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lunedì 7 marzo 2011

Imageshack: quando le cose cambiano

Uno dei servizi host che vengono usati per la maggiore per dare la possibilità d'inserire immagini sul proprio blog, forum, sito, ecc. fino ad oggi è: Imageshack

Da un po' di tempo però, sui vari siti che ne fanno uso (e sono davvero molti) appare una bella rana, al posto delle immagini, che siano di avatar o altre non importa. Solo il laconico messaggio che il sito non è registrato e quindi le immagini sono bloccate.

A legger in giro, la soluzione che viene proposta è appunto registrasi su Imageshack e... le cose non cambiano, se non per alcuni. Come mai? Semplice, la registrazione serve solo per legare il dominio del prorio sito web e conseguentemente, poter usfruire del servizio di hosting. Agli utilizzatori non cambia nulla. Funziona solo per quelli che usano il servizio come registrati, ammesso che siano "loggati" e possono dunque vedersi in tranquillità qualunque immagine "hostata" su Imageshack.

Indagando (si fa per dire), esistono commenti che fanno vedere Imageshack come intenta a bloccare gruppi IP provenienti da alcuni paesi, cosa assolutamente non vera dato che il problema è spalmato in Italia e altri paesi del mondo ed è facile con opprtune ricerche di Google, rendersene conto. Ci sono indizi seri, che vi sia in atto una nuova politica per obbligare a registrare il proprio sito presso il servizio di hosting, pena il blocking dell'immagine.

In pratica, pur rimanendo a titolo gratuita l'iscrizione, se il sito dove vengono linkate non è "registrato" presso il servizio, le immagini linkate, anche se appartenenti ad un utente registrato, non vengono visualizzate.

Un passo falso da parte di Imageshack, perchè obbligare tutto il mondo a registrarsi, anche a chi non userà mai il servizio e che comunque avrà il problema di non visualizzare che rane se il sito non è registrato ma usa il servizio di hosting, senza per altro specificare correttamente la natura del problema, fa presagire nulla di buono.

Che ci sia stato un cambio ai vertici e che cerchino di monetizzare la cosa? Di per se non è un delitto, ma lo diventa se s'iniziano queste mosse poco chiare, obbligando magari in un secondo tempo gli utenti registrati, a pagare una quota (magari modesta), per continuare a usufruire del servizio.

Da come si presenta la cosa, pare un test propedeutico a nuove entrate economiche; se fosse solo una svista o un errore, la cosa avrebbe dovuto essere risolta dato che il problema è datato.

Incredibile però, come parecchi pur di mantenere le proprie immagini o visualizzare quelle linkate nei vari forum, blog, ecc., s'iscrivano senza pensarci su bene, col rischio di dover pagare poi, per le proprie immagini, che c'è da scommetterci, non saranno più di loro proprità ma verranno etichettate come copyrigth e vesseggiate da tutte quelle simpatiche leggi sui diritti d'autore che già sono applicate ai ex-nostri video ecc.

Unico consiglio sensato: cambiate hosting.

venerdì 21 agosto 2009

Windows Mobile 6.x Vs. Symbian

Se esiste una cosa di cui soffro il fastidioso marketing è quella dei cellulari e palmari in genere. Questi aggeggi, che si rivelano utili in molti casi, ammesso siano dotati delle ultime tecnologie in fatto di connettività, hanno la pessima abitudine di essere "closed". Ovvero dell'impossibilità di poter usarli nella loro piena capacità. Musiche proprie, tagliate senza pietà perchè qualcuno sospetta siano violatrici di diritti, foto che non si possono scaricare se non con cavetti "addomesticati" opportunamente di fabbrica, applicativi che si rifiutano di funzionare, ricambi introvabili, ecc.

Per non dire dell'impossibilità di attualizzarli con l'ultimo S.O., nemmeno pagando cifroni alla fabbrica costruttrice: devi comperare il nuovo, anzi, passa a contratto di tal compagnia che te lo darà ottimizzato a scaricare solo cavolate a pagamento dalla stessa.

C'è chi dice che l'accordo tra Microsoft e Nokia per portare Office Mobile sui telefonini con Symbian abbia un amaro risvolto della medaglia. E cioè potrebbe rappresentare la resa della società di Redmond nei confronti del suo sistema operativo per smartphone. La collaborazione, dicono alcuni esperti del settore, rischia di diventare l'inizio della fine di Windows Mobile.

Già questa piattaforma non se la passa tanto bene: la release attuale 6.1 ha poco più di un anno di vita, ma risente di uno scarso supporto all'interfaccia touchscreen tanto in voga e di alcune caratteristiche migliorabili.

La versione 6.5 prevista per il prossimo autunno dovrebbe rimettere al passo con i tempi Windows Mobile e dare nuovo smalto al sistema operativo. L'edizione 7, prevista per il tardo 2010, promette di essere un ulteriore salto in avanti. Però nel frattempo la situazione si complica: Android è in ascesa e l'iPhone ha introdotto nuovi paradigmi di utilizzo.

«E' possibile che Microsoft si sia rassegnata a non imporsi nella gara dei sistemi operativi per telefonini, specie ora che Htc e Samsung sembrano orientati su Android», spiega Tero Kuttinen, analista di Mkm Partnes, a Reuters. Il quale, non pago di questa dichiarazione, sostiene come Nokia sia la carta vincente per contrastare Google.

E poi: «I benefici tratti dal raggiungere il volume di Nokia con Office bilanceranno le possibili perdite con i preesistenti utenti di Windows Mobile», sostiene Neil Mawston di Strategy Analytics. Come dire che l'unica ragione per avere il sistema operativo di Microsoft è la piena compabilità con i formati di Windows e Office. Ragione che viene a mancare se Nokia garantisce tutto ciò, con in più il beneplacito della società di Redmond che gli concede il pezzo forte della sua scacchiera.

Difficile, per ora, trarre conclusioni; certo che l'accordo tra le due società porta con sé una serie di congetture. Ma c'è anche chi dice che Windows Mobile abbia tutto da guadagnare. Per esempio, perché di fatto con Office sui Nokia si allarga l'ecosistema di Microsoft, su cui può puntellarsi per soffiare vento nelle vele di Windows Mobile.

E non va scordato nemmeno che questo sistema operativo, che vanta sviluppatori di ogni tipo e applicazioni uniche nel suo genere, è considerato "ideale" per impieghi militari. In ultima analisi, tutto grava sulle spalle della versione 6.5 e Microsoft, c'è da starne certi, non lascerà nulla di intentato.

lunedì 13 luglio 2009

Corso di Hacker

Un Hacker è una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse ( che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica ), ma in tutti gli aspetti della sua vita.

