Ricerca personalizzata

lunedì 27 luglio 2009

Marinatura degli alimenti

La marinatura è una tecnica tradizionale di conservazione a breve termine e preparazione alla cottura di carni e pesce. Essa consiste nell’immersione dell’alimento in un composto acido (aceto, succo di limone, vino), in molti casi combinato con olio e spezie: il risultato è un ammorbidimento delle componenti muscolari, l’eliminazione di alcuni gusti troppo “forti” (come nel caso della selvaggina) o una cottura a freddo (come nel caso del carpaccio).

La componente acida svolge il ruolo essenziale: limita la crescita microbica e favorisce una parziale denaturazione delle proteine, che così diventano più tenere e “friabili”, quindi più digeribili.

E’ importante sapere che la fase di marinatura varia a seconda dell’alimento: se il pezzo è molto grande o la carne dell’alimento è troppo dura è chiaro che il tempo di marinatura sarà maggiore rispetto ad un prodotto piccolo e a carne tenera come, per esempio, le alici. Nel caso di tagli di carne voluminosi è poi buona cosa favorire la penetrazione della marinata massaggiando, praticando tagli o fori.

La dissoluzione della marinata nel muscolo è temperatura-dipendente, per cui l’effetto è migliore a temperatura ambiente e più lento a temperatura di refrigerazione. Ma nessuna preoccupazione igienica: in ogni caso l’acidità del mezzo impedisce lo sviluppo microbico, anzi ha un piccolo effetto batteriostatico.

L’impiego del vino, soprattutto del vino rosso, offre particolari vantaggi: l’alcool scioglie o rammolla i grassi, favorendo la penetrazione della marinata; gli acidi organici presenti esercitano l’effetto di intenerimento, le sostanze fenoliche (quali i tannini, presenti in maggiore quantità in un buon vino rosso, meglio se invecchiato) reagiscono con le proteine, formando complessi insolubili che rendono la carne più succosa e tenera.

Nel caso del brasato, l’alcool evaporerà durante la cottura, mentre il piccolo residuo zuccherino eventualmente presente rafforzerà l’effetto della reazione di Maillard nella prima fase di rosolatura, favorendo l’imbrunimento e la tostatura superficiale che impedisce la fuoriuscita dei succhi nella successiva fase di cottura.

Infine, una nota salutistica: recenti ricerche hanno dimostrato che la formazione di ammine eterocicliche (HCA), sostanze sospette di cancerogenicità che si formano per reazione fra la creatina ed alcuni amminoacidi nella cottura alla fiamma diretta ad alta temperatura, viene depressa quando le carni sono state precedentemente marinate.

Marinate gente,... marinate!

Cifrare RSA: applicare le caratteristiche dei numeri primi

Abbiamo visto nel post di tempo fa, principi di codifica e cifratura. Oggi sviluppiamo l'argomento introducendo l'algoritmo RSA, derivato da l'applicazione di numeri primi.

Fin dai tempi di Euclide, cioè circa dal 300 a.C., gli antichi Greci sapevano che ci sono infiniti numeri primi e che essi sono distribuiti in maniera irregolare tra i numeri naturali. Da allora, molti matematici eminenti, come Fermat, Mersenne, Leibniz, Eulero, Gauss ecc., hanno compilato e analizzato lunghi elenchi di numeri primi, nel tentativo di farsi un'idea della loro distribuzione e per cercare delle formule in grado di produrre, se non tutti, almeno "molti"numeri primi.

Per esempio, un importante risultato fu ottenuto nel 1896 da due matematici francesi, Hadamard e De la Vallie Poussin. Essi dimostrarono il seguente teorema, che era stato congetturato quasi un secolo prima da Gauss: il numero dei primi minori o uguali a n può essere approssimato da n/log n (al crescere di n).

D'altra parte, molti matematici dal '600 in poi, a partire da Mersenne, si de dicarono a studiare i numeri del tipo 2p-1, con p primo. Infatti Fermat aveva dimostrato che, se non sono primi, i numeri di questo tipo hanno fattori tutti della forma 2Kp+1, con k numero naturale. Questo semplifica molto il test di primalità, cioè la verifica se sono primi o meno. In effetti, i più grandi primi trovati finora sono proprio primi di Mersenne, cioè del tipo 2p-1. In particolare lo è l'ultimo, quello trovato lo scorso novembre dal ventenne canadese Michael Cameron: si tratta di 213.466.917-1, un numero con oltre 4 milioni di cifre!

Quello che spinge a cercare nuovi numeri primi può essere l'emulazione nei confronti degli illustri matematici del passato, il desiderio di gloria, il piacere di battere un record. Nello stesso tempo, ci possono essere risultati collaterali della ricerca svolta, di interesse indipendente. Dagli anni '50 in poi, i conti necessari a verificare che grandi numeri sono primi sono stati effettuati dalle macchine calcolatrici: i programmi per trovare numeri primi sono stati usati per testare del nuovo hardware, c'è stata quindi un'utilità pratica.

A partire dagli anni '80, grandi numeri primi sono stati usati per cifrare messaggi segreti con il metodo di crittografia a chiave pubblica detto RSA (dai nomi dei suoi ideatori Rivest, Shamir e Adleman, ricercatori del Massachussetts Institute of Technology).

I metodi di crittografia a chiave pubblica prevedono che, chi deve ricevere l'informazione, renda pubblica la chiave (alcuni numeri) e il metodo per cifrare i messaggi. Egli poi, in base a dei "numerisegreti" in suo possesso è in grado di decifrare i messaggi che gli vengono inviati.

Nel metodo RSA:
  • i numeri segreti sono due numeri primi p, q e un numero N primo con (p-1)(q-1)
  • la chiave pubblica è costituita dal prodotto pq e da un numero M tale che MN-1 sia multiplo di (p-1)(q-1)
  • il messaggio da trasmettere è un numero intero positivo x, minore di pq;
  • il messaggio cifrato è il numero y, ottenuto come resto della divisione di xM per pq
  • per decifrare il messaggio, è sufficiente calcolare il resto della divisione di yN per pq.
Osserviamo che il messaggio deve essere un numero positivo e minore di pq. Pertanto se si tratta di un messaggio in lettere, bisogna innanzitutto trasformarlo in cifre con un metodo qualunque. Se il numero trovato è troppo grande, lo si spezza in numeri più piccoli da trasmettere separatamente.

La spiegazione del metodo si basa sul seguente teorema, che a sua volta segue da un famoso teorema, noto come piccolo teorema di Fermat.

Teorema Se 0≤x(xM)N è congruo a x modulo pq.

Nella pratica, bisogna scegliere p e q primi molto grandi, in modo che sia impossibile fattorizzare pq in tempo ragionevole. Il metodo infatti si basa sull'assunzione che sia estremamente difficile risalire a p e q conoscendo il loro prodotto.


Se chi intercettasse un messaggio fosse in grado di fattorizzare pq, di conseguenza conoscerebbe anche (p-1)(q-1), e per trovare N gli sarebbe sufficiente risolvere l'equazione

MN = 1 mod (p-1)(q-1),

con M e (p-1)(q-1) primi tra loro, entrerebbe così facilmente in possesso di tutte le informazioni necessarie a decifrare il messaggio.


Il rapido sviluppo di nuove tecniche per la fattorizzazione dei numeri composti sta rendendo problematico l'uso del metodo RSA. Si è infatti costretti a usare numeri p,q sempre più grandi, cosa che rende molto lungo il calcolo di y e di yN mod pq. Ci si sta orientando dunque a tornare a metodi crittografici classici, trasmettendo col metodo RSA soltanto la chiave.

Per saperne di più, consiglio i libri:

K. Devlin, Dove va la matematica?, Boringhieri
D. M. Davis, The nature and power of mathematics, Princeton University Press
S. Singh, Codici e Segreti, Rizzoli

e i siti web:

http://www.utm.edu/research/primes
http://www.mersenne.org/prime.htm


mercoledì 22 luglio 2009

TivùSat: partenza!

Arriva TivùSat, la seconda piattaforma satellitare italiana. Il satellite è lo stesso, l'Hot Bird di Eutelsat. Il decoder per riceverlo, invece, è alternativo rispetto a quello di Sky (la parabola ci vuole sempre). Per ora sono 22 i canali trasmessi, quelli gratuiti disponibili sul digitale terrestre. Domani, si vedrà.

Principali azionisti della piattaforma, con il 96% del capitale, sono gli operatori incumbent della tv terrestre, analogica e digitale, Rai e Mediaset, i "padroni di casa". Telecom Italia Media, si è accontentata di una quota di testimonianza, dopo aver rifiutato non solo il 33% ma anche un semplice call per poter elevare il proprio 4 per cento.

