A seguito di alcuni post su le "benemerite", segnaliamo l'ultima inchiesta degli ecologisti su scala mondiale, di recente pubblicata.
E' costata tre anni di lavoro, di indagini e ricerche, ma ora Greenpeace fa i nomi, uno per uno.
E ce n'è per tutti: Gucci, Adidas, Reebok, Geox, Clarks, Nike, Timberland, Divani&Divani, IKEA, Simmenthal, Cremonini, Carrefour, Eurostar, Honda, Kraft, Tesco e Wal-Mart. In un modo o nell'altro sono tutti legati all'espansione dell'allevamento bovino ai danni della foresta amazzonica.Il rapporto di Greenpeace Slaughtering the Amazon (macellare l'Amazzonia) segue il traffico di carne, pellami e tutti gli altri prodotti derivati. Dagli allevamenti nel cuore dell'Amazzonia, dove il lavoro schiavile è la regola, e l'invasione delle terre indigene la prassi, i bovini vengono convogliati nelle macellerie controllate da tre grandi aziende a partecipazione statale: Bertin, JBS e Marfrig. Dai loro impianti nel sud del Brasile escono carni e pellami distribuiti tra i marchi più prestigiosi: dalle scarpe all'alta moda, dai divani alle automobili, dai supermercati agli autogrill, e tutti insieme distruggono l'Amazzonia.
Le indagini di Greenpeace però vanno oltre, e mostrano il coinvolgimento del governo di Lula nell'espansione dell'allevamento in Amazzonia. Infatti il governo controlla o sovvenziona i tre super-macellai del Brasile, Bertin, JBS e Marfrig. Peggio: le strategie governative puntano a un raddoppio dell'allevamento brasiliano entro il 2018. Questa politica è in aperto contrasto con l'obiettivo di tagliare del 72 per cento la deforestazione amazzonica, per la stessa data. Intanto il Brasile è diventato il quarto paese per emissioni di gas serra, proprio a causa della deforestazione. Una versione breve in italiano è di sponibile sul sito italiano di Greenpeace
"Sovvenzionando la distruzione dell'Amazzonia per fare spazio ai pascoli, il governo del Presidente Lula vanifica i propri impegni sul clima - è il commento di Andre Muggiati, di Greenpeace - Lula deve uscire dal business delle macellerie e impegnarsi a fermare la deforestazione in Amazzonia, o la catastrofe ambientale sarà inevitabile."Greenpeace si batte affinché al vertice di Copenhagen i governi adottino misure adeguate a fermare la catastrofe climatica, e a investire 140 miliardi di dollari l'anno nella protezione del pianeta dalla più grave minaccia mai affrontata. La deforestazione è da sola responsabile di circa il 20 per cento delle emissioni di gas serra su scala planetaria.
E' costata tre anni di lavoro, di indagini e ricerche, ma ora Greenpeace fa i nomi, uno per uno.
E ce n'è per tutti: Gucci, Adidas, Reebok, Geox, Clarks, Nike, Timberland, Divani&Divani, IKEA, Simmenthal, Cremonini, Carrefour, Eurostar, Honda, Kraft, Tesco e Wal-Mart. In un modo o nell'altro sono tutti legati all'espansione dell'allevamento bovino ai danni della foresta amazzonica.Il rapporto di Greenpeace Slaughtering the Amazon (macellare l'Amazzonia) segue il traffico di carne, pellami e tutti gli altri prodotti derivati. Dagli allevamenti nel cuore dell'Amazzonia, dove il lavoro schiavile è la regola, e l'invasione delle terre indigene la prassi, i bovini vengono convogliati nelle macellerie controllate da tre grandi aziende a partecipazione statale: Bertin, JBS e Marfrig. Dai loro impianti nel sud del Brasile escono carni e pellami distribuiti tra i marchi più prestigiosi: dalle scarpe all'alta moda, dai divani alle automobili, dai supermercati agli autogrill, e tutti insieme distruggono l'Amazzonia.
Le indagini di Greenpeace però vanno oltre, e mostrano il coinvolgimento del governo di Lula nell'espansione dell'allevamento in Amazzonia. Infatti il governo controlla o sovvenziona i tre super-macellai del Brasile, Bertin, JBS e Marfrig. Peggio: le strategie governative puntano a un raddoppio dell'allevamento brasiliano entro il 2018. Questa politica è in aperto contrasto con l'obiettivo di tagliare del 72 per cento la deforestazione amazzonica, per la stessa data. Intanto il Brasile è diventato il quarto paese per emissioni di gas serra, proprio a causa della deforestazione. Una versione breve in italiano è di sponibile sul sito italiano di Greenpeace
"Sovvenzionando la distruzione dell'Amazzonia per fare spazio ai pascoli, il governo del Presidente Lula vanifica i propri impegni sul clima - è il commento di Andre Muggiati, di Greenpeace - Lula deve uscire dal business delle macellerie e impegnarsi a fermare la deforestazione in Amazzonia, o la catastrofe ambientale sarà inevitabile."Greenpeace si batte affinché al vertice di Copenhagen i governi adottino misure adeguate a fermare la catastrofe climatica, e a investire 140 miliardi di dollari l'anno nella protezione del pianeta dalla più grave minaccia mai affrontata. La deforestazione è da sola responsabile di circa il 20 per cento delle emissioni di gas serra su scala planetaria.
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