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domenica 31 maggio 2009

Il modello Copyright difeso dalle Lobbys

A conclusione dei post precedenti, viene spontaneo chiedersi cosa faranno le Mayors per garantirsi ancora, la gallina dalle uova d'oro.

Naturalmente le lobby non stanno a guardare ed hanno messo in atto delle azioni che difendono la loro struttura economica in ogni modo, modificando leggi quando trovavano politici compiacenti o attivando azioni legali dal costo esorbitante nei confronti di gente che non ha abbastanza forza per difendersi.

Come dicevamo prima, l'autore concede i diritti di copia in quanto non ha una struttura tale da sostenere la stampa e la distribuzione delle proprie opere.
Ma cosa succede se questa ipotesi cade?

Col passare degli anni il continuo abbassamento dei costi di queste tecnologie e la trasformazione del concetto di libro e del modo di trasmettere le informazioni permette a chi ha qualche soldo di stamparsi il libro da solo e di effettuare completamente l'investimento e a chi non ne ha (o non ne vuole spendere) di fornire la propria opera completamente in formato digitale (siti web, peer-to- peer).

Le nuove tecnologie bypassano il sistema e le informazioni viaggiano a velocità elettronica senza tenerlo più in conto.

Sul sito http://liberliber.it è possibile trovare libri il cui copyright è scaduto. Sicuramente leggere un libro sulla carta è un'altra cosa ma quando si devono cercare informazioni di cui si ha già conoscenza come ad esempio una citazione all'interno di un libro di mille pagine la versione digitale è insuperabile.

Come dicevamo la situazione è scappata di mano alle strutture detentrici dei copyright, a questo punto si genera lo stesso problema creatosi in Inghilterra, esistono strutture economiche che non gradiscono ciò che sta succedendo e l'Informazione si sta liberando dei vecchi schemi e sta riprendendo a camminare sulle sue gambe.

E' tempo di imbrigliarla di nuovo, nasce una campagna generalizzata volta a instaurare il concetto che copiare è sbagliato, o peggio illegale.

Questo concetto è stato instaurato talmente bene che quando pensiamo al copyright diamo per scontato che sia non “diritto d'autore” ma “divieto di copia”.

Sulla base di questa pressione sia politica sia mediatica nascono nei vari stati leggi che proteggono queste lobby in Italia vedremo nascere “l'equo compenso” della legge Urbani una tassa su ogni supporto vergine venduto.
Difatto questo con il decreto Urbani si:
  • Criminalizzano ingiustamente gli utenti che hanno già pagato per godere della copia privata.
  • Obbligano i provider a controllare e denunciare i propri utenti
  • Affida alla digos il compito di prevenire le violazioni sul diritto d'autore
  • Stabilisce per la prima volta che un certo uso della crittografia è illegale in “sè”
La digos si occupa di: criminalità organizzata, terrorismo, sicurezza dello stato.
Da questo momento si occupa anche di proteggere i ricchi imprenditori dell'editoria, dello spettacolo, del software aiutati dal fatto che la duplicazione di queste opere è reato penale.

Conclusioni.

  • Proteggere l'informazione dalle copie è sbagliato, impedisce alle persone di imparare ed impedisce alla società di progredire, se gente come Stallman o Torvalds o scienziati come Alan Turing (il creatore della primo elaboratore universale) non avessero condiviso le loro conoscenze oggi non potrei neanche scrivere questo intervento.
  • L'autore ha il diritto di sostenersi tramite le sue opere d'ingegno, ma la circolazione delle sue opere non è, al contrario di come si crede un freno al suo guadagno perchè se si scrive un'opera di buon livello l'autorevolezza dell'autore aumenta e sicuramente ci sarà chi acquista la sua opera in originale o chi gli commissiona dei lavori, è statisticamente provato che nelle città dove ci sono più biblioteche aumenta anche la vendita dei libri ciò non giustifica l'atteggiamento delle Multinazionali che vieta l'ingresso alla conoscenza ai più disagiati.
  • L'attuale modello di copyright è obsoleto e mostra tutti i suoi limiti da qualunque lato venga preso, sia quello tecnico (paradosso teorico), sia quello culturale (esperienze di Stallman e Torvalds), serve un nuovo modello.
  • Le lobby non stanno a guardare, nel futuro prossimo assisteremo all'esplosione delle contraddizioni del copyright e del concetto di brevetto e aumenteranno i divieti sulla libera circolazione delle informazioni. Per tenere in piedi le astrazioni che servono al concetto di copyright e che vengono semplificate dai numeri le lobby dovranno prendere il controllo dei sistemi personali ed impedire che una persona non autorizzata possa creare un software libero che rompe i loro standard oppure dovranno ottenere leggi restrittive rendendo il reato di Pirateria Informatica il più grave possibile. Entrambi i tentativi sono già in atto.

Il progetto Palladium

Il progetto Palladium è un vecchio sogno lanciato da Microsoft ma appoggiato dai principali produttori di hardware, come IBM, Intel, AMD e tanti altri. Il sistema Palladium consiste in un meccanismo criptato di comunicazione tra componenti interni del PC che dovrebbe funzionare anche da sistema antipirateria. I chip che si occuperanno della gestione di questo tipo di informazioni saranno sotto segreto industriale. Quindi non sarà possibile verificare cosa succede ai dati in queste macchine, questo progetto per via della cattiva pubblicità ricevuta ha cambiato nome più di una volta.
Senza entrare nei dettagli tecnici possiamo dire che Windows Vista nel 2008:
  • Permetterà l'utilizzo di soli driver certificati, secondo molti osservatori, questa decisione apre la strada alla creazione di whitelist contenenti l'elenco dei programmi e dei componenti hardware "graditi" a Microsoft ed ai suoi partner. Nello stesso modo, è possibile che vengano redatte delle blacklist che contengono l'elenco dei programmi che non potranno essere usati su macchine LaGrande/NGSCB. Tra questi programmi sgraditi potrebbero esserci molti concorrenti scomodi, come OpenOffice e Linux. La documentazione di Intel LaGrande fa esplicito riferimento a liste di programmi e componenti hardware ritenuti "affidabili".
  • Sistema anticopia, tramite il Fritz Chip o Presidio se presente Windows Vista impedirà l'installazione abusiva della stessa copia su più macchine.

Il problema non è tanto nell'utilizzo di Windows, quanto nel rischio reale che sia impossibile installare Linux o qualunque software libero che non appaia in queste liste.

Non sarà possibile inoltre eseguire programmi di propria creazione se questi non vengono registrati presso un potenziale ente (magari a pagamento) che gestisce le white/black lists. Questo condannerebbe gli studenti meno abbienti all'ignoranza informatica.

Il paradosso teorico di Eben Moglen

New York, XXI secolo.
Un software è un linguaggio schematizzato che esprime e controlla il comportamento di una macchina. (la definizione non è perfetta ma è sufficiente al nostro scopo). L'adozione di una rappresentazione digitale in sostituzione di quella analogica nelle attività umane di tipo simbolico trasforma qualunque attività umana in software.

Video, musica, libri, concetti, applicazioni matematiche, etcetera.

I computer oggi si stanno posizionando ovunque nel nostro tessuto socio-culturale e la maggioranza li utilizza per interagire col tessuto stesso. In pratica il tessuto socio-culturale si sta spostando od allargando ad un altro piano, quello del software.

I proprietari del software ne sono consapevoli e sanno anche che questa transizione è molto redditizia soprattutto finché qualcuno riesce a conservare la proprietà di questo spazio.

Per comprendere di cosa stiamo parlando, dobbiamo considerare che grazie al “teorema del campionamento” ogni segnale analogico può essere tradotto in numeri finiti, questo vuol dire che ogni segnale campionabile può essere interpretato da un elaboratore.

Se io prendo una certa registrazione della Nona Sinfonia di Beethoven questa è descrivibile tramite un'onda analogica, che campionata e scritta su di un compact disc nel formato CDDA (Compact Disc Digital Audio) alla successiva lettura da parte di un lettore di CD avrò un flusso di bit pari che comincia con una sequenza di numeri del tipo: 1276749873424...
Questo numero è protetto da diritto d'autore, questo vuol dire che se registro questo numero su di un CD infrango la legge sul diritto d'autore, logico corollario è che se cambio alcune cifre di questo numero produco una opera derivata per la quale devo chiedere licenza a chi detiene il copyright.

Esiste anche il numero 9892454959483... che è il codice sorgente di Microsoft Word che oltre ad essere protetto da licenza è anche segreto industriale con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista legale.

Infine c'è il 588832161316 che è semplicemente il quadrato di 767354 ed attualmente non è di proprietà di nessuno.

L'ovvia risposta è che dipende da come viene interpretato questo numero e quindi a quale opera d'ingegno si riferisce. Ma che succede se tramite un qualunque meccanismo si dovesse un giorno scrivere una canzone che corrisponde al numero del Word?

Il reato avviene quando al posto di ascoltarla la esegui!

E se durante un calcolo astronomico viene fuori uno di questi numeri e lo masterizzo sono
passibile?

La risposta è semplice: Dipende dall'avvocato e dal giudice.

Perchè alla base c'è un problema di fondo cioè che tutta una fonte differente di concetti astratti sta diventando una cosa sola NUMERI.

Conosciamo la risposta alla nostra obiezione, non sono sotto diritto d'autore i numeri ma è sotto diritto d'autore l'opera d'ingegno (canzone, libri, software) che viene creata con i numeri.