«A noi interessa la IP TV, l'interattività» (ovvero spillar quattrini) ribadisce il suo vicepresidente operativo Stella. I decoder saranno nei negozi a partire dal 31 luglio. Combinazione: è il giorno in cui scade il contratto Rai-Sky per i canali di RaiSat sulla piattaforma di Rupert Murdoch.

Cosa accadrà per gli abbonati Sky che pagano regolarmente il canone Rai? La risposta la dà l'amministratore delegato di Rti-Mediaset, Marco Giordani:
«Non siamo mai saliti su Sky perchè non abbiamo alcun contratto con la piattaforma satellitare. Quindi non vi scenderemo. Quello che faremo è un criptaggio selettivo di alcuni programmi (in standard diverso dall'NDS di Sky; con relativo oscuramento per gli abbonati alla piattaforma - e per gli inserzionisti di Publitalia)».

Lo stesso dovrà fare la Rai quando e se, com'è probabile, non chiuderà l'intesa con Sky sui canali di RaiSat entro il 31 luglio. La Rai dovrà (ma potrà?) fare lo stesso, oscurando alcuni programmi per gli abbonati Sky. Non a caso, a suo tempo, l'ex direttore generale Claudio Cappon diede la disdetta anticipata al contratto con la quale la Rai s'impegnava a criptare i programmi con l'NDS di Sky.

Chi avrà il decoder di TivùSat, "sotto i cento euro", potrà vedere tutto sui canali Rai e Mediaset, al contrario di chi ha il decoder attuale (che strano eh...): ma è legittimo questo, per un servizio pubblico pagato da tutti i cittadini?

Il contratto di servizio attuale Rai-Ministero sembra prevedere una sorta di obbligo per la Rai di trasmettere su tutte le piattaforme la propria offerta. Ma scade a dicembre e quello nuovo consentirà alla Rai di discriminare tra le piattaforme, a vantaggio di quella di cui è azionista al 48%!!!!. Altro che «mancanza di legame tra il lancio di TivùSat e la trattativa Rai-Sky», com'è stato affermato in conferenza stampa!!!!

È stato detto che TivùSat punta su quel 5% di popolazione che non sarà raggiunta dal digitale terrestre, circa 1,2 milioni di famiglie. La delibera dell'Agcom che recepisce le direttive della commissione Ue, per la verità, stima una copertura media dell'80% per i multiplex nazionali.

Sarà quella, in realtà, riservata alle tv minori e ai nuovi entranti, perchè Rai e Mediaset, grazie al numero dei propri impianti andranno oltre l'80%, però, in ogni caso, l'operazione è senz'altro più ambiziosa di com'è stata presentata.

Si è detto, tra l'altro, che TivùSat non farà alcun tipo di attività editoriale, limitandosi a dare alcuni servizi agli editori, come il criptaggio del segnale per i diritti esteri. Ma l'EPG, la guida elettronica ai programmi, che sarà predisposta da TivùSat, non è un modo di orientare il consumo dell'utente?

martedì 21 luglio 2009

Aloe, pianta dalle molteplici proprietà

“Todo esta bien. Hay aloe a bordo” (È tutto a posto. A bordo c'è dell'Aloe), scriveva Cristoforo Colombo veleggiando verso il nuovo mondo.

Il navigatore aveva, infatti, ribattezzato la bella pianta il dottore in vaso, perché responsabile della guarigione dei suoi marinai da vari malanni. Paracelso invece raccontava di un “misterioso segreto del succo d'oro che guarisce dalle ustioni e dagli avvelenamenti del sangue”; mentre i padri gesuiti parlavano delle proprietà dell'albero di Gesù.

In effetti, fin dall'antichità, numerose sono le testimonianze della conoscenza dell'Aloe, pianta succulenta originaria dell'Africa, utilizzata da sempre per la cura delle patologie più diverse. Questo fa sì che anche oggi l'Aloe rivesta un ruolo di pianta tuttofare ma, nonostante la scienza medica ne stia riconoscendo il potenziale legato alla ricchezza di composti chimici interessanti, siamo ancora lontani da poterle assegnare questo ruolo.

Il problema principale della fitoterapia di oggi, di chi se ne occupa e di chi ne usufruisce, è la capacità di discernere tra i vari dati a disposizione, capire quali e quanti sono quelli validi, perché dimostrati scientificamente, e quali, di conseguenza, sono i prodotti in commercio di sicura efficacia. Volendo cercare di evidenziare alcuni tra i dati più certi, c'è da dire, innanzitutto, che il genere Aloe racchiude quasi 360 specie diverse. Quella maggiormente utilizzata, anche qui in Italia, è appunto l'Aloe vera (Aloe barbadiensis Miller), ma molto conosciute, risultano anche l'Aloe ferox Miller (Aloe del Capo) e l'Aloe arborescens.

Dalle sue foglie si ottengono tre tipi di prodotti: l'aloe droga, ovvero un essudato che si ricava incidendo la base fogliare, l'aloe gel ottenuto dopo opportuna purificazione delle mucillagini costituenti la polpa delle foglie e, infine, gli estratti totali ricavati da varie specie, preparati artigianalmente e presentati come rimedio empirico per la cura dei tumori.

L'essudato, che poi è quello descritto in alcune farmacopee nazionali, tra cui quella italiana, in seguito all'esposizione al calore si presenta come una massa bruna, resinosa. È ricco in glucosidi antrachinonici (aloine A e B), una classe di composti che conferiscono all'aloe droga sapore amaro e proprietà lassative. Per la sua azione di purgante molto energico, tuttavia, l'aloe droga non viene mai usata da sola per il trattamento della stipsi, bensì associata ad altre piante come cascara, rabarbaro o boldo. Se ne sconsiglia l'uso continuato e in caso di gravidanza o ciclo mestruale. Note sono anche le interazioni con alcuni farmaci (vedi il sito: www.farmacovigilanza.org, alla sezione fitovigilanza).

L'aloe gel, ricavato soprattutto dall'Aloe vera, per più del 99 % composto d'acqua, presenta una parte solida costituta da polisaccaridi (acemannano, pectine, emicellulose, glucomannano, derivati del mannosio), da amminoacidi, lipidi, steroli, enzimi, tannini ecc. Per la sua azione idratante, emolliente e lenitiva trova largo impiego in prodotti per la cosmesi ma vari studi si stanno succedendo per indagare le mille altre proprietà che da sempre gli sono state assegnate (immunostimolante, antivirale, antitumorale, cicatrizzante, antinfiammatoria ecc.). Evidenze scientifiche si hanno già, per esempio, a favore dell'attività cicatrizzante e antinfiammatoria e alcune ricerche dimostrano una certa azione nei confronti dei danni da radiazioni e da ustioni di primo e secondo grado.

Sono interessanti, infine, i risultati degli ultimi studi sull'aloe-emodina (già noto per le sue proprietà catartiche) che presenterebbe una certa attività anticancerogena, soprattutto nei confronti di alcuni tumori infantili. Anche in questo caso però, sottolineano i ricercatori, i tempi per l'applicazione dell'estratto sull'uomo sarebbero ancora molto lontani.

Posso fare il bagno? NO! Hai appena mangiato!

L'ansia delle mamme Italiane è senza dubbio eccessiva, ma c'è probabilmente una parte di verità nella comune credenza popolare che vuole rischiosa l'immersione in acqua dopo i pasti. Durante la digestione, infatti, si ha una marcata ridistribuzione di sangue (circa 1-2 litri), che viene dirottato verso l'intestino e il fegato limitando l'irrorazione di distretti come il cutaneo e il muscolare.

In queste condizioni, l'immersione e i movimenti in acqua non tiepida potrebbero determinare brusche variazioni di distribuzione ematica con un ridotto afflusso di sangue al cervello, e quindi perdita di conoscenza, oppure far insorgere crampi muscolari per la ridotta disponibilità di sangue ai muscoli.

In entrambi i casi i rischi sono quelli dell'annegamento. Ovviamente, questo discorso vale per pasti abbondanti, molto ricchi di grassi che rendono la digestione lenta e complessa. Il bagno dopo un sandwich o un pasto leggero non necessita certo di tante precauzioni, in particolare se in acque non troppo fredde. Il consiglio dei medici Svedesi, quindi, è da considerarsi appropriato.

Reti Neurali - I.A.

Una vasta branca dell'intelligenza artificiale cerca di costruire sistemi che affrontino problemi difficili per gli algoritmi classici dei sistemi esperti usando, invece, reti neurali che si ispirano, ma molto alla lontana, all'elaborazione dell'informazione nel nostro sistema nervoso.