Il progetto Hacker High School é finalizzato a fornire materiali informativi su come difendersi in rete stimolando l'interesse dell' Hacker che c'è in tutti noi.

L'obbiettivo é quello di sviluppare una conoscenza sull' Hacking per identificare autonomamente i problemi di sicurezza e di privacy, imparando ad assumere decisioni responsabili in materia di sicurezza.

L’ Hacking é intrigante per la natura illegale dell'accesso ai computer, per questo é importante conoscerlo meglio per esserne piú consapevoli e avvisare gli altri dei problemi di sicurezza e renderli pubblici, senza la preoccupazione di finire in carcere per averlo fatto.

Queste 12 lezioni ( in formato .pdf ) sull' uso sicuro delle risorse informatiche e su internet, sono disponibili in sei lingue europee, seguono i link diretti in italiano :

Hacker High School è un progetto ISECOM, una associazione internazionale che si occupa di tecniche e metodologie della sicurezza.


martedì 7 luglio 2009

Vendere ... barando

La pubblicità è, oggi, lo strumento maggiormente utilizzato dalle aziende produttrici per immettere sul mercato i loro prodotti.
La sua regolamentazione affronta il tema della sicurezza del consumatore offrendogli una rete di protezione contro la pubblicità ingannevole.

Definizione: qualsiasi pubblicità che induca, in qualunque modo, in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali essa è rivolta. E’ una pubblicità che non è:
  • Palese, non percepibile chiaramente come pubblicità
  • Veritiera, non conforme alla verità
  • Corretta, non conforme alle regole stabilite dalla legislazione.
Esempi di pubblicità ingannevole:
  • Rivolta a bambini e adolescenti e ne minacci la loro salute
  • Riguardante prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori omettendo di darne loro notizia
  • Pubblicità televisiva delle sigarette e delle bevande alcoliche in modo particolare quelle che associano questi prodotti a qualità terapeutiche
Denuncia pubblicità ingannevole:
  • - all’Autorità giudiziaria, solo per fatto illecito
  • - all’Autorità garante della concorrenza e del mercato ( amministrativa), negli altri casi
  • - Garante per la Radiodiffusione e l’Editoria, competente per i messaggi pubblicitari diffusi a mezzo stampa e televisione
  • - Giurì di Autodisciplina pubblicitaria, riconosciuto dagli operatori pubblicitari, competente per le campagne pubblicitarie ingannevoli.
D'ora in poi anche i singoli consumatori potranno appellarsi all'Antitrust per denunciare le pubblicità ingannevoli. Il regolamento n.284 del 11 luglio 2003 "norme sulle procedure istruttorie dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di pubblicità ingannevole e comparativa" - entrato in vigore lo scorso 7 novembre - detta le procedure per presentare ricorsi davanti all'Antitrust.

Il nuovo provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 ottobre 2003, sostituisce integralmente il precedente Dpr del 10 ottobre 1996 n.627. Secondo il regolamento sono legittimati a promuovere il ricorso: concorrenti, consumatori, associazioni e organizzazioni di consumatori, ministro delle attività produttive e ogni altra pubblica amministrazione.

La domanda deve contenere: l'identificazione del richiedente, l'identificazione del messaggio pubblicitario oggetto della richiesta, l'indicazione di possibili profili di ingannevolezza della pubblicità o di illeceità della pubblicità comparativa e l'indicazione degli elementi di legittimazione alla richiesta.

Inoltre, l'Antitrust può intervenire d'urgenza con un provvedimento immediato di sospensione della pubblicità.

Come difendersi dalla pubblicità ingannevole

decalogo di consigli utili

Dal 29 aprile 2005 è in vigore la legge n. 49 del 6 aprile 2005 contenente le "Modifiche all'articolo 7 del decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 74, in materia di messaggi pubblicitari ingannevoli diffusi attraverso mezzi di comunicazione" che sanziona con multe salate chi promuove prodotti i cui requisiti non rispondono alla realtà.

Inoltre per difendere i consumatori dalla pubblicità ingannevole, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, ha messo a punto una piccola lista di avvertenze, un decalogo di consigli utili, da tenere sempre presente per evitare spiacevoli sorprese.

  1. Occhio alla lettera. Valutare con attenzione il testo del messaggio e controllare anche i più piccoli caratteri di stampa: a volte informazioni rilevanti sono riportate solo in modo marginale.
  2. Il prezzo è giusto? Verificare sempre che il prezzo indicato sia comprensivo di oneri o spese accessorie (iva, tasse d'imbarco, quote di iscrizione, spese di consegna, scatto alla risposta).
  3. Missione impossibile. Diffidare dai messaggi che promettono risultati miracolosi (ad esempio prodotti o metodi dimagranti e cosmetici).
  4. Rifletti e firma. Non sottoscrivere alcun modulo senza aver letto prima tutte le condizioni. alcune offerte possono nascondere l'esistenza di un vero e proprio contratto (ad esempio le offerte di lavoro).
  5. Non solo slogan. Fare attenzione alla completezza del messaggio ed assumere tutte le informazioni necessarie. controllare sempre l'effettiva convenienza delle operazioni promozionali (sconti, liquidazioni, numero effettivo dei pezzi disponibili, tariffe).
  6. Distinguere cuore e portafoglio. I servizi prestati da maghi, cartomanti ed operatori esoterici possono rivelarsi molto onerosi. inoltre, non esiste alcun metodo per rendere più probabili le vincite dei giochi a estrazione.
  7. Quanto mi costa? Verificare le condizioni delle proposte di finanziamento sia per acquisti che per prestiti personali e mutui (tassi d'interesse tan, taeg, periodo di validità).
  8. È solo fiction. Fare attenzione alla pubblicità "travestita": a volte, in contesti dall'apparente natura informativa o di intrattenimento (stampa, programmi tv), possono nascondersi forme di pubblicità occulta.
  9. Attenzione ai pericoli. Se il prodotto è pericoloso la pubblicità deve dirlo: occorre leggere sempre con attenzione le avvertenze inserite nella pubblicità e nella confezione del prodotto.
  10. Tutelare i minori. La pubblicità deve sempre considerare e rispettare la tutela fisica e psichica dei minori: alcune promozioni, non ingannevoli per gli adulti, possono invece indurre in bambini e adolescenti una pericolosa travisazione della realtà.

mercoledì 10 giugno 2009

L’odissea degli utenti e dei WISP

Merita ulteriore approfondimento, l'articolo precedente che cerca di capire come andranno le cose per le connessioni ad Internet attraverso canali alternativi. Chiaramente va da ricordare anche l'articolo che riporta le basi delle battaglie sul "diritto d'autore delle frequenze"

In ogni caso, salvo rarissime eccezioni, quando si tratta di siti per apparati e eventuali canoni di locazione di terreni e tralicci, gli enti pubblici e i privati, tendono a confondere i WISP con gli operatori di telefonia mobile, quando questi ultimi hanno ben altri introiti per apparato installato e un livello ben più elevato di emissioni elettromagnetiche.

