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mercoledì 17 giugno 2009

TV, si cambia

La televisione analogica terrestre è la forma di televisione più diffusa al mondo, ricevibile attraverso le tradizionali antenne non paraboliche, ma la sua tecnologia è alquanto obsoleta e destinata ad essere soppiantata dalla televisione digitale per gli indubbi vantaggi a favore di quest’ultima.

Nella televisione satellitare il passaggio da analogica a digitale è quasi del tutto completato. Questo perché la televisione satellitare è diffusa da pochi anni, ed è sempre stata legata alla tv a pagamento perchè permette di diffondere un numero di canali decisamente maggiore rispetto alla televisione terrestre e alla televisione via cavo.

E le televisioni a pagamento satellitari sono sempre fornite attraverso un ricevitore (decoder) spesso a noleggio, quindi, in caso di passaggio da analogico a digitale, il ricevitore viene sostituito senza costi aggiuntivi per l’utente da chi fornisce il servizio.

Grazie alla Legge Gasparri, approvata nel 2003 giusto in tempo per salvare Rete4 dall'invio sul satellite, stiamo per entrare nell'era digitale. Una caterva di canali in più gratuiti per tutti, con l'aumento del pluralismo nel nostro Paese?

Nemmeno per sogno. Anzi, come al solito il Cavaliere di Hardcore sta facendo di tutto per danneggiare i suoi principali concorrenti, ossia la Rai che lui controlla come Premier e Sky, che gli toglie una buona fetta di mercato.

Entro la fine di quest'anno, i nostri vecchi televisori non funzioneranno più. I casi sono due: o si compra un decoder digitale o si cambia il televisore o si mantiene (per chi ce l'ha) Sky, che riceve i canali Rai e Mediaset direttamente dal satellite.

L'Espresso però, con l'articolo Intrigo Digitale, firmato da Alessandro Gilioli, ci fa sapere che la Rai starebbe pensando di uscire dai palinsesti Sky, dopo l'asse di ferro fatto con Mediaset per far fronte all'emorragia di telespettatori, stanchi della solita tv di regime.
Con questa mossa, la Rai perderebbe 450 milioni di pubblicità per sette anni e perderebbe circa il 13% dei suoi telespettatori, che si sintonizza sulle sue reti con la parabola. Una mossa che non avrebbe senso, se non servisse a tutelare le finanze e gli interessi del Presidente del Consiglio.

Se la Rai dovesse veramente uscire dai palinsesti Sky, i circa 4,8 milioni di abbonati, oltre ad essersi visti raddoppiare l'Iva in piena recessione, pagherebbero il canone della tv di Stato, senza possibilità di vederla, a meno che non comprino decoder per ogni televisore vecchio che hanno in casa, o in alternativa sostituirli con quelli nuovi, che hanno il decoder integrato.

Un vero affare, per chi fa i decoder (Paolo Berlusconi) e per chi fa i televisori, non certo per i cittadini, che si trovano nel bel mezzo della più grande crisi economica degli ultimi 80 anni.

Nelle campagne istituzionali per il passaggio al digitale, c'è un chiodo fisso: la modernizzazione del Paese. Eppure, se si confronta la tecnologia digitale con quella satellitare, a vincere il confronto è la seconda.

Qualche esempio? La copertura di rete: il satellite arriva dappertutto, senza consumare un Kw di energia, mentre il digitale terrestre ha bisogno di tralicci ad alto impatto ambientale ed elettromagnetico (tradotto: aumento di casi di leucemie), con costi di gestione elettrica elevatissimi.

Se poi il satellite può trasmettere in contemporanea (come fa Sky) più canali in HD, il digitale questo non può permetterselo, a causa di una banda fortemente limitata.

La soluzione, più vantaggiosa anche per il futuro, sarebbe l'IPTV, ossia la tv via internet, che consta di un decoder ibrido che permette di vedere Sky, Rai e Mediaset, a costi inferiori. Anche qui, però, il Governo ha pensato a tutto, per incentivare il digitale terrestre a discapito degli altri: il governo ha aumentato l'IVA al 20% anche sulla tv via internet, quando invece, in Francia, si abbassava al 5% per incentivare i cittadini al passaggio. Senza contare che la banda larga è un miraggio per moltissime località...

Modernizzazione del Paese? Io la chiamo Fregatura Digitale.

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