Il principio fondamentale è che invece di scrivere un programma di calcolo con istruzioni esplicite, esempio di calcolo simbolico, si cerca, con apposite procedure di addestramento, di ottenere una rete con connessioni fra le unità i cui valori consentano alla rete di risolvere il compito per cui è stata addestrata in maniera implicita, con semplici calcoli analogici come il computo del livello di attivazione di ciascuna unità.

Fra le numerose applicazioni ingegneristiche di sistemi artificiali basati su reti neurali ve ne sono alcune in ambito medico, ad esempio per aiutare medici umani o sistemi esperti tradizionali nelle diagnosi di patologie specifiche da un insieme di sintomi e dati sul paziente. La rete li confronta, con un' impressione per così dire visuale piuttosto che logico- simbolica, con il quadro presentato da altri pazienti di cui è già nota la diagnosi corretta, e che viene fornito alla rete in fase di addestramento.

Queste applicazioni delle reti neurali hanno avuto un grado variabile di successo pratico, ma in generale ci si scontra con due caratteristiche dei sistemi artificiali fondamentalmente differenti da quelle del sistema nervoso:

1) le unità di calcolo di un sistema artificiale possono operare con estrema velocità, milioni di volte più veloci dei neuroni che costituiscono le unità di calcolo del nostro sistema nervoso

2) bisogna però spiegar loro cosa fare, almeno al livello di fornirgli richieste precise in fase di addestramento, mentre le reti neurali naturali sfruttano meccanismi di apprendimento basati sulla modifica spontanea e indipendente di un numero enorme di connessioni sinaptiche (ne abbiamo circa un milione di miliardi nel nostro cervello) fra i singoli neuroni.

Anche se crediamo adesso di comprendere, in prima approssimazione, i principi della plasticità sinaptica, non riusciamo per ora a convincere nessun sistema artificiale, da noi costruito, a modificare spontaneamente un milione di miliardi di variabili, senza che gli diciamo noi come fare.

Esiste poi una branca in forte espansione nell'ambito delle neuroscienze, che studia i processi naturali di calcolo neurale, realizzati nelle reti del nostro sistema nervoso. Questo è un campo affatto diverso e per me affascinante, i cui rudimenti ho cercato di spiegare in un libriccino introduttivo edito dalla Bruno Mondadori, Come funziona la memoria (1999).

Anche qui si ha a che fare, in un certo senso, con la medicina, ma si affrontano, ben prima delle patologie, questioni fondamentali della ricerca di base del tipo: a cosa corrispondono, nel nostro cervello, i processi mentali, il pensiero?Le reti neurali (o neuronali) sono una delle aree più interessanti della ricerca in Intelligenza Artificiale. Nonostante la loro ideazione risalga ai primi anni '60, solo di recente si sono avuti notevoli risvolti applicativi e teorici.

L'idea che sta alla base delle reti neurali è quella di "imitare" in funzionamento del cervello, utilizzando un certo numero di semplici elementi di calcolo fortemente interconnessi tra loro per elaborare dati.

Gli elementi di calcolo semplici vengono chiamati neuroni. In una rete neurale alcuni neuroni sono utilizzati come ingressi, altri come uscite, altri ancora (non sempre presenti) non sono connessi con l'esterno e svolgono una funzione di "calcolo" e vengono chiamati neuroni "nascosti" (hidden).

La grande differenza rispetto ad altri sistemi di calcolo consiste nel fatto che la rete non è programmata per svolgere un determinato compito, ma viene "addestrata" mostrandole degli esempi (sotto forma di coppie ingresso-uscita), la rete impara così ad associare ad ogni ingresso un'uscita e anche in una certa misura a generalizzare quello che ha imparato per ingressi che non le erano stati presentati in fase di addestramento. Così per ottenere l'uscita voluta è sufficiente che l'ingresso "somigli" a quello originario. Questa proprietà rende le reti neurali adatta a tutti i compiti che hanno a che fare con il riconoscimento e classificazione di input (caratteri, immagini, suoni...).

Le capacità della rete sono determinate sia dal numero di neuroni, sia soprattutto dalla topologia (cioè da come sono collegati tra loro i neuroni). Esistono infinite topologie possibili, ma le più utilizzate si possono schematizzare in due classi: le reti alimentate in avanti (feed forward) e le reti ricorrenti (o ricorsive).

Nelle prime non esiste nessun collegamento che riporti in qualche modo le uscite in ingresso, questo le rende abbastanza semplici da studiare ed addestrare ma non gli permette di mantenere uno "stato" interno, cioè una memoria di quello che è successo nel passato. Questo tipo di rete è il più studiato ed utilizzato.
Le reti ricorrenti hanno delle capacità più estese però non sono state in generale ancora ben comprese e non si conosce sempre un metodo adatto per addestrarle.

Percettrone multi livello (Multi Layer Perceptron)
Una delle reti di più utilizzate è il cosiddetto "percettrone multi livello".

Questa rete ha uno strato di neuroni di ingresso, uno strato di neuroni di uscita, e a volte uno o più strati di neuroni nascosti. Per addestrare la rete si fanno variare i coefficienti associati a ciascun collegamento (è questo che rende possibile l'apprendimento nella rete). Ogni neurone riceve diversi ingressi ed ha una sola uscita (la cosiddetta "attivazione" del neurone) che è funzione degli ingressi.

Per permettere alla rete di apprendere funzioni non lineari è necessario usare una funzione non lineare. Le funzioni più utilizzate sono la funzione "gradino", e la funzione "sigmoide" (nota anche come funzione di Fermi). La prima viene utilizzata quando è necessaria una risposta "digitale" (cioè di tipo on/off), la seconda quando invece l'uscita deve assumere valori continui compresi in un intervallo limitato.

Tipicamente l'argomento della funzione di attivazione è la somma degli ingressi del neurone pesati ciascuno col peso della connessione corrispondente. Le attivazioni dei neuroni d'ingresso sono gli input (vengono imposte dall'esterno, in un certo senso non sono quindi dei veri neuroni...), l'attivazione dei neuroni d'uscita rappresenta l'uscita della rete.

Ottenere il valore dell'uscita dati gli ingressi si riduce a fare propagare in avanti il segnale, cioè a calcolare in successione tutte le varie attivazioni partendo dagli ingressi.

L'addestramento della rete risulta un pò più complesso: all'inizio la rete non contiene nessuna informazione, si assegnano i valori dei pesi in modo casuale (ad esempio con valori compresi tra -0.5 e 0.5), successivamente si presentano gli ingressi, si calcola l'uscita della rete, si calcola l'errore, come differenza tra il valore ottenuto e i valori che si volevano, e si aggiustano i pesi in modo da fare diminuire l'errore.


Per aggiustare i pesi esistono diverse regole a seconda del tipo di rete, per una rete senza strati nascosti si utilizzano la formula seguente:

Wj = Wj + alj * (T-O)

dove Wj è il peso del collegamento j-esimo, alfa è una costante chiamata "velocità di apprendimento" (learning rate), Ij è l'ingresso j-esimo, T è l'uscita i-esima desiderata e O è l'uscita i-esima della rete. La costante alfa viene utilizzata per diminuire la velocità di convergenza, in modo da limitare oscillazioni attorno al minimo di errore (l'errore è rappresentato da T-O).

Reti di questo tipo con funzioni di attivazione lineari (chiamate adalines) vengono impiegate spesso nel riconoscimento dei caratteri o nella costruzione di filtri adattivi.

Se la rete contiene strati di neuroni nascosti è necessario utilizzare per l'addestramento la tecnica di "backpropagation", grazie alla quale si riesce a suddividere l'errore all'uscita tra i neuroni dei livelli nascosti e quindi a variare i pesi in modo da minimizzare l'errore.

Nell'addestramento di una rete neurale è importante presentare tutte le coppie di ingresso-uscita diverse volte. Ciascuna presentazione viene chiamata "epoca" di addestramento. Se l'addestramento procede correttamente ad ogni epoca l'errore (quadratico) medio su tutte le uscite dovrebbe diminuire.

L'algoritmo di addestramento può essere schematizzato come segue:

;Ripeti per n epoche
Per ogni esempio di addestramento
Presenta ingressi
Propaga in avanti
calcola errore (T-O)
Ritocca pesi
Fine ciclo esempi
Fine ciclo epoche

Per utilizzare una rete neurale nella risoluzione di un particolare problema è opportuno cercare di identificare gli ingressi e le uscite che riescano a caratterizzare bene il problema. Riguardo alla topologia della rete da usare non si può dire molto, in quanto non sono ancora disponibili teorie riguardo al numero ottimale di neuroni e collegamenti da utilizzare.