Chiediamo ai WISP di segnalarci i casi di enti pubblici che chiedono canoni di locazione
fuori dai limiti del buon senso, o pongono ostacoli extralegislativi, provvederemo a
informare i potenziali utenti residenti in loco che leggono il nostro sito della “lungimiranza” dei loro amministratori, tanto ogni 5 anni si vota, per fortuna.

Una volta trovato il sito per gli apparati, bisogna approvvigionarsi del materiale necessario e da qualche parte bisogna pure che arrivi questa benedetta banda larga per poterla distribure agli utenti.

Cominciamo dal problema degli apparati. A quanto ci risulta sono pochissime le aziende italiane produttrici di apparati wireless o di accessori quali antenne e connettori di varia natura. Quasi tutti sono importatori.

Questo vuol dire che o il WISP è in grado di immobilizzare risorse considerevoli in un magazzino ben fornito, oppure le tempistiche di consegna degli apparati, soprattutto i più costosi, possono pesare come macigni sulla tempistica dei progetti, sulla loro realizzazione e, di conseguenza, sul rientro dagli investimenti.

Che dire della banda larga allora? Essa pare il Sacro Graal o la pietra filosofale. Tutti la cercano ma nessuno sa veramente dove sia.

Quei pochi fortunati che la trovano, pagano il peso dei cavi e dei router (e accessori) in oro zecchino.

Per definizione, la banda che serve ad alimentare un impianto wireless è meglio che sia simmetrica e garantita, altrimenti su cosa si possono basare le offerte ai clienti?

Lo sanno bene quelli che tra di voi hanno provato ad alimentare un impianto di distribuzione con una ADSL.

Il download non si satura quasi mai, giocando con il traffic shaping, ma vogliamo parlare dell’upload? Con tutti gli utenti che da anni aspettano di fare P2P come i loro più fortunati colleghi coperti da ADSL wired!

Nessun utente, a parte quelli più smaliziati, quali ad esempio i responsabili informatici delle aziende site in zone scoperte, conosce realmente il prezzo della banda garantita, ma tutti vogliono garanzie che non si sognerebbero di chiedere alle grosse Telco, o se le chiedessero, si vedrebbero proporre preventivi da incubo.

Ma i WISP devono fornire la connessione a 15 euro al mese…. Perché alla TV l’ADSL costa 14 euro e 99 centesimi… Avendo in corso anche un’esperienza di WISP con la mia azienda, e conoscendo bene gli utenti, vista l’attività svolta con Anti Digital Divide, la mia impressione è che oltre al monopolio infrastutturale, esiste anche un problema di aspettative irrealistiche da parte degli utenti che è alimentato da pubblicità approssimative e incomplete.

Se queste aspettative sono irrealistiche nelle zone coperte, figuriamoci cosa diventano nelle zone non coperte da ADSL. E a proposito di ostacoli, che dire degli adempimenti previsti per la legge Pisanu e per la legge Urbani?

Ecco i WISP trasformati in poliziotti e censori di contenuti. Anche per questo abbiamo firmato la petizione per la neutralità della rete, insieme a Aiip, Assoprovider e Voipex.

Ed ecco il perché è così difficile fornire contratti atipici (a tempo, carte prepagate, ecc.) nel campo delle reti wireless.


domenica 31 maggio 2009

Il modello Copyright difeso dalle Lobbys

A conclusione dei post precedenti, viene spontaneo chiedersi cosa faranno le Mayors per garantirsi ancora, la gallina dalle uova d'oro.

Naturalmente le lobby non stanno a guardare ed hanno messo in atto delle azioni che difendono la loro struttura economica in ogni modo, modificando leggi quando trovavano politici compiacenti o attivando azioni legali dal costo esorbitante nei confronti di gente che non ha abbastanza forza per difendersi.

Come dicevamo prima, l'autore concede i diritti di copia in quanto non ha una struttura tale da sostenere la stampa e la distribuzione delle proprie opere.
Ma cosa succede se questa ipotesi cade?

Col passare degli anni il continuo abbassamento dei costi di queste tecnologie e la trasformazione del concetto di libro e del modo di trasmettere le informazioni permette a chi ha qualche soldo di stamparsi il libro da solo e di effettuare completamente l'investimento e a chi non ne ha (o non ne vuole spendere) di fornire la propria opera completamente in formato digitale (siti web, peer-to- peer).

Le nuove tecnologie bypassano il sistema e le informazioni viaggiano a velocità elettronica senza tenerlo più in conto.

Sul sito http://liberliber.it è possibile trovare libri il cui copyright è scaduto. Sicuramente leggere un libro sulla carta è un'altra cosa ma quando si devono cercare informazioni di cui si ha già conoscenza come ad esempio una citazione all'interno di un libro di mille pagine la versione digitale è insuperabile.

Come dicevamo la situazione è scappata di mano alle strutture detentrici dei copyright, a questo punto si genera lo stesso problema creatosi in Inghilterra, esistono strutture economiche che non gradiscono ciò che sta succedendo e l'Informazione si sta liberando dei vecchi schemi e sta riprendendo a camminare sulle sue gambe.

E' tempo di imbrigliarla di nuovo, nasce una campagna generalizzata volta a instaurare il concetto che copiare è sbagliato, o peggio illegale.

Questo concetto è stato instaurato talmente bene che quando pensiamo al copyright diamo per scontato che sia non “diritto d'autore” ma “divieto di copia”.

