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venerdì 12 giugno 2009

Acqua in... cartone

Il 90% di un cartone per alimenti e’ composto da materiali naturali rinnovabili, mentre il 100% di una bottiglia di plastica non lo e’. Certo, l’ideale resta sempre la brocca e il rubinetto, ma per quei pochi che l’acqua del rubinetto non la possono bere, averla in cartone potrebbe essere comodo.

I cartoni vengono spediti piatti, per essere riempiti solo al momento del bisogno, mentre le bottiglie di plastica o vengono spedite vuote o in forma di fialette (gonfiate da un soffio di aria calda, prendono la forma di uno stampo, per poi essere riempite). Durante il trasporto, usando i cartoni in forma di parallelepipedo invece delle bottiglie cilindriche si risparmia il volume tra una bottiglia e quella adiacente. Un tetrapak pesa meno di una bottiglia di plastica dello stesso volume, per cui si risparmia anche carburante nel trasporto.

La carta usata per comporre i tetrapak viene da foreste certificate FSC. Il tetrapak e’ potenzialmente riciclabile (anche se in Italia la maggior parte finisce bruciato). Le emissioni di gas serra durante la produzione del tetrapak sono inferiori a quelle dalla bottiglia di plastica.

Il 10% dei profitti, quando la start-up avrà pagato i suoi debiti e avrà iniziato a guadagnare, sarà donato per opere di forestazione e un ulteriore 10% sarà investito per la protezione delle riserve idriche.

Vediamo ora però, il tutto sotto la luce dell'analisi del ciclo di vita:

Dal momento che circa il 95% dei materiali che compongono il Tetra Pak sono in carta e plastica, ossia dotati di buon potere calorifico, esiste una certo interesse a conferire questi imballaggi agli impianti di incenerimento con recupero energetico: una pratica ambientalmente poco vantaggiosa (per non dire assai dannosa) che si sostiene solo grazie ai finanziamenti statali.

Stabilire poi cosa sia più sostenibile tra un contenitore in plastica o uno in Tetra Pak non è affatto semplice giacché occorrerebbe eseguire una attenta analisi del ciclo di vita (LCA) di entrambi: dalle fasi produttive a quelle di smaltimento. Ad esempio è assai diverso se una bottiglia di plastica può essere recuperata come materia o se è inviata a un impianto d’incenerimento.

Ogni kg di plastica richiede, infatti, mediamente 14.000 Kcal di energia per essere prodotto e quando noi lo andiamo a bruciare in un inceneritore con recupero energetico recuperiamo solo una parte del suo potere calorifico: in pratica, ammettendo un rendimento elettrico del 25%, considerato un potere calorifico inferiore (pci) medio delle plastiche di circa 7.800 Kcal/kg, si recupereranno soltanto meno di 2.000 kcal delle 14.000 originariamente spese…

Tramite il riciclaggio, finalizzato al recupero di materia, sarebbe invece possibile un vantaggio energetico oltre 5 volte superiore rispetto all’incenerimento: nelle operazioni di riciclaggio si consumano solo 2.000 Kcal/kg e, quindi, si recuperano (risparmiano) quasi 12.000 Kcal/kg.

Ancora più vantaggioso appare il riutilizzo dei contenitori.

Il consiglio che posso dare è quindi di orientare gli acquisti verso imballaggi meno problematici e più facilmente riciclabili, meglio ancora se direttamente riutilizzabili mediante un meccanismo di “vuoto a rendere” così come avviene in alcuni casi con le bottiglie di vetro.

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