Per far notare la debolezza di questa affermazione facciamo un esempio concreto:

Ripartiamo dal Word, abbiamo detto che il Word quando è masterizzato su CD è una sequenza di numeri, se prendo questa sequenza di numeri o meglio ancora la ricreo creando una funzione matematica che genera per sostituzione di valori di X il numero del Word, mi iscrivo alla SIAE come musicista ed affermo che faccio musica elettronica, posso masterizzare questo numero in formato audio e porlo sotto diritto d'autore (è un'opera d'ingegno). A questo punto siccome sono democratico lo trasformo in formato MP3 (diventa un altro numero) e permetto a tutti di scaricare la mia canzone dal mio sito web.

Chi la scarica potrebbe non apprezzare la mia musica e decidere di utilizzarla in altro modo perchè io ho affermato nella licenza che l'opera è liberamente modificabile. Così qualcuno potrebbe decidere di far passare il flusso di dati dal formato MP3 al formato wav nel suo hard disk e trasformarlo in file eseguibile a questo punto se lancia la mia canzone gli apparirà il word.

Cosa è successo?

Esiste una relazione logico-matematica, che prova che due diverse opere d'ingegno di due diversi autori sono sostanzialmente la stessa cosa ma legalmente sono due diverse opere d'ingegno.

Come dicevamo dipende dai giudici e dagli avvocati.

La matematica manda a casa il copyright

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sabato 30 maggio 2009

La battaglia degli spettri.

New York, XXI Secolo
Questa battaglia è ancora in corso ed è una battaglia sul controllo dello spettro radio. Come ben sappiamo lo spettro radio è un bene pubblico ed essendo un bene di tipo finito (nel senso che le frequenze sono assegnabili ad un numero finito di gestori) vengono assegnate tramite delle licenze a dei gestori che le controllano, queste frequenze vengono utilizzate per le trasmissioni di emittenti radio, televisive, telefoniche (GSM-UMTS), wi-fi e hyperlan.

Per comprendere bene ciò che sta succedendo dobbiamo fare una veloce scorsa sull'attuale sistema dei media.

Al giorno d'oggi esistono poche emittenti radio, come ben sappiamo il momento delle radio libere è finito da un pezzo, ed esistono ancor meno emittenti televisive. Oggi il balletto mediatico funziona più o meno così: l'uomo politico ha bisogno di notorietà, i media danno notorietà e sono sotto il controllo di poche strutture economiche di grandi dimensioni, questo provoca servilismo o amicizia da parte dell'uomo politico nei confronti di personalità che sono influenti nel mondo mediatico.

Quando l'uomo politico raggiunge il potere la situazione si ribalta e l'amicizia viene ricambiata dall'uomo politico che vara leggi in favore della struttura mediatica, questo non è vero solo in Italia è vero in tutto il mondo.

Ancora una volta la tecnologia ci mette lo zampino e la lampada di Aladino soddisfa un nuovo desiderio:
Cosa succederebbe se potessimo avere a disposizione tutte le frequenze che vogliamo?

Mi spiego meglio, le nuove tecnologie digitali permettono di far passare dati sulla stessa frequenza (nel caso quella televisiva) senza che questi si disturbino tra loro ed ognuno si prende i suoi senza alcun rischio, questo rende possibile la nascita di web-radio e web-tv praticamente in ogni cittadina.

Nel caso specifico se viene messa un'antenna che in frequenza 2,4GHz (WI-FI) irradia un certo quartiere della cittadina, ed in questa rete c'è un computer che manda un'immagine in broadcast su di una certa porta, chiunque potrà “sintonizzarsi” ed osservare il segnale, se c'è un altro computer che fa la stessa cosa nella stessa rete sarà semplicemente un'altra web-tv sicuramente esistono problemi tecnici da risolvere ma è evidente che il futuro è questo, che il problema sia risolvibile lo provano anche i milioni di cellulari che si trovano tutti sulla stessa frequenza.

Se poi il computer oltre ad essere collegato nella rete cittadina è collegato anche alla rete internet le sue informazioni saranno anche visibili all'intero pianeta ma questo non è strettamente necessario.

Cade così la principale motivazione ideologica per la quale la banda radiotelevisiva dovrebbe essere gestita da un monopolio, ma i legislatori e i media si guardano bene dal procedere nella liberalizzazione e digitalizzazione della banda, sarebbe la fine della televisione come la conosciamo oggi e non sarebbe necessario neanche un digitale terrestre così come è concepito oggi in Italia. I poteri forti modificano le leggi per impedire che ciò accada.

Un altro problema se lo sono posto in America quando è iniziata la trasmissione del digitale terrestre, cioè visto che i numeri viaggiano nell'etere come proteggerli visto che i film sono protetti da diritto d'autore?

La soluzione proposta è uno standard accettato da tutti i produttori che si basa su una “broadcast flag”, quando il film ha questa broadcast flag il decoder disattiva la possibilità di registrazione e di copia. Ma hanno fatto i conti senza l'oste o meglio senza il calcolatore. Le schede con antenne che si collegano al digitale terrestre all'interno dei computers sono gestite da software proprietari che rispettano lo standard. Ma c'è un progetto, GNURadio che avendo codice libero e leggibile come file di testo può essere modificato da chiunque e chiunque può rimuovere la protezione in quanto sono solo righe di testo. Questo crea una riflessione importante.

La prossima sfida del Software Libero sarà quella di sfidare i broadcaster e i monopoli televisivi che la tecnologia sta per mandare a casa

Dal divieto a Linux

Abbiamo iniziato con post di un paio di giorni fa, a vedere come siamo arrivati all'attuale Copyright e le leggi che cercano di governarlo/imporlo. Seguiamo la vicenda della nascita di un sistema che possa essere libero da imposizioni commerciali e quindi, usabile da tecnici del settore.

M.I.T. (vicino Boston), XX Secolo, anni '80.

Richard Stallman programmatore al laboratorio di intelligenza artificiale del M.I.T. (Massachuttes Institute of Technologies) mentre lavora ad un progetto tenta di fare una stampa ed in risposta riceve un errore dalla stampante dipartimentale Xerox (nel XX secolo le stampanti costavano).

Questa era una cosa comune perchè era usanza ormai ventennale che le aziende regalassero prodotti tecnologici nuovissimi alle università per ottenerne in cambio un testing da parte di persone esperte che spesso gliele restituivano migliorate e pronte per un pubblico di massa.

Stallman aveva già messo a posto il driver della stampante precedente e le aveva aggiunto anche una funzione che gli permetteva di controllare dal suo terminale se la stampante aveva finito di stampare o si era inceppata. Questo gli permetteva di procurarsi la risma di carta prima di andare in corridoio risparmiando così parecchie passeggiate.

Per Stallman era naturale chiedersi dove erano i sorgenti per vedere che diamine avevano
combinato gli amici della Xerox e aggiustare qualcosina.

Comincia così una ricerca all'interno della documentazione della stampante e trova solo l'eseguibile, stupefatto chiama la Xerox e chiede i sorgenti, gli rispondono che sono segreto industriale e sono protetti da copyright quindi non glieli possono fornire, se vuole che il bug della stampante venga riparato lo deve comunicare alla Xerox che lo riparerà con i suoi programmatori.

E' come chiedere ad un elettricista di chiamare un altro elettricista, a Stallman sembra assurdo, tralaltro per lui programmare è un divertimento e gli piace leggere il codice degli altri perchè si arricchisce di nuovi punti di vista e nuove soluzioni. E' come leggere nuovi teoremi per un matematico.

Richard non si rassegna e va a trovare il programmatore che ha creato il driver in un'altra città, è un professore che ha lavorato per la Xerox. Quando si incontrano e Richard gli chiede i sorgenti il professore a malincuore rifiuta e gli comunica che ha firmato un contratto di riservatezza che gli impedisce di comunicare quei dati. E' la prima volta che gli succede una cosa del genere tra hacker era normalissimo scambiarsi del codice anzi tra hacker scambiarsi del codice equivaleva a farsi prestare una zolletta di zucchero dal vicino con la sola differenza che il prestito di un po' di codice non priva chi effettua il dono.

Quello che non sapeva ancora Richard era che si trovava alla fine di un'epoca. L'informatica stava diventando importante dal punto di vista economico e di lì a poco le aziende avrebbero posto diritti e brevetti su tutto ciò che avevano creato o che era in qualche modo attribuibile a loro.

Pian piano si trovò con divieti da tutti i lati fino a che stanco ed annoiato da un lavoro che non riconosceva più e da delle strutture che in nome del denaro avevano distrutto la possibilità di avere scambi di idee ad alto livello con altri programmatori si licenziò!

Si licenziò e fondò la FSF (Free Software Foundation), se gli altri non volevano più condividere software l'avrebbe fatto lui creando un sistema libero, che tutti potessero copiare, modificare, redistribuire si sarebbe chiamato GNU acronimo ricorsivo che vuol dire Gnu's Not Unix (Gnu Non è Unix). Ma doveva garantirsi, doveva assicurarsi che questa volta le aziende non potessero scippargli il suo lavoro creò così insieme a Ebel Moglen (professore di legge alla Columbia University School of Law) la GPL (GNU Public License), una licenza scritta per sfruttare la legge del copyright capovolgendone l'obiettivo, questa licenza per la caratteristica di aver capovolto il concetto di copyright verrà anche chiamata copyleft.

Stallman e i suoi seguaci sono stanchi del copyright.

Helsinki, XX secolo anni '90

Linus Torvalds, studente e appassionato di informatica ha cominciato da poco il corso di Sistemi Operativi di Andrew Tanembaum, un luminare talmente bravo da aver progettato un sistema operativo Unix per sistemi Intel 286. Linus non è uno studente modello, i ritmi di studio che ha sono nella media in qualche materia è anche un po' in ritardo, ma è appassionato di informatica quindi si getta in questa materia con molto entusiasmo ma lui non ha un 286 ha un 386 e di conseguenza comincia a modificare Minix (il sistema operativo di Tanembaum) per utilizzare le nuove funzioni del 386 e farlo quindi “schizzare”. Siccome questa cosa è divertente la comunica in mailing-list. Ma Minix è protetto da diritto d'autore e può essere “letto” solo a scopo didattico, permodificarlo ci vuole il permesso di Tanembaum.
A questo punto arriva la risposta del professore:
Se il signor Torvalds si sente così bravo il suo sistema operativo se lo faccia da sé!”.

