Nel mese di aprile l’Osservatorio provinciale dei prezzi al consumo, ha effettuato in 124 esercizi commerciali le rilevazioni su circa 4500 quotazioni relative a 87 prodotti. Dei beni e servizi, oggetto di rilevazione, è stato individuato il prezzo minimo, il prezzo massimo e quello del più venduto.
Ad aprile l'inflazione in Italia è stata dell'1,2%, il doppio della media di Eurolandia, che è stata dello 0,6% sia nel mese di aprile sia in quello di marzo. Dai dati Istat sono risultati in aumento i prezzi di alcuni generi di prima necessità, come i pomodori pelati, la passata di pomodoro, i pomodori da sugo, il riso, l'aceto, l'olio di mais, l'olio di girasole, la pasta. Sono diminuiti, invece, in modo significativo i prezzi dei telefoni e dei carburanti.
La fase critica che ha investito i consumi delle famiglie italiane non accenna a diminuire, anche se, rispetto alla variazione negativa del Pil, si registra una sostanziale tenuta dei volumi. Questi dati e altri ancora sono contenuti nella newsletter mensile dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello Sviluppo Economico, diffusa oggi sul sito.
In questa sintesi della condizione economica dell'Italia, a confronto con gli altri Paesi dell'area euro, c'è anche un dato insolito: il costo della cittadinanza sostenuto da una famiglia tipo. E' stato il Cnel a presentare qualche giorno fa uno studio sul costo della cittadinanza in 14 città metropolitane, considerando oltre alle imposte locali anche le tariffe dei servizi pubblici.
Nel 2007 il costo medio della cittadinanza è stato di 2.816 euro, con differenze tra le 14 città prese in esame, che vanno da Venezia a Cagliari, risultate rispettivamente la meno costosa (2.598 euro) e la più cara (3.237 euro). In termini relativi, il 10,5% del reddito della famiglia standard definita è dunque assorbito da spese legate strettamente al luogo di residenza. Se si escludono le imposte locali, nel complesso delle 14 città considerate, il costo di cittadinanza assorbe, in media, quasi l'8% del reddito attribuito alla famiglia standard (che, si ricorda, è stato ipotizzato in 36.000 euro annui); a Cagliari la spesa standard per servizi ed energia arriva al 9% del reddito, mentre nella città più economica (Venezia) la stessa percentuale scende al 7,2%.
Non esiste comunque una città in assoluto più cara; dipende molto dalle voci di spesa considerate. Ad esempio, a Cagliari è elevato il costo di cittadinanza per servizi ed energia, mentre è più bassa la spesa per il complesso degli altri servizi. Viceversa a Venezia alcune spese sanitarie, i biglietti dei trasporti urbani ed i taxi hanno costi tra i più elevati.
Una coppia con due figli spende mensilmente 652,79 euro per la propria alimentazione. E la cifra sale a 788,49 euro quando i figli diventano tre. È quanto conferma l’Osservatorio provinciale dei prezzi al consumo che basa la sua elaborazione sulle indicazioni delle ”Linee guida per una sana alimentazione” dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran). Prezzi a tavola che nel confermare le stime dell’Istat dimostrano come «le famiglie monoreddito, composte da quattro persone siano in seria difficoltà».
Le rilevazioni hanno confermato che i prezzi più bassi si distribuiscono su tutto il territorio provinciale con differenze significative; di conseguenza il consumatore che usa come criterio di scelta quello del prezzo più basso può trovare convenienti gli spostamenti.
Nei comuni minori oggetto di rilevazione il paniere, composto con i prodotti più venduti, risulta meno costoso del paniere medio, ciò denota che i consumatori si rivolgono preferibilmente a beni con un costo inferiore a quello medio. La situazione si inverte qualora si consideri il comune capoluogo: il paniere contenente i prodotti più venduti costa 506,73 euro, mentre il paniere contenente i prodotti posti in vendita al prezzo medio costa 501,57 euro.
