Sul forum
martedì 25 agosto 2009
Ciucciarsi un gomito
Percorsi circolari
Certamente pochi saranno abituati a grandi spazi, dove effettivamente la mancanza di punti di riferimento, ci fa proseguire verso una rotta circolare. Dato che difficilmente uno può comprovare quanto ci sia del vero e visti studi di ricerca mirati allo sviluppo di nuovi sistemi di navigazione, studiosi del settore hanno sentito la necessità di comprovare o confutare, questo fatto secondo il quale l'essere umano tende a girare in circolo in assenza di punti di riferimento.
Ecco che un istituto tedesco assieme ad uno francese, hanno mostrato i risultati di un esperimento eseguito su 9 volontari, che avrebbero dovuto percorrere una rotta rettilinea, lasciati alla mercé delle assolate dune di un deserto, in una foresta e variando sulle combinazioni, sole, luna, nubi, per capire il comportamento.
Le rotte tracciate dai GPS segnalatori in possesso dei volontari, hanno evidenziato che quelli in assenza di riferimenti certi, come il sole nascosto dalle nubi, o scarsa illuminazione, eseguono percorsi chiusi al contrario di quelli che o per il sole o una montagna o altro, potevano desumere quale fosse il tracciato retto, confermando così la tendenza alle rotte circolari da parte dell'essere umano.
Secondo gli studiosi, questo comportamento va ricercato nella tendenza dell'essere umano a trovare un equilibrio nel cerchio, parificando le asimmetrie naturali del corpo fisico, che lasciato senza punti di riferimento, deambula usando più la gamba che ha forza inducendo la direzione da seguire.
Una simpatica prova che si può eseguire è entrare in un gran magazzino di vendita, come possono essere Ikea ad esempio, scegliendolo fra quelli che ovviamente non si conoscono, e passarvici un po' di tempo. Si potrà notare che vista la quantità di articoli presenti e le loro similitudini, si tende a perdere l'orientamento e ci si ritrova al punto di partenza dopo aver camminato in circolo.
Non per niente vi sono in questi grandi spazi commerciali, apposite linee che indicano il percorso con cartelli indicatori di posizione di quando in quando. Il problema forse che questi sono messi ad arte per fare un percorso consumistico e difficilmente ci indicano la via più breve per raggiunger l'uscita, ma questo è un altro argomento.
lunedì 24 agosto 2009
Bagni nei fiume; attenti ai Piranha
Immaginiamo di andare a passeggio per i nostri boschi ed incontrare una tigre, oppure passeggiando nel parco incappare in qualche Lancia di Ferro che ci taglia il passo. Certamente rassicurati che tali animali vivono in zone del pianeta ben distanti dalle nostre e che loro natura, abbisognano di un habitat differente da quello cittadino, scacciamo il pensiero e magari ci facciamo un sorrisino su per la piccola dose di andrenalina che questo ci ha dato.
Eppure, complice il fatto che i viaggi esotici sono alla portata di tutti, non è difficile incappare in specie per niente autoctone, e che nelle nostre lande vi si sono adattate incutendoci perplessità ma a volte, un certo subbuglio. Abbiamo introdotto specie raccolte magari come cuccioli in lidi lontani e o stancati dal possesso o preoccupati per la mole, le abbiamo messe in libertà nelle zone a noi riservate. Come ad esempio le tartarughine così simpatiche finchè piccole e nuotanti vivaci del nostro acquario, ma decisamente imbarazzanti quando raggiungono una certa dimensione; la soluzione? Immetterle in qualche laghetto comunale ignorando che originarie del Canada, questa specie è carnivora e voracissima, ed in breve fanno festa degli animali presenti da tempo come adorno dei nostri parchi.
Che dire delle nutrie, la cui comparsa nei nostri territori rimane un mistero se non assumendo a volte punte preoccupanti laddove il numero di questi animali raggiunge il limite e la loro sopravvivenza li vede a caccia di risorse che non erano dedicate al loro mantenimento.
Ma alla stupidità umana non c'è limite; complici trasportatori frettolosi di denaro, attraverso navi e camion, abbiamo importato specie moleste: zanzara tigre, api sudafricane, ecc. E che fare degli esotici e alquanto ingombranti pesci dell'acquario, quando questi raggiungono dimensioni che preoccupano il portafogli? Li gettiamo nei fiumi.
Immaginate la faccia del pescatore che, incuriosito dalla specie a lui ignota, si sente rispondere dall'ufficio tecnico interperllato di aver colto all'amo un grosso esemplare di piranha.
Il "Pygocentrus Nattereri" è un pesce d'acqua dolce, che vive solitamente nei grandi bacini idrici dell'America del Sud, come il Rio delle Amazzoni ed i fiumi del Paraguay. Il Piranha rosso è un vorace cacciatore, che si ciba di svariate creature, come insetti, vermi, crostacei, pesci, mammiferi e uccelli, ma non disdegna bersagli di grossi dimensioni. Il pesce forma assieme ai suoi simili dei branchi numerosi, che attaccano le loro vittime utilizzando una particolare tecnica detta fullblown: circondano il bersaglio, indebolendolo e facendolo poi a pezzi utilizzando i denti affilati.
Il nome di questo animale deriva dalla lingua guaranì, che composto da due parole "pira" e "nha" significa proprio, pesce cattivo. Trovarselo nel nostro fiume Po, da da pensare. La mole dell'animale ci fa presumere che la sua vita fosse tranquilla e per niente carente di alimento. Inoltre dove c'è ne uno, possono essercene altri. Questi animali infatti, solitamente vivono in branchi come del resto tutti i pesci e se l'incauto possessore stufo di tenerli in acquario, li ha liberati in toto magari con esemplari maschio femmina, potremo trovarci in futuro, in situazioni non del tutto allegre.
venerdì 21 agosto 2009
Problemi del Combo 9000 Tivù di Humax
Il Combo 9000 Tivù di Humax che era stato annunciato come uno dei primi atti alla ricezione combinata DTT/Satellite, della neonata società, sembra abbia vuoti di memoria. Infatti, molti acquirenti entusiasti che si erano precipitati all'acquisto e dove non possibile, alla prenotazione dello stesso, lamentano della perdita della programmazione dei canali, una volta scollegato l'apparecchio dalla fonte elettrica.
Ascoltando i loro commenti, pare che la Humax, non abbia fatto null'altro che correggere in fretta e furia il firmware dell'apparecchio omonimo suo precedente, abilitandolo così, alla lettura della carta TivùSat e la conseguente decodifica Nagra2 preparata dalla società di crittografia, apposta per la nuova rete.
Seguono le giuste lamentele di chi chiamando i vari servizi d'assistenza, si sentono rispondere che faranno una verifica a settembre (fine vacanze) o chiamando le emittenti, che ci deve essere un problema di ricezione (classica risposta di chi non ha la più pallida idea di come funziona l'apparecchio e scarica tutto verso terzi l'eventuale problema).
Alcuni inoltre, non sono capaci di sintonizzare proprio l'apparecchio che insiste a chiedergli posizioni satellitari e Diseq, senza per altro indicargli potenza utile in ricezione atta svolgere lo "scanning" onde ricevere i canali.
Che dire; sempre più sembra ci siano bisticci di società che per stare dietro alla legislazione e essere sul mercato, fanno pagare gli errori ai propri clienti, lasciando l'amaro in bocca e il disgusto di veder calpestati i loro diritti di consumatore.
Windows Mobile 6.x Vs. Symbian
Per non dire dell'impossibilità di attualizzarli con l'ultimo S.O., nemmeno pagando cifroni alla fabbrica costruttrice: devi comperare il nuovo, anzi, passa a contratto di tal compagnia che te lo darà ottimizzato a scaricare solo cavolate a pagamento dalla stessa.
C'è chi dice che l'accordo tra Microsoft e Nokia per portare Office Mobile sui telefonini con Symbian abbia un amaro risvolto della medaglia. E cioè potrebbe rappresentare la resa della società di Redmond nei confronti del suo sistema operativo per smartphone. La collaborazione, dicono alcuni esperti del settore, rischia di diventare l'inizio della fine di Windows Mobile.
Già questa piattaforma non se la passa tanto bene: la release attuale 6.1 ha poco più di un anno di vita, ma risente di uno scarso supporto all'interfaccia touchscreen tanto in voga e di alcune caratteristiche migliorabili.
