Forse al giorno d'oggi c'è qualcuno che nemmeno sa che cosa sia GeoCities; eppure, soltanto dieci anni fa per molti era l'unico - o quasi - modo per avere uno spazio web personale.
Gif animate e sfondi pesantissimi. Un tripudio di colori (senza troppe preoccupazioni per la leggibilità o il buon gusto), tante tabelle fai-da-te, e soprattutto il regno del tag . Ma anche il primo laboratorio vivente dei contenuti generati dagli utenti e di quel web 2.0 che sarebbe esploso qualche anno più tardi.
Nonostante il portale offrisse strumenti in gradi di aggiungere un certo livello di interattività ai propri siti, forum, chat e alcuni elementi tipici delle comunità, il modello su cui si basava non ha saputo tener testa all'incalzante fenomeno dei social network e alle possibilità messe a disposizione del Web 2.0. Al giorno d'oggi infatti le persone puntano ad utilizzare il Web semplicemente per esprimere se stesse e intrecciare relazioni, rifuggendo quindi dalle pagine Web isolate tipiche di GeoCities e rifugiandosi su Facebook per mantenere i propri contatti, su MySpace per esprimersi o su Flickr per condividere le proprie immagini.
Nel 1999, il servizio di web hosting gratuito ospitava più di 3,5 milioni di siti e faceva gola a Yahoo che, per assicurarsene la proprietà, sborsò la bellezza di 3,6 miliardi di dollari.
Questo ed altro ancora è stato GeoCities, il servizio di web-hosting gratuito in cui un po’ tutti abbiamo mosso i primi passi online. E che ora, dopo un lento declino (iniziato già nel 2000, subito dopo l’acquisizione di Yahoo!), ha annunciato la chiusura definitiva sia per gli account Free che Pro.
Già da ora non è possibile creare nuovi account, mentre bisognerà aspettare l’estate per avere maggiori indicazioni su cosa accadrà alle pagine già pubblicate. Intanto è meglio prepararsi per far migrare le vecchie (e nostalgiche) pagine su un altro servizio di hosting. Qui una lista di servizi alternativi ancora attivi, ma molto probabilmente Yahoo! proporrà anche la migrazione (a pagamento) sul proprio servizio di web-hosting.
Per la sua semplicità (pagine statiche, poco interattive) e artigianalità (che pure ha portato molte persone ad imparare l’Html o quantomeno a saper utilizzare gli editor alla Frontpage), GeoCities è considerato l’emblema del web 1.0. Ma forse, ha sottolineato Dave Winer via Twitter, sarebbe meglio dire che è “stata una delle prime applicazioni 2.0, se questo termine ha ancora un senso”. E cioè, GeoCities è stato il pioniere dei servizi per i contenuti generati dagli utenti, il primo nucleo di quella “parte abitata della rete” che sarebbe esplosa molti anni più tardi all’insegna della personalizzazione e del desiderio di community. Da questo punto di vista, blog e social-network non hanno inventato nulla di nuovo.
Eppure, la dura legge della crisi non permette di abbandonarsi ad operazioni-nostalgia: le ultime trimestrali di Yahoo! sono state cupissime, si annunciano centinaia di nuovi licenziamenti; lo sfoltimento dei servizi non redditizzi è già partito (la scorsa settimana è stata annunciata anche la chiusura di Jumpcut entro giugno 2009).
A Yahoo piacerebbe che prendessero in considerazione l'offerta Small Business che offre spazio e banda per 12 dollari al mese (ora in offerta speciale con il 50% di sconto); chi volesse continuare a usare un servizio gratuito forse si interesserà a Google Sites, da quasi un anno aperto a tutti.
GeoCities chiude non solo perché Yahoo ha bisogno di tagliare i rami secchi, ma anche per la concorrenza di nuovi modi di essere presenti nel Web: se una volta crearsi un proprio sito era l'unica via, oggi chi vuole solo segnalare la propria presenza o restare in contatto con gli amici probabilmente preferisce usare un social network, mentre i siti personali diventano la scelta di chi cerca qualcosa di più.
