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sabato 23 maggio 2009

Antimateria, Universo partecipativo

Non controlliamo il mondo, non lo manipoliamo, imponendogli la nostra volontà ma siamo parte di tutto ciò che accade, si tratta di un dare e avere...

Dal New Scientist del 27.4.09 queste interessanti note.

“Se doveste elencare le imperfezioni del modello standard -la descrizione decisamente di successo che fanno i fisici in merito alla materia e le sue interazioni-, tra le prime ci sarebbero quelle relative alla “profezia” che noi non esistiamo. Secondo la teoria, la materia e l’antimateria furono create in eguale misura durante il big bang. Stando a ciò, avrebbero dovuto distruggersi totalmente a vicenda e questo al primo secondo, o giù di lì, dall’esistenza dell’universo e il cosmo essere perciò pieno di luce e di poco altro.

Tuttavia ci siamo noi ed anche i pianeti, le stelle e le galassie; per quanto possiamo vedere, tutto questo proviene esclusivamente dalla materia. Realtà 1, teoria 0. Ci sono due soluzioni plausibili a questo mistero esistenziale.

La prima: potrebbe esserci una sottile differenza nella fisica della materia e antimateria, che ha lasciato l’universo primordiale con un surplus di materia.

Mentre la teoria predice che il mondo dell’antimateria è un riflesso perfetto del nostro, gli esperimenti hanno già evidenziato delle scalfiture nello specchio. Nel 1998, gli esperimenti al CERN mostrarono che una particella esotica e particolare, il kaone, si trasformava nella sua antiparticella, un poco più spesso che non il contrario, creando cosi un leggero squilibrio tra i due.

La seconda plausibile risposta al mistero della materia, è che quella distruzione non fosse totale in quei primi secondi.
In qualche modo la materia e la antimateria riuscirono a sfuggire alla reciproca presa fatale. Da qualche parte là fuori, in alcune regioni specchio del cosmo, l’antimateria sta nascondendosi e si è coalizzata con le anti-stelle, le anti-galassie, e forse persino con l’anti-vita.

"Non è un’idea tanto stupida," dice Frank Close, un fisico atomico della Università di Oxford. Quando un magnete caldo si raffredda, sottolinea, gli atomi individuali possono costringere i loro vicini ad allinearsi con i campi magnetici, creando cosi dei domini di magnetismo che puntano in diverse direzioni. Una cosa simile potrebbe essere accaduta quando l’universo si raffreddò dopo il big bang.

"Inizialmente ci potrebbe essere stata della materia in più, qui e là" dice. Quelle piccole differenze potrebbero espandersi nel tempo in larghe regioni separate.
Questi domini di antimateria, se esistono, non sono certamente vicini. La distruzione ai confini tra le aree di stelle e antistelle produrrebbe un segno inconfondibile di raggi gamma ad alta energia. Se tutta un’antigalassia dovesse entrare in collisione con una galassia regolare, la distruzione che ne risulterebbe sarebbe di proporzioni inimmaginabili e colossali. Non abbiamo visto un segno del genere, ma di nuovo c’è molto universo che ancora non abbiamo osservato ed intere sue regioni che sono troppo lontane per essere viste.

Se si trovasse l’antielio o altri anti-atomi più pesanti dell’idrogeno, questo sarebbe una prova concreta di un anti-cosmo. Implicherebbe che anti-stelle “cuociono” anti-atomi nella loro fusione nucleare, proprio come stelle regolari fondono atomi normali.

Lo Spectometro Alfa Magnetico - Alpha Magnetic Spectrometer – è una parte di un kit del valore di 1.5 miliardi di dollari, costruito per perlustrare raggi cosmici per individuare dei simili segni. E’ in attesa di un decollo verso la International Space Station, ma speriamo che abbia un passaggio in uno dei lanci di shuttle della NASA nel 2010 o 2011.

Fin qui la “scienza ufficiale”, ora due note “parallele” di una visione oltre la scienza ortodossa, estratte da un’intervista fatta a Gregg Braden durante la sua ultima visita in Italia, giugno 2008, da parte di MacroVideo:

“Il grande fisico, Jonathan Wealer, che è passato a miglior vita nel 2008, era uno dei giganti della fisica del 20esimo secolo. E’ stato collega di Einstein e Neils Boor, ha creato il termine "Buco Nero", è stato John Wealer a creare il termine “partecipatorio”. Lui usava un termine per descrivere il nostro rapporto con l’universo. Diceva che facevamo parte di un universo "partecipatorio". Adoro questo termine perché significa che non controlliamo il mondo, non lo manipoliamo, imponendogli la nostra volontà ma siamo parte di tutto ciò che accade, si tratta di un dare e avere.

Credo che la scienza presto dimostrerà esattamente cosa significa vivere in un universo partecipatorio, ma impareremo in un contesto che ci porterà ad affrontare le più grandi sfide mai registrate nella storia umana.

Probabilmente l’unico modo per andare incontro ai "nodi" del mondo sarà capire chi siamo veramente. E’ come se avessimo creato le condizioni che ci spingono sull’orlo delle nostre convinzioni su noi stessi, sul mondo e per sopravvivere a ciò che abbiamo creato dobbiamo trasformare ciò che crediamo. Forse è questo che volevano dirci i Maya nel loro calendario. Intendevano dire che questa è la fine di una grande era e l’inizio di un nuovo modo di essere, con, in mezzo un periodo di vent’anni dove tutto è in cambiamento.

Vogliono dirci: "alla fine dei vent’anni non riconoscerete più il vostro mondo, non riconoscerete più voi stessi e non penserete più al mondo e al tempo nello stesso modo di prima.” Mancano pochi anni alla fine di quel ciclo e tutto ciò è vero. Il nostro mondo sta cambiando, la morfologia della terra cambia per via delle alluvioni, dei terremoti, della crescita demografica, della deforestazione dell’Amazzonia. Il mondo fisico sta cambiando e il nostro modo di vedere noi stessi muta ancora più rapidamente.

In questo senso mettiamo in atto una delle profezie del calendario dei Maya, è sotto i nostro occhi, però non ce ne accorgiamo nemmeno. Non posso immaginare di vivere in un periodo più potente, ricco di enormi opportunità e possibilità. Chi vorrebbe vivere in un’altra epoca quando si può, in questa, trasformare il mondo trasformando noi stessi, e creare ciò che gli antichi chiamavano "il secondo giardino dell’Eden".

Credo che è questo che il futuro ci riserva, sono un ottimista, credo che siamo alle soglie di in un epoca in cui riconosceremo di aver superato il concetto di guerra. La guerra diventerà una cosa appartenente al passato. Deve!
Credo che stiamo iniziando un’epoca in cui comprendiamo finalmente che dobbiamo lavorare insieme per sopravvivere a ciò che la vita sulla terra ci porterà. E questo succede ora. Una minoranza l’ha già capito, la maggioranza e i governi si stanno adattando a ciò che alcuni già credono possibile, e in questo senso, stiamo tutti lavorando insieme”.

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