Sulla base di questa pressione sia politica sia mediatica nascono nei vari stati leggi che proteggono queste lobby in Italia vedremo nascere “l'equo compenso” della legge Urbani una tassa su ogni supporto vergine venduto.
Difatto questo con il decreto Urbani si:
  • Criminalizzano ingiustamente gli utenti che hanno già pagato per godere della copia privata.
  • Obbligano i provider a controllare e denunciare i propri utenti
  • Affida alla digos il compito di prevenire le violazioni sul diritto d'autore
  • Stabilisce per la prima volta che un certo uso della crittografia è illegale in “sè”
La digos si occupa di: criminalità organizzata, terrorismo, sicurezza dello stato.
Da questo momento si occupa anche di proteggere i ricchi imprenditori dell'editoria, dello spettacolo, del software aiutati dal fatto che la duplicazione di queste opere è reato penale.

Conclusioni.

  • Proteggere l'informazione dalle copie è sbagliato, impedisce alle persone di imparare ed impedisce alla società di progredire, se gente come Stallman o Torvalds o scienziati come Alan Turing (il creatore della primo elaboratore universale) non avessero condiviso le loro conoscenze oggi non potrei neanche scrivere questo intervento.
  • L'autore ha il diritto di sostenersi tramite le sue opere d'ingegno, ma la circolazione delle sue opere non è, al contrario di come si crede un freno al suo guadagno perchè se si scrive un'opera di buon livello l'autorevolezza dell'autore aumenta e sicuramente ci sarà chi acquista la sua opera in originale o chi gli commissiona dei lavori, è statisticamente provato che nelle città dove ci sono più biblioteche aumenta anche la vendita dei libri ciò non giustifica l'atteggiamento delle Multinazionali che vieta l'ingresso alla conoscenza ai più disagiati.
  • L'attuale modello di copyright è obsoleto e mostra tutti i suoi limiti da qualunque lato venga preso, sia quello tecnico (paradosso teorico), sia quello culturale (esperienze di Stallman e Torvalds), serve un nuovo modello.
  • Le lobby non stanno a guardare, nel futuro prossimo assisteremo all'esplosione delle contraddizioni del copyright e del concetto di brevetto e aumenteranno i divieti sulla libera circolazione delle informazioni. Per tenere in piedi le astrazioni che servono al concetto di copyright e che vengono semplificate dai numeri le lobby dovranno prendere il controllo dei sistemi personali ed impedire che una persona non autorizzata possa creare un software libero che rompe i loro standard oppure dovranno ottenere leggi restrittive rendendo il reato di Pirateria Informatica il più grave possibile. Entrambi i tentativi sono già in atto.

Il progetto Palladium

Il progetto Palladium è un vecchio sogno lanciato da Microsoft ma appoggiato dai principali produttori di hardware, come IBM, Intel, AMD e tanti altri. Il sistema Palladium consiste in un meccanismo criptato di comunicazione tra componenti interni del PC che dovrebbe funzionare anche da sistema antipirateria. I chip che si occuperanno della gestione di questo tipo di informazioni saranno sotto segreto industriale. Quindi non sarà possibile verificare cosa succede ai dati in queste macchine, questo progetto per via della cattiva pubblicità ricevuta ha cambiato nome più di una volta.
Senza entrare nei dettagli tecnici possiamo dire che Windows Vista nel 2008:
  • Permetterà l'utilizzo di soli driver certificati, secondo molti osservatori, questa decisione apre la strada alla creazione di whitelist contenenti l'elenco dei programmi e dei componenti hardware "graditi" a Microsoft ed ai suoi partner. Nello stesso modo, è possibile che vengano redatte delle blacklist che contengono l'elenco dei programmi che non potranno essere usati su macchine LaGrande/NGSCB. Tra questi programmi sgraditi potrebbero esserci molti concorrenti scomodi, come OpenOffice e Linux. La documentazione di Intel LaGrande fa esplicito riferimento a liste di programmi e componenti hardware ritenuti "affidabili".
  • Sistema anticopia, tramite il Fritz Chip o Presidio se presente Windows Vista impedirà l'installazione abusiva della stessa copia su più macchine.

Il problema non è tanto nell'utilizzo di Windows, quanto nel rischio reale che sia impossibile installare Linux o qualunque software libero che non appaia in queste liste.

Non sarà possibile inoltre eseguire programmi di propria creazione se questi non vengono registrati presso un potenziale ente (magari a pagamento) che gestisce le white/black lists. Questo condannerebbe gli studenti meno abbienti all'ignoranza informatica.

Il paradosso teorico di Eben Moglen

New York, XXI secolo.
Un software è un linguaggio schematizzato che esprime e controlla il comportamento di una macchina. (la definizione non è perfetta ma è sufficiente al nostro scopo). L'adozione di una rappresentazione digitale in sostituzione di quella analogica nelle attività umane di tipo simbolico trasforma qualunque attività umana in software.

Video, musica, libri, concetti, applicazioni matematiche, etcetera.

I computer oggi si stanno posizionando ovunque nel nostro tessuto socio-culturale e la maggioranza li utilizza per interagire col tessuto stesso. In pratica il tessuto socio-culturale si sta spostando od allargando ad un altro piano, quello del software.

I proprietari del software ne sono consapevoli e sanno anche che questa transizione è molto redditizia soprattutto finché qualcuno riesce a conservare la proprietà di questo spazio.

Per comprendere di cosa stiamo parlando, dobbiamo considerare che grazie al “teorema del campionamento” ogni segnale analogico può essere tradotto in numeri finiti, questo vuol dire che ogni segnale campionabile può essere interpretato da un elaboratore.

Se io prendo una certa registrazione della Nona Sinfonia di Beethoven questa è descrivibile tramite un'onda analogica, che campionata e scritta su di un compact disc nel formato CDDA (Compact Disc Digital Audio) alla successiva lettura da parte di un lettore di CD avrò un flusso di bit pari che comincia con una sequenza di numeri del tipo: 1276749873424...
Questo numero è protetto da diritto d'autore, questo vuol dire che se registro questo numero su di un CD infrango la legge sul diritto d'autore, logico corollario è che se cambio alcune cifre di questo numero produco una opera derivata per la quale devo chiedere licenza a chi detiene il copyright.

Esiste anche il numero 9892454959483... che è il codice sorgente di Microsoft Word che oltre ad essere protetto da licenza è anche segreto industriale con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista legale.

Infine c'è il 588832161316 che è semplicemente il quadrato di 767354 ed attualmente non è di proprietà di nessuno.

L'ovvia risposta è che dipende da come viene interpretato questo numero e quindi a quale opera d'ingegno si riferisce. Ma che succede se tramite un qualunque meccanismo si dovesse un giorno scrivere una canzone che corrisponde al numero del Word?