Un risultato importante è che le reti con un solo livello nascosto riescono a rappresentare tutte le funzioni continue, mentre le reti con due livelli riescono a rappresentare anche quelle discontinue. Le prestazioni di tutte le reti neurali dipendono molto dal set di addestramento: più il set è rappresentativo del problema e più è completo più le prestazioni saranno migliori e la anche la capacità di generalizzare della rete sarà migliore.

Esempio. La rete della prima figura è un rete che viene utilizzata di solito nel riconoscimento di caratteri. In questo caso numero delle uscite sono tante quante i caratteri da riconoscere (un neurone per ogni carattere). Gli ingressi ricevono la luminosità media di un certo numero di aree dell'immagine (normalmente disposte a griglia). Il neurone che ha attivazione più alta in uscita viene considerato come risposta della rete.

Atri tipi di reti neurali
Tra i numerosi tipi di reti neurali esistenti sono da ricordare le reti di Hopfield e le self organizing nets di Kohonen.

Le prime sono delle reti ricorrenti formate da un solo strato di neuroni. Ciascun uscita è collegata agli ingressi di tutti gli altri neuroni. Questa rete viene addestrata utilizzando delle particolari formule lineari e può funzionare come rete auto associativa. Dopo la fase di allenamento la rete è in grado di riconoscere una configurazione che ha imparato (anche se parzialmente corrotta) e di presentare in uscita la versione originale (quindi integra). La rete viene utilizzata ad esempio per riconoscere immagini ad un solo bit colore. Un risultato teorico interessante è che la rete può memorizzare in maniera affidabile fino a 0.138N esempi, dove N è il numero di neuroni della rete.

Le reti di Kohonen invece costituiscono un esempio di reti che sono in grado di apprendere senza bisogno di supervisione, cioè hanno la capacità di ricevere diverse configurazioni in ingresso e di classificarle per somiglianza. Anche in questo caso le formule usate nell'addestramento sono diverse da quelle usate per i percettroni.


Ancora sulla pandemia dell'influenza suina

Abbiamo seguito su questo blog, l'evolversi della nuova influenza che poco a poco, fa salire l'allarme nel pianeta. Ma cos'è in sostanza questa malattia e quali sono le sue specifiche e pericolosità? Vediamole semplificando.

L’influenza suina è una malattia respiratoria acuta, altamente contagiosa, causata da un virus dell’influenza suina di tipo A. La morbilità tende ad essere alta e la mortalità bassa ( 1-4% ). Il virus diffonde tra i maiali mediante aerosol.

Le epidemie influenzali tra i maiali avvengono ogni anno, con una maggiore incidenza in autunno ed in inverno nelle aree temperate. Molti Paesi vaccinano, di routine, la popolazione suina contro il virus dell’influenza suina.

I virus dell’influenza suina appartengono comunemente al sottotipo H1N1, ma altri sottotipi circolano tra i maiali ( es N1N2, H3N1, H3N1 ).

I maiali sono anche infettati con i virus influenzali aviari ed i virus dell’influenza stagionale umana. Si ritiene che il virus suino H3N2, originariamente, sia stato introdotto nei maiali dall’uomo.

Talvolta i maiali possono essere infettati con più di un tipo virale, permettendo ai geni di questi virus di mischiarsi, dando pertanto vita ad un virus riassortito.
Sebbene i virus dell’influenza suina siano normalmente specie-specifici ed infettino solo i maiali, talvolta superano la barriera di specie, causando malattia anche negli esseri umani.

Implicazioni per la salute degli esseri umani

Occasionalmente sono state riportate epidemie e infezioni sporadiche nell’uomo con il virus influenzale suino. Generalmente i sintomi clinici sono simili all’influenza stagionale, ma la presentazione clinica può variare ampiamente passando dall’infezione asintomatica alla grave polmonite con esito talora fatale.

Poiché la presentazione clinica tipica dell’infezione dell’influenza suina ricorda l’influenza stagionale ed altre infezioni acute del tratto respiratorio superiore, la maggior parte dei casi sono stati identificati in modo casuale mediante la sorveglianza dell’influenza stagionale. Forme lievi o asintomatiche possono essere sfuggite al controllo; pertanto la vera entità di questa malattia tra gli esseri umani è sconosciuta.

Modalità di infezione negli esseri umani

Le persone generalmente contraggono l’influenza suina dai maiali infettati, tuttavia, in alcuni esseri umani non c’è riscontro di un contatto con questi animali o di ambienti dove i maiali vengono allevati. In alcuni casi si ha trasmissione tra esseri umani, ma questa diffusione è limitata ai contatti ravvicinati e a gruppi ristretti di persone.

Non è stata dimostrata la trasmissione dell’influenza suina con l’assunzione di carne di maiale o di prodotti derivati. Il virus dell’influenza suina viene ucciso dalla cottura alla temperatura di 70°C.

Rischio di pandemia

E’ probabile che la maggior parte delle persone, soprattutto quelle che non hanno regolare contatto con i maiali, non abbiano immunità nei confronti dei virus dell’influenza suina, e pertanto non siano in grado di prevenire questa infezione virale. Qualora un virus suino riesca a stabilire un’efficiente trasmissione uomo-a-uomo, esso sarebbe in grado di causare un’influenza pandemica.

L’impatto di una pandemia causata da un tale virus è difficile da predire: dipende dalla virulenza del virus dall’esistente immunità tra le persone, dalla protezione crociata esercitata dagli anticorpi acquisiti dall’infezione prodotta dai virus influenzali stagionali, e dai fattori dell’ospite.

Vaccinazione

Non esiste ad oggi nessun vaccino che contenga l’attuale virus dell’influenza suina, che è causa di malattia anche negli esseri umani. Non è noto se gli attuali vaccini contro l’influenza stagionale per l’uomo siano protettivi. I virus dell’influenza cambiano molto rapidamente.

Trattamento farmacologico

I farmaci antivirali per l’influenza stagionale sono disponibili in alcuni Paesi e sono in grado di prevenire e di trattare in modo efficace la malattia.
Esistono due classi di farmaci: 1) adamantani ( Amantadina, Rimantadina ); 2) inibitori della neuraminidasi ( Oseltamivir, Zanamivir ).

La maggior parte dei casi di influenza suina, riportati in precedenza, sono guariti completamente senza richiedere un intervento medico e senza l’impiego di farmaci antivirali.

Alcuni virus sviluppano resistenza nei confronti dei farmaci antivirali, limitando l’efficacia della chemioprofilassi e del trattamento. I virus che hanno causato casi umani di influenza suina negli Stati Uniti erano sensibili ad Oseltamivir ( Tamiflu ) e a Zanamivir ( Relenza ), ma resistenti all’Amantadina ( Symmetrel ) e Rimantadina ( Flumadine ).

L’informazione è insufficiente per fare raccomandazioni sull’uso degli antivirali nella prevenzione e trattamento dell’infezione da virus dell’influenza suina. I medici devono prendere decisioni sulla base della valutazione clinica ed epidemiologica, e soppesare il rischio/beneficio della profilassi e del trattamento.

Riguardo all’epidemia, in corso, di influenza suina negli Stati Uniti e in Mexico, le Autorità sanitarie di quei Paesi stanno raccomandando di assumere Oseltamivir e Zanamivir per il trattamento e la prevenzione della malattia sulla base del profilo di sensibilità del virus. ( Xagena Medicina )

Fonte: WHO, 2009

lunedì 20 luglio 2009

Nucleare: Sì / No

L'Italia si appresta a inserirsi nei paesi che per l'approvvigionamento energetico farà uso del nucleare.

Questo ha formato linee di pensiero che vedono la decisione come un ribaltamento della volontà popolare che tramite un referendum, si espresse contro questa forma d'energia.

In realtà in Italia, i referendum possono essere solo di carattere abrogativo, cioè possono eliminare una legge esistente, ma non possono dare indirizzamenti su come venga regolato un argomento.

Il referendum sul nucleare si svolse l'8 e il 9 Novembre 1987. I tre quesiti che vennero proposti agli elettori, e che si chiedeva fossero abrogati, furono:

"Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8);

"Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone"? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge);

"Volete che venga abrogata la norma che consente all'Enel (Ente nazionale energia elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero"? (questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel).

La maggioranza si espresse a favore dell'abrogazione con differenti percentuali. Rispettivamente: 80,6, 79,7, 71,9. Il Governo sospese i lavori della centrale di Trino 2 (Vercelli), chiuse la centrale di Latina, decretò la verifica della sicurezza delle centrali di Caorso (Piacenza) e di Trino 1 (Vercelli) e propose di studiare la riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo).