Linus è bravo, ma non è ancora così bravo così inizia questo lavoro e chiede aiuto in mailing-list, verrà aiutato da gente di calibro enorme come Alan Cox, ma l'80% e forse più del suo sistema operativo lo troverà già scritto da qualcunaltro...

In poco meno di 10 anni Richard Stallman aveva scritto quasi tutto il sistema GNU per renderlo completamente libero gli mancava solo il Kernel, quello che stava scrivendo Linus.

Nasce nel '92 GNU/Linux, sistema operativo degli hacker che nel '95 sarà già un sistema tecnicamente più avanzato di Windows 95 (uscito ad ottobre del '95). Ma non riuscirà a contrastarne l'avanzata perchè la maggioranza delle aziende boicotteranno il progetto e non produrranno drivers per questo sistema operativo, Microsoft non porterà mai (almeno ad oggi) la suite Office su questo sistema operativo che dovrà arrangiarsi ancora un po' con LaTex (linguaggio per produrre documenti stampabili ma adatto solo ai programmatori).

In ogni caso Linus vince la sua battaglia contro il copyright grazie alla GPL di Stallman e rilascia il suo Linux sotto la stessa licenza.

Continua -->

Il torpore della ragione

di Daniele Liani

La catastrofe di New YorkSono passati otto anni dall’11 settembre 2001 e la spirale di violenza generata da ciò che accadde quel giorno sembra ormai inarrestabile. Al di là delle dovute considerazioni sul perché sia successo tutto questo e se la versione dei disastri americani data dall’amministrazione Bush sia veritiera, o presenti punti oscuri, ciò che stupisce è stata la reazione dell’Europa, da sempre sostenitrice di una politica che andasse alla ricerca della ‘verità’. La strage del World Trade Center è stata un evento epocale, di tale enormità che anche noi europei ci siamo trovati attoniti e sgomenti di fronte alla barbarie dell’uomo. Le conseguenze di questa accettazione passiva degli eventi hanno investito più o meno tutti, al punto che eventi della nostra storia recente che rivestivano per gli italiani un drammatico significato, diventano ora quasi nulla di fronte ad una simile tragedia. Che il 27 giugno 1980 un aereo sia precipitato vicino ad Ustica, e che ancora adesso non ne se ne sappia nulla, forse è passato in secondo piano rispetto a quanto accaduto a New York. Quello però è stato il nostro 11 settembre, e non esistono tragedie piccole o grandi: esistono solo tragedie.
George W. BushForse un’ingenua accettazione della tesi ufficiale ha finito per assopire la nostra ragione, portandoci ad accettare ciecamente una versione recante curiose e incomprensibili incongruenze, senza obiettare alcunché, anche per un doveroso rispetto unanimemente riconosciuto ad una nazione così duramente colpita dal terrorismo. Se è vero che le stragi dell’11 settembre sono state di una sproporzionata enormità, è anche vero che vi sono stati, forse, grossolani errori che hanno permesso che si verificassero. La più potente forza aerea del mondo resta a guardare il dirottamento e lo schianto di quattro aerei di linea. Non quattro ultraleggeri, ma quattro aerei di linea. Bisogna dare atto agli Usa che quando fanno le cose, le fanno in grande: se i terroristi avessero dirottato quattro ultraleggeri, forse avrebbero mandato una ventina di aerei ad intercettarli, mentre quattro Boeing 757, sono sfuggiti ai sofisticati sistemi di intercettazione e difesa. Certo, in fin dei conti, anche un tedesco, a fine anni ottanta, riuscì ad atterrare nella Piazza Rossa, a Mosca, superando tutte le difese aeree; volava però a tre metri dal suolo dove nessun radar poteva intercettarlo.
Bin LadenUna sola persona avrebbe, dunque, organizzato questo immane disastro. Anche qui verrebbe da chiedersi come abbia fatto ad istruire i kamikaze, “…con poche lezioni di volo su velivoli monorotore Cessna, gli attentatori si sono impadroniti ed hanno pilotato i Boeing 757”, afferma la Commissione di inchiesta sull’11 settembre. Ma è veramente possibile che pilotare un Cessna o un Boeing 757 sia la stessa cosa? E soprattutto, è necessario a questo punto che le compagnie aeree spendano tanti soldi per l’addestramento dei piloti? Il presunto coordinatore e ideatore di questo macello, tale Bin Laden, vive in Afghanistan, dove l’aereo è ancora la cosa più inconsueta che si possa immaginare. Da un Paese dove ci si sposta al 70% a dorso di mulo, ha organizzato l’attacco al ‘cuore della civiltà’ eludendo i più sofisticati sistemi di sicurezza di un Paese protetto da una delle più attrezzate ed avanzate Agenzie di Intelligence del mondo. E nessuno che abbia osato dire che la cosa sembrava quantomeno sospetta.
Saddam Hussein si difende durante il processoE allora via ai bombardamenti in Afghanistan, svuotando arsenali di proiettili all’uranio impoverito, con il segreto compito - secondo ardite tesi di taluni - di ottenere un governo amico per far arrivare il petrolio del Mar Caspio fino al Pakistan. Poi la madre di tutte le affermazione, ormai smentita: “L’Iraq possiede armi chimiche, dunque va preventivamente attaccato!”. L’uomo più controllato del pianeta, Saddam Hussein - che fosse un dittatore sanguinario lo sapevano tutti da più di 20 anni - il cui Paese era già isolato dalla ‘nofly zone’ a nord, veniva attaccato da sud perché si sosteneva desse asilo ai terroristi, e perché avrebbe avuto armi chimiche di distruzione di massa, peraltro mai ritrovate. Ma in realtà è ancor più incomprensibile che, anche se gli infondati timori del governo Bush sono stati smentiti, l’esercito americano e gli alleati siano ancora nel paese dei Giardini di Babilonia. Il Governo americano, per scongiurare il pericolo terrorismo, ha pensato poi di varare una legge, la ‘Patriot Act’, che, per combattere meglio il terrorismo, limita le libertà individuali: ebbene recentemente la Corte Suprema l’ha esaminata in alcuni suoi aspetti ritenendola anticostituzionale.
A cinque anni di distanza, in sostanza, siamo legittimati a pensare che forse le cose non siano andate proprio come hanno voluto farci credere, o quantomeno che le incongruenze non manchino e che ci sia sempre da riflettere sulle ‘verità’ che ci vengono offerte da potentati e lobbies.



venerdì 29 maggio 2009

A forza di missili

Ci risiamo, come da copione. La Corea del Nord non desiste da quelli che per lei sono solo "legittime sperimentazioni". Sorda a quanto viene detto dalla comunità internazionale, insiste col lancio dei suoi missili a corto raggio.

Anche oggi la Corea del nord ha lanciato un missile a corto raggio dalla sua costa orientale, in un nuovo gesto di sfida alla comunità internazionale.

Pyonyang ha annunciato di aver effettuato lunedì scorso un secondo test nucleare dal 2006 e ha lanciato cinque missili a corto raggio, minacciando di attaccare la Corea del Sud dopo la decisione di Seul di unirsi all'iniziativa di sicurezza contro la proliferazione nucleare

Il lancio e' avvenuto dalla base di Musudan-ri, situata sulla costa orientale. ''Sembra essere diverso da quelli lanciati in precedenza'', ha detto un funzionario del governo di Seul. ''Si tratta di un nuovo tipo di missile terra-aria'', ha aggiunto. Cresce intanto la tensione tra le due Coree: i pescherecci cinesi stanno abbandonando il Mar Giallo.

Minacce all'Onu
Ma non solo. Nuove sanzioni da parte dell’Onu porteranno la Corea del Nord ad adottare "misure di difesa". È l’avvertimento di Pyongyang riportato dall’agenzia ufficiale, Kcna. "Se il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite metterà in campo altre provocazioni, le nostre ulteriori misure di difesa saranno la risposta inevitabile" recita una nota del ministero degli Esteri. Inoltre "le attività ostili da parte del Consiglio di sicurezza equivarrebbero ad annullare l’armistizio della Guerra di Corea" del 1953. Pyongyang spiega pure che il secondo test nucleare di lunedì scorso è già da considerare "una misura di legittima difesa" contro la dura condanna espressa dal Palazzo di Vetro per il lancio del missile-satellite del 5 aprile scorso.


Un mondo senza Google

Stavo riflettendo su un post di tempo fa, di come sarebbe stato il mondo (web) senza la presenza di Google. Considerando che la maggior parte delle persone utilizza almeno uno dei servizi messi a disposizione da Google, considerando che il motore di ricerca Google non ha eguali, considerando che Gmail non ha eguali, voi vi siete mai chiesti come sarebbe la nostra vita senza Google?

In molti ormai associano il nome di Google al web stesso, e questo poi non sarebbe cosi falso. Forse, nemmeno Larry Page e Sergey Brin avrebbero mai potuto immaginare il punto raggiunto dal Big G. Qualche mese fa Google aveva deciso che tutti, o quasi tutti, i siti web erano malaware, quindi nessuno poteva accedere a questi siti. Da questo fatto si può capire benissimo che la popolarità di un blog, la diffusione di una notizia dipende moltissimo dal grande G, e quando qualcuno associa il web a Google non va proprio cosi lontano dalla realtà.