La conclusione è che nella maggior parte delle città italiane un costo più elevato di determinati servizi corrisponde a prezzi e tariffe più basse per altre voci di spesa; ad esempio, le città con la raccolta rifiuti più costosa offrono asili nido ed acqua più a buon mercato.
Ad aprile l'inflazione in Italia è stata dell'1,2%, il doppio della media di Eurolandia, che è stata dello 0,6% sia nel mese di aprile sia in quello di marzo. Dai dati Istat sono risultati in aumento i prezzi di alcuni generi di prima necessità, come i pomodori pelati, la passata di pomodoro, i pomodori da sugo, il riso, l'aceto, l'olio di mais, l'olio di girasole, la pasta. Sono diminuiti, invece, in modo significativo i prezzi dei telefoni e dei carburanti.
La fase critica che ha investito i consumi delle famiglie italiane non accenna a diminuire, anche se, rispetto alla variazione negativa del Pil, si registra una sostanziale tenuta dei volumi. Questi dati e altri ancora sono contenuti nella newsletter mensile dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello Sviluppo Economico, diffusa oggi sul sito.
In questa sintesi della condizione economica dell'Italia, a confronto con gli altri Paesi dell'area euro, c'è anche un dato insolito: il costo della cittadinanza sostenuto da una famiglia tipo. E' stato il Cnel a presentare qualche giorno fa uno studio sul costo della cittadinanza in 14 città metropolitane, considerando oltre alle imposte locali anche le tariffe dei servizi pubblici.
Nel 2007 il costo medio della cittadinanza è stato di 2.816 euro, con differenze tra le 14 città prese in esame, che vanno da Venezia a Cagliari, risultate rispettivamente la meno costosa (2.598 euro) e la più cara (3.237 euro). In termini relativi, il 10,5% del reddito della famiglia standard definita è dunque assorbito da spese legate strettamente al luogo di residenza. Se si escludono le imposte locali, nel complesso delle 14 città considerate, il costo di cittadinanza assorbe, in media, quasi l'8% del reddito attribuito alla famiglia standard (che, si ricorda, è stato ipotizzato in 36.000 euro annui); a Cagliari la spesa standard per servizi ed energia arriva al 9% del reddito, mentre nella città più economica (Venezia) la stessa percentuale scende al 7,2%.
Non esiste comunque una città in assoluto più cara; dipende molto dalle voci di spesa considerate. Ad esempio, a Cagliari è elevato il costo di cittadinanza per servizi ed energia, mentre è più bassa la spesa per il complesso degli altri servizi. Viceversa a Venezia alcune spese sanitarie, i biglietti dei trasporti urbani ed i taxi hanno costi tra i più elevati.
Una coppia con due figli spende mensilmente 652,79 euro per la propria alimentazione. E la cifra sale a 788,49 euro quando i figli diventano tre. È quanto conferma l’Osservatorio provinciale dei prezzi al consumo che basa la sua elaborazione sulle indicazioni delle ”Linee guida per una sana alimentazione” dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran). Prezzi a tavola che nel confermare le stime dell’Istat dimostrano come «le famiglie monoreddito, composte da quattro persone siano in seria difficoltà».
Le rilevazioni hanno confermato che i prezzi più bassi si distribuiscono su tutto il territorio provinciale con differenze significative; di conseguenza il consumatore che usa come criterio di scelta quello del prezzo più basso può trovare convenienti gli spostamenti.
Nei comuni minori oggetto di rilevazione il paniere, composto con i prodotti più venduti, risulta meno costoso del paniere medio, ciò denota che i consumatori si rivolgono preferibilmente a beni con un costo inferiore a quello medio. La situazione si inverte qualora si consideri il comune capoluogo: il paniere contenente i prodotti più venduti costa 506,73 euro, mentre il paniere contenente i prodotti posti in vendita al prezzo medio costa 501,57 euro.
La conclusione è che nella maggior parte delle città italiane un costo più elevato di determinati servizi corrisponde a prezzi e tariffe più basse per altre voci di spesa; ad esempio, le città con la raccolta rifiuti più costosa offrono asili nido ed acqua più a buon mercato.
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