"Se il Teflon non aderisce a nulla, come si fa allora ad attaccarlo alle padelle?"
Così, sorpreso mi sono portato avanti il quesito come una domanda della cui risposta pareva solo una diceria commerciale atta all'ilaricità.
Il TeflonR è un tipo di materiale ottenuto per polimerizzazione del tetrafluoro etilene (C2F4). Si ottiene un materiale plastico estremamente resistente alla tempertura (circa 250-260°C) al contrario delle altre plastiche. Inoltre è dotato di bassisima viscosità e questa caratteristica lo ha reso utilissimo per preparare oggetti che abbiano superfici scorrevoli ed antiaderenti (guarnizioni, lubrificanti solidi, pentole).
Il teflon non può essere fuso, perché ad alta temperatura si decompone anzichè fondere. Pertanto per la sua lavorazione si utilizza un processo di sinterizzazione a 400°C. La sinterizzazione è una fusione ad alta pressione e temperatura solo parziale in cui i cristalli/granuli del materiale non subiscono una fusione completa, ma i rispettivi bordi di grano si uniscono, aderiscono e si compenetrano. A questo punto il materiale, che prima era composto da granelli scorrevoli, è costituito da un solido più o meno liscio, omogeneo e poroso. Ovviamente la sua resistenza è inferiore al materiale che si otterrebbe con la fusione vera e propria.
Il processo di ricoprimento delle pentole viene effettuato tramite sinterizzazione diretta del teflon sulla superficie interna delle pentole. Il materiale (granuli/polvere fine di teflon) viene spruzzato sulla superficie delle pentole e riscaldato sotto pressione. Lo strato finale ha uno spessore variabile compreso tra 0,01 e 0,05 mm. Il processo di ricoprimento può essere effettuato più volte sulla stessa padella. Questo procedimento per strati conferisce una resistenza alla superficie finale superiore di quella che si otterrebbe se si producesse un unico strato di uguale spessore finale; si ottiene così una superficie multistrato.
Abbiamo già accennato al fatto che il teflon ha una bassa viscosità, che è una delle sue proprietà più utili. Se la sinterizzazione avvenisse su di una superficie molto liscia (acciaio trattato a specchio) la vita di una pentola sarebbe davvero breve, poiché la bassa aderenza del teflon farebbe staccare lo strato antiaderente alla minima sollecitazione (temperatura, colpi di cucchiaio, lavaggi, pulizia). Per aumentare l'aderenza, la pentola metallica (acciaio, alluminio) viene lavorata in modo che la sua superficie interna sia scabra (raschiatura, sabbiatura). In questo modo i granellini di teflon verranno compressi dentro le scabrosità e l'aderenza sarà aumentata per effetto delle rientranze sulla superficie metallica.
Come si vede dallo schema riportato nell'immagine sopra, lo strato di teflon sinterizzato su di una superficie liscia non avrà nessun appiglio alla superficie metallica.
A destra vediamo invece come una superficie scabra possegga della rientranze che si riempiono di granelli fini di teflon. Per successiva compressione e riscaldamento questi granellini si infiltrano anche nei pori e nelle scanalature più minute che offrono punti di appoggio e di presa più forti.
La superficie finale è resa comunque liscia dal processo di compressione con presse di sinterizzazione che riducono la scabrosità.
La superfice di teflon è comunque poco resitente agli urti ed ai graffi per cui i produttori raccomandano di utilizzare utensili in plastica e legno per la cottura e spugne non raschianti per la pulitura. L'antiaderenza infatti conferisce estrema semplicità di lavaggio di questo materiale.
Nessun commento:
Posta un commento