"...era in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città ed aveva ucciso un uomo"
[Parola del Signore, Elle Di Ci, Leumann (To), 1976]

La traduzione corretta, lo ripetiamo, è: "...si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio...", infatti le parole "dia stasin tina" possono essere tradotte con "in occasione di una sommossa", "poiché c'era stata una sommossa", "nel luogo della sommossa", "durante una sommossa", ma non si potrà mai tradurre "aveva preso parte ad una sommossa", e neanche "aveva ucciso un uomo". Questo non è assolutamente scritto nel testo originale, è una forzatura che altera molto il senso della frase, facendo diventare arbitrariamente Barabba il soggetto di una azione che, invece, è stata compiuta dagli altri ribelli.
La lettura dei vangeli sinottici, eseguita fedelmente alle versioni in lingua greca, ci dà buoni motivi per pensare che Barabba non fosse uno dei briganti che avevano commesso l'omicidio, ma solo che egli sia stato arrestato in concomitanza con la sommossa di cui altri erano responsabili. Ci dicono, tra l'altro, che costui non era uno sconosciuto ma un personaggio famoso.

La osservazione più interessante la facciamo senz'altro nel momento in cui osserviamo la prima parte della nota 16 presente nel Novum Testamentum. Essa ci dice che in alcuni antichi manoscritti, al posto di "legomenon Barabban" (leghomenon Barabban = detto Barabba), troviamo quest'altra espressione: "Ihsoun Barabban " (Iesoun Barabban = Gesù Barabba). La nota ci conferma che il personaggio non si chiamava Barabba, ma che questo era un titolo, affiancato al suo vero nome: Gesù. Diciamo la verità, è quasi uno shock! Sembra che nel corso di quel processo, durante il ballottaggio per la scarcerazione di un prigioniero, Pilato abbia presentato al popolo due accusati: un certo Gesù, che i sacerdoti avrebbero condannato a morte perché aveva osato definirsi "figlio di Dio", e un certo Gesù, molto noto a tutti col titolo "Barabba". Due Gesù in un colpo solo. Forse è proprio per evitare questa eccezionale omonimia che i traduttori hanno omesso il nome del personaggio che è stato liberato, e l'hanno presentato solo come Barabba. Ma si tratta di semplice omonimia? Le nostre scoperte, e ne abbiamo già fatte tante, non sono finite. Adesso infatti si rende necessaria una domanda: qual'è il significato del soprannome Barabba?

Per giungere ad una risposta facciamo un passo indietro nel tempo, fino all'interrogatorio che Gesù, qualche ora prima, aveva subito in casa del sommo sacerdote. Costui, che aveva nome Caifa, vistosi nella difficoltà di trovare un capo d'accusa valido per emettere una sentenza di morte (così narra il vangelo), ad un certo punto avrebbe chiesto a Gesù: «sei tu il figlio di Dio?», e Gesù a lui: «tu l'hai detto». Attenzione: la vicenda del processo davanti alle autorità ebraiche, così come è descritta dalla narrazione evangelica, tradisce la presenza di gravi anomalie, anche perché l'idea di un procedimento svoltosi in quelle condizioni è del tutto inaccettabile. I tempi, i modi, il luogo e tanti altri elementi incompatibili con la prassi giudiziaria ebraica, ci mostrano che quello non poteva essere un processo regolare, come molti autori hanno validamente osservato. Al contrario, tutto lascia facilmente intuire che deve essersi trattato di un interrogatorio informale, svoltosi nel corso di azioni confusionarie e sbrigative, nell'intervallo di tempo che separava l'arresto dell'uomo sul monte degli ulivi e la sua consegna alle autorità romane, presso le quali avrebbe dovuto svolgersi il vero ed unico processo che ha condotto Gesù ad una condanna a morte e alla sua esecuzione. Un processo voluto dai romani per sedizione.

