Lo stemma nobiliare che nel '50 il grande Totò realizzò per la cappella che avrebbe poi ospitato le sue spoglie, è stato rubato.
Lo ha scoperto sabato mattina Crescenzio Cuccurullo, l'uomo che amorevolmente, ogni sabato va ad aprire, la cappella dove si trovano i resti del Principe De Curtis per ripulirla e mettere dei fiori freschi (prima di lui lo aveva fatto per decenni, il papà, Ciro). Quando Crescenzio ha alzato gli occhi verso il cielo per farsi il segno della Croce, si è accorto che lo stemma che sormontava l'ingresso della cappella, era sparito.
È un furto su commissione, ma ha il sapore dell´insulto per tutti i napoletani. I ladri usano una scala a pioli per raggiungere lo stemma gentilizio sulla facciata principale della tomba dove riposa Totò, al cimitero monumentale di Poggioreale. Un paio di colpi di scalpello e il gioco è fatto. Via il blasone del principe Antonio De Curtis, probabile desiderio di un collezionista clandestino. E poi una visita alla cappella che si trova a pochi passi, semi nascosta da sterpaglie e erbacce. È quella del tenore Enrico Caruso. Lì è stato scassinato l´ingresso e sono stati portati via candelabri e arredi sacri. Quindi i ladri sono andati via e sono passati un paio di giorni prima che i custodi del cimitero si accorgessero di quanto accaduto.
Prima Enrico Caruso, poi Totò. Le loro tombe sono state oggetto di raid vandalici, a Napoli, al cimitero di Santa Maria del Pianto. La città si dice sdegnata. Ma, intanto, c'é chi denuncia che in quel cimitero, dove sono sepolti anche Nino Taranto ed Edoardo Scarpetta, tra gli altri, regna l'incuria. Totale. La figlia del 'principe della risata' punta il dito proprio contro Napoli: la città che "ha tradito" suo padre. E dire che sulla tomba di Totò, Napoli, ogni giorno, lascia 'pezzi di cuore'. Da anni. Lettere, foto, perfino bomboniere del matrimonio.
«Spero che si pentano e che riportino lo stemma nobiliare dove è giusto che sia. Chi può essere stato? Chi è questa gente maledetta?». La figlia del grande Totò, Liliana De Curtis, sfoga la sua rabbia seguita da molti altri. È per esempio il grande Carlo Croccolo a parlare: «È un gesto ignobile perché ha mancato di rispetto a Totò - dice l´attore - Ed è ignobile anche perché profanare una tomba significa mancare di rispetto a una persona morta che non può difendersi e accampare dei diritti. Non è colpa di Napoli, è un certo ambiente che esiste sia a Napoli sia in Italia. Cosa direi ai ladri? Nonostante abbia 82 anni ho il sangue che mi ribolle e gli darei un sacco di mazzate».
I napoletani affidano proprio a Totò desideri, speranze, anche un semplice saluto. Questa volta, però, il gesto lasciato non è stato d'affetto: ignoti hanno portato via lo stemma nobiliare che lo stesso Totò realizzò. Da quando Totò è scomparso, il 15 aprile '67, la cappella del grande comico è meta di un pellegrinaggio senza fine dei suoi ammiratori. Anche di giovanissimi, nati tanti anni dopo la morte di Totò. Un bambino, qualche tempo fa, gli ha lasciato una lettera, un cui stralcio, Liliana legge al telefono. «Se potessi scegliere il mio angelo custode, sceglierei te, caro Totò, anche se non hai le ali».
Mentre il sindaco Rosa Russo Iervolino esprime il suo «estremo dispiacere», e l´assessore alle aree cimiteriali, Sabatino Santangelo, sottolinea «l´impossibilità tecnica di controllare ogni singola cappella», sono tanti i napoletani che manifestano il loro dispiacere per quanto accaduto intervenendo anche sul social network Facebook («Restituite lo stemma», è l´appello lanciato sul web). Mario Di Gilio, amico e compagno di palcoscenico di Totò, dice: «Chi ha fatto questo ha tradito Napoli anche se non la rappresenta. Totò era legato a Napoli, era napoletano prima ancora che italiano. È come se fosse morto due volte»
Dodici o tredici anni venne inaugurata una statua di Totò in una strada secondaria del Vomero. Questa statua giaceva forse da trent'anni in un deposito del Comune di Napoli, nell'attesa di una degna collocazione. L'artista che l'aveva scolpita intendeva erigerla nella Sanità, il rione che ha dato i natali al grande attore napoletano. Passarono gli anni, senza che nessuno prendesse una decisione. Allora lo scultore si spazientì, e rinunciando al progetto originario, riuscì a far collocare il bronzo al Vomero.
All'inaugurazione c'era anche la figlia di Totò, venuta espressamente da Roma, dove vive. Io dissi due parole di circostanza, ma naturalmente tutti gli occhi, i microfoni e i flash erano puntati su Liliana de Curtis. A chi le fece notare che Totò non «c'azzeccava» niente col Vomero (quartiere tanto borghese quanto popolare è la Sanità, e che comunque il principe della risata nella sua vita e sul set nominò poco o niente), Liliana rispose che Totò è di tutti i napoletani: di quella della Sanità come di quelli di Santa Lucia, di quelli dei Quartieri spagnoli come di quelli - appunto - del Vomero. Disse anche che l'amore che il padre portava alla sua città era ricambiato, ed era per questo che veniva così tante volte a Napoli.