Da una statistica recente si evince che su Google vengono fatte oltre 3 miliardi di ricerche giornaliere. L’85% delle persone che arrivavano su questo blog lo facevano direttamente da Google (grazie Larry ), e penso che questa sia una statistica che accomuna tantissimi siti e blog presenti nel web. Salvo poi i famosi "Google banned", che ogni tanto eliminano ogni riferimento ad un sito a volte per molto tempo.

Torniamo al argomento principale, senza Google noi che cosa avremmo utilizzato in cambio?

Partiamo da quello che è il punto forte della azienda, cioè il motore di ricerca. Senza il motore di ricerca Google noi probabilmente avremmo utilizzato Yahoo o Msn (Live). Diciamo che la qualità di questi motori di ricerca secondo il mio punto di vista è nettamente minore di quella di G. Ogni volta che io cerco qualcos’altro con Yahoo o Live Search perdo troppo tempo in risultati non adeguati alla mia ricerca. Tutto diverso con il grande G, sono quasi certo che quello che cercavo lo trovo nelle prime due pagine.

Adesso passiamo agli servizi di blog. Come sappiamo Google è titolare della piattaforma Blogger. Le alternative in questo caso sono molto valide (per quanto mi riguarda più valide di Blogger) e tra tutti troviamo Wordpress (il mio preferito). Diciamo che in questo caso Google non ci sarebbe mancato tanto.

Parliamo invece di un altro punto forte di G, cioè Gmail. Una volta provato non si torna indietro. Sono passato a Gmail da Alice, Libero, Yahoo e via dicendo e ai tempi, Gmail era il primo ad offrire 1G di spazio nella casella mail. Negli ultimi anni invece posso affermare con tranquillità che Gmail ha raggiunto l’apice. Controllo tutti i miei account di posta direttamente da Gmail, invio, ricevo mail dai miei account Hotmail, Yahoo senza nessun problema. In questo caso le alternative sarebbero state sicuramente Yahoo Mail e Hotmail. Un altro punto in favore di Google.

Per non parlare poi di altri servizi come Google News, la ricerca nei blog, Youtube(adesso), Google Reader, Picasa, Google Netbook e altro ancora. Beh sicuramente di questi servizi si trovano delle decenti forse anche migliori alternative, ma vuoi mettere la comodità di fare il tutto con un unico account?

Questo schiacciante dominio, che lo ha portato a fare quasi piazza pulita di tutti gli avversari, in realtà mi fa anche un po’ paura. Insomma, io preferisco sempre vedere più servizi che si fanno battaglia e concorrenza, perchè questo stimola ognuno a migliorarsi, e tende anche ad avere risultati più trasparenti.

Un monopolio in un settore fondamentale come quello dell’informazione (perchè gira e rigira, in primis, internet è proprio questo) non è da auspicare.

Come vengono trovati i siti se non tramite i motori di ricerca?
Chi decide quali sono quelli che devono stare in vetta e chi più in basso? Chi è il padrone della loro visibilità, e quindi della loro vita?
Certo che Google ha tutti gli interessi a non censurare niente, ad essere imparziale, perchè altrimenti perderebbe credibilità e consensi (e quindi soldi). Ma questo in un “regime” pluralista.

In un regime di quasi monopolio come questo, invece, Google può permettersi di spadroneggiare come vuole, e, se è vero che, come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca”, allora è per questo che auspicherei per l’immediato futuro l’esplosione di qualche altro motore di ricerca, in modo da equilibrare questo strapotere.

Ricordo infatti come prima dell’avvento del colosso di Mountain View, c’erano molti motori, più o meno validi. Il solito Yahoo, classico motore per directory, ma anche Altavista (che allora dominava), Lycos, ecc. ecc.. Che sono presenti sì anche ora, ma con una influenza decisamente inferiore!

Mi stavo dimenticando di Google Maps, Google Earth e Google Adsense/Adwords. Beh quattro servizi niente male questi, ma di cui si può trovare una alternativa in Windows Live Maps e Yahoo per quanto riguarda la pubblicità.

Cosa dire, io sono un grande utilizzatore di tutti i strumenti messi a disposizione da Google e forse non ne potrei fare a meno. Però come si dice in Italia “Morto un papa, se ne fa un altro”, quindi molto probabilmente il mondo avrebbe avuto un altro Google.

La prevenzione o l'approvigione?

Se facendo i conteggi delle sanzioni effettuate ci si accorge que il loro numero sta aumentando, si prospettano due quadri per spiegarne la ragione::
  1. Gli automobilisti sono sempre più spericolati e mal accorti
  2. I comuni hanno trovato una nuova fonte per far cassa.
Quale delle due secondo voi, corrisponde alla realtà?

Un gestore accorto e che cerca la sicurezza sulla strada, dovrebbe innanzitutto, garantirne la sua viabilità; se il numero delle infrazioni sullo stesso tratto stradale viene riscontrato in aumento, o significa che i limiti, divieti o altro su quel tratto sono inadeguati, oppure qualcuno calca la mano. Incassare più sanzioni, non rende più sicuro quel tratto stradale.

Se ne discute finalmente in occasione del secondo Forum Internazionale delle Polizie Locali, in svolgimento a Riva del Garda, l'Automobil Club d'Italia ha tracciato un quadro sui controlli da parte delle Polizie sulle strade urbane italiane. In conseguenza dell'aumento dei controlli, sono esponenzialmente cresciuti anche i verbali cittadini, passati da circa 11,71 milioni del 2007 a circa 12,64 milioni dello scorso anno. Poche le differenze sulle più frequenti violazioni del Codice della Strada commesse dai cittadini. Le multe per parcheggio in divieto di sosta sono state circa 2,19 milioni, per l'eccesso di velocità 227.018, per le irregolarità nei documenti di circolazione 167.299, per il passaggio con il semaforo rosso 118.595 e per l'utilizzo del cellulare mentre si guida 114.904. Senza dimenticare un numero sempre troppo elevato di chi viaggia senza le cinture di sicurezza o guidando in stato di ebbrezza e sotto l'influenza di sostanze stupefacenti. Ma l'infrazione più comune in assoluto (una multa su due) rimane quella della violazione delle zone a traffico limitato, oltre al mancato rispetto delle giornate con targhe alterne, per un totale di circa 6,65 milioni di verbali effettuati.

Per la salvaguardia della sicurezza stradale, in città ci sono oltre 12 operatori di Polizia Locale ogni 10 mila abitanti e ciascuno di essi eleva quasi 480 multe, anche affidandosi agli autovelox fissi e mobili. Firenze detiene il triste primato del più alto numero di verbali (quasi 3 per veicolo), mentre a Foggia se ne eleva solo 1 ogni 5 auto. ''Tre incidenti su quattro - ha spiegato il Presidente dell'Aci, Enrico Gelpi - avvengono in città ed è quindi sulle strade urbane che deve essere rafforzato il presidio della Polizia Locale. In ogni caso le multe devono essere finalizzate alla prevenzione sulla sicurezza stradale e non ad incrementare i bilanci comunali''. Secondo Gelpi, occorre inoltre la costituzione di una banca dati sulle multe, esigenza ancor più sentita a livello europeo dove le difficoltà di interazione tra le Polizie nazionali ostacola l'applicazione delle sanzioni a carico dei cittadini stranieri.

Il Parlamento Europeo sta discutendo un testo che prevede di limitare la cooperazione internazionale solo a quattro infrazioni stradali ritenute più pericolose: eccesso di velocità, guida in stato di ebbrezza, mancato uso delle cinture e passaggio con il semaforo rosso. La fondazione Aci Filippo Caracciolo ha dedicato uno studio proprio alla cooperazione internazionale evidenziando le regole difformi e le sanzioni diverse da Paese a Paese. Ad esempio, mentre da noi il mancato rispetto delle norme sulla precedenza ai pedoni comporta soltanto una multa con decurtazione dei punti sulla patente, in Finlandia e Danimarca la stessa infrazione porta all'arresto, al ritiro della patente, ad una sanzione economica sul reddito e allo svolgimento di lavori socialmente utili. Sempre dal rapporto della Fondazione Caracciolo emerge la diversa organizzazione delle Polizie Locali nel presidio del territorio. Considerando la dotazione di strumenti tecnologici di prevenzione, a Stoccolma ci sono 2.300 etilometri, a Bucarest 200, a Helsinki 150, a Parigi 56 e a Roma soltanto 29. Anche gli autovelox sono più diffusi all'estero (dai 127 di Berlino ai 33 di Roma, ma a Parigi e Budapest ce ne sono di meno), mentre passare con il rosso è molto difficile a Helsinki (600 rilevatori automatici), meno punibile a Roma con un solo dispositivo elettronico. ''Serve un Codice Europeo della Strada - ha concluso Gelpi - che crei un riferimento univoco di comportamento alla guida''.

Aggiungere memoria alle applicazioni.

Quando si lavora nel mondo integrato ci sono alcune possibilità che si possa andare incontro ad un’applicazione che richiede maggiore spazio di memoria di quanto sia disponibile nella maggior parte dei microcontrollori e anche degli EEPROM esterni. Ecco perché vanno molto bene le schede SD o MMC. Sono a basso costo e facile da lavorare.

Per la maggior parte delle applicazioni tutto ciò che serve è una porta SPI, e anche se non disponiamo di essa è possibile emularne facilmente una sulla maggior parte dei microcontrollori. Con la porta SPI si può comunicare e memorizzare i dati per la scheda SD, ma è un po’ più complicato. La maggior parte delle applicazioni richiede di memorizzare o recuperare i dati da un personal computer. Allora si ha bisogno di un modo per collegare l’applicazione al computer e soprattutto un metodo per organizzare i dati in un modo che sarà riconosciuto dal sistema operativo del computer. Per questo è necessario disporre di una sorta di sistema di gestione dei file. E’ possibile fare uso di un sistema FAT 16 o FAT 32. Il sistema File Allocation Table (FAT) è semplice e supportato da quasi tutti i sistemi operativi. E’ necessario per prima cosa capire come funziona prima di aggiungerla al dispositivo integrato.