La versione 6.5 prevista per il prossimo autunno dovrebbe rimettere al passo con i tempi Windows Mobile e dare nuovo smalto al sistema operativo. L'edizione 7, prevista per il tardo 2010, promette di essere un ulteriore salto in avanti. Però nel frattempo la situazione si complica: Android è in ascesa e l'iPhone ha introdotto nuovi paradigmi di utilizzo.
«E' possibile che Microsoft si sia rassegnata a non imporsi nella gara dei sistemi operativi per telefonini, specie ora che Htc e Samsung sembrano orientati su Android», spiega Tero Kuttinen, analista di Mkm Partnes, a Reuters. Il quale, non pago di questa dichiarazione, sostiene come Nokia sia la carta vincente per contrastare Google.
E poi: «I benefici tratti dal raggiungere il volume di Nokia con Office bilanceranno le possibili perdite con i preesistenti utenti di Windows Mobile», sostiene Neil Mawston di Strategy Analytics. Come dire che l'unica ragione per avere il sistema operativo di Microsoft è la piena compabilità con i formati di Windows e Office. Ragione che viene a mancare se Nokia garantisce tutto ciò, con in più il beneplacito della società di Redmond che gli concede il pezzo forte della sua scacchiera.
Difficile, per ora, trarre conclusioni; certo che l'accordo tra le due società porta con sé una serie di congetture. Ma c'è anche chi dice che Windows Mobile abbia tutto da guadagnare. Per esempio, perché di fatto con Office sui Nokia si allarga l'ecosistema di Microsoft, su cui può puntellarsi per soffiare vento nelle vele di Windows Mobile.
E non va scordato nemmeno che questo sistema operativo, che vanta sviluppatori di ogni tipo e applicazioni uniche nel suo genere, è considerato "ideale" per impieghi militari. In ultima analisi, tutto grava sulle spalle della versione 6.5 e Microsoft, c'è da starne certi, non lascerà nulla di intentato.
giovedì 20 agosto 2009
Candele pericolose
Onnipresenti nelle cenette a due, e quasi d'obbligo accanto all'alcova o nelle sale da bagno di moderna concezione, i 'lumicini' in ogni loro variante alimentano un mercato stimato in oltre 125 milioni di sterline nel solo Regno Unito. Ma se candela dev'essere, è molto meglio selezionarla e utilizzarla con cura, avvertono adesso i ricercatori Amid Hamidi e Ruhullah Massoudi.
Secondo recenti studi sembra infatti che le candele possano provocare malattie polmonari: un cero di 15 grammi, mentre brucia, può produrre, in una stanza di 20 metri quadrati, particolati e polveri sottili 200 volte superiore a quelli presenti nell’aria di una città quando si superano i limiti di sicurezza.
Non solo scatenando allergie o asma, ma favorendo addirittura il cancro. La cattiva notizia per gli ultimi romantici arriva dal meeting annuale dell'American Chemical Society. Nel mirino dei ricercatori della South Carolina State University - si legge sul quotidiano britannico 'Daily Telegraph' - ci sono in particolare le candele più economiche alla cera di paraffina: un derivato del petrolio che può liberare nell'aria veleni come il toluene o il benzene. Decisamente più sicure, anche se molto meno 'cheap', sarebbero invece le candele fabbricate con la cera d'api o di soia.
Spesso si crede che le candele fatte di cera d'api o di materiali vegetali a base di soia brucino in modo più pulito rispetto a quelle a base di paraffina. Tuttavia la paraffina molto pura, essendo composta principalmente di idrocarburi, brucia in modo pressoché pulito dando luogo a vapor d'acqua e anidride carbonica. Il tipo di stoppino e l'aggiunta di profumi e colori incidono molto più dei materiali nel determinare la quantità di polveri immessa nell'aria durante la combustione. Le candele più "pulite" saranno quindi quelle non profumate, non colorate, ben costruite e riparate da spostamenti d'aria.
Gli studiosi hanno infatti dimostrato che, tenendo accese delle candele in una piccola stanza per 5 ore, il fumo sprigionato dalla cera di paraffina che brucia presenta picchi di sostanze dannose. In primis il toluene, che può provocare vertigini, e il benzene, ossia lo stesso composto cancerogeno nascosto nelle sigarette.
Come sempre accade, precisano gli autori dell'esperimento, anche in questo caso il problema si pone per chi esagera. Accendere una candela alla paraffina di tanto in tanto non comporta invece alcun rischio, assicura Hamidi. Ma se lo stoppino brucia "tutti i giorni dell'anno, per esempio a bordo vasca in una stanza da bagno non aerata", allora il pericolo c'è.
In un mondo perfetto, spiegano infatti gli scienziati Usa, ogni candela dovrebbe liberare soltanto acqua e anidride carbonica. Siccome però la cera non brucia a temperature sufficientemente elevate per neutralizzare ogni altro composto contenuto nella paraffina, la complice penombra creata dalla fiamma viene inevitabilmente 'avvelenata' da alcune molecole pesanti potenzialmente dannose. E' il caso, appunto, di toluene e benzene. Sostanze che, garantisce Massoudi, non vengono prodotte dalle vecchie candele in cera d'api o da quelle alla soia.
Noemi Eiser, direttore medico onorario della British Lung Foundation, tiene comunque a tranquillizzare gli amanti dell'illuminazione 'old style': "Un utilizzo occasionale della paraffina non comporta rischi per salute dei polmoni", dice. Cauta anche Joanna Owens, science information manager dell'associazione britannica Cancer Research. "Non esiste un'evidenza diretta che usare candele ogni giorno possa influenzare la probabilità di ammalarsi di cancro", commenta. In termini di rischio oncologico, "il tipo di inquinamento indoor più pericoloso resta il fumo delle sigarette altrui", ricorda l'esperta.
sabato 15 agosto 2009
Ferragosto: da oggi nuove regole economiche
Strada spianata al ritorno dell'Italia all'energia nucleare, introduzione della class action per la tutela dei consumatori, polizze assicurative poliennali con lo sconto e aumento della Robin tax dal 5,5 al 6,5 per cento.
Delega al governo per il nucleare. Il governo avrà sei mesi di tempo per emanare uno o più decreti legislativi con la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti nucleari, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare.
Assicurazioni. Arrivano le polizze poliennali con sconto. Gli agenti assicurativi potranno proporre polizze assicurative poliennali con uno sconto sul premio annuale. Se il contratto supera i cinque anni, l'assicurato, trascorso il quinquennio, ha facoltà di recedere dal contratto con preavviso di 60 giorni. Royalties idrocarburi al 10% e benzina meno cara.
Aumentano dal 7% al 10% le royalties che le società petrolifere sono tenute pagare per l'estrazione di idrocarburi
Reti d'impresa. Estese alle reti di imprese le agevolazioni già previste per i distretti industriali.
Class action dal 2010. L'azione legale collettiva per il risarcimento di danni non sarà retroattiva e non partirà subito. Il decreto legge anticrisi ha portato ancora in avanti, rispetto alla legge sviluppo, le lancette dell'entrata in vigore, spostandole al primo gennaio 2010.
Robin tax sale al 6,5% per stanziare fondi a editoria. Sale dal 5,5 al 6,5 per cento la maggiorazione dell'aliquota ordinaria Ires, la cosiddetta robin tax a carico delle grandi aziende petrolifere e dell'energia elettrica. La misura è stata approvata dall'aula del Senato in seconda lettura con un emendamento bipartisan pd-pdl che l'ha prevista, in parte, come copertura finanziaria per uno stanziamento di 140 milioni in favore dell'editoria per gli anni 2009 e 2010.
Ferrovie. Le ferrovie private potranno operare sul territorio nazionale dopo il rilascio di una licenza per cui è necessario avere sede legale in Italia oppure esista reciprocità per le imprese italiane nei paesi di origine.
La barzelletta TOP sulle bionde.
Nota nella rete come la più bella barzelletta sulle bionde mai raccontata. La segnalo perché davvero si resta senza parole.
Un'avvertenza alle bionde con le quali mi scuso in anticipo, per la crudezza con la quale vien descritta, ma davvero è troppo comica.
Vorrei scriverla direttamente sul blog, ma lascio l'onore di andarvela a leggere da chi l'ha segnalata, seguendo il link.
venerdì 14 agosto 2009
Prezzi SMS - Contratti telefonici mobili alla verifica
In Spagna, dove non esiste l'assurda tassa sul contratto come in Italia che legifera questo come bene di lusso, le compagnie fanno di tutto per obbligarti a passare con questo sistema, che vede l'addebito del cellulare direttamente sul C.C., con permanenza minima di 18 mesi.
