- terremoti di sprofondamento e di assestamento, dovuti ad es. a un crollo subitaneo e brusco di una cavità sotterranea. Talvolta sono violenti, ma interessano un'area molto limitata;
- terremoti di origine vulcanica, che precedono o accompagnano le eruzioni e che si possono spiegare con le spinte a colpo d'ariete date dai gas e dalle lave per sfuggire da camini vulcanici ostruiti. Anch'essi interessano un'area ristretta e possono essere catastrofici (eruzione del Krakatoa, 1883);
- terremoti di origine tettonica, che sono di gran lunga i più numerosi e i più disastrosi proprio per l'ampiezza della zona interessata. Essi si verificano nelle zone della crosta terrestre o della parte superiore del mantello in cui non è ancora stato raggiunto l'equilibrio isostatico per cui vi si originano movimenti di compensazione o si accumulano tensioni in seguito a lenti e impercettibili scivolamenti delle masse interne lungo grandi e profonde faglie della crosta terrestre che portano poi a una rottura subitanea. Si spiega così il fatto che le regioni maggiormente interessate dai terremoti (regioni sismiche) sono situate lungo le catene montuose di origine più recente o lungo le grandi fosse oceaniche e corrispondono anche alle regioni vulcaniche. Sono quelle lungo i margini orientale e occidentale del Pacifico (Kamciatka, Giappone, Filippine, Indonesia, America Centrale e regioni occidentali di quella Meridionale), lungo le catene alpinohimalayane, lungo le fosse tettoniche dell'Africa orientale e lungo le fratture degli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico. I terremoti tettonici possono originarsi anche a profondità superiori ai 700 km, ma la maggior parte hanno profondità minori di 60 km.
LITOSFERA :E’ lo strato superiore rigido della terra, spesso circa 100 km sotto i continenti e circa 50 km sotto gli oceani ed è costituito dalla crosta e dalla parte sottostante rigida del mantello superiore
ASTENOSFERA : E’ lo strato sottostante che si estende sino a 700 km di profondità ed è
caratterizzato da rocce meno fragili, cioè meno deformabili in confronto a quelle della litosfera.
La litosfera rigida e' suddivisa in 7 placche grandi e 12 piccole che hanno avuto origine 230 milioni di anni fa, quando la crosta terrestre, che fino a quel momento costituiva un unico blocco, cominciò a rompersi in più pezzi; la prima frattura è stata quella che separa la placca americana da quelle eurasiatica e africana. Queste placche non sono stazionarie, al contrario esse galleggiano sullo strato di rocce "soffici" della sottostante astenosfera.
A una velocità media di 5 cm l’anno, ogni placca scivola lungo il fianco dell’altra o vi spinge contro e ognuna oppone resistenza al movimento dell’altra. Lungo le zone di contatto e per una fascia che di solito è larga un centinaio di chilometri, si creano fratture, crepe e smagliature che prendono il nome di FAGLIE.
Infatti, il sisma è dovuto al movimento improvviso dei due lati della faglia, durante il quale si accumula energia potenziale di natura elastica. Quando la pressione supera la capacità di resistenza delle rocce, esse cedono di colpo liberando energia meccanica sotto forma di oscillazioni e provocano il terremoto
L‘enorme quantità di energia accumulata nelle rocce, si libera sotto forma di intense e rapide vibrazioni che si propagano in tutte le direzioni sotto forma di onde elastiche chiamate onde sismiche
IPOCENTRO E EPICENTRO
Il punto della litosfera da dove inizia la propagazione delle onde sismiche è detto IPOCENTRO.
L'ipocentro di un terremoto viene individuato dalla sua profondità in chilometri e dalla sua posizione in latitudine e longitudine. Il termine EPICENTRO, più comunemente usato in riferimento alla localizzazione di un terremoto, indica il punto della superficie terrestre direttamente sopra l'ipocentro
In base alla profondità dell’ipocentro i terremoti si possono dividere in:
- terremoti superficiali con ipocentro tra 0 e 70 km; rappresentano circa l’85% di quelli registrati ogni anno
- terremoti medi con ipocentro tra 70 e 300 km; rappresentano circa il 12% del totale
- terremoti profondi con ipocentro oltre i 300 km; sono circa il 3% del totale
Scala Mercalli
L'intensità di un terremoto si misura con la scala Mercalli, che valuta gli effetti delle scosse sismiche sulle persone e sulle cose. Deriva dal nome di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo, che per primo la espose nel 1902.