Il reato avviene quando al posto di ascoltarla la esegui!

E se durante un calcolo astronomico viene fuori uno di questi numeri e lo masterizzo sono
passibile?

La risposta è semplice: Dipende dall'avvocato e dal giudice.

Perchè alla base c'è un problema di fondo cioè che tutta una fonte differente di concetti astratti sta diventando una cosa sola NUMERI.

Conosciamo la risposta alla nostra obiezione, non sono sotto diritto d'autore i numeri ma è sotto diritto d'autore l'opera d'ingegno (canzone, libri, software) che viene creata con i numeri.

Per far notare la debolezza di questa affermazione facciamo un esempio concreto:

Ripartiamo dal Word, abbiamo detto che il Word quando è masterizzato su CD è una sequenza di numeri, se prendo questa sequenza di numeri o meglio ancora la ricreo creando una funzione matematica che genera per sostituzione di valori di X il numero del Word, mi iscrivo alla SIAE come musicista ed affermo che faccio musica elettronica, posso masterizzare questo numero in formato audio e porlo sotto diritto d'autore (è un'opera d'ingegno). A questo punto siccome sono democratico lo trasformo in formato MP3 (diventa un altro numero) e permetto a tutti di scaricare la mia canzone dal mio sito web.

Chi la scarica potrebbe non apprezzare la mia musica e decidere di utilizzarla in altro modo perchè io ho affermato nella licenza che l'opera è liberamente modificabile. Così qualcuno potrebbe decidere di far passare il flusso di dati dal formato MP3 al formato wav nel suo hard disk e trasformarlo in file eseguibile a questo punto se lancia la mia canzone gli apparirà il word.

Cosa è successo?

Esiste una relazione logico-matematica, che prova che due diverse opere d'ingegno di due diversi autori sono sostanzialmente la stessa cosa ma legalmente sono due diverse opere d'ingegno.

Come dicevamo dipende dai giudici e dagli avvocati.

La matematica manda a casa il copyright

Continua -->

sabato 30 maggio 2009

La battaglia degli spettri.

New York, XXI Secolo
Questa battaglia è ancora in corso ed è una battaglia sul controllo dello spettro radio. Come ben sappiamo lo spettro radio è un bene pubblico ed essendo un bene di tipo finito (nel senso che le frequenze sono assegnabili ad un numero finito di gestori) vengono assegnate tramite delle licenze a dei gestori che le controllano, queste frequenze vengono utilizzate per le trasmissioni di emittenti radio, televisive, telefoniche (GSM-UMTS), wi-fi e hyperlan.

Per comprendere bene ciò che sta succedendo dobbiamo fare una veloce scorsa sull'attuale sistema dei media.

Al giorno d'oggi esistono poche emittenti radio, come ben sappiamo il momento delle radio libere è finito da un pezzo, ed esistono ancor meno emittenti televisive. Oggi il balletto mediatico funziona più o meno così: l'uomo politico ha bisogno di notorietà, i media danno notorietà e sono sotto il controllo di poche strutture economiche di grandi dimensioni, questo provoca servilismo o amicizia da parte dell'uomo politico nei confronti di personalità che sono influenti nel mondo mediatico.

Quando l'uomo politico raggiunge il potere la situazione si ribalta e l'amicizia viene ricambiata dall'uomo politico che vara leggi in favore della struttura mediatica, questo non è vero solo in Italia è vero in tutto il mondo.

Ancora una volta la tecnologia ci mette lo zampino e la lampada di Aladino soddisfa un nuovo desiderio:
Cosa succederebbe se potessimo avere a disposizione tutte le frequenze che vogliamo?

Mi spiego meglio, le nuove tecnologie digitali permettono di far passare dati sulla stessa frequenza (nel caso quella televisiva) senza che questi si disturbino tra loro ed ognuno si prende i suoi senza alcun rischio, questo rende possibile la nascita di web-radio e web-tv praticamente in ogni cittadina.

Nel caso specifico se viene messa un'antenna che in frequenza 2,4GHz (WI-FI) irradia un certo quartiere della cittadina, ed in questa rete c'è un computer che manda un'immagine in broadcast su di una certa porta, chiunque potrà “sintonizzarsi” ed osservare il segnale, se c'è un altro computer che fa la stessa cosa nella stessa rete sarà semplicemente un'altra web-tv sicuramente esistono problemi tecnici da risolvere ma è evidente che il futuro è questo, che il problema sia risolvibile lo provano anche i milioni di cellulari che si trovano tutti sulla stessa frequenza.

Se poi il computer oltre ad essere collegato nella rete cittadina è collegato anche alla rete internet le sue informazioni saranno anche visibili all'intero pianeta ma questo non è strettamente necessario.

Cade così la principale motivazione ideologica per la quale la banda radiotelevisiva dovrebbe essere gestita da un monopolio, ma i legislatori e i media si guardano bene dal procedere nella liberalizzazione e digitalizzazione della banda, sarebbe la fine della televisione come la conosciamo oggi e non sarebbe necessario neanche un digitale terrestre così come è concepito oggi in Italia. I poteri forti modificano le leggi per impedire che ciò accada.

Un altro problema se lo sono posto in America quando è iniziata la trasmissione del digitale terrestre, cioè visto che i numeri viaggiano nell'etere come proteggerli visto che i film sono protetti da diritto d'autore?

La soluzione proposta è uno standard accettato da tutti i produttori che si basa su una “broadcast flag”, quando il film ha questa broadcast flag il decoder disattiva la possibilità di registrazione e di copia. Ma hanno fatto i conti senza l'oste o meglio senza il calcolatore. Le schede con antenne che si collegano al digitale terrestre all'interno dei computers sono gestite da software proprietari che rispettano lo standard. Ma c'è un progetto, GNURadio che avendo codice libero e leggibile come file di testo può essere modificato da chiunque e chiunque può rimuovere la protezione in quanto sono solo righe di testo. Questo crea una riflessione importante.

La prossima sfida del Software Libero sarà quella di sfidare i broadcaster e i monopoli televisivi che la tecnologia sta per mandare a casa

Dal divieto a Linux

Abbiamo iniziato con post di un paio di giorni fa, a vedere come siamo arrivati all'attuale Copyright e le leggi che cercano di governarlo/imporlo. Seguiamo la vicenda della nascita di un sistema che possa essere libero da imposizioni commerciali e quindi, usabile da tecnici del settore.

M.I.T. (vicino Boston), XX Secolo, anni '80.