E si potrebbe continuare; il fatto è che le compagnie sono sempre le stesse! Dove in un paese esiste un governo più sensibile, le tariffe vengono livellate verso un mercato più corretto. Ma se il governo, che è il concessionario della licenza e quindi la parte forte in questo caso, non legifera, non s'interessa o peggio, ha interessi in gioco, queste supertecnologiche compagnie dipinte da se stesse come l'avanguardia dell'espressione scientifica umana, dalle loro pubblicità demenziali, ecco che rifilano contratti e abusano con call center, o rendono difficili le risoluzioni contrattuali con il cliente, dove possono.
Ora, dopo un bel po' il governo Italiano, inizia a domandarsi il valore effettivo di alcuni servizi offerti/imposti, da queste compagnie.
Il Garante Roberto Sambuco annuncia di avere aperto un'indagine sugli operatori di telefonia per i costi troppo alti dei messaggi via telefonino e spiega che ''a settembre si interverrà con delle proposte al governo di modifica legislativa''.
Mister prezzi non si rassegna al fatto che in Italia un singolo sms costi ancora 15 centesimi e annuncia per settembre proposte al Governo di modifica legislativa. Si fermi. Non perpetui la tendenza in voga negli ultimi anni di fare leggi e leggine per correggere le tante storture che affliggono il settore della telefonia. Il caro-sms e' una delle tante, ma per rimuoverla non occorre una nuova legge, basterebbe applicare quelle esistenti, tra queste c'e' quella che vieta accordi di cartello tra operatori per tenere artatamente alti i prezzi.
Per ora, come era stato messo in luce anche dall'indagine congiunta Agcm-Agcom, l'Italia è il maggior Paese competitivo nella telefonia mobile dopo il Giappone, ''ma il costo dei servizi per i clienti è superiore alla media. C'è qualcosa che non quadra. La logica - sottolinea Sambuco - vorrebbe che in un mercato molto competitivo ci fossero prezzi molto bassi rispetto alla media''.
Secondo il Garante per la sorveglianza dei prezzi, dopo l'intervento del commissario europeo Viviane Reding, che ha stabilito un tetto massimo per il costo dei messaggini inviati da un Paese europeo verso un altro Paese europeo, ''potrebbe costare di più un sms spedito in Italia dall'Italia rispetto a un sms verso un altro paese''.
E anche se i clienti che riescono a trovare l'offerta più conveniente pagano costi bassi agli operatori, secondo Sambuco ''non è corretto che il costo debba essere più alto per chi non riesce a districarsi nella giungla delle offerte''.
Il messaggio è: più usi e più hai accesso agli sconti. ''Ma in questa maniera – rimarca Mr. Prezzi – c’è una fascia di utilizzatori medio-bassa che rimane fuori e paga molto di più. Oltre a questo stiamo guardando alla tariffazione al secondo che ci sembra sacrosanta, mentre sul traffico voce - conclude il Garante - in molti casi è prevista quella al minuto''.
Due consigli a Mister prezzi.
Il primo: faccia tesoro dell'esperienza. La legge Bersani ha abolito le penali a seguito del recesso dai contratti con gestori telefonici e pay tv. Come testimonia la denuncia all'Agcom (rimasta finora senza risposta) fatta da ADUC, i gestori continuano allegramente a richiedere cifre abnormi agli utenti. Non basta una legge per debellare gli abusi, occorrono continui monitoraggi e sanzioni rapide e pesanti per chi non rispetta le regole.
Il secondo: avendo dichiarato che "essendo noi un organismo all’interno dell’esecutivo possiamo esercitare direttamente anche con un pronto intervento legislativo per modificare le regole laddove non funzionino" usi questo potere per fare una sola proposta di modifica legislativa.
Oggi la sanzione massima comminabile ad un'azienda che si macchia di comportamenti commerciali scorretti e' di 500 mila euro (per i grossi gestori sono spiccioli), si faccia promotore di un'iniziativa che innalzi tale limite a 10 milioni di euro, una simile cifra potrebbe realmente fare da deterrente all'indole truffaldina e alla cialtroneria degli operatori telefonici.
Infine due domande (retoriche):
- Cosa servono tre entita' (Agcom, Antitrust e Mister prezzi) a controllare un settore che continua ad essere un'inestricabile giungla di regole non rispettate, furberie e inganni?
- Perché la comunità europea prodiga di indicazioni e imposizioni su questioni di mercato che di solito solo vedono l'imporre di standard a scapito del consumatore che si vede costretto a sborsar fio di quattrini per adeguare la sua casa, la sua automobile, ecc., no fa una regola comune e inchioda questo fare disonesto sul nascere da sidette compagnie di telefonia mobile?
giovedì 13 agosto 2009
Libri elettronici e-book
Che cos’è un ebook?
La definizione più corretta è quella di libro digitale.
Gli e-book possono essere letti sullo schermo del PC, di un PC portatile o di un Pocket PC o con dispositivi elettronici a loro dedicati, chiamati eBook reader.
Un e-book è quindi come un libro?
No. Nulla può sostituire il piacere di sedersi su una comoda poltrona e leggere, accarezzando la carta con le mani. Infatti un e-book non intende “sostituire” il libro, ma costituisce un nuovo medium per la sua diffusione, un medium diverso, che offre molti vantaggi.
Quali sono questi vantaggi?
Economici innanzi tutto, sia per il lettore che per l’autore. Senza la spesa della stampa, un e-book costa molto meno di un libro di carta. Un e-book reader pesa quanto un libro, e quel peso puoi portar sempre con te un immensa biblioteca di informazioni e conoscenza. Un e-book può contenere file audio, suoni musiche e animazioni. Un e-book può essere interattivo. Un e-book è il futuro.
Che cos’è un lettore ebook (ebook reader)?
Il lettore ebook è un dispositivo elettronico dedicato alla lettura di libri e documenti, che utilizza a questo scopo una tecnologia, denominata e-ink, che consente la lettura prolungata senza affaticamento degli occhi e la leggibilità anche in situazioni di piena luce.
Che cos’è l’inchiostro elettronico (e-ink)?
Si chiama e-ink, inchiostro elettronico, una tecnologia messa a punto dal MIT (Massachussets Institute for Technology) e brevettata dalla eInk Corporation, finalizzata alla visualizzazione digitale di testi ad alta definizione. Il suo concetto di base consiste nell’emulare in tutto e per tutto la stampa su carta.
Perché leggere con un ebook reader è meglio che leggere al computer?
La visualizzazione attraverso normali monitor LCD avviene grazie al fatto che l’occhio è colpito dalle radiazioni luminose sprigionate dai pixel accesi del monitor stesso. Questo comporta tre fondamentali conseguenze:
- a) l’occhio colpito da radiazioni si affatica facilmente e la lettura di testi prolungati ne risente;
- b) essendo costantemente acceso durante la lettura il monitor richiede alimentazione elettrica continua, con conseguente consumo della batteria;
- c) dovendo contrastare la luminosità esterna per essere visualizzato, il monitor LCD diventa tanto meno leggibile quanto più aumenta la luminosità esterna, tanto da essere illeggibile in situazioni di piena luce.
L’ebook reader, grazie alla tecnologia e-ink, ribalta l’approccio di visualizzazione, che torna ad essere quello della carta stampata: la pagina si accende solo per un attimo per essere stampata, e si spegne: quel che leggo lo vedo grazie alla luce esterna, e non c’è alcuna emissione di radiazioni luminose. Per questo:
- a) l’occhio non viene affaticato consentendo tempi di lettura di prolungati;
- b) avendo bisogno di alimentazione elettrica solo nella fase di stampa di una nuova pagina l’autonomia della batteria copre – a seconda dei modelli e degli usi – una giornata intera di lavoro/lettura;
- c) la leggibilità, anziché peggiorare, migliora in piena luce, consentendo la piena fruibilità anche in esterni e in pieno sole.
Oltre a tutto ciò, l’ebook reader, per le sue dimensioni e peso contenuti, consente di portare con sé agevolmente intere biblioteche.
Questi sono semplici motori di ricerca per Ebook ma anche per i file PDF.
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mercoledì 12 agosto 2009
Guidare in Europa
Esistono però consuetudini e norme di comportamento conosciute solo dai 'locali' che rischiano di tramutarsi in trabocchetti, in alcuni casi anche molto pericolosi.
In Inghilterra, ad esempio, guai a segnalare con il lampeggio dei fari l'avvicinamento ad un incrocio dove si ha la precedenza. Questo gesto, familiare ai nostri automobilisti, per gli inglesi significa invece 'passa pure' ed è molto spesso all'origine di incidenti tra auto locali e auto guidate da italiani.