Le schede SD o MMC tendono a gestire la loro memoria in dimensioni fisse conosciute come settori o talvolta dimensioni di pagina, che solitamente sono di 512 o 256 byte. In un sistema FAT alcuni di questi settori sono utilizzati per la File Allocation Table, che agisce come un indice, mentre gli altri settori sono utilizzati per la memorizzazione dei dati. Tutti questi settori possono essere uniti per formare ciò che è noto come cluster. Le dimensioni dei cluster possono variare da 1 a 64 settori. I cluster sono gli enti che sono stati monitorati all'interno della File Allocation Table. Dato che il cluster può variare da 1 a 64 settori, deve essere presa una decisione sulla dimensione dei cluster. Il vantaggio di avere una più ampia dimensione dei cluster è che per gestire la memoria viene utilizzato un minor numero di cluster e quindi è obbligatoria una minore File Allocation Table.

Questo rende le cose più efficiente sul sistema dei file, ma usa molto spazio della memoria quando ci sono memorizzati piccoli file per ogni cluster. Quindi sostanzialmente si desidera scegliere la dimensione dei cluster in base al tipo di dati e le dimensioni con cui si dovrà lavorare. Più piccoli sono i dati e più piccola sarà la dimensione dei cluster.. In tal modo si garantisce un uso efficiente della memoria.

La presente File Allocation Table è solo una tabella contenente informazioni relative a ciascun cluster. Ad esempio in un sistema FAT16 ogni tabella è un numero intero a 16-bit che dimostra se il cluster se è vuoto o pieno, legato ad un altro cluster, riservato o se contiene settori danneggiati. Un cluster pieno è rappresentato da 0xFFFF mentre uno vuoto è dato da 0x0000. Quando un file richiede più di un cluster di spazio di memoria, si forma una catena di cluster e la File Allocation Table collega questi cluster avendo l'indirizzo del prossimo cluster presente in ogni indice fino all'ultimo cluster, che ha un 0xFFFF per rappresentare la fine dei dati o l'ultimo cluster nel file. Anche 0x0001 rappresenta un cluster riservato mentre 0xFFF7 rappresenta un cattivo cluster. La tabella seguente descrive tali caratteristiche.

FAT 16 Features

La File Allocation Table è molto importante e due o più copie di essa sono memorizzate prima dei cluster dei dati. Lo scopo principale della File Allocation Table è quello di tenere traccia dello status dei cluster (vuoto, pieno) e la posizione, ma non contiene alcuna informazione circa i file attualmente archiviati. Per questo scopo abbiamo la root directory.

La root directory possiede un’importante informazione sul file come il nome, l'estensione, gli attributi (archivio, directory, se è nascosto, di sola lettura, sistema e volume), la data e l’ora della creazione, l'indirizzo del primo cluster del file/directory dei dati e, infine, le dimensioni del file/directory. La root directory è memorizzata dopo l'ultima copia della File Allocation Table e prima di presentare i cluster dei dati. La struttura della root directory è indicata nella seguente tabella.

Root Directory Structure

Gli attributi hanno alcune maschere di bit nell’entrata della directory. Sono 01 per la sola lettura, nascosto per 02, 04 per il sistema, 08 per l’etichetta di volume, 10 per la sottodirectory, e il 20 per l’archivio. La data e l'ora memorizzano l'ultima volta che il file è stato modificato. Per quanto riguarda il Tempo i bit 15 a 11 rappresentano le ore, i bit 10 a 5 rappresentano i minuti e i bit 4 a 0 rappresentano i secondi diviso per due. Per quanto riguarda la Data i bit 15 a 9 rappresentano anno a partire dal 1980 al 2107, 8 bit per rappresentare Mese 5, e 4 a 0 bit rappresentano la il giorno. La sezione del primo cluster collega il file con la File Allocation Table. Questo numero punta al primo cluster contenente il file dei dati. Infine, la sezione Dimensioni contiene (in byte) le dimensioni dei file dei dati.

È possibile utilizzare le informazioni dalla directory principale per scrivere una varietà di funzioni per il vostro sistema integrato. Ad esempio, l'ora e la data di stampa di un sensore di dati in un logger dati.

Ora che si conosce la struttura di base del sistema FAT16, è possibile iniziare a sviluppare applicazioni per le quali gli utenti possono facilmente comunicare con il dispositivo integrato e un computer. Aggiungere un dispositivo di memorizzazione di massa come una scheda SD significa aumentare la flessibilità a qualsiasi dispositivo. Consuma molto scrivere il codice necessario per l'attuazione del sistema FAT16, nonché il codice per supportare la comunicazione con una scheda SD. La buona notizia è che ci sono molti software liberi e librerie a pagamento che si prendono cura dei codici al posto vostro. Tutto quello che bisogna fare è modificare il codice per adattare le piadinature specifiche e l'architettura del microcontrollore.

Ad esempio Microchip offre “File I/O Functions Using Microchip's Memory Disk Drive File System Library”, che è fondamentalmente il sistema FAT16 per alcuni dispositivi PIC. È possibile scaricare il codice sorgente e il report dell’applicazione da qui. Inoltre, in alcuni casi ci sono a disposizione moduli di hardware che implementano il sistema FAT per voi. Grazie a loro si risparmia il tempo di sviluppo, ma questi chip sono molto costosi e utilizzati in gran parte in dispositivi di archiviazione di massa USB. Personalmente trovo che siano uno spreco di denaro, dato che è relativamente semplice implementare il sistema FAT sul microcontrollore.



giovedì 28 maggio 2009

Evoluzione della copia


XVI secolo, Londra.
La stampa è stata inventata e la diffusione di documenti stampati come pamphlet o veri e propri trattati sta raggiungendo livelli mai visti, siamo in periodo precostituzionale e idee rivoluzionare cominciano a viaggiare in modo vorticoso.

La Corona teme la diffusione di idee sovversive così decide di creare un ordine di controllo della stampa. Nel 1556 nasce l'ordine degli “Stationers”, che sarebbero gli attuali editori, tipografi e librai a questa casta viene concesso il diritto esclusivo di copia (copy right) e quindi il monopolio sulle tecnologie di stampa e copia.

Fino a questo momento in Inghilterra chiunque può copiare, stampare opere letterarie, musicali e affini.

Gli autori non se ne preoccupano in quanto non ne detengono i diritti che in quanto il concetto stesso di diritto d'autore non è stato ancora inventato; anzi è importante che le opere circolino perchè è l'unico modo di aumentare la propria fama. L'autore in questo modo intercetta più committenti, come enti, teatri, strutture pubbliche, private o mecenati.

Prima dell'invenzione della stampa il costo della copia di un'opera era identico a quello di una copia originale in quanto entrambe erano scritte a mano.

Da questo momento in poi un'opera può andare in stampa solo se ottiene il visto degli Stationers e sarà catalogata nel registro ufficiale a nome di uno Stationer; se un autore non trova uno Stationer disposto a pubblicarlo non potrà scrivere, in pratica una censura di stato. Lo Stationer diventerà il proprietario dell'opera nell'interesse dello stato.

Il copyright nasce quindi come tentativo di controllo e censura degli organi di stampa.

Londra, XVIII secolo.
La monarchia inglese diventa una monarchia costituzionale e le nuove idee ormai accettate non giustificano a livello ideologico e l'esistenza di una censura della stampa.

Si decide così di abolire il monopolio sul diritto di stampa, gli Stationers sono diventati ormai una casta prestigiosa e stanno per subire un duro colpo economico. Non possono permetterlo.

Nasce così una nuova argomentazione di carattere politico:
  • Il diritto di copia (copy right) appartiene legittimamente all'autore
  • L'autore non possiede macchine tipografiche
  • Le macchine tipografiche sono possedute dallo stationer
  • La catena di distribuzione è collegata allo Stationer
Ne consegue che:
L'autore deve passare attraverso lo Stationer. Questo passaggio va regolamentato. Come?

L'autore avendo interesse a che l'opera venga pubblicata cederà il copyright allo Stationer per un periodo da stabilirsi, (in Italia il copyright dura 70 anni dalla creazione dell'opera).
Il concetto è cambiato, prima l'autore era costretto a cedere i diritti per un problema di controllo e di censura, adesso lo deve fare per il proprio bene economico.

Nasce negli autori una nuova sindrome, la sindrome di Stoccolma. Il rapito si innamora del proprio rapitore e lo difende a spada tratta, allora come ora molti autori si schierano a favore del copyright.

Nasce così nel 1710 lo “Statute of Anne” il capostipite degli accordi internazionali sul diritto d'autore e di lì tutte le leggi successive che non stiamo qui ad elencare.
Lo “Statute of Anne contiene la prima definizione di copyright così come lo intendiamo oggi.

L'autore è capace di creare l'opera d'ingegno, ma non è in grado di stamparla e distribuirla. Nel caso di musica è applicabile la stessa regola ma si parla di incisione e nel caso di film si parla di filmati e montaggio, il caso del software è talmente simile alla scrittura di libri che non abbiamo bisogno di menzionarlo, per questo motivo l'autore cede la maggior parte del guadagno ad altre strutture ed in cambio vieta ad altri di duplicare l'opera.

In Italia come in molti altri stati è vietato:
  • Citare un'opera in un'altra opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Copiare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Modificare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Redistribuire un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
Naturalmente non si può dare per scontato che il titolare del copyright ne sia anche l'autore.