Come si può osservare, vennero abrogate norme che stabilivano più chi e come dovesse usare il nucleare e non il divieto di usarlo in sé. Nella formulazione dei quesiti si doveva tener conto del fatto che la tecnica nel tempo si sarebbe evoluta e quindi inserire la possibilità che sia vietato in Italia tale forma d'energia, era limitare il futuro e lo sviluppo.

Inoltre non esisteva né esiste, alcuna legge che dichiari l'uso dell'energia nucleare illegale, per cui diviene impossibile formulare un referendum che abroghi una legge che non c'è.

Il pensiero di chi formulò il referendum era mirato a raggiungere tale fine ma non potendosi attuare, si mirò a bloccare le leggi che lo regolavano e le imprese che lo curavano.

Cambiando i tempi e le diciture, ognuno in quanto sopra, può rendersi conto che il ripristino del nucleare, non va contro a nessuna volontà espressa dei cittadini, almeno non da quanto risulta scritto nero su bianco.

Se poi si vuole fare demagogia e ritenere che l'interpretazione del referendum attualmente ha cambiato rotta, ci si dovrà confrontare sui termini scritti che non prevedono ipotesi ma solo tesi.

Forse è anche per questo che, visto un tanto, i cittadini non fanno raggiungere il quorum necessario per far passare alcun referendum proposto ultimamente, essendo ormai consci che non hanno potere di decidere alcun ché se non far cambiare il modo con cui si norma una legge senza impedire che si attui.

Crampi

Il crampo è una contrazione muscolare involontaria, spastica, dolorosa e di breve durata.

Può verificarsi durante uno sforzo, subito dopo o anche varie ore più tardi, spesso durante la notte successiva, nel sonno. I muscoli che vanno più facilmente incontro al crampo sono quelli del polpaccio, ma talvolta anche quelli della parte posteriore della coscia o di altre sedi.

Sono particolarmente soggetti a crampi gli sportivi e, in particolare, quelli che sudano abbondantemente o anche coloro che compiono uno sforzo che è più protratto (o più intenso) di quello che è compatibile con il loro grado di allenamento del momento. In genere si ritiene che a determinare il crampo siano alcune situazioni che si vengono a creare nel muscolo e che sono la conseguenza dello sforzo compiuto.

Se l'allenamento o la competizione portano a sudare abbondantemente, per esempio, il corpo perde molta acqua e molti sali. Ciò causa squilibri di alcuni elettroliti, in particolare una carenza di sodio, oppure una riduzione del rapporto fra sodio e potassio che si fa risentire anche nelle fibre muscolari.

Altre cause di crampi sono comunque imputabili ad alterazioni momentanee del metabolismo locale del muscolo, che predispongono alla contrazione spasmodica, quali: compressione di un nervo o di un'arteria, falsa posizione, problemi di circolazione.

Con il sudore, non si perde solo acqua, ma anche Sali minerali, in particolare Sodio, Potassio, Magnesio e Cloro. In particolare un deficit di Potassio comporta la comparsa di crampi e debolezza muscolare.

I crampi muscolari, causati da una contrazione muscolare involontaria, improvvisa e molto dolorosa, si verificano durante o subito dopo un esercizio fisico. Può comparire sia durante l'esecuzione di una qualsiasi attività fisica, anche leggera, sia durante lo stato di riposo.

Per far rilassare il muscolo, e di conseguenza far cessare il dolore, è sufficiente:
  • provocare uno stiramento e successivo rilassamento del muscolo colpito.
  • massaggiare la zona colpita, (infatti il massaggio favorisce la circolazione del
  • sangue), oppure immergerla nell'acqua calda.
  • se il crampo colpisce il piede, si può provare a farlo passare tirando con dolcezza l'alluce verso il corpo piegando contemporaneamente il piede in avanti e indietro.
  • se il crampo viene al polpaccio conviene mettersi in piedi, dondolando la gamba dolorante e gravando con tutto il peso del corpo sulla parte non colpita.
  • Se il crampo riguarda la coscia occorre sdraiarsi massaggiando vigorosamente l'intera zona dolente.
  • puo' risultare utile l'applicazione locale di pomate antinfiammatorie
Chi pratica attività sportiva sa quanto sia dolorosa la comparsa di crampi muscolari, in particolar modo i crampi alle gambe (crampi ai muscoli quadricipiti) e i crampi ai polpacci. Risulta quindi molto importante la prevenzione dei crampi.

Prevenire carenza di Potassio nel sangue è fondamentale per la produzione d'energia e per la corretta contrazione dei muscoli.

Il Potassio, minerale costituente delle cellule, è presente in tutti gli alimenti e in particolare modo nei cibi freschi non sottoposti a trattamenti tecnologici e/o di conservazione.

Il contenuto medio di Potassio, per 100 g di alimenti che contengono maggiori quantità di tale minerale, è:
  • Per le carni 300 mg
  • Per le verdure 300 mg
  • Per i legumi secchi 1100 mg
  • Per le patate 570 mg
  • Per la frutta 230 mg
  • Le quantità di potassio assunte con l'acqua sono modeste.
Per chi pratica attività sportiva è fondamentale assicurarsi il giusto fabbisogno di Potassio, evitando quindi la comparsa di crampi: per questo è importante assumere un integratore che lo contenga.

Restare giovani

Narra il mito che la bellissima Selene (dea della Luce e della Luna, sorella di Elio, dio del Sole, e di Eos, dea dell’Aurora) si innamorò perdutamente di un principe, Endimione. Ma lei era una dea immortale e lui un semplice umano…Zeus concesse quindi a Selene che il giovane vivesse in eterno e lei, per impedire che divenisse vecchio, lo fece addormentare in una caverna, in modo che per l’eternità potesse contemplarlo giovane e bello. Eco quindi perché Selene, dea dell’eterna giovinezza, ha dato il nome a questo oligoelemento, il selenio, in grado di contrastare l’invecchiamento.

A cosa serve il selenio
  • ha spiccate capacità antiossidanti, quindi protegge le cellule dall'invecchiamento
  • è coinvolto nel corretto funzionamento del sistema immunitario
  • ha proprietà antinfiammatorie.
  • favorisce la corretta coagulazione del sangue.
Cosa succede quando manca il selenio
Premesso che il Selenio è un elemento che viene facilmente perso nelle fasi di raffinazione e cottura degli alimenti (se ne perde fino al 70% rispetto all'alimento crudo), la sua carenza determina i problemi legati all'invecchiamento cellulare precoce.

Quali alimenti forniscono selenio?
Gli alimenti vegetali sono le principali fonti di selenio nella maggior parte dei paesi del mondo. Il contenuto di selenio degli alimenti dipende dalla ricchezza di selenio del suolo nel quale crescono le piante o sul quale sono allevati gli animali. Il selenio si trova anche in alcuni tipi di carne e pesce.

Gli animali che mangiano frumento o piante cresciute in terreni ricchi di selenio hanno a livello muscolare quantità maggiori di selenio. Carne e pane sono fonti comuni di selenio. Alcune noci, in particolare quelle brasiliane, sono un’altra ottima fonte di selenio.

Il selenio è un oligominerale essenziale presente nell´organismo. I minerali sono elementi fondamentali per la vita che si trovano sulla terra, soprattutto nel suolo o nell’acqua. Il selenio è detto oligominerale poiché sono sufficienti quantità minime per mantenere un ottimale stato di salute. Questo micronutriente costituisce una parte importante degli enzimi antiossidanti che proteggono le cellule dagli effetti dei radicali liberi.

I radicali liberi sono sottoprodotti del metabolismo dell’ossigeno che possono danneggiare le cellule ed essere uno dei fattori che possono contribuire allo sviluppo di alcune patologie croniche. I ricercatori stanno compiendo studi (J. B. Luten, DLO-Netherlands Institute for Fisheries Research - RIVO) per valutare la capacità del selenio, come antiossidante. Il selenio è inoltre essenziale per il normale funzionamento del sistema immunitario e della ghiandola tiroidea.

Gli alimenti più ricchi di selenio sono le frattaglie e i pesci (20-100µg/100g), seguono carni e cereali (50-80 µg /100g) e prodotti lattiero caseari (2-10 µg /100g). La frutta e le verdure presentano un contenuto variabile in rapporto al terreno di coltivazione, ma comunque basso (livelli inferiori a 5 µg /100g).

In Italia l’acqua potabile contribuisce in modo non significativo all´apporto totale di selenio, in quanto i contenuti sono a livello di tracce.