Richard Stallman programmatore al laboratorio di intelligenza artificiale del M.I.T. (Massachuttes Institute of Technologies) mentre lavora ad un progetto tenta di fare una stampa ed in risposta riceve un errore dalla stampante dipartimentale Xerox (nel XX secolo le stampanti costavano).

Questa era una cosa comune perchè era usanza ormai ventennale che le aziende regalassero prodotti tecnologici nuovissimi alle università per ottenerne in cambio un testing da parte di persone esperte che spesso gliele restituivano migliorate e pronte per un pubblico di massa.

Stallman aveva già messo a posto il driver della stampante precedente e le aveva aggiunto anche una funzione che gli permetteva di controllare dal suo terminale se la stampante aveva finito di stampare o si era inceppata. Questo gli permetteva di procurarsi la risma di carta prima di andare in corridoio risparmiando così parecchie passeggiate.

Per Stallman era naturale chiedersi dove erano i sorgenti per vedere che diamine avevano
combinato gli amici della Xerox e aggiustare qualcosina.

Comincia così una ricerca all'interno della documentazione della stampante e trova solo l'eseguibile, stupefatto chiama la Xerox e chiede i sorgenti, gli rispondono che sono segreto industriale e sono protetti da copyright quindi non glieli possono fornire, se vuole che il bug della stampante venga riparato lo deve comunicare alla Xerox che lo riparerà con i suoi programmatori.

E' come chiedere ad un elettricista di chiamare un altro elettricista, a Stallman sembra assurdo, tralaltro per lui programmare è un divertimento e gli piace leggere il codice degli altri perchè si arricchisce di nuovi punti di vista e nuove soluzioni. E' come leggere nuovi teoremi per un matematico.

Richard non si rassegna e va a trovare il programmatore che ha creato il driver in un'altra città, è un professore che ha lavorato per la Xerox. Quando si incontrano e Richard gli chiede i sorgenti il professore a malincuore rifiuta e gli comunica che ha firmato un contratto di riservatezza che gli impedisce di comunicare quei dati. E' la prima volta che gli succede una cosa del genere tra hacker era normalissimo scambiarsi del codice anzi tra hacker scambiarsi del codice equivaleva a farsi prestare una zolletta di zucchero dal vicino con la sola differenza che il prestito di un po' di codice non priva chi effettua il dono.

Quello che non sapeva ancora Richard era che si trovava alla fine di un'epoca. L'informatica stava diventando importante dal punto di vista economico e di lì a poco le aziende avrebbero posto diritti e brevetti su tutto ciò che avevano creato o che era in qualche modo attribuibile a loro.

Pian piano si trovò con divieti da tutti i lati fino a che stanco ed annoiato da un lavoro che non riconosceva più e da delle strutture che in nome del denaro avevano distrutto la possibilità di avere scambi di idee ad alto livello con altri programmatori si licenziò!

Si licenziò e fondò la FSF (Free Software Foundation), se gli altri non volevano più condividere software l'avrebbe fatto lui creando un sistema libero, che tutti potessero copiare, modificare, redistribuire si sarebbe chiamato GNU acronimo ricorsivo che vuol dire Gnu's Not Unix (Gnu Non è Unix). Ma doveva garantirsi, doveva assicurarsi che questa volta le aziende non potessero scippargli il suo lavoro creò così insieme a Ebel Moglen (professore di legge alla Columbia University School of Law) la GPL (GNU Public License), una licenza scritta per sfruttare la legge del copyright capovolgendone l'obiettivo, questa licenza per la caratteristica di aver capovolto il concetto di copyright verrà anche chiamata copyleft.

Stallman e i suoi seguaci sono stanchi del copyright.

Helsinki, XX secolo anni '90

Linus Torvalds, studente e appassionato di informatica ha cominciato da poco il corso di Sistemi Operativi di Andrew Tanembaum, un luminare talmente bravo da aver progettato un sistema operativo Unix per sistemi Intel 286. Linus non è uno studente modello, i ritmi di studio che ha sono nella media in qualche materia è anche un po' in ritardo, ma è appassionato di informatica quindi si getta in questa materia con molto entusiasmo ma lui non ha un 286 ha un 386 e di conseguenza comincia a modificare Minix (il sistema operativo di Tanembaum) per utilizzare le nuove funzioni del 386 e farlo quindi “schizzare”. Siccome questa cosa è divertente la comunica in mailing-list. Ma Minix è protetto da diritto d'autore e può essere “letto” solo a scopo didattico, permodificarlo ci vuole il permesso di Tanembaum.
A questo punto arriva la risposta del professore:
Se il signor Torvalds si sente così bravo il suo sistema operativo se lo faccia da sé!”.

Linus è bravo, ma non è ancora così bravo così inizia questo lavoro e chiede aiuto in mailing-list, verrà aiutato da gente di calibro enorme come Alan Cox, ma l'80% e forse più del suo sistema operativo lo troverà già scritto da qualcunaltro...

In poco meno di 10 anni Richard Stallman aveva scritto quasi tutto il sistema GNU per renderlo completamente libero gli mancava solo il Kernel, quello che stava scrivendo Linus.

Nasce nel '92 GNU/Linux, sistema operativo degli hacker che nel '95 sarà già un sistema tecnicamente più avanzato di Windows 95 (uscito ad ottobre del '95). Ma non riuscirà a contrastarne l'avanzata perchè la maggioranza delle aziende boicotteranno il progetto e non produrranno drivers per questo sistema operativo, Microsoft non porterà mai (almeno ad oggi) la suite Office su questo sistema operativo che dovrà arrangiarsi ancora un po' con LaTex (linguaggio per produrre documenti stampabili ma adatto solo ai programmatori).

In ogni caso Linus vince la sua battaglia contro il copyright grazie alla GPL di Stallman e rilascia il suo Linux sotto la stessa licenza.

Continua -->

giovedì 28 maggio 2009

Evoluzione della copia


XVI secolo, Londra.
La stampa è stata inventata e la diffusione di documenti stampati come pamphlet o veri e propri trattati sta raggiungendo livelli mai visti, siamo in periodo precostituzionale e idee rivoluzionare cominciano a viaggiare in modo vorticoso.

La Corona teme la diffusione di idee sovversive così decide di creare un ordine di controllo della stampa. Nel 1556 nasce l'ordine degli “Stationers”, che sarebbero gli attuali editori, tipografi e librai a questa casta viene concesso il diritto esclusivo di copia (copy right) e quindi il monopolio sulle tecnologie di stampa e copia.

