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mercoledì 20 maggio 2009

Galileo: che si vede da lassu?

(di Giuseppe Nobile)

…..Un binocolo è sufficiente per individuare, accanto al grande pianeta, quattro stelle in lento moto. In realtà stelle non sono, ma i satelliti scoperti da Galileo.
Con un piccolo telescopio lo spettacolo è assicurato: se la nostra pazienza ci permetterà di seguirli per alcuni giorni, ogni sera, saremo testimoni di fenomeni interessanti: a volte un transito, quando uno di essi passa innanzi a Giove, confondendosi quasi con le sue fasce di nubi, preceduto o seguito dalla propria ombra, mentre occulta il Sole lontano.
A volte un’eclisse, mentre percorre il tratto della sua orbita nascosto dal globo di Giove, per noi che osserviamo dalla Terra.

Non c’è sera nella quale non si verifichi qualche evento interessante, un esempio di come la mano precisa e potente della forza gravitazionale sovraintenda ai moti di interi mondi. Per generazioni di astronomi, i satelliti galileiani di Giove erano rimasti semplici punti di luce o poco più, nulla si sapeva degli ambienti che li caratterizzavano.
L’alone di mistero che li avvolgeva venne distrutto solo quando fu possibile osservarli da distanza ravvicinata. Si sapeva da tempo trattarsi di mondi importanti, capaci probabilmente di presentare storie geologiche complesse, ma nessuno si aspettava ambienti così stupefacenti.

I quattro satelliti galileiani di Giove (scoperti da Galileo Galilei nel 1610) ripresi dalla sonda Voyager 1 durante il suo avvicinamento al pianeta nel marzo 1979. Le dimensioni dei quattro satelliti - Io (in alto a sinistra), Europa (in alto a destra), Ganimede (in basso a sinistra), e Callisto (in basso a destra) - sono in scala: Ganimede e Callisto sono entrambi più grandi di Mercurio; Io e Europa hanno all'incirca le stesse dimensioni della Luna. Io è caratterizzato da un'intensa attività vulcanica, e presenta una superficie interamente ricoperta da zolfo. Europa, analizzata nei dettagli solo successivamente dalla sonda Voyager 2, ha caratteristiche completamente diverse: presenta una superficie liscia, priva di vulcani, completamente ghiacciata. Ganimede e Callisto presentano superfici craterizzate, composte principalmente da acqua e ghiaccio. [Fonte: Galileo: Journey to Jupiter]
a sinistra), Europa (in alto a destra), Ganimede (in basso a sinistra), e Callisto (in basso a destra) - sono in scala: Ganimede e Callisto sono entrambi più grandi di Mercurio; Io e Europa hanno all'incirca le stesse dimensioni della Luna. Io è caratterizzato da un'intensa attività vulcanica, e presenta una superficie interamente ricoperta da zolfo. Europa, analizzata nei dettagli solo successivamente dalla sonda Voyager 2, ha caratteristiche completamente diverse: presenta una superficie liscia, priva di vulcani, completamente ghiacciata. Ganimede e Callisto presentano superfici craterizzate, composte principalmente da acqua e ghiaccio. [Fonte: Galileo: Journey to Jupiter]

Dai vulcani di Io in piena attività, al suolo liscio e ghiacciato di Europa, dai terreni craterizzati di Ganimede di varia età e albedo, al suolo antico di Callisto ricchissimo di crateri. Esaltanti novità hanno arricchito i ritratti di questi mondi, quando è stato possibile esaminarli da distanza ancora minore per opera della sonda Galileo, che dal 1995 è in orbita attorno a Giove.

La sorpresa più grande, senza dubbio, consiste nell’aver trovato sotto la superficie di Europa un oceano d’acqua. Più che di certezza si tratta di un sospetto sostenuto da molti indizi significativi. I dati raccolti dal magnetometro della Galileo hanno rivelato la presenza di correnti elettriche, circolanti in prossimità della superficie di Europa, in risposta ai cambiamenti del campo magnetico di Giove, mentre questo ruota, che creano un campo magnetico indotto.

Un ottimo candidato a conduttore, per queste correnti, sarebbe un oceano di acqua salata sottostante la superficie del satellite, con uno spessore di poche decine di chilometri. Un’alternativa all’acqua liquida potrebbe essere uno strato di ghiaccio, più molle e caldo di quello superficiale.

Anche Ganimede sembra presentare una situazione simile, dedotta dalle analisi delle caratteristiche di riflessione nell’infrarosso dei minerali presenti in alcune zone della superficie, che suggeriscono la fuoriuscita di acqua salata da fratture del suolo.
In questo caso, però, lo strato di acqua si troverebbe a oltre 200 chilometri sotto la superficie. Per Callisto analoghe conclusioni, suggerite dall’esistenza di correnti elettriche vicine al suolo come per Europa. Un oceano d’acqua salata sottostante, agendo come efficace conduttore elettrico, sosterrebbe il campo magnetico trovato.

I tentativi d’interpretare questi straordinari risultati si susseguono senza interruzione, ma è troppo presto per avere certezze. Il dibattito tra gli scienziati è intenso: esistono veramente oceani d’acqua liquida nel sottosuolo di quei mondi? Tutta quell’acqua potrebbe sostenere una qualche forma di vita?

Quasi 40 anni fa (ndr.: nell’originale si legge: Trent’anni fa) , nel celeberrimo romanzo “2001: Odissea nello spazio”, Arthur Clarke si domandava, per voce degli eroi del suo romanzo alla ricerca di una avanzatissima civiltà, cosa mai si celasse tra le lune di Giove, se il bene o il male, oppure antichissime rovine. Chi l’avrebbe mai pensato! Noi, oggi, (ndr.: nell’originale si legge: Noi, oggi, uomini del 2001) siamo qui a domandarci se tra le lune di Giove possa nascondersi qualche semplice, ma fantastica forma di vita aliena! Non si tratta di fantascienza in questo caso, ma di una incredibile realtà.



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