Continua-->

Memorie di durata illimitata

Dal floppy disc alle pen-drive, passando per il disco ottico, la tecnologia dei supporti di memoria digitale per i Pc ha fatto tanta strada, portando alla realizzazione di prodotti sempre più piccoli e capienti. E la vita media dei moderni dispositivi di archiviazione si è decisamente allungata, anche se la loro durata non è ancora in grado di garantire vita eterna ai dati conservati. Tuttavia, una recente scoperta realizzata dagli scienziati dell’Università di Berkeley potrebbe spingere in avanti di un bel po’ la «data di scadenza» – diciamo così – dei supporti di archiviazione, rendendoli praticamente eterni.

PER SEMPRE BIT - Il professor Alex Zettl e il suo team di ricercatori hanno infatti realizzato un prototipo di memoria digitale praticamente eterno, che andrebbe ben oltre la vita media di 10-30 anni delle attuali memory card e raggiungerebbe una durata di un miliardo d’anni e una capienza pari a un terabyte per pollice quadrato (un trilione di bit). Il tutto senza l’utilizzo di silicio.

GRANDE NANOMEMORIA – Il dispositivo sperimentale creato nei laboratori di Berkeley (California) non sfrutta la tecnologia dei microchip tradizionali, ma si serve invece della nanotecnologia. Zettl e compagni hanno in pratica inserito una nanoparticella di ferro in un nanotubo di carbonio: in presenza di un segnale elettrico, la nanoparticella può essere controllata e spostata con grande precisione all’interno del nanotubo, le cui estremità – ancorate ad elettrodi – rappresentano i due simboli (0 e 1) del codice binario. In questo modo viene realizzato un sistema di memoria programmabile, che permette di registrare le informazioni digitali e riprodurle tramite la tecnologia hardware convenzionale. Lo studio in cui viene illustrata la scoperta degli scienziati statunitensi sarà pubblicato sul numero di giugno del mensile American Chemical Society's Nano Letters.

Vedova di Tito alla fame; nemesi storica


Per lei non c’è pensione perché suo marito «non aveva stipendio»

Prima di sposarsi con Lui, il Maresciallo Josip Broz Tito, nei corridoi delle stanze del potere belgradese era soprannominata «la puttana del presidente». Definita dallo stesso Tito «troppo selvaggia», riusciva a silurare chiunque le fosse antipatico, non importa se generale o ministro. «Perché (era solita dire con malcelato disprezzo) i serbi hanno sempre trucidato i loro sovrani». Ma stavolta tocca a lei «morire», nell’impietosa agonia dell’indifferenza. Jovanka Borz Tito, infatti, vive, o meglio, sopravvive tra le macerie della storia.

Sola e abbandonata. Dagli uomini e dal mondo. Da «puttana del presidente» a vecchietta di 84 anni, sfrattata dalla solitaria villa in cui venne «reclusa» dopo la morte del marito (ironia della sorte a pochi passi dal palazzo presidenziale di Dedinje, il quartiere vip di Belgrado).

All’esterno poteva e può sembrare una sistemazione decorosa. Ma al suo interno l’umidità segnava le pareti e d’inverno alla vedova Tito veniva pure tagliato il riscaldamento. Poi l’ulteriore sfratto in un alloggio popolare.

Così Jovanka si rivolge a un assistente sociale a chiedere aiuto, ma all’ufficio comunale il timido funzionario si sente rispondere che «quelli non erano affari suoi».

Eppure all’Ufficio federale della proprietà immobiliare sostengono di conoscere le difficoltà in cui versa la «signora Jovanka». «Le abbiamo più volte telefonato - dicono - ma lei non risponde. Potremmo anche trasferirla in un altra abitazione, ma se le si nega...». E che la situazione stia vieppiù peggiorando lo dimostra il fatto che lo scorso 4 maggio, anniversario della morte del Maresciallo avvenuta a Lubiana nel 1980, Jovanka non si è recata sulla tomba (peraltro restaurata di recente) del marito (meglio nota come Casa dei fiori).

«Non vado più a visitare la tomba di mio marito - ha dichiarato al quotidiano serbo Politika - perché ho paura di incontrare qualche funzionario statale che mi imponga di sottoscrivere la dichiarazione in base alla quale io lascio ogni mio avere allo Stato».

Così la vedova dell'ex leader jugoslavo Josip Broz Tito ha rotto un decennale silenzio per denunciare di essere stata abbandonata da tutti dopo la morte del marito, 30 anni fa.

«Subito dopo la morte di Tito, sono stata buttata fuori casa come una valigia, in camicia da notte, senza nulla, senza poter prendere una foto di noi due, una lettera, un libro, dei vestiti», racconta Jovanka Broz in un'intervista pubblicata dal quotidiano serbo Politika, che la presenta come la prima da lei concessa dopo la scomparsa di Tito, il 4 maggio 1980.

«Contro la mia volontà, mi hanno sbattuta in un alloggio, assicurandomi che sarebbe stato provvisorio. Ma ci vivo ancora, dopo circa tre decenni», afferma la moglie del leader jugoslavo, che ha 84 anni.

Jovanka Broz oggi vive nell'isolamento, con scarsi mezzi, evitando i contatti con i media. Due anni dopo la la scomparsa del marito fu informata che non avrebbe ricevuto una pensione perchè non aveva una carta d'identità e perchè Tito, che aveva governato la Jugoslavia dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla morte , non percepiva un salario.

Ora però il ministro degli Interni della Serbia, Ivica Dacic fa sapere che si occuperà personalmente dello status della vedova di Tito cui dovrebbe essere concesso finalmente il passaporto e la carta d’identità. Vedova Bros che nel 1977 ha conosciuto anche gli arresti domiciliari con l’accusa di aver tramato con alcuni generali un colpo di Stato dagli oscuri controni filo-sovietici. Qualcuno sostiene che sia stata anche rinchiusa nel carcere di Spalato.

Eppure, nonostante il «de profundis», intonato dai media serbi, in Bosnia fonti sostengono che Jovanka, appena in possesso dei nuovi documenti di identità, potrebbe rivendicare l’eredità di 2 miliardi di dollari del marito custoditi in una banca Svizzera.

I soldi proverrebbero dal periodo tra le due guerre mondiali, quando il futuro presidente jugoslavo possedeva apparentemente anche il 30 per cento del lussuosissimo Hotel Imperial di Vienna. E, in effetti, presunto colpo di Stato a parte, non c’è stato alcun motivo giuridico per il decennale isolamento della vedova Borz, ma fonti sostengono che l’«esilio in patria» era dovuto proprio per evitare che Jovanka entrasse in possesso del tesoro di Tito.

Oggi lei non è più la regina, è solo una strega di un regime odiato. Odiata dai serbi, che non perdonano al defunto Maresciallo di aver tenuto lo stivale dell’ideologia fortemente premuto sul loro capo da sempre proteso verso gli agognati lidi disegnati da un mai sopito nazionalismo, è stata ripudiata anche dalla sua terra natia croata (è nata nel villaggio di Pecani, nella Lika) che la considera, invece, l’ultimo totem del comunismo, storico avversario di quello spirito secessionista che ha condotto Zagabria all’indopendenza.

Oggi Jovanka è solo una vecchietta che come tante, in Serbia, ma non solo, non ha neppure i soldi per arrivare alla fine del mese.

Un PC, piccolo piccolo: by LINUX

Quanti di voi hanno pensato, almeno una volta, ad inserire nella propria automobile un PC con all'interno i programmi che gli possono servire? Oppure avere un PC di dimensioni tatli da poterlo tenere a portata di mano?
PicoTux 100 è il suo nome ed è incredibilmente il micro-pc più piccolo al mondo con sistema operativo Linux installato e funzionante mai realizzato. Le sue misure sono davvero imbarazzanti: 36mm×19mm×19mm, ovvero come le dimensioni della presa di rete LAN RJ45, comprensive del jack di alimentazione e porta seriale.

Il processore è un AMR7 NetSilicon NS7520 a 55MHz con kernel uClinux 2.4.27 e shell Busybox 1.0. La comunicazione è assicurata da due interfacce: ethernet 10/100 Mbps H/F Duplex ed una non più recente porta seriale RS232. Per quanto riguarda la RAM, possiede una sdram da 8 Mb, mentre come “hard disk” utilizza una conpact flash memory da 2 Mb, dove in sostanza risiede il sistema operativo linux in soli 720 Kb di spazio.

In questa minima installazione di uClinux, è stato inserito il Telnet ed un Webserver, mentre il compilatore C è la versione 3.4.4 di GCC. Passiamo invece al peso: irrisorio solo 18 grammi, che praticamente lo rendono anche il PC più leggero al mondo! Sul sito ufficiale trovate lo shop online, nel quale è possibile acquistare il PC già “montato” oppure i kit di assemblaggio per un fai da te professionale, il tutto a partire da 99,00 €

mercoledì 27 maggio 2009

La corea del Nord aumenta la pressione.

Venti sempre più tempestosi annunciano guerra imminente. Seguono gli sviluppi delle azioni di Kim Jong-il dai fatti recenti.
Nonostante nel passato la stessa escalation rapida ha visto trasformarsi da una presa di potere di Hitler nel secondo conflitto mondiale, la comunità internazionale tentenna sul da farsi. In effetti la situazione è delicata e agire senza rompere i giochi politici/economici dei vari stati, è arduo.

Ai dittatori di qualunque regime, non passa minimamente l'idea che stati democratici, non sono capeggiati dall'individuo che li rappresenta e che dunque, non cambiano la linea d'azione in base a chi stà al governo, ma agiscono conformemente alla comunità che li ha votati.