In Svezia e in generale nei Paesi scandinavi è invece assolutamente sconsigliato avvicinarsi troppo all'auto che ci precede: il non mantenere la distanza di sicurezza vale come una minaccia all'incolumità dell'automobilista locale, il quale ha il diritto di telefonare alla Polizia e di denunciare il comportamento minaccioso e pericoloso del turista.
La stessa cosa vale in Germania per il lampeggio nello specchietto: chi sopraggiunge alle spalle non deve mai chiedere strada con il classico colpo di fari, un gesto che anche per i tedeschi è assimilabile alla minaccia. Più si insiste con le luci e meno l'automobilista tedesco si sposta! Ed anche in questo caso chi si sente 'vessato' ha il diritto di chiamare con il cellulare la Polizia segnalando il numero di targa dell'aggressore.
Per chiedere strada ad un automobilista tedesco (e la cosa funziona anche in Italia), ma anche ad un austriaco, un olandese ed ai guidatori di alcuni Paesi dell'Est basta, invece, invece, inserire il lampeggiatore dal lato del sorpasso: la luce arancione fa solitamente il miracolo e l'auto rientra appena possibile.
Questo comportamento virtuoso ha però un risvolto negativo: sulle autostrade tedesche mettere il lampeggiatore per sorpassare, uscendo dalla corsia di marcia, significa: 'esco' e non 'vorrei uscire'. Anche in Francia c'é un gioco di fari molto pericoloso: quello cioé che si fa dalle nostre parti per segnalare, con un lampeggio, a chi viaggia in senso opposto la presenza di una pattuglia della Polizia.
Sulle strade statali francesi sono frequentissime le auto civetta, difficilmente distinguibili (se non per la presenza nel muso e nella coda dei sensori per rilevare le infrazioni sui limiti) da quelle dei civili. Ed una 'spiata' può comportare una denuncia molto pesante.
Chi, al volante della propria auto, ha come destinazione Parigi e, in generale, una delle altre grandi città francesi, deve poi conoscere una regola 'non scritta' che vale sulle autostrade urbane e, in caso di code, anche su quelle extraurbane: le moto sfilano nel traffico in un varco lasciato tra la corsia di marcia centrale e quella di sorpasso, con le auto che si spostano verso i rispettivi margini esterni. Chi lo fa spesso riceve il ringraziamento del motard (un cenno con il piede destro o con le dita della mano) ma chi non lo fa corre anche il rischio di essere colpito sulla carrozzeria con i pesanti stivali dei motociclisti meno accomodanti.
Vacanze con la crisi
Si parte, a tutti i costi. Secondo gli operatori del settore interpellati gli italiani in vacanza ci vanno comunque, anche in tempi di magra e se una flessione c’è stata, si tratta comunque di cifre minime. «Ogni volta che un cliente entra in agenzia mi chiede sempre di organizzare una vacanza che costi il meno possibile. Nei periodi estivi, però, diventa praticamente impossibile. I prezzi più bassi per le classiche mete quali Grecia, Spagna o Tunisia partono dai 700-800 euro comprensivi di trasporto e alloggio».
Variano, invece, i giorni dedicati alle ferie. Sono da dimenticare le classiche due settimane. La gente, oramai, opta sempre più spesso per pacchetti di una settimana. In più la gente spera sempre in qualche offerta low cost in cui possa godere di tutti i privilegi dei 5 stelle per pochi euro.
Queste offerte però non rappresentano l’offerta reale. In agosto, infatti, non si riesce a spendere meno di 700-800 euro a testa, a settimana. Oramai la gente non ha più le ferie programmate come una volta e rispetto agli altri anni non sa neanche né e quando potrà andarci. Così la gente cerca sempre delle soluzioni da una settimana o al massimo dieci giorni da prenotare anche all’ultimo momento.
Quasi la maggioranza della clientela preferisce prenotare una formula "all inclusive" in cui siano presenti sistemazione e mezzi di trasporto. I clienti di solito richiedono un pacchetto completo o al massimo una mezza pensione. La novità è che le famiglie per risparmiare cercano strutture in cui i bambini non paghino.
lunedì 10 agosto 2009
I piccioni nelle città
E, nonostante siano tra i pochi animali che ancora restano in città, non li amiamo. Dopo i topi, sono gli animali più diffusi nei centri urbani. Ce ne sono 16 mila a Pisa, 40 mila a Bologna, 100 mila a Venezia. Si raccolgono in particolare nelle piazze, dove formano veri e propri assembramenti. A Milano, in piazza del Duomo ne hanno contati 8 mila.
Negli ultimi hanno hanno fatto persino scattare l'allarme sanitario. I piccioni hanno le zecche e trasmettono all'uomo salmonella (un batterio), toxoplasma (un protozoo) e criptococco, un lievito che provoca gravi infezioni nelle persone che hanno un debole sistema immunitario.
C'è però il rovescio della medaglia. L'animale dall'aspetto insignificante e un po' irritante nasconde uno dei principali protagonisti delle ricerche di neurobiologia, fisiologia sensoriale, etologia, psicofisica e psicologia comparata.
I piccioni hanno per esempio permesso di scoprire che la capacità di compiere associazioni non è una caratteristica esclusivamente umana.
Come altri animali imparano per apprendimento meccanico, e cioé se ricevono un premio quando fanno l'azione che gli viene richiesta. Per esempio dare un colpo di becco sopra a un simbolo a forma di albero. Però sanno andare anche oltre. Sono in grado di individuare l'albero anche quando l'immagine che viene presentata ha una forma diversa dal simbolo con cui ricevano il premio. E non solo: lo riconoscono in mezzo a centinaia di altre immagini, che tra l'altro memorizzano e ricordano anche a diversi mesi di distanza. Il che significa che il loro cervello crea una categoria mentale (l'albero) che permette di applicare il concetto anche se ci sono delle variazioni sul tema. Esattamente come facciamo noi.
Si potrebbe obiettare: gli alberi sono particolarmente importanti per i piccioni che, originariamente, erano uccelli migratori. Cosa accadrebbe invece se gli venissero proposte forme diverse? Sono state fatte prove con altri soggetti e persino con lettere e numeri, simboli astratti. I piccioni non hanno mai sbagliato. Con un po¹ di allenamento sono stati persino capaci di individuare uno stile, distinguendo un quadro cubista (Picasso)da uno impressionista (Monet).
La loro capacità di riconoscere i luoghi è stata semmai sfruttata per verificare come mai i piccioni viaggiatori riescano sempre, o quasi, a fare ritorno a casa. In realtà si è scoperto che più che sull'osservazione del paesaggio, si basano su quella della posizione del sole rispetto all'orizzonte. La confrontano con una sorta di orologio interno. In praticano sanno che se è mattino il sole deve essere a est. Quando il cielo è coperto si aiutano invece con la bussola: rilevano le variazioni del campo magnetico terrestre. Infine usano il naso: costruiscono mappe olfattive che si basano sia sugli odori sia sulla direzione dei venti dominanti. Ovvero: imparano che con lo scirocco che arriva da sud arrivano profumi diversi da quelli che viaggiano con la brezza del nord.
Le soprese non sono finite: i piccioni non sono solo delle teste. Hanno anche un cuore. In un mondo popolato da animali che praticano il sesso libero, sono rigorosamente monogami, e fedeli per tutta la vita. Il piccione maschio impiega parecchio tempo per scegliere la compagna. E la corteggia a lungo. Quando lei accetta le attenzioni del partner, il maschio si avvicina e le becchetta testa e collo. Se lei lo imita è fatta: significa che i due possono "fidanzarsi". Di accoppiamento infatti non si parla finché la coppia non si reputa stabile: deve passare almeno una settimana. A quel punto è la femmina a prendere l'iniziativa: inizia a becchettare il maschio vicino al becco. Lui le offre del cibo e glielo infila direttamente nel becco, proprio come si fa con i pulcini. È una dimostrazione importante: significa che è capace di prendersi cura anche dei figli.
Preoccupato per l'eventualità che la femmina si conceda delle scappatelle, il maschio fa la guardia per tutto il periodo successivo. E se la vede avvicinarsi ad altri maschi interviene, beccandola sulla nuca. La femmina non è per nulla infastidita. Anzi: con un protettore così solerte può andarsene in giro a cercare cibo senza temere l¹assalto di amanti indesiderati.
