Fine settimana. Tutti di solito, lo aspettano per rilassarsi e magari uscire. Vuoi per fare shopping, vuoi per una gita fuori porta, vuoi per andare al mare.
Non si capisce come però, pare che capita spesso piova. Ci sono momenti che tutto sembra andarci storto. Ma come, dopo una settimana di lavoro nella quale il sole ci faceva sognare di starcene in panciolle in altri lidi, proprio quando ne abbiamo la possibilità, ci viene negato?
Esiste una relazione tra inquinamento e piovosità, dovuta all’azione delle polveri di origine antropica all’interno delle nuvole. Daniel Rosenfeld, dell’Istituto di Scienze della Terra dell’università di Gerusalemme, ha guidato un gruppo di ricerca di cui ha fatto parte anche Sandro Fuzzi, ricercatore italiano del CNR di Bologna.
All’interno delle nuvole che si formano nelle zone tropicali, dove i nuclei di condensazione sono rari, l’umidità condensa in grosse gocce, che cadono subito al suolo. Le nuvole hanno vita breve e non percorrono grandi distanze.
In zone particolarmente inquinate, dove i nuclei di condensazione abbondano, le gocce restano piccole e, quindi, maggiormente esposte al rischio di evaporare prima di cadere. Questo e’ il meccanismo che spiega come l’emissione di polveri oltre una certa soglia faccia diminuire le precipitazioni.E
saminando gli effetti di lungo periodo, si e’ visto come l’aumento dell’inquinamento in Cina sia correlato, negli ultimi 50 anni, ad una diminuzione delle precipitazioni del 20%. Guardando gli effetti di breve periodo, si sa da tempo che durante i fine settimana, quando in città ci sono meno auto in circolazione e quindi meno nuclei di condensazione disponibili, e’ più probabile che piova rispetto agli altri giorni della settimana. Le gocce che si formano nel fine settimana hanno meno nuclei di condensazione disponibili (quindi sono più grosse e pesanti) e tendono a cadere al suolo in forma di pioggia, neve o grandine.
Ma è interessante anche vedere come si comporta lo smog.
Le particelle di smog hanno schermato l’Europa dall’ultimo dopoguerra ad oggi, impedendo che le temperature salissero in correlazione alle emissioni di gas serra. Quando sono entrate in vigore le leggi sulla qualità dell’aria, tese a diminuire lo smog, l’effetto di questo schermo e’ diminuito.
Le particelle di smog sospese nell’aria fanno “rimbalzare” le lunghezze d’onda brevi, impedendo loro di raggiungere il suolo. Questo effetto e’ maggiore di quello causato sulle lunghezze d’onda maggiori che vengono “intrappolate” dalle nubi e dai gas ad effetto serra.
Non si capisce come però, pare che capita spesso piova. Ci sono momenti che tutto sembra andarci storto. Ma come, dopo una settimana di lavoro nella quale il sole ci faceva sognare di starcene in panciolle in altri lidi, proprio quando ne abbiamo la possibilità, ci viene negato?
Esiste una relazione tra inquinamento e piovosità, dovuta all’azione delle polveri di origine antropica all’interno delle nuvole. Daniel Rosenfeld, dell’Istituto di Scienze della Terra dell’università di Gerusalemme, ha guidato un gruppo di ricerca di cui ha fatto parte anche Sandro Fuzzi, ricercatore italiano del CNR di Bologna.
All’interno delle nuvole che si formano nelle zone tropicali, dove i nuclei di condensazione sono rari, l’umidità condensa in grosse gocce, che cadono subito al suolo. Le nuvole hanno vita breve e non percorrono grandi distanze.
In zone particolarmente inquinate, dove i nuclei di condensazione abbondano, le gocce restano piccole e, quindi, maggiormente esposte al rischio di evaporare prima di cadere. Questo e’ il meccanismo che spiega come l’emissione di polveri oltre una certa soglia faccia diminuire le precipitazioni.E
saminando gli effetti di lungo periodo, si e’ visto come l’aumento dell’inquinamento in Cina sia correlato, negli ultimi 50 anni, ad una diminuzione delle precipitazioni del 20%. Guardando gli effetti di breve periodo, si sa da tempo che durante i fine settimana, quando in città ci sono meno auto in circolazione e quindi meno nuclei di condensazione disponibili, e’ più probabile che piova rispetto agli altri giorni della settimana. Le gocce che si formano nel fine settimana hanno meno nuclei di condensazione disponibili (quindi sono più grosse e pesanti) e tendono a cadere al suolo in forma di pioggia, neve o grandine.
Ma è interessante anche vedere come si comporta lo smog.
Le particelle di smog hanno schermato l’Europa dall’ultimo dopoguerra ad oggi, impedendo che le temperature salissero in correlazione alle emissioni di gas serra. Quando sono entrate in vigore le leggi sulla qualità dell’aria, tese a diminuire lo smog, l’effetto di questo schermo e’ diminuito.
Le particelle di smog sospese nell’aria fanno “rimbalzare” le lunghezze d’onda brevi, impedendo loro di raggiungere il suolo. Questo effetto e’ maggiore di quello causato sulle lunghezze d’onda maggiori che vengono “intrappolate” dalle nubi e dai gas ad effetto serra.
Complessivamente, l’aumento delle temperature in Europa dagli anno ‘80 ad oggi e’ dovuto in parte al diminuire dello smog e in parte all’aumento delle emissioni. D’ora in avanti, essendosi stabilizzata la produzione di smog, l’aumento sarà più dipendente dalle emissioni di gas serra.
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