Questi individui malati di potere e convinti della bontà delle loro azioni, solo cercano il tornaconto più proficuo e diretto, pensando che un male in più, possa portare solo beneficio alla popolazione che sovrastano, con buona pace delle vittime che questo comporta.

PYONGYANG - La sfida della Corea del Nord alla comunità internazionale non si ferma. Oggi Pyongyang ha effettuato un nuovo lancio di missile a corto raggio, all'indomani del lancio di altri due. E ha minacciato una risposta militare alla Corea del Sud dopo la decisione di Seul di aderire alla Proliferation Security Initiative (Psi), dichiarandosi di non sentirsi più legata all'armistizio del '53. Intanto i satelliti spia americani hanno accertato che è ripartito l'impianto nucleare -2.

In una dichiarazione diffusa dall'agenzia stampa ufficiale Kcna, l'esercito nordcoreano accusa il presidente sudcoreano di tradimento. "Come dichiarato al mondo, le nostre forze rivoluzionarie considereranno la piena partecipazione del gruppo di traditori di Lee Myung Bak nella Proliferation Security Initiative (PSI) - si legge nella dichiarazione con un riferimento all'iniziativa guidata dagli Stati Uniti - come una dichiarazione di guerra contro di noi".

Pertanto, la sicurezza delle navi sudcoreane e statunitensi non puo' essere piu' garantita nel tratto di mare prospicente al confine intercoreano aggiunge ancora la dichiarazione dettata alla Kcna. Con l'armistizio revocato, la penisola potrebbe tornare presto in uno "stato di guerra", ha aggiunto la missione militare nordcoreana nell'area comune di sicurezza della Zona demilitarizzata coreana.

L'agenzia sudcoreana Yonhap, citando una fonte anonima del governo di Pyongyang, ha riferito che il lancio del nuovo missile a corto raggio è avvenuto dalla costa orientale verso il Mar Giallo.
Il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, citando una fonte anonima del governo di Seul, ha riferito che un satellite spia statunitense ha rilevato vapore uscire da un impianto nucleare a Yongbyon, generati dalla struttura di lavorazione del plutonio che si trova a 80 chilometri da Pyongyang. La Corea del Nord aveva già annunciato di aver riavviato le operazioni di ritrattamento del combustibile atomico a Yongbyon, in segno di protesta verso la condanna dell'Onu per il lancio del missile-satellite effettuato il 5 aprile scorso, che secondo i servizi Usa e sudcoereani era però il test di un nuovo missile nucleare.

L'ultimo atto della sfida al mondo è la dichiarazione di Pyongyang non sertirsi più legata all'armistizio del 1953, siglato alla fine della guerra di Corea. La notizia è stata diffusa dalla Kcna, l'agenzia ufficiale del regime. E' la risposta alla decisione del vicino di aderire all'iniziativa lanciata nel 2003 da George W. Bush per interdire il trasferimento di tecnologie e armi di distruzione di massa. Il regime di Kim Jong-il ha diramato una nota per avvertire che risponderà "immediatamente e con forti misure militari" ad una eventuale decisione del Sud di fermare e ispezionare navi nordcoreane.

Finora la reazione della comunità internazionale è stata ferma ma non sostanziale. Il Tesoro americano, dopo le dure parole di Obama sulle "conseguenze" inevitabili delle azioni di Kim, ha reso noto che sono allo studio nuove sanzioni al Paese, dove già vige un regime di isolamento assoluto imposto dal regime e la popolazione vive nella totale privazione dei beni di consumo più comuni. Ma il gruppo di lavoro dell'Onu incaricato di formulare una nuova risoluzione ha annunciato ieri sera che "occorre ancora del tempo" per arrivare a un pronunciamento definitivo.

Ad allarmare la comunita' internazionale e' anche la notizia che i satelliti spia americani hanno registrato immagini che mostrano come sia stata ripresa l'attivita all'impianto nucleare di Yongbyon, che era stato messo in disuso dalla Corea del Nord dopo la firma dell'accordo per la denuclearizzazione nel febbraio 2007.

Secondo quanto riporta il quotidiano Chosun Ilbo, l'impianto e' stato riaperto diverse volte in aprile e dall'inizio di maggio le immagini mostrano del fumo che proverebbe la ripresa dell'attivita' della produzione del plutonio destinato alle armi atomiche, precisa ancora l'agenzia sudcoreana Yonhap. Pyongyang aveva in effetti annunciato gia' lo scorso aprile la sua intenzione di riprendere la produzione del plutonio in risposta alle critiche arrivate dal Consiglio di Sicurezza al lancio di missili del cinque aprile.

La crisi è seria. Il mondo deve reagire e infatti il Consiglio di sicurezza ha già avviato le consultazioni per approvare una seconda risoluzione che dovrebbe proporre nuove sanzioni economiche. Ma il Palazzo di vetro, da solo, non riuscirà a piegare il leader supremo Kim Jong Il; perché la Russia, ma soprattutto la Cina non sembrano disposte ad approvare misure troppo dure. Ma non solo.

A decidere l’esito di questa crisi saranno ancora una volta gli Usa. E gli sguardi di tutti sono puntati su Obama, chiamato ad affrontare la prima vera crisi mondiale da quando si è insediato alla Casa Bianca. Fino a oggi i sorrisi, le promesse e a tratti persino le lusinghe, in Asia, in Europa, nell’America latina, in Africa sono serviti a migliorare l’immagine degli Usa. Ma non servono a fronteggiare un dittatore che guida un Paese dove decine di migliaia di persone muoiono di inedia. E che possiede la bomba atomica.

Altro che ammiccamenti, occorre una risposta forte, che a parole è arrivata. «Se la Corea del Nord vuole continuare a provocare la comunità, dovrà essere pronta a pagarne il prezzo», ha ammonito l’ambasciatrice statunitense all’Onu Susan Rice. Ma concretamente che cosa può fare Washington?

La risposta degli esperti dell’amministrazione è sconsolata: ben poco. Negli ultimi quindici anni è stato tentato di tutto. Clinton provò a blandire Pyongyang fornendo impianti per produrre energia nucleare e dal petrolio. Bush, all’indomani dell’11 settembre, citò la Corea del Nord tra i Paesi dell’Asse del male, al pari dell’Iran e dell’Irak di Saddam Hussein; quindi tentò di portarla al collasso imponendo dure sanzioni economiche e il sequestro dei beni all’estero di Kim Jong Il e dei suoi familiari.

Poi lo stesso Bush cambiò idea, imboccando la via del negoziato multinazionale, assieme alle potenze della regione e alle Nazioni Unite, che permise di raggiungere un accordo per lo smantellamento degli impianti nucleari, ora denunciato da Pyongyang.

Un’opzione ci sarebbe: gli Usa non hanno ancora applicato il blocco navale, sebbene sia stato autorizzato dall’Onu qualche anno fa. Ma Pyongyang ha fatto sapere che lo considererebbe un’aggressione e dunque un atto di guerra. È un bluff o fa sul serio? E dunque Obama è disposto a rischiare una crisi militare nel sud est asiatico che affosserebbe la speranza di una ripresa economica e lo costringerebbe a schierare le forze armate a difesa della Corea del Sud e forse anche del Giappone?

La risposta più probabile è no. E allora non resta che tentare ancora una volta il dialogo, alternando la carota e la minaccia del bastone. Con cautela, sedando le ansie di Kim Jong Il, che teme di essere spodestato e che vorrebbe approfittare di questa crisi per passare il potere al terzogenito. Il dittatore è malato, insicuro, ansioso; e dunque meno prevedibile. Un problema in più per Barack Obama.

Caffè espresso ovunque

Il gadget di oggi non è elettronico, ma merita senza dubbio un posto nella classifica degli aggeggi più cool della storia: stiamo parlando di Handpresso, la macchina per caffè espresso portatile, che senza bisogno di corrente elettrica o pile promette di fare un caffè degno del miglior bar. ll funzionamento è piuttosto semplice: quando la voglia di caffè vi assale nel posto più imporbabile, in mezzo a un bosco, in cima a una montagna o nella metropolitana strapiena, vi basterà versare dell'acqua bollente nel vostro Hadpresso, inserire una cialda del vostro caffè preferito e azionare il meccanismo a pompa della macchina. Il caffè uscirà fumante e fragrante, pronto per essere gustato nella vostra tazzina preferita.
Dal punto di vista tenico Handpresso non è altro che una pompa capace di raggiungere la pressione di 16 bar, paragonabile a quella delle macchine per espresso domestiche.
Si compra online per 99 euro, insieme a numerosi accessori tra cui un elegante astuccio in cuoio che contiene il thermos per l'acqua calda e un set di tazzine.
Nel video qui sotto una dimostrazione del funzionamento.



Bolidi futuristici del passato

Sviluppata nel 1938, la Buick Y Job Concept è la prima concept car mai realizzata e monta soluzioni innnovative che sono poi state adottate su tutte le autodi serie: tra queste i vetri elettrici, le luci sopra le alette parasole, la capotte elettrica e la griglia del radiatore a barre verticali che è stata ultimamente riscoperta da Audi e BMW.
Il design particolarmente allungato e le forme morbide e generose, che agli automobilisti dell’epoca dovevano ricordare quelle di una salsiccia gigante, la confinarono nel mondo dei prototipi.

Liberamente ispirata al desing aeronautico degli anni ’40, la Tasco rappresenta la visione dell’epoca di come sarebbe stata un auto sportiva: ruote coperte da parafanghi simili a quelli degli aerei, tetto in vetro come i caccia e controlli interni pieni di leve e cloche come in una cabina di pilotaggio.
Fu una delle prime vetture realizzate in alluminio e fibra di vetro. Il suo progettista, Gordon Buehrig, rimase però un genio incompreso. Solo nel 1968 riuscì a vendere alla Corvette, ma per pochissimi soldi, un brevetto relativo alla costruzione del tetto.