Dopo una ventina di giorni nascono i piccoli. I piccioni sono ottimi genitori: mamma e papà si alternano alla cova e producono, entrambi, il latte di piccione, una secrezione biancastra che serve per nutrire i pulcini. È una sostanza che contiene molte proteine e, proprio come il latte dei mammiferi, ricca di immunoglobuline. Viene prodotta dal gozzo.
I piccoli vengono alimentati esclusivamente con il latte per dieci giorni. Poi vengono svezzati. Con semi, chiocciole, vermi, larve di insetti e pane. Per il resto della loro vita sarà l¹uomo il loro principale fornitore di cibo. Un piccione adulto ha bisogno di 30 grammi al giorno di cibo secco, e di un bicchiere (90 grammi) di acqua.
Se la gente non li nutrisse il loro numero crollerebbe vertiginosamente: evidentemente, nonostante la loro cattiva fama, vengono aiutati. Risultato: c'è sovrappopolazione. Non dovrebbero essere più di 300 per chilometro quadrato, calcolano gli esperti. A Venezia,
dove sono ormai parte integrante del paesaggio, la densità è 10 volte di più di quella accettabile.
Ma con il cane e il gatto i piccioni sono stati tra i primi animali addomesticati dall¹uomo. Le tracce più antiche risalgono al Neolitico (8 mila anni fa). E piccioni di città sono figli e nipoti di piccioni viaggiatori che hanno smesso di lavorare, esemplari scampati al tiro a volo, piccioni da carne fuggiti dagli allevamenti. I loro parenti più stretti sono i piccioni selvatici (Columba livia), con cui ancora si incrociano e fanno figli, e che di tanto in tanto abbandonano la natura per avvicinarsi all'uomo. E ora di interrompere la convivenza? Non è detto. "Il rapporto con i piccioni si può recuperare, senza rischi per loro o per noi", dice Emilio Baldaccini, direttore del dipartimento di ccccc, di Pisa. Ma sarebbe meglio sospendere i rifornimenti.
Estate & punture
Cominciamo dalla puntura d'insetti. La vespa o l'ape infastidita, il tafano. Subito la cipolla. Una fettina di cipolla, sulla parte colpita ha un effetto di sedazione e antidolorifico. Se il dolore e il gonfiore sono forti, meglio ancora una foglia di menta, ridotta in poltiglia e strofinata sulla pelle. Contro gonfiore e dolore il freddo è comunque d'aiuto: ghiaccio, ma anche qualsiasi altra cosa si trovi nel frigo, dal gelato alla polpa di un frutto, come quella del melone, che è anche un buon rimedio per le scottature.
Se in mare mettete il piede su una tracina, bene sarebbe avere sottomano dell'olio essenziale di menta, che può venir utile anche per massaggi sulle tempie contro il mal di testa. In alternativa, ma più difficile da trovare, l'olio di canfora, un altro eccellente analgesico naturale. Se non li avete in borsa, allora, camminare nella sabbia calda aiuta a lenire gli effetti del veleno, ma anche un cubetto di ghiaccio può andare.
Diversa cosa se si è stati 'toccati' da una medusa. Quelle velenose determinano delle vere ustioni chimiche sulla pelle. Un buon rimedio può essere un gel di aloe, o anche una foglia di questa pianta succulenta aperta e passata sull'arrossamento. Bene l'aloe anche per le ulcerazioni nella bocca, ma meglio la salvia antibatterico naturale efficacissimo anche per mal di gola e tonsilliti. Il sedano, ha delle qualità cicatrizzanti importanti e agisce rapidamente. Sedano frullato applicato in loco è un eccellente rimedio contro arrossamenti, ulcerazioni, piccole ferite, mentre in decotto è un antico rimedio per i geloni.
Avete mangiato troppo? Qualcosa vi è rimasto sullo stomaco? Fatevi un decotto di rosmarino. Gradevole di sapore, di effetto rapido. Per la diarrea del viaggiatore, invece il té. Firenzuoli suggerisce una ricetta: mettere le foglie di té a freddo nell'acqua e portare ad ebollizione per un minuto. Aggiungere un chiodo di garofano e corteccia di cannella. Poi lasciare mezz'ora in infusione. Anche per la camomilla, utile contro la gastrite, è fondamentale mettere sempre i fiori nell'acqua a freddo per meglio trarne le qualità benefiche.
Un infuso di fiori di ibisco, noto anche come karkadé, è invece un buon rimedio contro l'ipertensione e lo stress da viaggio. Scegliere però solo i fiori rossi o di altro colore scuro ricchi di antiocianine, sono loro che fanno bene. Per stiramenti, dolori articolari, infiammazioni degli arti invece c'é la foglia di cavolo, cruda, ridotta in poltiglia e applicata come impacco: aiuta a ridurre l'edema ed è un buon antinfiammatorio.
La propoli, poi non dovrebbe mai mancare nella valigetta dell'orto-soccorso, in tintura da applicare come disinfettante e antibatterico naturale là dove ve ne sia bisogno, magari sull'erpes che vi è tornato sulle labbra per le fatiche della villeggiatura.
domenica 9 agosto 2009
Gioielli da spiaggia
Gli oggetti di bigiotteria hanno ormai scalzato il predominio secolare dei gioielli quali unici ornamenti personali. Oggi i bijoux, in quanto a particolarità e ricercatezza, non hanno più nulla da invidiare ai loro rivali più preziosi.
Diffusi sin dall’antichità nella forma di spille, collane, orecchini, bracciali e fermacapelli, nell’antica Grecia e nell’impero romano gli oggetti di bigiotteria erano costituiti soprattutto da pietre semipreziose, legno e altri materiali naturali. Tuttavia il gioiello rimarrà per parecchi secoli il protagonista incontrastato, simbolo di agiatezza ed elevato status sociale.
Sarà la fine del diciannovesimo secolo ad offrire la ribalta alla bistrattata bigiotteria. Nasce, infatti, in Inghilterra il movimento dell’Arts&Crafts che recupera la valenza dell’artigianato e si avvale per le proprie opere di materiali di uso quotidiano. Ma è l’ Art Nouveau a decretare la grande diffusione della bigiotteria.
Essa connota gli ornamenti, come anche all’architettura, con forme dolci e sinuose, che ripropongono soprattutto motivi naturali. L’Art Decò (in particolar modo dopo la Mostra Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne del 1925 tenutasi a Parigi) prosegue l’opera propulsiva nei confronti della bigiotteria, iniziata dal precedente movimento artistico.
Con l’Art Decò i bijoux si caratterizzano per le geometrizzazione delle forme, la stilizzazione dei motivi decorativi e, per la prima volta, l’utilizzo di leghe e metalli come il ferro, il nichel e il cromo. Nel 1922 viene riportata alla luce la tomba del grande faraone Tutankhamon, nella quale viene rinvenuto il corredo funebre contenente numerosi gioielli e oggetti di valore: scoppia una vera e propria “moda egizia” che si ripercuote anche negli oggetti di bigiotteria, come dimostra l’enorme diffusione in quegli anni dei bracciali “alla schiava”.
Negli anni Trenta a dettare la moda saranno le star hollywoodiane. Esse indossano bijoux vistosi ed appariscenti, spesso di pietre sintetiche, esibiti per attirare tutti riflettori su di sè. Con la Seconda Guerra Mondiale lo sfarzo hollywoodiano sembra lontano anni luce. È la sobrietà a farla da padrona, gli unici ornamenti sono le spille patriottiche indossate dalle donne per solidarietà con i soldati al fronte.
Nel dopoguerra una tappa molto importante, nell’evoluzione della bigiotteria, sarà senza dubbio l’utilizzo del cristallo Swarovski, che avrà un enorme e duraturo successo. Venduto già dagli anni Trenta ad altre aziende, troverà impiego nella moda solo successivamente.
A decretare, infatti, il suo ingresso ufficiale nella moda, nel 1955, sarà la creazione, per il grande stilista francese Christin Dior, dell’ “Aurora Borealis”, un particolare modello di Swarovski ricoperto da sottili strati di metallo. Negli anni Sessanta e Settanta, con l’avvento dei movimenti hippy, si avranno bijoux etnici, dai colori psichedelici, le forme futuristiche.
I materiali utilizzati sono poveri (spesso di scarto); viene adoperata in particolar modo la plastica. Attualmente tutti i più grandi marchi di moda hanno concesso un’ampia fetta della produzione e del mercato alla bigiotteria. Frutto di produzione seriale oppure di lavorazione artigianale, ormai i bijoux godono di una diffusione straordinaria e vengono sfoggiati con vanto quasi più dei classici gioielli.
