Vedendo documentari o leggendo articoli su paesi esotici, ci capita sovente, di immaginare forse rabbrividendo un poco, come vivremmo in un ambiente che ospita specie animali predatrici di una certa rilevanza.
Immaginiamo di andare a passeggio per i nostri boschi ed incontrare una tigre, oppure passeggiando nel parco incappare in qualche Lancia di Ferro che ci taglia il passo. Certamente rassicurati che tali animali vivono in zone del pianeta ben distanti dalle nostre e che loro natura, abbisognano di un habitat differente da quello cittadino, scacciamo il pensiero e magari ci facciamo un sorrisino su per la piccola dose di andrenalina che questo ci ha dato.
Eppure, complice il fatto che i viaggi esotici sono alla portata di tutti, non è difficile incappare in specie per niente autoctone, e che nelle nostre lande vi si sono adattate incutendoci perplessità ma a volte, un certo subbuglio. Abbiamo introdotto specie raccolte magari come cuccioli in lidi lontani e o stancati dal possesso o preoccupati per la mole, le abbiamo messe in libertà nelle zone a noi riservate. Come ad esempio le tartarughine così simpatiche finchè piccole e nuotanti vivaci del nostro acquario, ma decisamente imbarazzanti quando raggiungono una certa dimensione; la soluzione? Immetterle in qualche laghetto comunale ignorando che originarie del Canada, questa specie è carnivora e voracissima, ed in breve fanno festa degli animali presenti da tempo come adorno dei nostri parchi.
Che dire delle nutrie, la cui comparsa nei nostri territori rimane un mistero se non assumendo a volte punte preoccupanti laddove il numero di questi animali raggiunge il limite e la loro sopravvivenza li vede a caccia di risorse che non erano dedicate al loro mantenimento.
Ma alla stupidità umana non c'è limite; complici trasportatori frettolosi di denaro, attraverso navi e camion, abbiamo importato specie moleste: zanzara tigre, api sudafricane, ecc. E che fare degli esotici e alquanto ingombranti pesci dell'acquario, quando questi raggiungono dimensioni che preoccupano il portafogli? Li gettiamo nei fiumi.
Immaginate la faccia del pescatore che, incuriosito dalla specie a lui ignota, si sente rispondere dall'ufficio tecnico interperllato di aver colto all'amo un grosso esemplare di piranha.
Il "Pygocentrus Nattereri" è un pesce d'acqua dolce, che vive solitamente nei grandi bacini idrici dell'America del Sud, come il Rio delle Amazzoni ed i fiumi del Paraguay. Il Piranha rosso è un vorace cacciatore, che si ciba di svariate creature, come insetti, vermi, crostacei, pesci, mammiferi e uccelli, ma non disdegna bersagli di grossi dimensioni. Il pesce forma assieme ai suoi simili dei branchi numerosi, che attaccano le loro vittime utilizzando una particolare tecnica detta fullblown: circondano il bersaglio, indebolendolo e facendolo poi a pezzi utilizzando i denti affilati.
Il nome di questo animale deriva dalla lingua guaranì, che composto da due parole "pira" e "nha" significa proprio, pesce cattivo. Trovarselo nel nostro fiume Po, da da pensare. La mole dell'animale ci fa presumere che la sua vita fosse tranquilla e per niente carente di alimento. Inoltre dove c'è ne uno, possono essercene altri. Questi animali infatti, solitamente vivono in branchi come del resto tutti i pesci e se l'incauto possessore stufo di tenerli in acquario, li ha liberati in toto magari con esemplari maschio femmina, potremo trovarci in futuro, in situazioni non del tutto allegre.
Immaginiamo di andare a passeggio per i nostri boschi ed incontrare una tigre, oppure passeggiando nel parco incappare in qualche Lancia di Ferro che ci taglia il passo. Certamente rassicurati che tali animali vivono in zone del pianeta ben distanti dalle nostre e che loro natura, abbisognano di un habitat differente da quello cittadino, scacciamo il pensiero e magari ci facciamo un sorrisino su per la piccola dose di andrenalina che questo ci ha dato.
Eppure, complice il fatto che i viaggi esotici sono alla portata di tutti, non è difficile incappare in specie per niente autoctone, e che nelle nostre lande vi si sono adattate incutendoci perplessità ma a volte, un certo subbuglio. Abbiamo introdotto specie raccolte magari come cuccioli in lidi lontani e o stancati dal possesso o preoccupati per la mole, le abbiamo messe in libertà nelle zone a noi riservate. Come ad esempio le tartarughine così simpatiche finchè piccole e nuotanti vivaci del nostro acquario, ma decisamente imbarazzanti quando raggiungono una certa dimensione; la soluzione? Immetterle in qualche laghetto comunale ignorando che originarie del Canada, questa specie è carnivora e voracissima, ed in breve fanno festa degli animali presenti da tempo come adorno dei nostri parchi.
Che dire delle nutrie, la cui comparsa nei nostri territori rimane un mistero se non assumendo a volte punte preoccupanti laddove il numero di questi animali raggiunge il limite e la loro sopravvivenza li vede a caccia di risorse che non erano dedicate al loro mantenimento.
Ma alla stupidità umana non c'è limite; complici trasportatori frettolosi di denaro, attraverso navi e camion, abbiamo importato specie moleste: zanzara tigre, api sudafricane, ecc. E che fare degli esotici e alquanto ingombranti pesci dell'acquario, quando questi raggiungono dimensioni che preoccupano il portafogli? Li gettiamo nei fiumi.
Immaginate la faccia del pescatore che, incuriosito dalla specie a lui ignota, si sente rispondere dall'ufficio tecnico interperllato di aver colto all'amo un grosso esemplare di piranha.
Il "Pygocentrus Nattereri" è un pesce d'acqua dolce, che vive solitamente nei grandi bacini idrici dell'America del Sud, come il Rio delle Amazzoni ed i fiumi del Paraguay. Il Piranha rosso è un vorace cacciatore, che si ciba di svariate creature, come insetti, vermi, crostacei, pesci, mammiferi e uccelli, ma non disdegna bersagli di grossi dimensioni. Il pesce forma assieme ai suoi simili dei branchi numerosi, che attaccano le loro vittime utilizzando una particolare tecnica detta fullblown: circondano il bersaglio, indebolendolo e facendolo poi a pezzi utilizzando i denti affilati.
Il nome di questo animale deriva dalla lingua guaranì, che composto da due parole "pira" e "nha" significa proprio, pesce cattivo. Trovarselo nel nostro fiume Po, da da pensare. La mole dell'animale ci fa presumere che la sua vita fosse tranquilla e per niente carente di alimento. Inoltre dove c'è ne uno, possono essercene altri. Questi animali infatti, solitamente vivono in branchi come del resto tutti i pesci e se l'incauto possessore stufo di tenerli in acquario, li ha liberati in toto magari con esemplari maschio femmina, potremo trovarci in futuro, in situazioni non del tutto allegre.
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