GeoCities nasce nel 1994 per mano di David Bohnett e John Rezner e si pone presto all'attenzione dell'allora pionieristica popolazione del Web per offrire tutti gli strumenti necessari alla creazione di un piccolo sito personale da posizionare all'interno di una delle città virtuali che compongono il portale.
Gif animate e sfondi pesantissimi. Un tripudio di colori (senza troppe preoccupazioni per la leggibilità o il buon gusto), tante tabelle fai-da-te, e soprattutto il regno del tag . Ma anche il primo laboratorio vivente dei contenuti generati dagli utenti e di quel web 2.0 che sarebbe esploso qualche anno più tardi.
Nonostante il portale offrisse strumenti in gradi di aggiungere un certo livello di interattività ai propri siti, forum, chat e alcuni elementi tipici delle comunità, il modello su cui si basava non ha saputo tener testa all'incalzante fenomeno dei social network e alle possibilità messe a disposizione del Web 2.0. Al giorno d'oggi infatti le persone puntano ad utilizzare il Web semplicemente per esprimere se stesse e intrecciare relazioni, rifuggendo quindi dalle pagine Web isolate tipiche di GeoCities e rifugiandosi su Facebook per mantenere i propri contatti, su MySpace per esprimersi o su Flickr per condividere le proprie immagini.
Nel 1999, il servizio di web hosting gratuito ospitava più di 3,5 milioni di siti e faceva gola a Yahoo che, per assicurarsene la proprietà, sborsò la bellezza di 3,6 miliardi di dollari.
Questo ed altro ancora è stato GeoCities, il servizio di web-hosting gratuito in cui un po’ tutti abbiamo mosso i primi passi online. E che ora, dopo un lento declino (iniziato già nel 2000, subito dopo l’acquisizione di Yahoo!), ha annunciato la chiusura definitiva sia per gli account Free che Pro.
Già da ora non è possibile creare nuovi account, mentre bisognerà aspettare l’estate per avere maggiori indicazioni su cosa accadrà alle pagine già pubblicate. Intanto è meglio prepararsi per far migrare le vecchie (e nostalgiche) pagine su un altro servizio di hosting. Qui una lista di servizi alternativi ancora attivi, ma molto probabilmente Yahoo! proporrà anche la migrazione (a pagamento) sul proprio servizio di web-hosting.
Per la sua semplicità (pagine statiche, poco interattive) e artigianalità (che pure ha portato molte persone ad imparare l’Html o quantomeno a saper utilizzare gli editor alla Frontpage), GeoCities è considerato l’emblema del web 1.0. Ma forse, ha sottolineato Dave Winer via Twitter, sarebbe meglio dire che è “stata una delle prime applicazioni 2.0, se questo termine ha ancora un senso”. E cioè, GeoCities è stato il pioniere dei servizi per i contenuti generati dagli utenti, il primo nucleo di quella “parte abitata della rete” che sarebbe esplosa molti anni più tardi all’insegna della personalizzazione e del desiderio di community. Da questo punto di vista, blog e social-network non hanno inventato nulla di nuovo.
Eppure, la dura legge della crisi non permette di abbandonarsi ad operazioni-nostalgia: le ultime trimestrali di Yahoo! sono state cupissime, si annunciano centinaia di nuovi licenziamenti; lo sfoltimento dei servizi non redditizzi è già partito (la scorsa settimana è stata annunciata anche la chiusura di Jumpcut entro giugno 2009).
A Yahoo piacerebbe che prendessero in considerazione l'offerta Small Business che offre spazio e banda per 12 dollari al mese (ora in offerta speciale con il 50% di sconto); chi volesse continuare a usare un servizio gratuito forse si interesserà a Google Sites, da quasi un anno aperto a tutti.
GeoCities chiude non solo perché Yahoo ha bisogno di tagliare i rami secchi, ma anche per la concorrenza di nuovi modi di essere presenti nel Web: se una volta crearsi un proprio sito era l'unica via, oggi chi vuole solo segnalare la propria presenza o restare in contatto con gli amici probabilmente preferisce usare un social network, mentre i siti personali diventano la scelta di chi cerca qualcosa di più.
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