Studi recenti
L'eterna giovinezza, almeno quella 'apparente', potrebbe in un futuro non lontano diventare realtà. L’elisir di eterna giovinezza esiste e già scorre nelle nostre vene: si tratta dei fattori di crescita, derivati dal plasma, che permettono di ottenere un effetto filler che migliora la pelle, rendendola più liscia e luminosa.

Un gruppo di scienziati ha infatti identificato 1.500 geni responsabili delle tanto odiate rughe, e individuato le otto principali cause dell'invecchiamento. La scoperta potrà aprire la strada alla produzione di nuovi, e più efficaci, farmaci o creme anti-invecchiamento.

Il team di ricercatori, riferisce il Daily Mail, appartiene al gigante della cosmetica Procter & Gamble, coinvolta nel progetto 'Genoma umano', da 2 miliardi di sterline, lanciato proprio per individuare le cause genetiche dell'invecchiamento. "Grazie a questo progetto - ha detto il dottor Jay Tiesman, scienziato di Procter & Gamble - abbiamo potuto analizzare i cambiamenti genetici che si verificano sulla nostra pelle".

Secondo Tiesman, la pelle invecchia in otto modi diversi, ciascuno dei quali è controllato da un proprio gruppo di geni. I ricercatori credono che tra i 1.500 geni responsabili delle rughe, 700 sono legati all'idratazione della pelle, che con il tempo diventano meno attivi e determinano la formazione delle righe.

Altri geni 'chiave', secondo il quotidiano, sono i 40 coinvolti nel 'crollo' del collagene, proteina del tessuto connettivo, e i 400 legati all'infiammazione della pelle, oltre a quelli che influenzano la reazione della pelle alla luce solare. Per gli studiosi importante è anche la risposta della pelle ai radicali liberi.

Individuando il Dna coinvolto nell'invecchiamento della pelle, i ricercatori sperano così di poter creare nuovi farmaci o creme che possono stimolare alcuni geni, e sopprimerne altri, per 'restaurare' look giovanili.

Secondo il professor Anthea Tinker, studioso degli aspetti sociali dell'invecchiamento presso il King's College di Londra, "le persone di una certa età sono interessate all'estetica quasi come i giovani e rappresentano un mercato importante e in crescita".

Se si invecchia bene come Cliff Richard o male come Keith Richards, osserva il quotidiano, "dipende comunque in parte dai nostri geni, ma in parte anche dal nostro stile di vita". In proposito il quotidiano ricorda che le principali cause dell'invecchiamento della pelle sono l'esposizione al sole ed il fumo.

Come vengono utilizzati i fattori di crescita? "Si esegue un piccolo prelievo del sangue del paziente e lo si mette in una provetta con una membrana speciale, si centrifuga la provetta e, grazie alla membrana, si ottiene la divisione della parte rossa del sangue (globuli) dalla parte chiara (siero), in cui sono contenuti i fattori di crescita. Si ottengono così due siringhe di siero ricco di fattori di crescita".

Questa sostanza può essere utilizzata con due scopi differenti: "In chirurgia estetica, durante l'intervento, per migliorare le ferite e migliorare l'attecchimento di eventuali lipofilling concomitanti. Ma anche in medicina estetica, sulla poltrona dello studio medico, i fattori di crescita vengono iniettati nelle parti del viso che più necessitano trattamento anti-aging, come biorivitalizzazione naturale".

Il trattamento prevede due sedute a distanza di un mese l'una dall'altra. "Questo permette di ottenere risultati duraturi e stabili, in quanto l'iniezione di fattori di crescita stimola la naturale rigenerazione di collagene e acido ialuronico endogeno. Migliorano inoltre la luminosità e l'elasticità della pelle".

lunedì 13 luglio 2009

Corso di Hacker

Un Hacker è una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse ( che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica ), ma in tutti gli aspetti della sua vita.

Il progetto Hacker High School é finalizzato a fornire materiali informativi su come difendersi in rete stimolando l'interesse dell' Hacker che c'è in tutti noi.

L'obbiettivo é quello di sviluppare una conoscenza sull' Hacking per identificare autonomamente i problemi di sicurezza e di privacy, imparando ad assumere decisioni responsabili in materia di sicurezza.

L’ Hacking é intrigante per la natura illegale dell'accesso ai computer, per questo é importante conoscerlo meglio per esserne piú consapevoli e avvisare gli altri dei problemi di sicurezza e renderli pubblici, senza la preoccupazione di finire in carcere per averlo fatto.

Queste 12 lezioni ( in formato .pdf ) sull' uso sicuro delle risorse informatiche e su internet, sono disponibili in sei lingue europee, seguono i link diretti in italiano :

Hacker High School è un progetto ISECOM, una associazione internazionale che si occupa di tecniche e metodologie della sicurezza.


domenica 12 luglio 2009

Maiali sempre più a rischio

Avevamo lasciato il tema dell'influenza A in attesa di eventi futuri che fossero più rivelatori su come, quando e perché.

Contrariamente alle aspettative di scoperte benevole, arriva invece, la notizia che gli animali sono ora nel mirino di un'altra e ben più pericolosa malattia: Ebola

In un futuro non troppo lontano, per spaventare i bambini, le mamme potrebbe non usare più streghe, babau o uomini neri, ma i maiali.

Lunedì 13 luglio gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dovrebbero annunciare le linee guida per la diffusione di un vaccino contro il virus H1N1. Ma è dalle Filippine che arriva un allarme ancora più serio: fra i maiali dell’arcipelago è stata riscontrata una variante del virus Ebola che, in caso di mutazione, diverrebbe molto pericolosa per l’uomo.

Fatela Chaib, portavoce dell’Oms, spiega che “sono in fase di sviluppo” le ricerche per la produzione di un vaccino e i risultati dovrebbero essere “pubblicati lunedì prossimo nel corso di una conferenza stampa a Ginevra”. L’11 giugno scorso gli esperti hanno innalzato al massimo il livello di allerta, dichiarando la pandemia. La scoperta in Danimarca, Giappone e Hong Kong di ceppi resistenti alle medicine hanno reso necessaria un’opera di prevenzione ancora più drastica.

In Indonesia le autorità denunciano 30 casi di contagio; due degli infetti sono rientrati nei giorni scorsi da una vacanza a Bali e Lombok. I medici dell’ospedale di Bandung, nel West Java, sottolineano però che le condizioni dei pazienti “sono in fase di miglioramento” e potranno tornare a casa “anche se sarà necessario proseguire la cura”.

Dalla fine del marzo scorso il virus H1N1 ha contagiato più di 98mila persone in 120 Paesi al mondo. Stime dell’Oms parlano di 440 morti accertati. Fra le nazioni asiatiche più colpite vi sono la Thailandia con 2700 casi, la Cina (2300 circa), il Giappone (più di 2000), le Filippine (1700) e Singapore (1200 circa).

Dalle Filippine arriva un nuovo allarme: gli scienziati hanno scoperto casi di Ebola fra i maiali, un virus diagnosticato sino a oggi solo fra gli esseri umani e i primati. I ricercatori americani affermano che, al momento, il virus presente nei maiali non è fonte di rischi per l’uomo, ma una sua mutazione aumenterebbe il potenziale patogeno.

Le autorità sanitarie hanno esaminato circa 150 persone, sei delle quali presentano anticorpi del virus Ebola-Reston. In precedenza essi erano entrati a contatto con suini.

sabato 11 luglio 2009

Ryanair: come gestire la mandria

Ryanair ne pensa una più del diavolo pur di risparmiare: i tentativi di lesinare sui costi ideati dalla compagnia aerea low cost sembrano non finire mai e l'ultimo trasforma l'aereo in una vera e propria bus navetta. Come? Si potrebbe offrire un viaggio gratis (tratte europee) a coloro che:

  • - Si prestano a ripulire per 10 volte gli aeromobili.
  • - Spingono o frenano con i piedi in fase di decollo o atterraggio.
  • - Si offrono di fare gli stewards per il viaggio.
  • - Si offrono per prestazioni "particolari" durante il viaggio.
  • - Si offrono come zavorra sacrificabile in caso di overbooking.
  • - Si offrono per detergere il water tra un bisogno e l'altro.
  • - Si offrono di sostituire il comandante in caso di malore.
  • - Vendono pizzette a bordo con attività autogestita.
  • - Lo stesso per venditori di piadine e porchetta.
  • - Salgono sull'aereo, ma scendono agli scali intermedi con il paracadute.
  • - Viaggiano nella stiva o nei carrelli (viaggio del candestino).
  • - Fanno le ronde d'alta quota, con divisa simil-nazista.
  • - Organizzano tornei di "getta il vicino dal finestrino".
  • - Sopravvivono alle catastrofi (biglietto omaggio a vita).
  • - Si offrono come punchball per i viaggiatori irascibili.