Fino a questo momento in Inghilterra chiunque può copiare, stampare opere letterarie, musicali e affini.

Gli autori non se ne preoccupano in quanto non ne detengono i diritti che in quanto il concetto stesso di diritto d'autore non è stato ancora inventato; anzi è importante che le opere circolino perchè è l'unico modo di aumentare la propria fama. L'autore in questo modo intercetta più committenti, come enti, teatri, strutture pubbliche, private o mecenati.

Prima dell'invenzione della stampa il costo della copia di un'opera era identico a quello di una copia originale in quanto entrambe erano scritte a mano.

Da questo momento in poi un'opera può andare in stampa solo se ottiene il visto degli Stationers e sarà catalogata nel registro ufficiale a nome di uno Stationer; se un autore non trova uno Stationer disposto a pubblicarlo non potrà scrivere, in pratica una censura di stato. Lo Stationer diventerà il proprietario dell'opera nell'interesse dello stato.

Il copyright nasce quindi come tentativo di controllo e censura degli organi di stampa.

Londra, XVIII secolo.
La monarchia inglese diventa una monarchia costituzionale e le nuove idee ormai accettate non giustificano a livello ideologico e l'esistenza di una censura della stampa.

Si decide così di abolire il monopolio sul diritto di stampa, gli Stationers sono diventati ormai una casta prestigiosa e stanno per subire un duro colpo economico. Non possono permetterlo.

Nasce così una nuova argomentazione di carattere politico:
  • Il diritto di copia (copy right) appartiene legittimamente all'autore
  • L'autore non possiede macchine tipografiche
  • Le macchine tipografiche sono possedute dallo stationer
  • La catena di distribuzione è collegata allo Stationer
Ne consegue che:
L'autore deve passare attraverso lo Stationer. Questo passaggio va regolamentato. Come?

L'autore avendo interesse a che l'opera venga pubblicata cederà il copyright allo Stationer per un periodo da stabilirsi, (in Italia il copyright dura 70 anni dalla creazione dell'opera).
Il concetto è cambiato, prima l'autore era costretto a cedere i diritti per un problema di controllo e di censura, adesso lo deve fare per il proprio bene economico.

Nasce negli autori una nuova sindrome, la sindrome di Stoccolma. Il rapito si innamora del proprio rapitore e lo difende a spada tratta, allora come ora molti autori si schierano a favore del copyright.

Nasce così nel 1710 lo “Statute of Anne” il capostipite degli accordi internazionali sul diritto d'autore e di lì tutte le leggi successive che non stiamo qui ad elencare.
Lo “Statute of Anne contiene la prima definizione di copyright così come lo intendiamo oggi.

L'autore è capace di creare l'opera d'ingegno, ma non è in grado di stamparla e distribuirla. Nel caso di musica è applicabile la stessa regola ma si parla di incisione e nel caso di film si parla di filmati e montaggio, il caso del software è talmente simile alla scrittura di libri che non abbiamo bisogno di menzionarlo, per questo motivo l'autore cede la maggior parte del guadagno ad altre strutture ed in cambio vieta ad altri di duplicare l'opera.

In Italia come in molti altri stati è vietato:
  • Citare un'opera in un'altra opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Copiare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Modificare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
  • Redistribuire un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
Naturalmente non si può dare per scontato che il titolare del copyright ne sia anche l'autore.

Continua-->

martedì 26 maggio 2009

RAI: non pagare è un crimine da carcere!!!

E’ stato introdotto un nuovo reato per il mancato pagamento del canone Rai; inoltre, ci sono delle novità riguardanti i vantaggi e gli svantaggi di essere italiani e non. A denunciare l’accaduto è l’Associazione Aduc in accordo con le novita’ contenute nella lettera con cui ogni anno la Rai gentilmente ricorda a coloro che ancora non lo sapessero tutti ‘i vantaggi che offre un pagamento spontaneo’ dell’abbonamento.


In particolare, sottolinea l’Aduc, è stata inserita anche la clausola di pagare il canone per chi è in possesso di un personal computer; ma attenzione, per chi non si abbona si potrebbe rischiare il carcere. Ormai, infatti, il canone non si paga solo per il possesso di un televisore, ma anche per tutti gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione di programmi televisivi, compresi personal computer, decoder digitali e altri apparati multimediali.

Continuando nella lettura della lettera, emerge inoltre che chi non paga incorre in un reato di evasione fiscale, quindi secondo la Rai è un crimine; anche se la legge parla soltanto di illecito amministrativo con conseguente sanzione pecuniaria. Per gli stranieri, mette in evidenza l’Aduc, il mancato pagamento diventa una multa, invece per gli italiani si rischia un processo!

Intanto molti cittadini che hanno fatto regolare disdetta e compilato tutti i moduli, si sono visti recapitare il bollettino d'ingiunzione di pagamento e ascritti al reato d'evasione.

Il Garante del Contribuente del Piemonte preannuncia una denuncia per truffa aggravata e abuso d'ufficio nei confronti della Rai e dell'Agenzia delle Entrate (Sportello abbonamenti tv di Torino) per il loro comportamento nei confronti dei contribuenti che non detengono il televisore o che hanno fatto regolare disdetta.

(1) Da anni, la Rai porta avanti la sua opera di intimidazione nei confronti di centinaia di migliaia di cittadini accusati di evadere il canone anche se il canone non e' dovuto. In molti casi, nonostante le ripetute lettere raccomandate con cui questi cittadini sono costretti a ribadire periodicamente alla Rai di non avere la tv, lo specifico Sportello abbonamenti procede con cartelle esattoriali, fermi amministrativi di beni mobili e addirittura ipoteche di beni immobili. Per questo, abbiamo invitato i cittadini a denunciare il comportamento della Rai al Garante del Contribuente, oltre che alla Procura della Repubblica di Torino e alla Corte dei Conti. Ora il Garante ha fatto proprie le ragioni di questi cittadini. E' la prima e unica voce istituzionale che si muove per porre fine all'indecente comportamento della Rai e del suo sceriffo di Nottingham che e' lo Sportello abbonamenti tv. Ma e' necessario che il maggior numero possibile di cittadini si unisca a questa battaglia per imporre alla Rai standard di legalita' e di civilta' che da tempo ha abbandonato.

Notizia che potrebbe dar sollievo, dato l'annuncio d'intervento legale, ma che essendo la frase volta al tempo futuro, lascia i cittadini nella obbligatorietà di agire per proprio conto, con a volte e spesso, inutili appelli, ricorsi, raccomandate eccetera.