I materiali utilizzati sono fra i più svariati. Fra le pietre troviamo: l’amazzonite ( pietra dura di colore verde smeraldo o verde mela), il diaspro (compatta e opaca, di colore rosso, giallo e verde), la corniola (minerale di colore rosso), l’ematite (si presenta sotto forma sia di cristalli distinti, di colore grigio-acciaiao, sia in aggregati granulari), la fluorite (minerale trasparente o variamente sfumato), l’ossidiana (roccia eruttiva a pasta vetrosa di colore scuro), sodalità (roccia eruttiva di colore azzurro o grigio), l’agata (minerale di vario colore), l’avventurina (varietà di quarzo che presenta un luccichio giallo, azzurro, verde o rosso), l’onice (minerale che presenta striature o zonature a colori contrastanti), l’occhio di tigre (varietà di quarzo che presenta un riflesso mobile di color giallo-oro molto splendente), la paesina (roccia di colore rosso, marrone, verde), la rodonite (minerale di colore rosso bruno).
I metalli e le leghe più adoperate sono invece: ferro, acciaio, ottone, alluminio, rame e nichel. Tuttavia i materiali non si esauriscono qui: abbiamo, infatti, anche vetro, plastica, plexiglass, pelle, materiali naturali (legno, caucciù, ciottoli, conchiglie, sabbia etc…)
I bijoux possono essere essenzialmente classificati nelle seguenti categorie:
- Bijoux de coutoure: è il bijoux di alta foggia, destinato all’ambito dell’alta moda
- Bijoux di fantasia: di qualità medio-alta, è l’articolo di bigiotteria rivolto ad un pubblico più ampio da abbinare al pret-à-porter
- Bijoux in serie: prodotto in migliaia di pezzi, economico è indirizzato al vasto pubblico popolare
Negli ultimi anni sono sorte numerose catene di negozi specializzate in bigiotteria seriale; fra le più famose troviamo: “Carina bijoux”, “Couture & beauty” e “Accesorize” (dove, però, non vi sono esclusivamente bijoux, ma accessori di vario genere).
Per i bijoux di fantasia sono le grandi marche ad offrire ampia scelta: Breil, Fossil, Morellato, Nomination. La bigiotteria è molto diffusa anche nei mercatini di artigianato, nei quali, molte volte, possiamo imbatterci in vere e proprio rarità. Per coloro che sono allergici ai metalli, sono stati creati appositamente bijoux anallergici.
Se poi desiderate un bijoux originale, esclusivo, che rispecchi a pieno la vostra personalità, potete crearne uno con le vostre stesse mani. I materiali sono facilmente reperibili nei negozi di hobbistica e di belle arti, oppure è possibile ordinarli via Internet. Per ottenere un prodotto soddisfacente bastano solo un po’ di manualità, fantasia e molta pazienza. È possibile acquistare articoli di bigiotteria anche in rete, all’interno di siti specializzati.
Tuttavia, soprattutto quando si intendono comprare orecchini, collane o bracciali, è consigliabile indossare il bijoux prima dell’acquisto, perchè è solo provandolo che si può constatare se si addice al proprio viso o comunque alla propria persona.
Ad ogni occasione il suo bijoux
I bijoux sono indossati indistintamente da persone di ogni età, sia in occasioni importanti sia per una semplice uscita con gli amici. Per eventi in cui sono richieste maggiore formalità ed eleganza, sono preferibili bijoux coordinati di pietre oppure realizzati con metalli opachi o lucidi.
Questi ultimi si adattano bene anche a situazioni più informali, in quanto più giovanili e sbarazzini. Per la quotidianità ci si può sbizzarrire e dare spazio alla fantasia. Si possono scegliere forme insolite (che riproducono ad esempio animali o oggetti di uso quotidiano), colori sgargianti, materiali inusuali.
Sanzioni per ciclisti
Un provvedimento che fa discutere non tanto per l'aumento delle contestazioni (ogni due anni di solito c'è una revisione dei tariffari) ma per la decurtazione dei punti-patente, o della sospensione della stessa, che contempla d'ora in poi anche i cittadini che viaggiano su due ruote.
In buona sostanza, se uno in bici commette un'infrazione per la quale è prevista la sottrazione di punti, se li vedrà togliere. Se non ha mai conseguito la patente, invece, ovviamente non subirà alcuna pena aggiuntiva. Se provoca un incidente da ubriaco potrebbe perfino rischiare la sospensione o il ritiro, al pari chi viaggia su un Suv.
Un caso tipico, più normale, potrebbe essere quello del ciclista sorpreso al cellulare, un comportamento scorretto molto diffuso e che prevede la perdita di punti. Una sperequazione evidente, secondo alcuni, e soprattutto secondo le associazioni di ciclisti, che denunciano l'ennesimo «provvedimento vessatorio» a fronte delle promesse «mai realizzate sulle piste ciclabili».
«Siamo chiari - spiega un funzionario dei Vigili - andare in bici sul marciapiede, passare col rosso o attraversare sulle strisce pedonali con la bici al fianco era vietato anche prima». Il provvedimento riguarda tutti i veicoli e comprende quindi i velocipedi e i carretti a braccia.
«Il Codice prevede di togliere i punti, ove previsto, anche ai conducenti di velocipedi, e quindi c'è poco margine per discuterne - spiega Emiliano Bezzon, comandante della Polizia locale di Milano - non è impossibile, poi, che qualche cittadino decida di ricorrere al Giudice di Pace, ma solo dopo una pronuncia degli organi giuridici competenti potrà essere cambiato qualcosa. Penso al 2003 - precisa - quando con l'introduzione della patente a punti, in caso di impossibilità di contestazione al conducente rischiava la decurtazione dei punti il proprietario della vettura. In quel caso, alla fine, si era pronunciata la Cassazione».
E sentiamo cosa ne pensa un campione delle due ruote. «È assurdo, non so a chi sia venuta in mente una cosa del genere ma non serve davvero a nulla». Francesco Moser in bicicletta ha costruito una vita più che una carriera: campione del mondo, primatista dell'ora nonchè vincitore del Giro d'Italia ma soprattutto grande appassionato.
Ed ora avversario del nuovo codice della strada che prevede sanzioni per i ciclisti, anche se ovviamente le norme si riferiscono al traffico e non hanno alcuna rilevanza per le competizioni. «Ma è comunque assurdo - insiste Moser - Non è certo questa la soluzione e vedranno che così non si risolverà nulla, anzi gli incidenti continueranno». «Il problema è che c'è troppa gente che non sa guidare e bisognerebbe migliorare il sistema, fare attenzione quando si rilasciano le patenti».
venerdì 7 agosto 2009
Mascotte in macchina
Vecchi nastri, DVD, che rifiuti sono?
Vi sono anche lubrificanti, detergenti fonorilevatori e altre sostanze in relazione ai diversi “marchi” dei produttori (in termini quantitativi sono poca cosa).
Le particelle magnetiche sono “legate” alla pellicola da una sostanza legante (a base di poliestere o di poliuretano).
Sul retro della pellicola (parte non registrabile) vi è un sottile strato di particelle sintetiche di carbonio per dare maggiore stabilità ed evitare il formarsi di elettricità statica
In realtà una cassetta, in termini di peso, è costituita principalmente dalla struttura “portante” che contiene il nastro avvolto, di norma in Politetilene ad alta densità (HDPE) (vi possono essere particolari in altre materie plastiche).
In sostanza ci troviamo di fronte a un prodotto complesso con sostanze diverse, condizione che non facilita il riciclaggio (posto che tali merci siano correttamente oggetto di raccolta differenziata).
Rammento a tale proposito che l’obbligo di raccolta differenziata – allo stato – riguarda certamente l’imballaggio del prodotto “cassetta audio/video” (di norma in polietilene, per le cassette VHS anche in cartoncino) e non il prodotto stesso (in quanto le cassette non sono comprese nella definizione di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
La “scatola” che contiene la cassetta (o il DVD) sono pertanto formalmente oggetto di raccolta differenziata e di riciclo/recupero (in Italia) da parte del Consorzio COREPLA (vi è stata anche una sentenza – specificatamente relativa ai contenitori dei DVD - che ha chiarito che il contenitore è un imballaggio a tutti gli effetti della normativa sui rifiuti).