Lo ha scoperto sabato mattina Crescenzio Cuccurullo, l'uomo che amorevolmente, ogni sabato va ad aprire, la cappella dove si trovano i resti del Principe De Curtis per ripulirla e mettere dei fiori freschi (prima di lui lo aveva fatto per decenni, il papà, Ciro). Quando Crescenzio ha alzato gli occhi verso il cielo per farsi il segno della Croce, si è accorto che lo stemma che sormontava l'ingresso della cappella, era sparito.
È un furto su commissione, ma ha il sapore dell´insulto per tutti i napoletani. I ladri usano una scala a pioli per raggiungere lo stemma gentilizio sulla facciata principale della tomba dove riposa Totò, al cimitero monumentale di Poggioreale. Un paio di colpi di scalpello e il gioco è fatto. Via il blasone del principe Antonio De Curtis, probabile desiderio di un collezionista clandestino. E poi una visita alla cappella che si trova a pochi passi, semi nascosta da sterpaglie e erbacce. È quella del tenore Enrico Caruso. Lì è stato scassinato l´ingresso e sono stati portati via candelabri e arredi sacri. Quindi i ladri sono andati via e sono passati un paio di giorni prima che i custodi del cimitero si accorgessero di quanto accaduto.
Prima Enrico Caruso, poi Totò. Le loro tombe sono state oggetto di raid vandalici, a Napoli, al cimitero di Santa Maria del Pianto. La città si dice sdegnata. Ma, intanto, c'é chi denuncia che in quel cimitero, dove sono sepolti anche Nino Taranto ed Edoardo Scarpetta, tra gli altri, regna l'incuria. Totale. La figlia del 'principe della risata' punta il dito proprio contro Napoli: la città che "ha tradito" suo padre. E dire che sulla tomba di Totò, Napoli, ogni giorno, lascia 'pezzi di cuore'. Da anni. Lettere, foto, perfino bomboniere del matrimonio.
«Spero che si pentano e che riportino lo stemma nobiliare dove è giusto che sia. Chi può essere stato? Chi è questa gente maledetta?». La figlia del grande Totò, Liliana De Curtis, sfoga la sua rabbia seguita da molti altri. È per esempio il grande Carlo Croccolo a parlare: «È un gesto ignobile perché ha mancato di rispetto a Totò - dice l´attore - Ed è ignobile anche perché profanare una tomba significa mancare di rispetto a una persona morta che non può difendersi e accampare dei diritti. Non è colpa di Napoli, è un certo ambiente che esiste sia a Napoli sia in Italia. Cosa direi ai ladri? Nonostante abbia 82 anni ho il sangue che mi ribolle e gli darei un sacco di mazzate».
I napoletani affidano proprio a Totò desideri, speranze, anche un semplice saluto. Questa volta, però, il gesto lasciato non è stato d'affetto: ignoti hanno portato via lo stemma nobiliare che lo stesso Totò realizzò. Da quando Totò è scomparso, il 15 aprile '67, la cappella del grande comico è meta di un pellegrinaggio senza fine dei suoi ammiratori. Anche di giovanissimi, nati tanti anni dopo la morte di Totò. Un bambino, qualche tempo fa, gli ha lasciato una lettera, un cui stralcio, Liliana legge al telefono. «Se potessi scegliere il mio angelo custode, sceglierei te, caro Totò, anche se non hai le ali».
Mentre il sindaco Rosa Russo Iervolino esprime il suo «estremo dispiacere», e l´assessore alle aree cimiteriali, Sabatino Santangelo, sottolinea «l´impossibilità tecnica di controllare ogni singola cappella», sono tanti i napoletani che manifestano il loro dispiacere per quanto accaduto intervenendo anche sul social network Facebook («Restituite lo stemma», è l´appello lanciato sul web). Mario Di Gilio, amico e compagno di palcoscenico di Totò, dice: «Chi ha fatto questo ha tradito Napoli anche se non la rappresenta. Totò era legato a Napoli, era napoletano prima ancora che italiano. È come se fosse morto due volte»
Dodici o tredici anni venne inaugurata una statua di Totò in una strada secondaria del Vomero. Questa statua giaceva forse da trent'anni in un deposito del Comune di Napoli, nell'attesa di una degna collocazione. L'artista che l'aveva scolpita intendeva erigerla nella Sanità, il rione che ha dato i natali al grande attore napoletano. Passarono gli anni, senza che nessuno prendesse una decisione. Allora lo scultore si spazientì, e rinunciando al progetto originario, riuscì a far collocare il bronzo al Vomero.
All'inaugurazione c'era anche la figlia di Totò, venuta espressamente da Roma, dove vive. Io dissi due parole di circostanza, ma naturalmente tutti gli occhi, i microfoni e i flash erano puntati su Liliana de Curtis. A chi le fece notare che Totò non «c'azzeccava» niente col Vomero (quartiere tanto borghese quanto popolare è la Sanità, e che comunque il principe della risata nella sua vita e sul set nominò poco o niente), Liliana rispose che Totò è di tutti i napoletani: di quella della Sanità come di quelli di Santa Lucia, di quelli dei Quartieri spagnoli come di quelli - appunto - del Vomero. Disse anche che l'amore che il padre portava alla sua città era ricambiato, ed era per questo che veniva così tante volte a Napoli.
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