Ora, noi sappiamo che gli ebrei non potevano assolutamente pronunciare la parola tabù "Dio", e che il sommo sacerdote non si sarebbe mai azzardato a pronunciarla in quella occasione. Ma se egli ha veramente posto la domanda, in che modo ha potuto chiedere a Gesù se era «il figlio di Dio»? La risposta è semplicissima, gli ebrei usavano molti termini diversivi per riferirsi a Dio (Adonai, Eloah, il Signore, il Padre...). Anche Gesù, nei racconti evangelici, parla spesso di Dio ma, rivolgendosi ad un pubblico di ebrei ed essendo egli stesso un ebreo, usa uno di questi termini diversivi: "il Padre mio", "il Padre che è nei cieli". Nel vangelo secondo Marco (Mc 14, 36) leggiamo: "Abbà, Padre, tutto è possibile per te", in cui compare sia il termine tradotto (Padre) che quello originale usato dagli ebrei (Abbà). Ed ecco che per gli ebrei del tempo di Gesù "figlio di Dio" poteva essere reso piuttosto con "figlio del Padre". Anche nella liturgia latina troviamo comunemente "filius Patris", che è proprio la traduzione letterale dell'espressione usata dagli ebrei, nella corrente parlata aramaica, e quindi anche dal sommo sacerdote Caifa: "bar Abbà". Mentre in italiano, in mancanza del tabù ebraico, essa si è potuta trasformare senza problemi in: "figlio di Dio".
L'espressione "bar Abbà", può essere condensata, e diventa così "Barabba". La contrazione è del tutto normale: Barnaba, Bartolomeo... si tratta di termini di derivazione aramaica per "figlio di...". E' assolutamente sorprendente che, ai giorni nostri, a nessun cristiano educato e catechizzato sia mai stata fatta notare la questione, non del tutto irrilevante (!!!), che il termine Barabba corrisponda all'espressione usata dagli ebrei dei tempi di Gesù per dire figlio di Dio! Si è dunque voluta nascondere qualche evidenza?

Altro che shock! Infatti, se prima eravamo stati scioccati nello scoprire che Barabba si chiamava Gesù, ora siamo totalmente sconvolti nello scoprire il contrario, e cioè che... Gesù era definito Barabba! Ma quale razza di mistero si nasconde dietro questo intreccio straordinario di nomi e di titoli? E' mai possibile che durante il processo Pilato abbia presentato al popolo queste due persone:

1 - Gesù, che era detto figlio di Dio, cioè Barabba, che fu condannato e giustiziato,

2 - e Barabba, che però si chiamava Gesù, che fu graziato e rilasciato.

Non ci credo nemmeno io che sto scrivendo queste cose. Non ci può credere nessuno. Ma soprattutto, non è possibile crederci perché non è affatto così che sono andate le cose:

1 - non c'è mai stato un autentico processo davanti al sinedrio, Cristo è stato arrestato per volontà di Pilato che ha inviato per questo una coorte romana sul monte degli ulivi, un corpo di 600 soldati con un tribuno al comando;

2 - gli ebrei non hanno consegnato al procuratore l'accusato con la scusa di essere impossibilitati ad eseguire la sentenza di morte; ne hanno eseguite innumerevoli e ce le testimonia lo stesso Nuovo Testamento (Giovanni Battista, l'adultera che stava per essere lapidata dagli ebrei, lo stesso Gesù che ha rischiato più volte la lapidazione da parte degli ebrei, Stefano lapidato dagli ebrei all'indomani della morte di Gesù, Giacomo lapidato dagli ebrei sotto le mura del tempio...);

3 - i romani non hanno mai avuto l'abitudine di applicare le amnistie in occasione delle festività di altri popoli non latini, ma solo delle festività romane, e tantomeno liberavano in Palestina i condannati per reati gravi di sedizione, i condannati a morte;

4 - Pilato non è rimasto lì imbambolato ad aspettare che il popolo decidesse quale dei due doveva essere rilasciato, per poi lavarsene le mani e scarcerare il ribelle giustiziando un maestro spirituale; questa è una immagine assolutamente non veritiera e ridicola del praefectus Iudaeae; si legga Giuseppe Flavio per sapere chi e come era Ponzio Pilato;

5 - e il popolo degli ebrei non ha mai gridato "il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli" (Mt 27, 25), preannunciando la persecuzione perpetrata dai cristiani contro i cosiddetti perfidi giudei nell'arco di lunghi secoli.

Tutte queste sono scuse palesi per spostare la responsabilità della condanna dai romani agli ebrei. Questo infatti è uno dei presupposti della catechesi neo-cristiana, che ebbe origine nella mente di Paolo, il nemico di Simone e Giacomo, in aperta e stridente opposizione con la catechesi giudeo-cristiana, al prezzo di un grave pregiudizio antisemitico. Ci troviamo di fronte ad una presentazione finalizzata ad alterare il significato storico dell'evento. Si tratta di una presentazione funzionale alla dottrina antiessena e antimessianica elaborata da Paolo e successivamente sviluppata dai suoi seguaci ed eredi spirituali. I quali hanno progressivamente aumentato le distanze dall'ebraismo e hanno trasformato l'aspirante messia degli ebrei in un salvatore medio orientale, e il regno di YHWH dei giudei nel regno dei cieli dei cristiani.