In teoria la cassetta, essendo costituita principalmente da polietilene, dovrebbe venir raccolta dal Consorzio dei beni in polietilene, questo consorzio dovrebbe occuparsi di tutti i prodotti in polietilene (ad esempio gli shopper) che non siano imballaggi, in realtà è un carrozzone che si occupa (quando se ne occupa) del ritiro e del riciclo dei teli agricoli per le serre e di poco altro.
Nel caso dei più recenti DVD il problema è (in teoria) molto più semplice : il disco è di Policarbonato, una plastica riciclabilissima (ma di cui non vi è obbligo di raccolta differenziata) mentre il contenitore è di norma in Polietilene, altrettanto riciclabile, e, come già detto, da raccogliere in modo differenziato (per il riciclo/recupero) in quanto imballaggio.
Sotto il profilo tecnico possiamo dire che uno dei problemi di conservazione delle registrazioni potrebbe venire in aiuto a iniziative di riciclaggio dei nastri.
I legami di catene di poliestere nel legante che deriva dai polimeri, presente sui nastri magnetici, sono soggetti al processo di idrolisi, scindendosi in alcoli e gruppi terminali acidi (l’idrolisi è un processo chimico di scissione dei legami chimici attivate con l’acqua).
Trattamenti con acqua e additivi idonei, a temperature e pressioni maggiori di quelle dell'ambiente per velocizzare le reazioni, sarebbero in grado di degradare anche i polimeri che compongono il nastro ottenendo dei composti più semplici utilizzabili in altri processi produttivi (recupero) o anche nello stessa filiera di partenza (riciclo). La quota di metalli dovuta al supporto magnetico sarebbe agevolmente separabile dal resto e avviabile a diversi utilizzi come cariche in altri prodotti.
Il PET (quello delle bottiglie dell’acqua minerale per intenderci), il Polietilene (ampiamente utilizzato nei flaconi per liquidi alimentari e non alimentari) e il PVC (nonché il policarbonato) si prestano inoltre in misura più o meno elevata al cosiddetto riciclaggio meccanico ovvero a essere aggiunti a materie plastiche vergini durante l’estrusione a caldo di altri prodotti previa loro frammentazione minuta.
Il problema principale è dovuto alla incompatibilità che vi è tra diverse materie plastiche (in particolare – tra quelle sopra ricordate – il PVC è un ospite non gradito), questo problema è risolvibile solo attuando una raccolta differenziata in grado di distinguere le diverse plastiche o alla fonte o con sistemi di selezione automatica (che di norma sfruttano fenomeni ottici o la solubilità differente tra le materie) o manuale (la preferibilità tra questi sistemi è stata indicata in ordine decrescente).
In tutti i casi l’ostacolo maggiore è il costo di tali operazioni rispetto al valore della materia prima seconda ottenuta: fino a quando l’estrazione di materie vergini (in questo caso il petrolio) avrà un prezzo ridicolo rispetto alle problematiche ambientali non sarà conveniente riciclare/recuperare alcune merci (ma anche per diverse tra quelle usualmente oggetto di raccolta differenziata occorrono forme di incentivazioni od obblighi nei confronti dei produttori per poter attivare sistemi di raccolta e riciclo che si avvicinano alle necessità della tutela ambientale e della salute improcrastinabili da tempo).
Un ostacolo altrettanto importante è l’incentivazione economica e normativa che trova l’incenerimento (“recupero energetico”) dei prodotti costituiti da materie plastiche in particolare in Italia.
Insomma, tecnicamente riciclare i nastri audio/video e le cassette nella loro interezza è una attività fattibile che necessita di una limitata messa a punto tecnologica, l’entità quantitativa dei rifiuti, la loro produzione relativamente limitata e i relativi costi di raccolta/separazione e trattamento non rendono “interessante” al mondo industriale tale attività né i decisori politici si sono posti il problema (e preferiscono tutti assieme la “scorciatoia” dell’incenerimento, scorciatoia però che rischia di condurre solo in un vicolo cieco e di perpetuare lo spreco delle risorse e dell’inquinamento).
Codice Stradale; il via al 8 di agosto
La notizia, passata al momento del varo della legge quasi sotto silenzio, è quella che prevede un incremento di un terzo per molte violazioni commesse di notte, dalle 22 alle 7 del mattino.
L'incremento (secondo quanto elaborato dall’Asaps) è previsto per: velocità in genere, superamento dei limiti di velocità, precedenza, inosservanza della segnaletica orizzontale e delle segnalazioni semaforiche, distanza di sicurezza, cambiamento di direzione o di corsia e altre manovre, circolare contromano o invertire il senso di marcia, effettuare la retromarcia, circolare sulle corsia di emergenza sulle autostrade e sulle autostrade extraurbane principali, violare le norme che regolano la sosta di emergenza od omettere di far uso delle luci di posizione durante la sosta e la fermata di notte o in caso di scarsa visibilità e, infine, violare le disposizioni che disciplinano l'uso del libretto individuale di controllo ovvero non rispettare i tempi di guida e di riposo con veicoli per trasporti professionali non muniti di cronotachigrafo, le rispettive sanzioni pecuniarie sono aumentate di un terzo se commesse dopo le ore 22,00 e prima delle ore 07,00.
L’incremento, quando le violazionie siano accertate da dipendenti dello Stato (Polstrada e Carabinieri), va ad alimentare il Fondo contro l'incidentalità notturna.
DECORO DELLE STRADE
E' stato introdotto l'articolo 34-bis che punisce con la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.000 (euro 500 entro il 60° giorno dalla contestazione o notifica del verbale) chiunque "insozza" (così è scritto nella legge n.94) le strade pubbliche mediante getto di rifiuti o di oggetti dai veicoli in sosta o in movimento.
GUIDA IN STATO DI EBBREZZA
E' raddoppiato il periodo di sospensione della patente di guida per il conducente trovato in stato di ebbrezza con tasso alcolemico superiore a 1,5 gr/litro oppure per sostanze stupefacenti qualora il veicolo col quale è stato commesso il reato sia di proprietà di persona estranea ai fatti. Anche tutte le ammende previste per il reato di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti aumentano da un terzo alla metà se il reato è commesso dopo le ore 22,00 e prima delle 07,00. In questo caso l'applicazione della sanzione maggiorata avverrà in sede di sentenza davanti al Tribunale. Una quota pari al 20% di queste ammende comminate con la sentenza di condanna andrà ad incentivare il Fondo contro l'incidentalità notturna.
ASSICURAZIONE
Viene introdotto l'obbligo della confisca amministrativa per il veicolo, di proprietà del conducente, trovato a circolare con i documenti assicurativi falsi o contraffatti. E' colpito, invece, dalla sanzione amministrativa della sospensione della patente di guida per un anno, colui che ha contraffatto o alterato i documenti assicurativi.
CICLOMOTORI E BICICLETTE
Con l'introduzione dell'articolo 219-bis, si estendono al certificato di idoneità alla guida dei ciclomotoristi le sanzioni accessorie del ritiro, sospensione e revoca del documento. Analogamente, colui che guidi il ciclomotore in vigenza di un provvedimento di ritiro, sospensione o revoca del certificato di idoneità, è punito con le stesse sanzioni amministrative stabilite per il titolare di patente di guida che circoli nonostante abbia avuto il documento ritirato, sospeso o revocato. Al certificato di idoneità alla guida, infine, sono state estese le disposizioni che regolano la decurtazione del punteggio come per la Patente a punti.
Anche il titolare di patente che si trovi alla guida di un ciclomotore è soggetto al ritiro, sospensione, revoca o decurtazione del punteggio, se commette, alla guida di questo veicolo a due ruote, violazioni che comportino l'applicazione di tali sanzioni amministrative accessorie. «C'è da precisare - sostiene Giordano Biserni, presidente dell’Asaps - che nonostante la rubrica di questo nuovo articolo riguardi il "Ritiro, sospensione o revoca del certificato di idoneità alla guida", il secondo comma di questa nuova disposizione, richiamando genericamente "il conducente titolare di patente" che commette violazioni per le quali sono previste sanzioni accessorie applicabili anche quando ci si trovi alla guida di un veicolo per il quale non sia richiesta la patente stessa, fa ritenere che tali disposizioni siano applicabili anche nei confronti dei ciclisti. In sostanza i ciclisti titolari di patente si vedranno decurtare i punti per le violazioni che prevedono il prelievo anche se commesse alla guida di un velocipede.
