Trovarsi una bistecca nel piatto per pranzo, fino a poco fa era una cosa che dava il sorriso. Significava mangiare qualcosa di diverso. Significava avere l'idea che la situazione economica andasse bene. Poi la pratica del mangiar carne, proprio in base a queste due ultime osservazioni, poco a poco ha preso il sopravvento.
Molte persone si sono trasformate in vere tigri e passare un giorno senza magiare carne, era impensabile. Negli Stati Uniti, il consumo di carne è a livelli altissimi, conseguenza di uno sviluppo economico pensato al consumismo. Nel tempo le cose cambiano e poco a poco, vuoi per intolleranze, vuoi per malattie ed insorgenze patologiche derivate dal consumo di un alimento molte volte contraffatto da motivi monetari, si è iniziato a vedere la carne come un alimento dannoso e anti ecologico.
Ormai sono in molti ad affermarlo: mangiare meno carne contribuirebbe a diminuire notevolmente le emissioni di CO2 nell’atmosfera. La tesi dell’economista indiano Rajendra Pachauri, presidente del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC).
Pachauri ha presentato un documento dal titolo “Riscaldamento globale: l’impatto sui cambiamenti climatici della produzione e del consumo di carne”.
Secondo l’economista produrre 1 kg di carne ha tantissimi costi in termini ambientali: si emettono ben 36,4 chili di anidride carbonica; si rilasciano nell’ambiente sostanze fertilizzanti pari a 340 grammi di anidride solforosa e 59 grammi di fosfati. In pratica produrre un chilo di carne ha lo stesso impatto ambientale di un’auto media europea che percorre 250 chilometri!
D’altra parte produrre carne prevede una serie di attività che necessitano energia ed inquinano. Bisogna organizzare trasporti che rispettino la catena del freddo, nei supermercati sono necessari frigoriferi, è necessario un packaging adeguato per offrire il prodotto ai consumatori i quali, poi, consumeranno dell’altra energia per cucinare la carne e produrranno dei rifiuti per smaltire gli avanzi.
Nel suo studio Pachauri esamina anche l’impatto dell’allevamento in termini di sfruttamento del suolo. In particolare, il settore zootecnico sfrutta il 30% delle terre del pianeta e il 70 % di quelle destinate all’agricoltura. Il 70% della foresta amazzonica ormai scomparsa è ora occupato da pascoli e campi coltivati a foraggio. Una produzione, quest’ultima, che preoccupa gli esperti perché determina sovra sfruttamento del suolo.
Produrre carne necessita, inoltre, di una quantità di acqua maggiore rispetto ad altre produzioni vegetali. Ecco qualche esempio. Per ottenere un chilo di mais sono necessari 900 litri di acqua; per un chilo di riso 3.000 litri; per un chilo di pollo 3.900 litri; per un chilo di maiale 4.900 litri e per un chilo manzo ben 15.500 litri di acqua!
La carne contiene proteine, e una dieta protratta nel tempo con assenza di questo elemento, può portare a gravi anemie. Alcuni la sostituiscono con proteine vegetali. Fagioli, legumi, e, soprattutto, soia.
Questa pianta che ha preso piede nei prodotti alimentari industriali al punto di trovarla nei posti più impensati. Mi sono visto rifilare compresse di carbone vegetale, con un 60% di soia incorporata; a detta della venditrice benefica perché sì. A mio avviso totalmente inutile dato che il carbone vegetale si usa per problemi di meteorismo e la soia come alimento aggiunto, non produce alcun beneficio fisico solo un cospicuo incremento monetario nelle tasche del produttore che al prezzo del carbone vegetale ti vende la soia.
Il bello che forse la gente non sa, che la soia immessa un po' ovunque, è di origine estera, sudamericana per lo più, e per il 90% è OGM.
Ad ogni modo, l'importante e non fare dell'alimentazione una religione con regole al limite del fanatismo. Ognuno mangi cosa vuole cercando se può, di verificare la compatibilità e il benessere che il proprio organismo ne ricava. Evitando di costringere altri, alle scelte personali della sua dieta.
Molte persone si sono trasformate in vere tigri e passare un giorno senza magiare carne, era impensabile. Negli Stati Uniti, il consumo di carne è a livelli altissimi, conseguenza di uno sviluppo economico pensato al consumismo. Nel tempo le cose cambiano e poco a poco, vuoi per intolleranze, vuoi per malattie ed insorgenze patologiche derivate dal consumo di un alimento molte volte contraffatto da motivi monetari, si è iniziato a vedere la carne come un alimento dannoso e anti ecologico.
Ormai sono in molti ad affermarlo: mangiare meno carne contribuirebbe a diminuire notevolmente le emissioni di CO2 nell’atmosfera. La tesi dell’economista indiano Rajendra Pachauri, presidente del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC).
Pachauri ha presentato un documento dal titolo “Riscaldamento globale: l’impatto sui cambiamenti climatici della produzione e del consumo di carne”.