grado | scossa | descrizione |
I | strumentale | non avvertito |
II | leggerissima | avvertito solo da poche persone in completa quiete, gli oggetti sospesi esilmente possono oscillare |
III | leggera | avvertito da poche persone al chiuso, specie ai piani alti degli edifici; automobili ferme possono oscillare lievemente |
IV | moderato | avvertito da molti all'interno di un edificio in ore diurne, all'aperto da pochi; di notte alcuni vengono destati; automobili ferme oscillano notevolmente |
V | abbastanza forte | avvertito dalla maggioranza delle persone, molti destati nel sonno; crepe nei rivestimenti, oggetti rovesciati; a volte scuotimento di alberi e pali |
VI | forte | avvertito da tutti con paura, molti corrono all'aperto; spostamento di mobili pesanti, oggetti e quadri cadono, caduta di intonaco e danni ai comignoli; danni lievi |
VII | molto forte | tutti fuggono all'aperto; danni lievi agli edifici ben costruiti, da lievi a moderati per strutture ordinarie ben costruite; avvertito da persone alla guida di automobili |
VIII | rovinosa | danni lievi a strutture antisismiche; lesioni e crolli parziali in edifici ordinari; caduta di ciminiere, monumenti, colonne; ribaltamento di mobili pesanti; variazioni dell'acqua dei pozzi |
IX | distruttiva | danni a strutture antisismiche; edifici spostati rispetto alle fondazioni; circa la metà delle case in pietra sono distrutte: la maggior parte sono inagibili; fessurazione del suolo; rottura di cavi sotterranei |
X | completamente distruttiva | distruzione della maggior parte delle strutture in muratura; spaccature del suolo di alcuni decimetri; rotaie piegate; frane notevoli in argini fluviali o ripidi pendii |
XI | catastrofica | poche strutture in muratura rimangono in piedi; distruzione di ponti; ampie fessure nel terreno; condutture sotterranee fuori uso; sprofondamenti e slittamenti del terreno in suoli molli |
XII | grande catastrofe | non regge alcuna struttura dell’uomo; onde sulla superfice del suolo; distorsione delle linee di vista e di livello; oggetti lanciati in aria; corsi d’acqua subiscono mutamenti |
Scala Richter
Gli strumenti che registrano i terremoti (sismometri) forniscono una misura dell’energia che viene sviluppata nell’evento. La scala che misura l’energia del terremoto si chiama scala Richter. Questa scala paragona l'energia liberata dal sisma a un'equivalente energia liberata da un’esplosione di dinamite nel sottosuolo.
magnitudo Richter | TNT equivalente |
0 | 1 kg |
1 | 31,6 kg |
1.5 | 178 kgs |
2 | 1 ton |
2.5 | 5.6 tons |
3 | 31,6 tons |
3.5 | 178 tons |
4 | 1.000 tons |
4.5 | 5.600 tons |
5 | 31.600 tons |
5.5 | 178.000 tons |
6 | 1 milione tons |
6.5 | 5,6 milioni tons |
7 | 31,6 miloni tons |
7.5 | 178 milioni tons |
8 | 1 miliardo tons |
8.5 | 5,6 miliardi tons |
9 | 31,6 miliardi tons |
10 | trilione tons |
Tra la scala Richter e la scala Mercalli è possibile effettuare un confronto, ma si tratta di una cosa molto approssimativa in quanto non esiste una correlazione precisa tra le due scale. Per comprenderlo basta pensare che due terremoti di uguale energia (valore Richter) sono risentiti in maniera diversa se hanno origine a profondità differenti.
magnitudo Richter | grado Mercalli |
<> | I - II |
3.5 | II - III |
4.2 | III - IV |
4.5 | III -V |
4.8 | IV - V |
5.4 | V - VI |
6.1 | VII - IX |
6.5 | VIII - X |
6.9 | IX - XI |
7.3 | X - XI |
8.1 | XI - XII |
> 8.1 | XII |
Nessun commento:
Posta un commento