Ai primi del ‘900 la Francia spese cifre enormi in ricerca e sviluppo nel settore aeronautico: investì oltre 22 milioni di dollari, contro i 2 messi sul piatto nello stesso periodo dagli USA. Convinti che fosse il sistema più efficiente per muovere un veicolo, alcuni costruttori decisero di utilizzare motori d’aereo per realizzare auto… ad elica. Come questa Helicron del 1932 capace di "volare" sull’asfalto a oltre 100 km/h.
Le ruote sterzanti sono quelle posteriori e sono anche le uniche ad essere dotate di sospensioni. Il proprietario del modello fotografato qui sopra, nel 2000 ha ottenuto la carta di circolazione dato che l’auto risponde ai requisiti minimi di sicurezza previsti dalla legge francese. Potrebbe quindi capitarvi di vederlo scorazzare per le campagne d’oltralpe…

La Ferrari Modulo nacque nel 1970 dalla penna di Pininfarina, che cercava idee per una nuova generazione di vetture sportive estreme. E in effetti le sue linee richiamano da vicino quelle delle auto da corsa dell’epoca. Era spinta da un motore Ferrari da 4000 centimetri cubici di cilindrata, capace di erogare oltre 550 cavalli di spinta. Chissà se sarebbe capace di affrontare un muro della morte...

Costruita nel 1928 dalla Martin Aircraft Company, un’azienda di New York attiva nel settore aereonautico, questa vettura ha un assetto e una forma che ricordano da vicino quella degli aerei, così come molte concept car dei primi anni del ‘900. Anche molte delle soluzioni tecniche adottate - come le ruote coperte, le sospensioni e la forma "in discesa" del posteriore - sono di chiara derivazione aeronautica.
Un motore a 4 cilindri la spingeva a oltre 150 km/h, velocità, per l’epoca, di tutto rispetto.

IQ: il navigatore intelligente

Vi piacerebbe un navigatore satellitare che vi conduce alla meta come se fosse "uno del posto" ? Che vi fa fare strade alternative, poco frequentate e soprattutto sconosciute ai navigatori altru? È ONE IQ Routes, il navigatore intelligente di casa Tom Tom.

Ma in cosa consiste la sua intelligenza? Nella capacità di calcolare gli effettivi tempi di percorrenza a seconda del giorno e dell’ora: IQ Routes sa per esempio che, se per percorrere il miglior tragitto la domenica pomeriggio ci vorranno 21 minuti, a causa delle condizioni di traffico del lunedì mattina bisognerà fare un percorso del tutto diverso, della durata di 27 minuti.

L’intelligenza del navigatore in realtà altro non è che un complesso e raffinato data base dove sono raccolti anni di misurazione anonima delle velocità sui diversi tratti stradali. Questi dati consentono a IQ Routes di tenere conto di qualsiasi fattore che possa generare un ritardo al viaggio.

Costa 199 euro con le mappe di tutta Europa e può essere acquistato in tutti i negozi di elettronica. Per chi vuol fare le cose in grande, IQ Routes è disponibile anche in versione XL con schermo da 4.3 pollici al prezzo di 229 euro.

martedì 26 maggio 2009

RAI: non pagare è un crimine da carcere!!!

E’ stato introdotto un nuovo reato per il mancato pagamento del canone Rai; inoltre, ci sono delle novità riguardanti i vantaggi e gli svantaggi di essere italiani e non. A denunciare l’accaduto è l’Associazione Aduc in accordo con le novita’ contenute nella lettera con cui ogni anno la Rai gentilmente ricorda a coloro che ancora non lo sapessero tutti ‘i vantaggi che offre un pagamento spontaneo’ dell’abbonamento.


In particolare, sottolinea l’Aduc, è stata inserita anche la clausola di pagare il canone per chi è in possesso di un personal computer; ma attenzione, per chi non si abbona si potrebbe rischiare il carcere. Ormai, infatti, il canone non si paga solo per il possesso di un televisore, ma anche per tutti gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione di programmi televisivi, compresi personal computer, decoder digitali e altri apparati multimediali.

Continuando nella lettura della lettera, emerge inoltre che chi non paga incorre in un reato di evasione fiscale, quindi secondo la Rai è un crimine; anche se la legge parla soltanto di illecito amministrativo con conseguente sanzione pecuniaria. Per gli stranieri, mette in evidenza l’Aduc, il mancato pagamento diventa una multa, invece per gli italiani si rischia un processo!

Intanto molti cittadini che hanno fatto regolare disdetta e compilato tutti i moduli, si sono visti recapitare il bollettino d'ingiunzione di pagamento e ascritti al reato d'evasione.

Il Garante del Contribuente del Piemonte preannuncia una denuncia per truffa aggravata e abuso d'ufficio nei confronti della Rai e dell'Agenzia delle Entrate (Sportello abbonamenti tv di Torino) per il loro comportamento nei confronti dei contribuenti che non detengono il televisore o che hanno fatto regolare disdetta.

(1) Da anni, la Rai porta avanti la sua opera di intimidazione nei confronti di centinaia di migliaia di cittadini accusati di evadere il canone anche se il canone non e' dovuto. In molti casi, nonostante le ripetute lettere raccomandate con cui questi cittadini sono costretti a ribadire periodicamente alla Rai di non avere la tv, lo specifico Sportello abbonamenti procede con cartelle esattoriali, fermi amministrativi di beni mobili e addirittura ipoteche di beni immobili. Per questo, abbiamo invitato i cittadini a denunciare il comportamento della Rai al Garante del Contribuente, oltre che alla Procura della Repubblica di Torino e alla Corte dei Conti. Ora il Garante ha fatto proprie le ragioni di questi cittadini. E' la prima e unica voce istituzionale che si muove per porre fine all'indecente comportamento della Rai e del suo sceriffo di Nottingham che e' lo Sportello abbonamenti tv. Ma e' necessario che il maggior numero possibile di cittadini si unisca a questa battaglia per imporre alla Rai standard di legalita' e di civilta' che da tempo ha abbandonato.

Notizia che potrebbe dar sollievo, dato l'annuncio d'intervento legale, ma che essendo la frase volta al tempo futuro, lascia i cittadini nella obbligatorietà di agire per proprio conto, con a volte e spesso, inutili appelli, ricorsi, raccomandate eccetera.

VERGOGNA!!!!

Digitale terrestre in Piemonte, zoppica

Falsa partenza per la nuova avventura digitale in Piemonte. Il passaggio al sistema digitale terrestre sta facendo arrabbiare non poco i cittadini piemontesi, i cui decoder non mostrano i canali RAI o alcuni di essi.

In molti non si spiegano come mai non riescano più a vedere i canali della TV di stato, quando solo Rai Due e Rete4 (Mediaset) sono passati alla nuova piattaforma. In casa RAI fanno sapere che il problema è figlio di un cambio di frequenze di tutti i canali digitali. Alcuni decoder, più evoluti, hanno colto il cambiamento e si sono aggiornati di conseguenza, mentre per altri rimane l'aggiornamento manuale. Le proteste non sono mancate e i centralini sono stati presi d'assalto.

In casa RAI parlano di "informazione non recepita", probabilmente perché - ma questo l'aggiungiamo noi - non è stata correttamente comunicata. La RAI è poi corsa ai ripari informando i cittadini sui canali analogici RAI Uno e RAI Tre che dovevano rieseguire la sintonizzazione. Diverso il problema per chi, nonostante ciò, non riesce ancora a vedere la vasta offerta dei canali: la RAI consiglia di chiamare un antennista che, probabilmente, qualcuno dovrà pagare (indovinate chi?).

La RAI procederà, nei prossimi mesi, a installare nuovi ripetitori, ma a quel punto i problemi per alcuni potrebbero perdurare, poiché un secondo problema potrebbe riguardare le antenne più vecchie e un terzo potrebbe derivare dai decoder stessi. Infatti, alcuni lamentano problemi "strani", ovvero un decoder riceve e un altro non vede il segnale.

Insomma tanti problemi, i più dovuti per una scarsa informazione dei cittadini. Intanto l'associazione Adiconsum e la Regione hanno firmato un accordo per il quale Adiconsum si occuperà di stampare 10 mila copie di un libretto di istruzioni che spiega il passaggio al digitale. Inoltre, Adiconsum effettuerà 35 incontri nelle province piemontesi nel mese di giugno. Farli prima?

SCOZIA, APPROVATA LA NOMINA DI UN PARROCO GAY

L'assemblea generale della Chiesa di Scozia si è espressa in favore dell'assegnazione di una parrocchia al reverendo Scott Rennie, gay dichiarato.
Secondo quanto riportato dai media britannici, la nomina del trentasettenne sacerdote a responsabile della Queen's Cross Church di Aberdeen, città sulla costa nordorientale della Scozia, aveva provocato l'opposizione dei membri più tradizionalisti della chiesa che avevano firmato un appello contrario alla promozione di Rennie.
La vicenda è finita all'esame dell'Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, che ha sede a Edimburgo. Gli oppositori si rifacevano ai passi del Vecchio e Nuovo testamento in cui l'omosessualità viene descritta come "cattiva scelta".

I difensori di Rennie invece sostenevano che la Bibbia non fa riferimento alle relazioni omosessuali "che appartengono essenzialmente alla società moderna". L'Assemblea generale si è espressa con 326 voti a favore della nomina di Rennie e 267 contrari. "Questa è una buona decisione - ha detto un pastore della parrocchia di Aberdeen, Ewen Gilchrist - Dà il messaggio che siamo aperti ed inclusivi". (ANSA)

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