E per ultimo, si offrono di fare da zerbino all'ingresso dell'aeromobile, dopo essersi fatti tatuare il marchio RyanAir sul deretano...

Dopo i cessi a pagamento sugli aerei, la vulcanica Ryanair inventa pure i voli in piedi, con i viaggiatori saldamente aggrappati alle maniglie in caso di turbolenza o di uragano. Sembra un’idea scema? «Lasciamo scegliere ai passeggeri» dice Michael O’Leary, fondatore e proprietario della compagnia, che a quegli ardimentosi ha proposto addirittura di «viaggiare gratis» - anche se poi si è corretto e ha spiegato che il prezzo dei biglietti sarà la metà di quello che paga chi si accomoda in poltrona.

n concreto, l’idea è di eliminare cinque o sei file dei sedili nella parte posteriore dell’aereo, per creare una specie di terza classe in cui piazzare i passeggeri più fanatici del «low cost». Questi viaggiatori non starebbero proprio in piedi, in senso letterale, ma appoggiati quasi verticalmente a dei trespoli forniti di imbracatura di sicurezza.

A qualcosa del genere aveva pensato una compagnia cinese che sta già studiando le necessarie modifiche con l’industria costruttrice europea Airbus, mentre Ryanair ha intavolato il suo discorso con l’americana Boeing. In una versione più radicale del progetto, O’Leary pensa nientemeno che ad aerei con solo posti in piedi. «Perché dovrebbe essere diverso dai treni, dove migliaia di persone che non trovano posto si accomodano nei corridoi?» osserva argutamente O’Leary. «In metropolitana, per esempio, accade regolarmente».

A parte il fatto che sui treni quando si sta in corridoio non ci si «accomoda» ma si viaggia come bestie, la differenza con la metropolitana o l’autobus è che il viaggio urbano è (in linea di massima) più breve dei voli internazionali che offre Ryanair, e (soprattutto) a terra i vuoti d’aria non sono troppo frequenti, a differenza di quanto succede (inevitabilmente) anche sui migliori Boeing, Airbus eccetera.

Eppure, c’è da scommettere che alla fine l’idea avrà i suoi estimatori. Scherza scherza, la Ryanair e le altre compagnie low cost hanno fatto fare un salto al turismo di massa, aprendo i voli a fasce di pubblico (ad esempio gli studenti squattrinati) che prima non potevano permetterseli. Poi bisognerà vedere in pratica come si sistemerà questa gente sull’aereo, visto che O’Leary vuole anche (lo ha annunciato giorni fa) abolire il bagaglio caricato nella stiva, per consentire solo quello a mano - una quantità illimitata di bagaglio a mano - e così questi poveri cristi del volo in piedi si piazzeranno in fondo all’aereo legati ai loro trespoli e circondati di trolley che cascano di qua e di là, in mezzo alle turbolenze e in attesa di poter correre (finalmente) nell’agognata toilette a pagamento.

Un viaggio da sogno.

venerdì 10 luglio 2009

Diritti di trasmissione

Altroconsumo ha depositato oggi all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni un esposto per oscuramento delle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo RAI. L’esposto è stato inviato anche all’Antitrust e alle DG Concorrenza e società dell’informazione della Commissione europea. Il testo integrale è consultabile sul sito www.altroconsumo.it.

I fatti: nel periodo dal 16 aprile 2009 al 21 giugno 2009, oltre 1.800.000 telespettarori muniti di decoder satellitari non hanno potuto vedere circa 357 programmi dei canali RAI1, RAI2 e RAI3. Tra le trasmissioni oscurate risultano almeno diciotto edizioni di tg nazionali.

Inoltre dal 14 luglio 2008 RAI non rende disponibile, neppure parzialmente, sulle piattaforme distributive satellitari il canale televisivo di servizio pubblico RAI4, visibile unicamente attraverso ricevitori digitali terrestri.

Altroconsumo chiede ad AGCOM di verificare quanto riportato sulla stampa circa la tecnologia di decodifica NAGRA adottata dalla nuova piattaforma satellitare Tivù Sat utilizzata da RAI, Mediaset e Telecom a partire dal 1 agosto 2009.

Secondo gli esperti di settore, infatti, con la nuova tecnologia di decodifica oltre 6.445.000 decoder già presenti nelle case degli italiani non potranno vedere i contenuti criptati sulla nuova piattaforma.

L’associazione indipendente di consumatori chiede all’Autorità di intervenire sollecitamente aprendo un’istruttoria per garantire la fruizione del servizio pubblico radiotelevisivo.

mercoledì 8 luglio 2009

Arriva il primo decoder ufficiale tivùsat

Non sono ancora decise le frequenze, non sono ancora chiari i termini di servizio però quello che è chiaro è il fatto che i negozianti e produttori, già sono pronti a rifilarti il nuovo businnes.

E' Combo 9000 Tivù di Humax il primo decoder ad essere annunciato per la piattaforma satellitare tivùsat. Questo decoder unisce in un unico apparecchio un sintonizzatore digitale terrestre, un sintonizzatore satellitare ed è compatibile, oltre che con tivùsat, anche con i canali a pagamento del DTT, come Mediaset Premium e Dahlia TV

In attesa che parta tivùsat, il servizio che rende disponibili i canali gratuiti del digitale terrestre sul satellite, Humax ha presentato il primo decoder ufficiale della piattaforma. Humax Combo 9000 Tivù è essenzialmente il decoder Combo 9000, un'unità combo che unisce digitale terrestre e satellitare MHP in un unico apparecchio, venduto in bundle con una smartcard tivùsat. Con Combo 9000 Tivù sarà quindi possibile vedere programmi gratuiti e a pagamento del digitale terrestre e, nelle zone non coperte dal segnale, ricevere i canali gratuiti attraverso la piattaforma tivùsat sul satellite HotBird 13°E. Il decoder è dotato di un lettore di smartcard con supporto agli accessi condizionati Nagravision, Irdeto, Conax e Pangea (per la tessera tivùsat o per quelle di Mediaset Premium, Dahlia Tv o altre emittenti) e uno slot Common Interface (CI) per utilizzare una CAM esterna con la tessera di un altro operatore. Humax Combo 9000 Tivù verrà lanciato sul mercato in occasione della partenza del servizio tivùsat, attualmente prevista per la fine di Luglio. Al momento non si conoscono ancora i dettagli riguardanti il prezzo con cui questo decoder verrà commercializzato.


martedì 7 luglio 2009

Vendere ... barando

La pubblicità è, oggi, lo strumento maggiormente utilizzato dalle aziende produttrici per immettere sul mercato i loro prodotti.
La sua regolamentazione affronta il tema della sicurezza del consumatore offrendogli una rete di protezione contro la pubblicità ingannevole.

Definizione: qualsiasi pubblicità che induca, in qualunque modo, in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali essa è rivolta. E’ una pubblicità che non è:
  • Palese, non percepibile chiaramente come pubblicità
  • Veritiera, non conforme alla verità
  • Corretta, non conforme alle regole stabilite dalla legislazione.
Esempi di pubblicità ingannevole:
  • Rivolta a bambini e adolescenti e ne minacci la loro salute
  • Riguardante prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori omettendo di darne loro notizia
  • Pubblicità televisiva delle sigarette e delle bevande alcoliche in modo particolare quelle che associano questi prodotti a qualità terapeutiche
Denuncia pubblicità ingannevole:
  • - all’Autorità giudiziaria, solo per fatto illecito
  • - all’Autorità garante della concorrenza e del mercato ( amministrativa), negli altri casi
  • - Garante per la Radiodiffusione e l’Editoria, competente per i messaggi pubblicitari diffusi a mezzo stampa e televisione
  • - Giurì di Autodisciplina pubblicitaria, riconosciuto dagli operatori pubblicitari, competente per le campagne pubblicitarie ingannevoli.
D'ora in poi anche i singoli consumatori potranno appellarsi all'Antitrust per denunciare le pubblicità ingannevoli. Il regolamento n.284 del 11 luglio 2003 "norme sulle procedure istruttorie dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di pubblicità ingannevole e comparativa" - entrato in vigore lo scorso 7 novembre - detta le procedure per presentare ricorsi davanti all'Antitrust.

Il nuovo provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 ottobre 2003, sostituisce integralmente il precedente Dpr del 10 ottobre 1996 n.627. Secondo il regolamento sono legittimati a promuovere il ricorso: concorrenti, consumatori, associazioni e organizzazioni di consumatori, ministro delle attività produttive e ogni altra pubblica amministrazione.