VERGOGNA!!!!

mercoledì 6 maggio 2009

Festa della mamma


Ormai non ci facciamo nemmeno caso ma moltissime delle feste sul calendario, si sono via via trasformate in beceri interessi commerciali, dove multinazionali in testa, spingono per venderci le ultime novità che alle nostre mamme difficilmente saranno utili, se non il fatto di avere attorno a sé qualcuno che la ricordi e la circondi. Sempre più infatti, il mondo moderno ci costringe a perdere di vista gli affetti famigliari, o per gli impegni o per il lavoro che guarda caso, anch'esso deriva da spinte produttive incentivanti al consumo.
Prova ne è che la data di festeggiamento cambia da paese a paese a seconda di accordi politico/commerciali indotti dai vari governi.

La festa della mamma ha origini antichissime, poiché già gli antichi Greci dedicavano alle loro genitrici un giorno dell'anno, festeggiando la dea Rea, madre degli dei. Feste in onore della nascita e della maternità venivano celebrate anche tra gli antichi Romani, che salutavano l'arrivo di maggio e della primavera con un'intera settimana di festività, dedicate alle rose e alle donne. Come i romani, anche gli antichi Umbri, a maggio, ricordavano la dea dei fiori e regalavano rose alle loro amate. Una 'festa della mamma', veniva celebrata anche nell'Inghilterra del 1600. Nel XVII secolo infatti, in Gran Bretagna, la quarta domenica della Quaresima, veniva celebrato il 'Mothering Sunday', il giorno in cui chi lavorava lontano da casa poteva tornare dai genitori e onorare la propria madre, offrendole il dolce 'Mothering cake'.

Questa festa pagana, con il diffondersi del cristianesimo, venne acquisita dalla Chiesa, divenendo il giorno in cui si celebrava la 'Madre della Chiesa: forza spirituale della vita e protezione dal male', ma anche la propria madre terrena. Ma la 'madre' dell'evento che oggi viene festeggiato in quasi tutto il mondo, fu una donna americana. La festa della mamma, festeggiata la seconda domenica di maggio ha infatti origine negli Stati Uniti. Inizialmente proposta dalla signora Julia Ward Howe, nel 1872, come giorno dedicato alla pace, divenne una festa nazionale nel 1914, grazie alle petizioni di Ana Jarvis di Philadelphia. Ana Jarvis, infatti, nel 1907, desiderosa di ricordare l'anniversario della morte di sua madre, persuase la sua parrocchia a Grafton, nel West Virginia, a celebrare l'evento la seconda domenica di maggio. L'anno successivo tutta Philadelphia festeggiò la festa della mamma. I sostenitori della Jarvis iniziarono quindi a scrivere a ministri e uomini d'affari per proporre la festa come giorno nazionale, e già dal 1911 l'usanza si era diffusa in quasi tutti gli Stati americani. Sul finire del 1914, il Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson ufficializzò la festa come festività nazionale, da tenersi ogni anno nella seconda domenica di maggio. Oggi le mamme di quasi tutto il mondo ricevono piccoli pensieri e fiori dai loro figli, a testimonianza dell'affetto e della riconoscenza di questi. Anche se non tutti paesi festeggiano la seconda domenica di maggio, l'usanza di regalare rose rosa alle mamme e di portare rose bianche sulle tombe delle mamme morte è quasi mondialmente diffusa. La festa della mamma è una delle feste "laiche" più apprezzate in tutto il mondo. Ma, in questo lieto giorno, in cui le mamme sono circondate di amore, affetto e piccole attenzioni si dovrebbe anche riflettere sulla figura ed il ruolo della "mamma" nella nostra società.

domenica 29 marzo 2009

Un numero verde per denunciare gli abusi dei gestori telefonici [finalmente]

E’ stato istituito il contact center dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Da pochi giorni è disponibile un numero verde per denunciare gli abusi dei gestori di adsl, telefonia fissa e mobile.

Le denunce verranno inoltrate all’Agenzia per le Comunicazioni (AgCom)

Il numero (gratuito da telefono fisso) è l’800.185.060 ed è operativo dalle 10 alle 14 dal lunedì al venerdi, mentre per chi chiama da telefono cellulare è disponibile il numero a pagamento 081.750.750.



venerdì 14 novembre 2008

Ne ho lette e ne ho scritte...

Sono anni che giro in rete, leggendo, partecipando, commentando, giocando (caspita quanti gerundi); ho visto nascere BBS, Portali, siti Web, Camere Chat, Forum, Blog eccetera.

Il motore cambia: prima c'era la spinta dalla ricerca di programmi, poi la ricerca d'informazioni, poi la ricerca di amici, poi la ricerca di argomenti comuni, poi la ricerca di apparire... insomma, la ricerca.
Definire la rete come un istituto di ricerca senza fine? La farebbe entrare di diritto nella scienza ufficiale.

Settori diversi della rete che scambiano informazioni, più o meno personali, su argomenti più o meno pubblici. (Giochi, Attualità, Video, Musica, Tecnologia, ... un po' di tutto).

La rete è frequentata soprattutto da persone in qualche modo deluse e desiderose di dire la propria, approfondire e discutere.

S'inciampa sempre più in commenti di polemica, rivalsa, rabbia e pare, che la possibilità di dire la propria e farsi sentire, sia proprio la molla del motore, il suo alimento principale.

Grossa parte del prodotto finale viene gestito da abili mercanti per vendere questo o quello, innestando un loop che alimenta altri commenti, frustrazioni, approfondimenti...
... e ci mangiano. Eccome. ISP, HiTec, Media...

Se uno aveva le idee confuse prima, poi ha una tale valanga di nozioni che gli rimane solo di sperimentare, comprando di tasca propria magari, per farsene un'opinione della quale, subito sente la necessità di condividerla in rete a sostegno o contro di quanto appreso dalla rete.

Il cittadino della rete, sempre meno vive di prima persona il luogo che la natura gli ha dato, e scorre parecchio tempo vedendo il suo mondo attraverso informazioni virtuali. Contatta persone che spesso non vedrà mai, s'innamora di posti lontani che non visiterà personalmente e scopre a volte che vicino a casa sua, ci sono cose interessanti ma visto che già ne tiene un'idea attraverso un sistema più veloce e comodo, difficilmente le toccherà con mano.

Uscire dal guscio fa paura.

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