Dal rebus di Gesù e Barabba scaturisce una ennesima conferma del fatto che i redattori dei vangeli neocristiani erano non ebrei, che scrivevano per un pubblico non ebreo, e che erano interessati a de-giudaizzare l'aspirante messia degli ebrei, scorporando dalla sua figura tutto ciò che apparteneva ad una personalità messianica, ovverosia ad un ribelle esseno-zelotico che aveva commesso gravi reati di sedizione contro l'autorità romana.
La dinamica dell'arresto, del processo, della condanna e della esecuzione, così come queste fasi sono descritte nelle narrazioni evangeliche, le quali mostrano fra loro grandi contraddizioni, è tale da rivelare una precisa intenzione di mascherare chi fosse realmente l'uomo che venne crocifisso, perché fu arrestato, da chi fu arrestato, perché fu giustiziato, facendo credere, alla fin fine, la tesi storicamente insostenibile che i romani siano stati vittime di un raggiro e che la volontà e la regia della condanna di Gesù siano del tutto ebraiche.

Dal rebus di Gesù e Barabba non scaturisce invece una soluzione su chi siano state queste due persone. Erano veramente due? Si tratta di una persona sola che ha subito uno sdoppiamento, come tanti altri personaggi della narrazione evangelica? Si tratta di due persone i cui nomi, titoli, ruoli e responsabilità sono stati intrecciati e confusi negli interessi della contraffazione storica? Sono forse i due aspiranti messia degli esseno-zeloti, quello di Israele (il capo politico) e quello di Aronne (il capo spirituale)? Se Gesù Barabba è il prigioniero che fu liberato, dobbiamo credere che Gesù non è mai stato crocifisso, coerentemente con quanto sostenuto dalla tradizione coranica e da altre tradizioni?

Abbiamo una lunga serie di domande, ma non abbiamo le risposte. E il mistero di Barabba, che pure ha portato alla luce alcuni importantissimi aspetti della questione, troppo spesso ignorati, diventa sempre più misterioso.

David Donnini"

La trama era ben congeniata; al momento opportuno farsi passare nelle menti addormentate dell'umanità, come colui che era portatore di luce, giocando sul nome.

Quello che non si sa, è che questo giochetto è stato applicato anche al nome di Dio, imponendo Yavè come nome e che alla gente normale, non solo va bene, ma si offende se viene detta l'oscura verità. Un piano antico che vede come obiettivo la perdita della consapevolezza da parte dell'umanità, della parte spirituale inducendolo sempre più ad una vita di cose materiali. (Uno studio ben fatto su questo tema lo trovate qui .)

Concludo ricordando che i giorni della settimana Santa, dovrebbero essere visti come tempo di lutto e non come momenti per festeggiare e divertirsi.

Privacy Policy

This site uses Google AdSense for advertisements. The DoubleClick DART cookie is used by Google in the ads served on publisher websites displaying AdSense for content ads. When users visit an AdSense publisher's website and either view or click on an ad, a cookie may be dropped on that end user's browser. The data gathered from these cookies will be used to help AdSense publishers better serve and manage the ads on their site(s) and across the web. * Google, as a third party vendor, uses cookies to serve ads on this site. * Google's use of the DART cookie enables it to serve ads to you users based on your visit to this site and other sites on the Internet. * Users may opt out of the use of the DART cookie by visiting the Google ad and content network privacy policy. We use third-party advertising companies to serve ads when you visit our website. These companies may use information (not including your name, address, email address, or telephone number) about your visits to this and other websites in order to provide advertisements about goods and services of interest to you.

Questo sito utilizza Google AdSense per la pubblicità. Il DoubleClick DART cookie è utilizzato da Google per gli annunci pubblicati su siti web publisher AdSense per i contenuti, visualizzazzandone gli annunci. Quando un utente visita un sito web publisher AdSense e clicca su un annuncio, un cookie può essere rilasciato a tal fine, nel browser dell'utente. I dati raccolti da questi cookie verranno utilizzati per aiutare i publisher AdSense a servire meglio e a gestire gli annunci sul loro sito(i) in tutto il web. * Google, come parte di terzo fornitore, utilizza i cookie per la pubblicazione di annunci su questo sito. * L'uso del DART cookie consente a Google di pubblicare annunci per gli utenti, e si basa sulla vostra visita a questo sito e su altri siti su Internet. * Gli utenti possono scegliere di utilizzare i DART cookie visitando i contenuti sulla privacy nell'annuncio di Google. Usiamo società di pubblicità per la pubblicazione di annunci di terze parti, quando si visita il nostro sito web. Queste aziende possono utilizzare le informazioni (non compreso il vostro nome, indirizzo, indirizzo e-mail, o numero di telefono) sulle visite a questo e ad altri siti web, al fine di fornire la pubblicità su beni e servizi di vostro interesse.