XVI secolo, Londra.
La stampa è stata inventata e la diffusione di documenti stampati come pamphlet o veri e propri trattati sta raggiungendo livelli mai visti, siamo in periodo precostituzionale e idee rivoluzionare cominciano a viaggiare in modo vorticoso.
La Corona teme la diffusione di idee sovversive così decide di creare un ordine di controllo della stampa. Nel 1556 nasce l'ordine degli “Stationers”, che sarebbero gli attuali editori, tipografi e librai a questa casta viene concesso il diritto esclusivo di copia (copy right) e quindi il monopolio sulle tecnologie di stampa e copia.
Fino a questo momento in Inghilterra chiunque può copiare, stampare opere letterarie, musicali e affini.
Gli autori non se ne preoccupano in quanto non ne detengono i diritti che in quanto il concetto stesso di diritto d'autore non è stato ancora inventato; anzi è importante che le opere circolino perchè è l'unico modo di aumentare la propria fama. L'autore in questo modo intercetta più committenti, come enti, teatri, strutture pubbliche, private o mecenati.
Prima dell'invenzione della stampa il costo della copia di un'opera era identico a quello di una copia originale in quanto entrambe erano scritte a mano.
Da questo momento in poi un'opera può andare in stampa solo se ottiene il visto degli Stationers e sarà catalogata nel registro ufficiale a nome di uno Stationer; se un autore non trova uno Stationer disposto a pubblicarlo non potrà scrivere, in pratica una censura di stato. Lo Stationer diventerà il proprietario dell'opera nell'interesse dello stato.
Il copyright nasce quindi come tentativo di controllo e censura degli organi di stampa.
Londra, XVIII secolo.
La monarchia inglese diventa una monarchia costituzionale e le nuove idee ormai accettate non giustificano a livello ideologico e l'esistenza di una censura della stampa.
Si decide così di abolire il monopolio sul diritto di stampa, gli Stationers sono diventati ormai una casta prestigiosa e stanno per subire un duro colpo economico. Non possono permetterlo.
Nasce così una nuova argomentazione di carattere politico:
L'autore deve passare attraverso lo Stationer. Questo passaggio va regolamentato. Come?
L'autore avendo interesse a che l'opera venga pubblicata cederà il copyright allo Stationer per un periodo da stabilirsi, (in Italia il copyright dura 70 anni dalla creazione dell'opera).
Il concetto è cambiato, prima l'autore era costretto a cedere i diritti per un problema di controllo e di censura, adesso lo deve fare per il proprio bene economico.
Nasce negli autori una nuova sindrome, la sindrome di Stoccolma. Il rapito si innamora del proprio rapitore e lo difende a spada tratta, allora come ora molti autori si schierano a favore del copyright.
Nasce così nel 1710 lo “Statute of Anne” il capostipite degli accordi internazionali sul diritto d'autore e di lì tutte le leggi successive che non stiamo qui ad elencare.
Lo “Statute of Anne contiene la prima definizione di copyright così come lo intendiamo oggi.
L'autore è capace di creare l'opera d'ingegno, ma non è in grado di stamparla e distribuirla. Nel caso di musica è applicabile la stessa regola ma si parla di incisione e nel caso di film si parla di filmati e montaggio, il caso del software è talmente simile alla scrittura di libri che non abbiamo bisogno di menzionarlo, per questo motivo l'autore cede la maggior parte del guadagno ad altre strutture ed in cambio vieta ad altri di duplicare l'opera.
In Italia come in molti altri stati è vietato:
Continua-->La stampa è stata inventata e la diffusione di documenti stampati come pamphlet o veri e propri trattati sta raggiungendo livelli mai visti, siamo in periodo precostituzionale e idee rivoluzionare cominciano a viaggiare in modo vorticoso.
La Corona teme la diffusione di idee sovversive così decide di creare un ordine di controllo della stampa. Nel 1556 nasce l'ordine degli “Stationers”, che sarebbero gli attuali editori, tipografi e librai a questa casta viene concesso il diritto esclusivo di copia (copy right) e quindi il monopolio sulle tecnologie di stampa e copia.
Fino a questo momento in Inghilterra chiunque può copiare, stampare opere letterarie, musicali e affini.
Gli autori non se ne preoccupano in quanto non ne detengono i diritti che in quanto il concetto stesso di diritto d'autore non è stato ancora inventato; anzi è importante che le opere circolino perchè è l'unico modo di aumentare la propria fama. L'autore in questo modo intercetta più committenti, come enti, teatri, strutture pubbliche, private o mecenati.
Prima dell'invenzione della stampa il costo della copia di un'opera era identico a quello di una copia originale in quanto entrambe erano scritte a mano.
Da questo momento in poi un'opera può andare in stampa solo se ottiene il visto degli Stationers e sarà catalogata nel registro ufficiale a nome di uno Stationer; se un autore non trova uno Stationer disposto a pubblicarlo non potrà scrivere, in pratica una censura di stato. Lo Stationer diventerà il proprietario dell'opera nell'interesse dello stato.
Il copyright nasce quindi come tentativo di controllo e censura degli organi di stampa.
Londra, XVIII secolo.
La monarchia inglese diventa una monarchia costituzionale e le nuove idee ormai accettate non giustificano a livello ideologico e l'esistenza di una censura della stampa.
Si decide così di abolire il monopolio sul diritto di stampa, gli Stationers sono diventati ormai una casta prestigiosa e stanno per subire un duro colpo economico. Non possono permetterlo.
Nasce così una nuova argomentazione di carattere politico:
- Il diritto di copia (copy right) appartiene legittimamente all'autore
- L'autore non possiede macchine tipografiche
- Le macchine tipografiche sono possedute dallo stationer
- La catena di distribuzione è collegata allo Stationer
L'autore deve passare attraverso lo Stationer. Questo passaggio va regolamentato. Come?
L'autore avendo interesse a che l'opera venga pubblicata cederà il copyright allo Stationer per un periodo da stabilirsi, (in Italia il copyright dura 70 anni dalla creazione dell'opera).
Il concetto è cambiato, prima l'autore era costretto a cedere i diritti per un problema di controllo e di censura, adesso lo deve fare per il proprio bene economico.
Nasce negli autori una nuova sindrome, la sindrome di Stoccolma. Il rapito si innamora del proprio rapitore e lo difende a spada tratta, allora come ora molti autori si schierano a favore del copyright.
Nasce così nel 1710 lo “Statute of Anne” il capostipite degli accordi internazionali sul diritto d'autore e di lì tutte le leggi successive che non stiamo qui ad elencare.
Lo “Statute of Anne contiene la prima definizione di copyright così come lo intendiamo oggi.
L'autore è capace di creare l'opera d'ingegno, ma non è in grado di stamparla e distribuirla. Nel caso di musica è applicabile la stessa regola ma si parla di incisione e nel caso di film si parla di filmati e montaggio, il caso del software è talmente simile alla scrittura di libri che non abbiamo bisogno di menzionarlo, per questo motivo l'autore cede la maggior parte del guadagno ad altre strutture ed in cambio vieta ad altri di duplicare l'opera.
In Italia come in molti altri stati è vietato:
- Citare un'opera in un'altra opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
- Copiare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
- Modificare un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
- Redistribuire un'opera senza corrispondere denaro al titolare del copyright
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