Un provvedimento sul quale esistono dubbi di costituzionalità. Con la riformulazione dell'articolo 120 del Codice della Strada, vengono dettate nuove disposizioni che regolano il diniego al conseguimento della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida dei motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida a coloro che risultano delinquenti abituali, professionali o per tendenza o chi è stato sottoposto a misura di sicurezza personale o misura di prevenzione.
mercoledì 5 agosto 2009
Benzina estiva
La benzina corre ancora e il Governo prova a tamponare l’emorragia, convocando le compagnie petrolifere per spiegare l’andamento del prezzo dei carburanti. Oggti altri due centesimi si sono aggiunti al prezzo della benzina, che arriva a sfiorare gli 1,35 euro al litro nei distributori Shell.
Dopo i tre centesimi aggiunti da Agip ieri ai propri listini, è il turno del colosso petrolifero anglo-olandese di rialzare di 3,5 cent il prezzo della propria verde, che arriva a 1,349 euro, e di 3 centesimi il diesel, che si attesta a 1,169 euro. Ma gli aumenti sono generalizzati e coinvolgono tutte le compagnie, che, con rialzi di entità diversa, portano la verde agli 1,339 raggiunti ieri da Agip.
Più frammentato il panorama sul diesel, il cui prezzo varia dagli 1,158 euro al litro di Erg e Total fino agli 1,169 euro di Shell. I prezzi dei carburanti presentano però differenze notevoli su base territoriale. È Napoli la città dove si spende di più per un pieno di benzina (1,374 euro al litro), mentre per risparmiare qualcosa conviene andare a Trieste (1,324).
Le grandi città si trovano a metà classifica: a Roma la benzina costa 1,338 euro, a Milano 1,341. Il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, però, rompe gli indugi e convoca per domani pomeriggio le compagnie petrolifere a Via Veneto, perchè vengano illustrati i motivi dell’attuale andamento dei prezzi.
Prima della decisione di Scajola, puntualmente era già ripartita la carica delle associazioni dei consumatori: se il Codacons denuncia ricadute sulle vacanze degli italiani, Federconsumatori e Adusbef auspicano un abbattimento dei prezzi dei carburanti, anche attraverso la liberalizzazione del canale di vendita.
«Ogni anno si verifica la stessa situazione, con aumenti concomitanti agli esodi dei cittadini», afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi, «ci appelliamo ad Antitrust e Mister Prezzi affinchè indaghino sui rincari dei carburanti». Federconsumatori e Adusbef tornano a chiedere «maggiori verifiche e controlli sul meccanismo intollerabile della doppia velocità».
Oggi è stato il giorno degli interventi della politica, dopo che nella serata di ieri il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, aveva parlato di «ultimo giro per i furbi». Secondo il presidente della Commissione Prezzi e Tariffe del Senato, Sergio Divina, «è inaccettabile che le aziende di stato, come l’Eni e nel particolare l’Agip, facciano da apripista alla stagione dei rincari. Chiediamo a Tremonti e Scajola di vigilare sulle attività di queste aziende».
Un invito che arriva anche da Antonio Borghesi, vice capogruppo alla Camera per L’Idv: «visto l’aumento del prezzo della benzina, che non sembra collegato all’aumento dei costi, chiediamo al ministro Scajola cosa stia aspettando ad intervenire». Inviti che in serata sono stati accolti e che porteranno al primo incontro del 2008 fra compagnie e governo sul tema dei carburanti.
TivùSat; come prosegue la corsa?
Il DTT è una tecnologia che permette a parità di potenza e banda, la trasmissione di più canali sulla stessa frequenza, inoltre, dato che il segnale è digitale e non analogico, può essere resa interattiva tramite un doppino telefonico, con l'emittente che abilita eventuali servizi aggiunti. Sul satellite era presente da tempo, ma lasciato come un prodotto di nicchia, poco a poco i commercianti del settore, ne hanno approfittato per piazzare i loro decoder e i loro programmi a pagamento.
La neonata TivùSat è ufficialmente partita ma inizia da subito a mostrare le caratteristiche dei venditori senza scrupoli. Le prove di trasmissione infatti, sono ancora in opera e non si ha al momento, un chiaro disegno di frequenze e modalità. Su satellite c'è un susseguirsi di frequenze e crittografie atte a sostenere i ponti terrestri che erano già operativi ma, che funzionavano con una codifica diversa da quella che RAI ha dichiarato e inserito sull'ennesimo e nuovo decoder.
Ai cittadini (utenti visto che il "canone" è d'obbligo), è stata raccontata la solita storiellina del "gratis" più efficiente e meglio definito; in realtà è solo la conseguenza di operazioni commerciali fra imprese che quando bisticciano fra loro, sono peggio dei bambini.
La Tv pubblica non solo è uscita dalla piattaforma di Rupert Murdoch con i suoi canali satellitari, ma presto potrebbe oscurare anche le cosiddette reti "free": RaiUno, RaiDue e RaiTre.
Una scelta che assesterebbe un ultimo e potentissimo colpo all'emittente del tycoon australiano. Ma soprattutto supererebbe le prescrizioni dell'attuale Contratto di servizio sottoscritto appunto dalla Rai e dal ministero delle Comunicazioni. Un ostacolo non da poco. Che però il governo sta provando a bypassare.
Un'operazione allo studio non solo ai piani alti di Viale Mazzini. Ma anche dalle parti di Palazzo Chigi. O meglio, negli uffici del dicastero delle Attività produttive. E già, perché per cancellare la Rai dai canali 101, 102 e 103 di Sky è indispensabile modificare proprio il Contratto di servizio siglato nel 2007 dal governo Prodi.
In quel documento, all'articolo 26, si prevede che i canali analogici del servizio pubblico debbano essere presenti "sulle diverse piattaforme distributive". Quindi, tutte le piattaforme. Quelle satellitari e quelle del digitale terrestre. Uno stratagemma per raggiungere tutto il territorio nazionale, anche quello non coperto dalle più classiche antenne televisive.
Ma guarda caso, il Contratto di servizio scade il 31 dicembre 2009. E andrà rinnovato. Una competenza esclusiva dell'esecutivo. Tra le ipotesi sul tavolo del viceministro, Paolo Romani, allora c'è proprio quella di modificare l'articolo 26. Come? Stabilendo che i canali analogici della Rai siano presenti su "almeno una" delle piattaforme.
E l'alternativa è già pronta: la neonata Tivusat, frutto dell'intesa Rai-Mediaset. Una modifica necessaria anche per la recente interpretazione data dal presidente dell'authority per le Tlc, Corrado Calabrò, secondo il quale Viale Mazzini "must offer", ossia deve offrire le sue reti a tutte piattaforme.
Non solo, in una recente audizione in commissione di Vigilanza, lo stesso Calabrò aveva sottolineato che è compito dell'Autorità interpretare i limiti e gli ambiti del Contratto di servizio.
La scelta del governo, dunque, punta proprio a dribblare anche i paletti dell'Agcom. Modificando il "Contratto", nessuno potrà opporsi al definitivo addio di Rai a Sky. E per l'emittente satellitare diventerà obbligatorio rivedere l'intero bouquet. L'ennesimo schiaffo da parte del governo Berlusconi in pochi mesi: prima l'aumento dell'Iva al 20% e ora l'affondo sulla piattaforma satellitare.
Nel frattempo la guerra dei nervi con la Newscorp andrà avanti. Fino al 31 dicembre le ore "criptate" della tv pubblica aumenteranno sempre più sfruttando fino in fondo la regola che prevede la trasmissione solo nazionale (le parabole invece captano il segnale in tutta Europa) dei programmi per i quali Viale Mazzini ha i "diritti domestici": film di prima visione televisiva e partite di calcio.
Una situazione che è balzata agli occhi del Presidente della Repubblica Napolitano preoccupato anche del destino di 120 lavoratori Rai impegnati nei canali satellitari. Senza contare che l'addio a Sky costerà quest'anno alla tv pubblica circa 57 milioni di euro.
Una contrazione delle entrate che nell'ultimo budget stilato da Viale Mazzini è stato dimenticato.
Non solo. La guerra è condotta per ora solo dalla Rai. Mediaset al momento non sembra avere intenzione di "scendere" dal satellite. Cripta solo alcune trasmissioni, come i match delle squadre i cui diritti sono stati acquisiti da Mediaset.
Non "scende" completamente, pur non avendo i vincoli del Contratto di servizio, perché non è "conveniente" dal punto di vista economico: i punti di auditel in più dati dalle parabole si riversano direttamente sulla raccolta pubblicitaria. La successiva sfida, però, si disputerà su altro terreno: quello dei diritti Sky sui film della berlusconiana Medusa.