La domanda deve contenere: l'identificazione del richiedente, l'identificazione del messaggio pubblicitario oggetto della richiesta, l'indicazione di possibili profili di ingannevolezza della pubblicità o di illeceità della pubblicità comparativa e l'indicazione degli elementi di legittimazione alla richiesta.

Inoltre, l'Antitrust può intervenire d'urgenza con un provvedimento immediato di sospensione della pubblicità.

Come difendersi dalla pubblicità ingannevole

decalogo di consigli utili

Dal 29 aprile 2005 è in vigore la legge n. 49 del 6 aprile 2005 contenente le "Modifiche all'articolo 7 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 74, in materia di messaggi pubblicitari ingannevoli diffusi attraverso mezzi di comunicazione" che sanziona con multe salate chi promuove prodotti i cui requisiti non rispondono alla realtà.

Inoltre per difendere i consumatori dalla pubblicità ingannevole, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, ha messo a punto una piccola lista di avvertenze, un decalogo di consigli utili, da tenere sempre presente per evitare spiacevoli sorprese.

  1. Occhio alla lettera. Valutare con attenzione il testo del messaggio e controllare anche i più piccoli caratteri di stampa: a volte informazioni rilevanti sono riportate solo in modo marginale.
  2. Il prezzo è giusto? Verificare sempre che il prezzo indicato sia comprensivo di oneri o spese accessorie (iva, tasse d'imbarco, quote di iscrizione, spese di consegna, scatto alla risposta).
  3. Missione impossibile. Diffidare dai messaggi che promettono risultati miracolosi (ad esempio prodotti o metodi dimagranti e cosmetici).
  4. Rifletti e firma. Non sottoscrivere alcun modulo senza aver letto prima tutte le condizioni. alcune offerte possono nascondere l'esistenza di un vero e proprio contratto (ad esempio le offerte di lavoro).
  5. Non solo slogan. Fare attenzione alla completezza del messaggio ed assumere tutte le informazioni necessarie. controllare sempre l'effettiva convenienza delle operazioni promozionali (sconti, liquidazioni, numero effettivo dei pezzi disponibili, tariffe).
  6. Distinguere cuore e portafoglio. I servizi prestati da maghi, cartomanti ed operatori esoterici possono rivelarsi molto onerosi. inoltre, non esiste alcun metodo per rendere più probabili le vincite dei giochi a estrazione.
  7. Quanto mi costa? Verificare le condizioni delle proposte di finanziamento sia per acquisti che per prestiti personali e mutui (tassi d'interesse tan, taeg, periodo di validità).
  8. È solo fiction. Fare attenzione alla pubblicità "travestita": a volte, in contesti dall'apparente natura informativa o di intrattenimento (stampa, programmi tv), possono nascondersi forme di pubblicità occulta.
  9. Attenzione ai pericoli. Se il prodotto è pericoloso la pubblicità deve dirlo: occorre leggere sempre con attenzione le avvertenze inserite nella pubblicità e nella confezione del prodotto.
  10. Tutelare i minori. La pubblicità deve sempre considerare e rispettare la tutela fisica e psichica dei minori: alcune promozioni, non ingannevoli per gli adulti, possono invece indurre in bambini e adolescenti una pericolosa travisazione della realtà.

L'odore della paura

La paura si sente a naso. Questa fortissima emozione è associata a un particolare odore avvertibile dal naso umano. Sembra anche che questo odore del terrore sia contagioso e questo spiega, in parte, perchè in un gruppo in pericolo si diffonda rapidamente il panico generalizzato.

A fare questa scoperta è stato un gruppo di studiosi dell'Università di Dusseldorf, in Germania, che ha pubblicato uno studio sulla rivista “Plos One”.
Per giungere alla conclusione che siamo capaci di sentire l'odore della paura, gli studiosi hanno considerato due gruppi di studenti, inserendo sotto le ascelle di tutti loro del cotone assorbente.

Il primo gruppo avrebbe dovuto sostenere un esame orale in un breve lasso di tempo, mentre il secondo insieme di persone doveva solo svolgere un'ora di esercizio fisico.

Bettina Pause, una delle ricercatrici coinvolte nell'esperimento, spiega che, in seguito, è stato chiesto ai volontari di annusare i tamponi di cotone, imbevutisi di sudore, mentre gli studiosi rilevavano le reazioni del loro cervello agli odori percepiti tramite l'esame della risonanza magnetica funzionale.

Il risultato ottenuto ha indicato che nessuno dei volontari ha individuato a livello cosciente una differenza tra il sudore di chi doveva sostenere l'esame e di aveva semplicemente fatto sport, ma il loro cervello era, invece, perfettamente in grado di distinguere la differenza tra i due tipi di sudorazione con i propri rispettivi odori.
Dunque, seppur a livello inconscio, il nostro naso ci fa percepire la paura nostra e di chi ci è accanto.

Questa scoperta conferma, secondo i ricercatori tedeschi, che l'olfatto umano è molto più sensibile di quanto finora si pensasse e spiega perchè le sensazioni di panico si diffondano rapidamente in gruppo dove alcuni individui sono particolarmente impauriti.

Gli studiosi ritengono che il sudore di una persona terrorizzata contenga sostanze chimiche particolari che conferiscono a esso un odore peculiare, diverso da quello di una persona tranquilla. Questo “sudore della paura” è in grado di attivare reazioni di timore anche in chi è accanto alla persona impaurita.

Le aree cerebrali attivate dall'odore della paura sono quelle connesse con le emozioni sociali e con l'empatia, cioè l'insula, la corteccia cingolata e il giro fusiforme. Responsabili della percezione olfattiva inconscia del senso di timore sono i ferormoni, sostanze rilasciate nella sudorazione che segnalano a chi ci sta accanto quali emozioni stiamo provando: è noto che queste molecole odorose sono implicate nel gioco della seduzione tra un uomo e una donna, facendo percepire all'altro se e quanto siamo attratti da lui o da lei.

Scoperto nel sudore maschile l'odore della paura. Un 'elisir' in grado di influenzare le donne alle prese con estranei dai volti ambigui, spingendole a giudicarli pericolosi. Di fronte a una minaccia molti animali rilasciano sostanze chimiche, una sorta di segnale di avvertimento destinato ai componenti della propria specie, che reagiscono di conseguenza. Gli psicologi della Rice University, diretti da Denise Chen e finanziati dai National Institutes of Health americani, sono partiti dall'idea che un fenomeno simile si verificasse anche nell'uomo: nel sudore, dicono, restano tracce chiare della paura provata da un soggetto.

Ma dal momento che il sistema di percezione umano coinvolge spesso più di un senso, gli studiosi hanno cercato di capire se anche l'odore della paura funzionasse in questo modo. Così la Chen e il suo team hanno raccolto diligentemente campioni di 'sudore pieno di paura' da alcuni volontari maschi. E questo grazie a speciali cerotti, applicati sotto le ascelle dei soggetti, mentre questi guardavano film terrorizzanti. Più tardi alcune volontarie sono state esposte alle sostanze chimiche presenti nel 'sudore pauroso': praticamente gli scienziati hanno piazzato sotto le narici delle 'cavie' in rosa garze impregnate ad hoc.

Poco dopo i ricercatori hanno fatto scorrere davanti agli occhi delle volontarie alcune immagini di volti che avevano un'aria felice, ambigua o paurosa. Le donne dovevano giudicare l'espressione dei volti di volta in volta, premendo dei tasti del pc. Ebbene, il fatto di avere sotto il naso l'odore della paura maschile, ha spinto le donne verso un'interpretazione più timorosa dei volti: le volontarie erano più inclini a giudicare un'espressione paurosa, ma solo quando questa in realtà era ambigua.

Insomma, l'effetto-allarme dell'odore maschile svaniva nel caso in cui le emozioni facciali erano più chiare. Secondo Chen, un'emozione rilevata da un senso modula la maniera in cui questa viene percepita attraverso un altro, specie se si tratta di un segnale ambiguo. Per dirla in un altro modo, i nostri sensi sono intrecciati e interagiscono fra di loro. Nel caso dell'olfatto questo avviene in modo 'sotterraneo', e spesso senza che ce ne rendiamo conto.

"Il nostro studio fornisce la prova che il sudore umano contiene significati emozionali - spiega Chen - e dimostra anche che l'olfatto interagisce con la vista in modo specifico, quando si tratta di emozioni". Dal momento che gli esseri umani hanno sviluppato al massimo vista e udito, la funzione dell'olfatto nell'uomo resta ancora in gran parte enigmatica. "Questo senso - conclude la ricercatrice - guida la nostra percezione sociale quando i sensi più 'dominanti' sono nel dubbio o indeboliti".

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