Secondo l’economista produrre 1 kg di carne ha tantissimi costi in termini ambientali: si emettono ben 36,4 chili di anidride carbonica; si rilasciano nell’ambiente sostanze fertilizzanti pari a 340 grammi di anidride solforosa e 59 grammi di fosfati. In pratica produrre un chilo di carne ha lo stesso impatto ambientale di un’auto media europea che percorre 250 chilometri!
D’altra parte produrre carne prevede una serie di attività che necessitano energia ed inquinano. Bisogna organizzare trasporti che rispettino la catena del freddo, nei supermercati sono necessari frigoriferi, è necessario un packaging adeguato per offrire il prodotto ai consumatori i quali, poi, consumeranno dell’altra energia per cucinare la carne e produrranno dei rifiuti per smaltire gli avanzi.
Nel suo studio Pachauri esamina anche l’impatto dell’allevamento in termini di sfruttamento del suolo. In particolare, il settore zootecnico sfrutta il 30% delle terre del pianeta e il 70 % di quelle destinate all’agricoltura. Il 70% della foresta amazzonica ormai scomparsa è ora occupato da pascoli e campi coltivati a foraggio. Una produzione, quest’ultima, che preoccupa gli esperti perché determina sovra sfruttamento del suolo.
Produrre carne necessita, inoltre, di una quantità di acqua maggiore rispetto ad altre produzioni vegetali. Ecco qualche esempio. Per ottenere un chilo di mais sono necessari 900 litri di acqua; per un chilo di riso 3.000 litri; per un chilo di pollo 3.900 litri; per un chilo di maiale 4.900 litri e per un chilo manzo ben 15.500 litri di acqua!
La carne contiene proteine, e una dieta protratta nel tempo con assenza di questo elemento, può portare a gravi anemie. Alcuni la sostituiscono con proteine vegetali. Fagioli, legumi, e, soprattutto, soia.
Questa pianta che ha preso piede nei prodotti alimentari industriali al punto di trovarla nei posti più impensati. Mi sono visto rifilare compresse di carbone vegetale, con un 60% di soia incorporata; a detta della venditrice benefica perché sì. A mio avviso totalmente inutile dato che il carbone vegetale si usa per problemi di meteorismo e la soia come alimento aggiunto, non produce alcun beneficio fisico solo un cospicuo incremento monetario nelle tasche del produttore che al prezzo del carbone vegetale ti vende la soia.
Il bello che forse la gente non sa, che la soia immessa un po' ovunque, è di origine estera, sudamericana per lo più, e per il 90% è OGM.
Ad ogni modo, l'importante e non fare dell'alimentazione una religione con regole al limite del fanatismo. Ognuno mangi cosa vuole cercando se può, di verificare la compatibilità e il benessere che il proprio organismo ne ricava. Evitando di costringere altri, alle scelte personali della sua dieta.
6 commenti:
mangiare carne era nei tempi passati, sinonimo di ricchezza, oggi pare sia sinonimo di menefreghismo ambientale.
Ma non si può arrivare ad un equilibrio, senza obbligare gli altri a scelte personali?
Menefreghismo ambientale? Ma allora a Napoli è stata tutta colpa d' 'o rraù!
Dipende... quanta carne consuma?
Non ho dati precisi, però calcola che la domenica a Napoli ben 99 tavole su 100 sono imbandite con ragù, la rimanenza con "tracchiole" (spuntatura)...
... ma perdonami una curiosità: Ho fatto alcuni calcoli basandomi sui dati del prof. Pachauri; dunque, per ottenere un manzo adulto che pesa c.a 2 quintali occorrerebbero la bellezza di 3.100.000 l. d'acqua, mentre per un maiale dello stesso peso, di acqua ne occorrerebbe 980.000 l.
Ho fatto bene i calcoli?
Bhè i calcoli li ha fatti lui. Credo dipenda dal fatto che un maiale ha un'alimentazione diversa del manzo. Mentre il primo si nutre di qualunque cosa commestibile gli si porga, il secondo è strettamente vegetariano (a parte alcuni poco simpatici esperimenti di mangimi che pare siano la cuasa della BSE); va da sè che produrre vegetali è di gran lunga il metodo per usare acqua.
Qui si potrebbe aprire una parentesi ed applicare però lo stesso concetto. Infatti anche per i mangimi non vegetali, si è usata acqua per produrli dato che tutto alla fine si base su la base dell'alimentazione che vede il vegetale messo in cima, come unico elemento che trasforma l'energia de sole in molecole assimilabili. Del resto, nulla si crea e nulla si distrugge, solo si trasforma, per cui credo che ampliando il discorso come equilibrio energetico e ottimizzazione delle risorse, gli studi andrebbero rivisti ma, il tutto cadrebbe d'interesse eliminando quanto era fra le righe della ricerca, ovvero: alimentarsi con la carne è dannoso.
Devo ripropormi di passare a Napoli per le domeniche (gnam..)
E Napoli accoglie sempre a braccia aperte i suoi ospiti, e a dispetto del prof., facciamoci del male!!
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