A conclusione dei post precedenti, viene spontaneo chiedersi cosa faranno le Mayors per garantirsi ancora, la gallina dalle uova d'oro.
Naturalmente le lobby non stanno a guardare ed hanno messo in atto delle azioni che difendono la loro struttura economica in ogni modo, modificando leggi quando trovavano politici compiacenti o attivando azioni legali dal costo esorbitante nei confronti di gente che non ha abbastanza forza per difendersi.
Come dicevamo prima, l'autore concede i diritti di copia in quanto non ha una struttura tale da sostenere la stampa e la distribuzione delle proprie opere.
Ma cosa succede se questa ipotesi cade?
Col passare degli anni il continuo abbassamento dei costi di queste tecnologie e la trasformazione del concetto di libro e del modo di trasmettere le informazioni permette a chi ha qualche soldo di stamparsi il libro da solo e di effettuare completamente l'investimento e a chi non ne ha (o non ne vuole spendere) di fornire la propria opera completamente in formato digitale (siti web, peer-to- peer).
Le nuove tecnologie bypassano il sistema e le informazioni viaggiano a velocità elettronica senza tenerlo più in conto.
Sul sito http://liberliber.it è possibile trovare libri il cui copyright è scaduto. Sicuramente leggere un libro sulla carta è un'altra cosa ma quando si devono cercare informazioni di cui si ha già conoscenza come ad esempio una citazione all'interno di un libro di mille pagine la versione digitale è insuperabile.
Come dicevamo la situazione è scappata di mano alle strutture detentrici dei copyright, a questo punto si genera lo stesso problema creatosi in Inghilterra, esistono strutture economiche che non gradiscono ciò che sta succedendo e l'Informazione si sta liberando dei vecchi schemi e sta riprendendo a camminare sulle sue gambe.
E' tempo di imbrigliarla di nuovo, nasce una campagna generalizzata volta a instaurare il concetto che copiare è sbagliato, o peggio illegale.
Questo concetto è stato instaurato talmente bene che quando pensiamo al copyright diamo per scontato che sia non “diritto d'autore” ma “divieto di copia”.
Sulla base di questa pressione sia politica sia mediatica nascono nei vari stati leggi che proteggono queste lobby in Italia vedremo nascere “l'equo compenso” della legge Urbani una tassa su ogni supporto vergine venduto.
Difatto questo con il decreto Urbani si:
Da questo momento si occupa anche di proteggere i ricchi imprenditori dell'editoria, dello spettacolo, del software aiutati dal fatto che la duplicazione di queste opere è reato penale.
Conclusioni.
Naturalmente le lobby non stanno a guardare ed hanno messo in atto delle azioni che difendono la loro struttura economica in ogni modo, modificando leggi quando trovavano politici compiacenti o attivando azioni legali dal costo esorbitante nei confronti di gente che non ha abbastanza forza per difendersi.
Come dicevamo prima, l'autore concede i diritti di copia in quanto non ha una struttura tale da sostenere la stampa e la distribuzione delle proprie opere.
Ma cosa succede se questa ipotesi cade?
Col passare degli anni il continuo abbassamento dei costi di queste tecnologie e la trasformazione del concetto di libro e del modo di trasmettere le informazioni permette a chi ha qualche soldo di stamparsi il libro da solo e di effettuare completamente l'investimento e a chi non ne ha (o non ne vuole spendere) di fornire la propria opera completamente in formato digitale (siti web, peer-to- peer).
Le nuove tecnologie bypassano il sistema e le informazioni viaggiano a velocità elettronica senza tenerlo più in conto.
Sul sito http://liberliber.it è possibile trovare libri il cui copyright è scaduto. Sicuramente leggere un libro sulla carta è un'altra cosa ma quando si devono cercare informazioni di cui si ha già conoscenza come ad esempio una citazione all'interno di un libro di mille pagine la versione digitale è insuperabile.
Come dicevamo la situazione è scappata di mano alle strutture detentrici dei copyright, a questo punto si genera lo stesso problema creatosi in Inghilterra, esistono strutture economiche che non gradiscono ciò che sta succedendo e l'Informazione si sta liberando dei vecchi schemi e sta riprendendo a camminare sulle sue gambe.
E' tempo di imbrigliarla di nuovo, nasce una campagna generalizzata volta a instaurare il concetto che copiare è sbagliato, o peggio illegale.
Questo concetto è stato instaurato talmente bene che quando pensiamo al copyright diamo per scontato che sia non “diritto d'autore” ma “divieto di copia”.
Sulla base di questa pressione sia politica sia mediatica nascono nei vari stati leggi che proteggono queste lobby in Italia vedremo nascere “l'equo compenso” della legge Urbani una tassa su ogni supporto vergine venduto.
Difatto questo con il decreto Urbani si:
- Criminalizzano ingiustamente gli utenti che hanno già pagato per godere della copia privata.
- Obbligano i provider a controllare e denunciare i propri utenti
- Affida alla digos il compito di prevenire le violazioni sul diritto d'autore
- Stabilisce per la prima volta che un certo uso della crittografia è illegale in “sè”
Da questo momento si occupa anche di proteggere i ricchi imprenditori dell'editoria, dello spettacolo, del software aiutati dal fatto che la duplicazione di queste opere è reato penale.
Conclusioni.
- Proteggere l'informazione dalle copie è sbagliato, impedisce alle persone di imparare ed impedisce alla società di progredire, se gente come Stallman o Torvalds o scienziati come Alan Turing (il creatore della primo elaboratore universale) non avessero condiviso le loro conoscenze oggi non potrei neanche scrivere questo intervento.
- L'autore ha il diritto di sostenersi tramite le sue opere d'ingegno, ma la circolazione delle sue opere non è, al contrario di come si crede un freno al suo guadagno perchè se si scrive un'opera di buon livello l'autorevolezza dell'autore aumenta e sicuramente ci sarà chi acquista la sua opera in originale o chi gli commissiona dei lavori, è statisticamente provato che nelle città dove ci sono più biblioteche aumenta anche la vendita dei libri ciò non giustifica l'atteggiamento delle Multinazionali che vieta l'ingresso alla conoscenza ai più disagiati.
- L'attuale modello di copyright è obsoleto e mostra tutti i suoi limiti da qualunque lato venga preso, sia quello tecnico (paradosso teorico), sia quello culturale (esperienze di Stallman e Torvalds), serve un nuovo modello.
- Le lobby non stanno a guardare, nel futuro prossimo assisteremo all'esplosione delle contraddizioni del copyright e del concetto di brevetto e aumenteranno i divieti sulla libera circolazione delle informazioni. Per tenere in piedi le astrazioni che servono al concetto di copyright e che vengono semplificate dai numeri le lobby dovranno prendere il controllo dei sistemi personali ed impedire che una persona non autorizzata possa creare un software libero che rompe i loro standard oppure dovranno ottenere leggi restrittive rendendo il reato di Pirateria Informatica il più grave possibile. Entrambi i tentativi sono già in atto.
Nessun commento:
Posta un commento