Ricerca personalizzata

martedì 28 aprile 2009

Il ritmo del cervello


Le cellule cerebrali hanno bisogno di seguire specifici ritmi di attivazione per un corretto funzionamento cerebrale, ritmi che appaiono disturbati in malattie come la schizofrenia e l'autismo. Ora le ricerche di un gruppo di neuroscienziati dello Stanford University Medical Center sono riusciti a dimostrare che la precisa sintonizzazione delle frequenze di oscillazione di certi neuroni influisce sia sul modo in cui il cervello elabora l'informazione, riuscendo a dare anche una stima dell'impatto in termini di bit di informazione, sia sulla gestione del sentimento di gratificazione legato ai cosiddetti circuiti della ricompensa.

I risultati di questi studi sono pubblicati online da "Nature" e da "Science Express".

Da tempo era stato ipotizzato che il controllo delle cosiddette onde cerebrali "gamma", che oscillano a una frequenza di 40 Hertz, potesse dipendere dalle cellule che esprimono la proteina parvalbumina. Tuttavia il legame fra i due fenomeni non era stato dimostrato per l'impossibilità di controllare selettivamente i neuroni e osservare gli effetti sulle oscillazioni e sul flusso di informazioni cerebrale.

Ora, come viene spiegato nell'articolo su "Nature", il gruppo di ricerca diretto da Karl Desisseroth ha sviluppato una tecnica, detta optogenetica, in cui specifiche cellule possono essere ingegnerizzate in modo da essere controllate da impulsi di luce nel visibile. Il gruppo ha proceduto in questo modo con i neuroni positivi alla parvalbumina nel cervello di topo, scoprendo che eccitandoli o inibendoli essi possono produrre o sopprimere onde gamma e osservare un marcato cambiamento nella quantità del flusso di informazioni nei circuiti cerebrali.

"Abbiamo scoperto che se si frenano questi neuroni si osservano meno oscillazioni a 40 Hertz. Avviandole, invece, si vedono più oscillazioni gamma. Si tratta della prima prova reale che questi neuroni sono coinvolti nella generazione delle onde cerebrali gamma" dice Deisseroth. "Ma abbiamo anche scoperto che possiamo quantificare in termini di bit l'effetto delle oscillazioni sul flusso di informazioni nei circuiti neuronali, riscontrando che le oscillazioni aumentano specificamente il flusso fra differenti tipi di cellule nella corteccia prefrontale."

Nel secondo articolo, pubblicato on line su Science Express, Deisseroth e collaboratori della Stanford University e dell'Università della California a San Francisco ha studiato l'effetto del controllo delle oscillazioni sui neuroni dopaminergici.

"Abbiamo testato differenti ritmi sui neuroni dopaminergici, scoprendo che i ritmi a frequenza inferiore sono molto poco efficaci, mentre le 'esplosioni' di oscillazioni ad alta frequenza riuscivano a dar luogo molto efficacemente al comportamento legato alla ricompensa".

"Una migliore comprensione dei neuroni dopaminergici ha implicazioni non solo per l'abuso di sostanze, che stimolano direttamente la sensazione di ricompensa, ma anche per la depressione, dato che nei soggetti che ne soffrono uno dei sintomi più evidenti è l'incapacità di gioire di qualsiasi cosa", ha osservato Deisseroth.

In un certo senso, gli autori suggeriscono che una confusione di pensiero o l'incapacità di gioire siano collegate a una incapacità delle cellule di seguire il ritmo.

2 commenti:

Zio Tibia ha detto...

insomma... solita aria fritta?
la vocalizzazione mentale come influisce (se influsice) sulle varie cellule?
i sufi dicono che la ripetizione dei nomi divini fa "vibrare l'acqua" all'interno del nostro corpo ad una frequenza vicina al divino"
visto che non ho visto ( ;) ) nessun sufi schizzofrenico potrebbe essere vero,
ma credo che la loro (dei sufi) vitalita' derivi sopratutto dagli esercizi fisici durante le preghiere (esercizi leggeri ma importanti)...
poi c'e' il vuoto della meditazione... oibo' questo da un po di calma a tutto sto movimento, come il meritato riposo del guerriero... al risveglio il nostro cervello e' sicuramente pronto per nuove battaglie ;)

Ufo1 ha detto...

Gli scientifici, classificano solo quello che gli strumenti in loro dotazione, possono registrare. Va da sé che pratiche interiori non possono entrare fra queste. A loro interessa solo scoprire il modo d'influenzare con macchine, reazioni fisiologiche e utilizzarne i risultati.

Per la meditazione; attenzione: si passa l'idea che l'assensa di pensieri sia il vuoto mentale da raggiungere in quel stato. Cosa che in effetti si raggiunge dopo un po' di pratica e da benefici al nostro cervello.
Ma non è la Meditazione che prevede per essere corretta, l'assenza di tutto: pensieri, immagini suoni e qualsiasi cosa passi per il cervello.A questa prima parte di "preparazione", deve essere raggiunta la consapevolezza di stato e quindi passare nel sonno, rimanendo svegli.
Con la Meditazione ci si trasporta in un piano differente, fatto di coscienza costante e che non ha a che vedere con eventuali uscite "astrali".
Il mondo che si va a visitare è totalmente diverso da quanto si possa immaginare. Lì la mente non conta proprio per nulla!
A fine Meditazione, lo stato raggiunto non è passeggero, che si deve ripetere per rinforzare l'eperienza. Si conquista uno stato "definitivo" che viene ampliato da ulteriori meditazioni.

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